Confcommercio, il Cda chiede
le dimissioni di Volpini

MACERATA - Otto consiglieri su undici chiedono che il prossimo ordine del giorno contenga la sfiducia al presidente e l'azzeramento del consiglio. "Ripartire da zero per il bene dei lavoratori e dell'associazione". Il quadro economico ancora non è chiaro, confermati i debiti verso Ascom

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Mario Volpini

Mario Volpini

 

di Marco Ricci

Una lunghissima riunione del consiglio di Confcommercio – dai toni che in alcuni momenti stati definiti drammatici – ha sostanzialmente portato alla sfiducia del presidente Mario Volpini. Otto consiglieri – Claudio Pini in rappresentaza di Civitanova, Elisa Bolognesi per Macerata, Simone Biangi per San Severino, Novella Pippa per Tolentino,  Claudio Grandinetti per Porto Potenza, Massimo Milani di Federalberghi, Umberto Testa per Ascom e Lamberto Tommasetti – hanno chiesto che il prossimo consiglio metta all’ordine del giorno le dimissioni del presidente Volpini e l’azzeramento del consiglio di amministrazione. A paraziele sostegno di Volpini solo tre consiglieri di Camerino che – peraltro – si sono astenuti. Al presidente Volpini è stato così chiesto di farsi da parte e alcuni consiglieri lasciano intendere che questa sia una precondizione per un possibile intervento di Roma, qualora si rendessa necessario intervenire per risanare i conti. “L’operazione di ieri è stata fatta per tutelare i dipendenti e l’associazione” – ha spiegato questa mattina Simone Biangi, rappresentante per San Severino – dando un segnale per ripartire da zero e far capire che questa associazione deve rinascere, ricominciare e ridare speranza. Non è più possibile – prosegue Biangi – accettare  in questo momento storico, drammatico e difficile, la logica del vediamo che succede. C’è bisogno di cambiamento e di rendere esplicito questo messaggio, in primo luogo per l’interesse degli oltre 50 dipendenti”.

Massimiliano Polacco, direttore generale di Confcommercio Marche

Massimiliano Polacco, direttore generale di Confcommercio Marche

La situazione economica dell’associazione, di cui si è parlato ieri sera, sarebbe difficile. Sia per la situazione debitori nei confronti di Ascom, sia per i problemi della stessa Ascom e della Coturfidi, società esterne a Confcommercio ma che in qualche modo ne sono emanazione. I consiglieri hanno anche chiesto di ricevere lo statuto dell’associazione e i bilanci degli ultimi tre anni. Non è chiaro al consiglio infatti come – nonostante piccole passività registrate nei bilanci passati a fronte di crediti ancora maggiori – siano improvvisamente emerse importanti passività, quale ad esempio quella dell’ordine del milione di euro che la Confcommercio ha nei confronti della Ascom. Una mancanza di chiarezza che già in passato i consiglieri avevano stigmatizzato e che tutt’ora non renderebbe completamente chiaro il quadro economico dell’associazione, di Ascom e Coturfidi. Suscita anche malumore il fatto che alcuni immobili – tra cui le sedi di Macerata e Civitanova di Confcommercio – non siano intestate all’associazione ma alla Coturfidi. Per quanto riguarda la possibile cessione di crediti, il consiglio ha sostanzialmente sospeso l’operazione, chiedendo prima l’intervento del direttore di Confcommercio Marche – Massimiliano Polacco – o di un altro funzionario perché venga appurato per prima cosa lo stato effettivo della situazione. La volontà espressa dai consiglieri sarebbe quindi quella di far emergere tutte le criticità e di affrontarle alla luce del sole per far ripartire l’associazione.

confcommercio(1)“Bisogna far capire che quello che abbiamo fatto l’abbiamo fatto per salvare i posti di lavoro. Sono voci maligne e malefiche quelle che lasciano intendere che il consiglio non si sarebbe interessato dei lavoratori di Confcommercio, quando invece ci siamo impegnati prendendoci noi la responsabilità di affrontare di petto la situazione. Confcommercio è un’associazione” – ha concluso la Bolognesi – “che in questo momento deve rimanere unita per il bene di tutti, in primis dei dipendenti e degli associati”. Dello stesso tono le dichiarazioni di Claudio Pini, rappresentante Confcommercio per Civitanova. “Ieri sera il consiglio ha preso la strada giusta per i dipendenti, la strada giusta per farsi guidare da persone capaci, in primis da Roma e Confcommercio che, informata di quanto accaduto, prenderà le sue decisioni, per tutelare i suoi dipendenti. Se il gruppo consiliare non avesse agito”, ha proseguito Pini stigmatizzando il silenzio che fino a poche settimane fa ha avvolto la Confcommercio, ” Cosa sarebbe successo? Per noi il problema grosso è l’associazione e come associazione ci stiamo muovendo.  C’è spazio per ripartire” – ha concluso Pini – “e abbiamo creato un gruppo, ho visto un gruppo dove ci confrontiamo e dove c’è un dialogo che fin’ora era inesistente. Sono molto soddifatto delle decisioni assunte dal consiglio”.

Nei giorni passati il presidente Volpini, tramite telegramma, ha fatto aggiungere all’ordine del giorno del consiglio di ieri il tema degli apparentamenti tra le diverse associazioni per il rinnovo dei prossimi organismi della Camera di Commercio. Confcommercio si apparenterebbe in sostanza con tutte le altre associazioni, dalla Cna alla Confartigianato, in un unico raggruppamento da cui rimarrebbe fuori Confindustria. Volpini, nella riunione di ieri, avrebbe dato per scontato l’invito ad appoggiare l’attuale presidente Giuliano Bianchi per un possibile quarto mandato. La proposta di apparentamento non è stata approvata all’unanimità e – a riunione terminata – alcuni consiglieri avrebbero espresso altre critiche all’operato del presidente, in particolare per aver saputo all’ultimo della scadenza del 5 febbraio per la presentazione degli apparentamenti.

Una situazione, quella che si è creata in Confcommercio, che appare a questo punto estremamente difficile per il presidente Volpini, anche se le vere preoccupazione degli otto consiglieri che lo hanno sostanzialmente sfiduciato sono l’associazione di categoria e i dipendenti. E per risolvere la situazione sono più che mai intenzionati a chiedere chiarezza e a ripartire, azzerando lo stesso consiglio di cui fanno parte.



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