di Marco Ricci
Il clima intorno alla riforma sanitaria si sta rasserenando. Man mano che la novità comincia a essere metabolizzata e nonostante le criticità ancora presenti, gli sforzi e l’urgenza con cui si deve procedere, si cominciano a intravedere anche i vantaggi che il nuovo piano dovrebbe apportare nel complesso della sanità regionale. E all’uscita dalla conferenza di Area vasta 3, che ha visto ieri pomeriggio a raccolta i sindaci della provincia, i visi erano molto più distesi e fiduciosi che in passato. Così il nervosismo e l’insoddisfazione che sembravo essere i soli sentimenti espressi per quell’iniziale “caduta della riforma dall’alto” che aveva allarmato molti primi cittadini, appaiono oggi molto stemperati. All’assise hanno partecipato, oltre ovviamente al sindaco di Macerata Romano Carancini, anche il direttore dell’Area vasta 3 Enrico Bordoni e il direttore generale dell’Asur Piero Ciccarelli.
Una riunione in cui non si è discusso di collocazioni territoriali di unità operative né di situazioni specifiche relative a questo o a quell’ospedale. E’ stata più che altro un’occasione in cui il direttore dell’Asur ha potuto compiutamente illustrare vari aspetti della riforma e tra gli altri uno dei più innovativi che la riforma porta con sé. Ovvero l’introduzione delle reti cliniche, un concetto non semplice da descrivere ma che ha lo scopo di individuare – all’interno dell’Area vasta e più in generale della sanità Regionale – il punto della “rete” più adatto ad erogare ad ogni paziente la prestazione più idonea di cui necessita. Una sorta di “condivisione” di strutture, di personale medico e di conoscenze all’interno dell’intero servizio sanitario regionale, per monitorare e migliorare non solo la qualità delle prestazioni erogate ma anche per accrescere la professionalità del personale. Operatori che in passato, rimasti spesso isolati nel proprio reparto, hanno visto in taluni casi depauperare progressivamente le proprie competenze.
Se Piero Ciccarelli appare molto soddisfatto di questa novità che tiene a precisare “ha solo a che fare con una maggiore efficienza e qualità delle prestazioni e niente con il risparmio di spesa”, anche il sindaco Carancini ha trovato “molto interessante” la novità introdotta. Rassicurato durante la riunione anche dai dati presentati dal direttore Ciccarelli a testimonianza che l’Area vasta 3 non risulta penalizzata dalla riforma rispetto alle altre, il sindaco ha parlato con una certa serenità di quelle “criticità ancora presenti ma che ritengo superabili.” E se Enrico Bordoni, il direttore dell’Area vasta, è cosciente delle difficoltà di comunicazione della riforma e delle “resistenze che ogni novità incontra”, che il clima sia diverso da quello di qualche mese fa è evidente anche dalle parole del sindaco di Tolentino.
Uscito qualche minuto prima degli altri dall’incontro, Giuseppe Pezzanesi esordisce parlando della “necessità di concordare una riforma per certi versi necessaria. Il territorio è pronto”, aggiunge, “ma è essenziale il coinvolgimento dei medici di base.” Un aspetto, quello del nuovo ruolo che avranno i medici di base, più volte espresso in passato anche dall’sssessore regionale Almerino Mezzolani che, come oggi il sindaco Pezzanesi, li aveva invitati a cambiare il proprio ruolo. “Non ci possono essere posizioni conservative”, ha proseguito Pezzanesi, “A questo proposito”, ha aggiunto, “si è anche ipotizzato di cambiare le convenzioni.” Quello dei medici di base e della loro funzione è dunque uno dei punti di attenzione della riforma poiché dovranno essere il primo filtro – integrato nelle Case della Salute – per evitare il sovraccarico delle strutture di I livello per il trattamento delle acuzie. Traspare quindi l’idea che i Sindaci abbiano ormai accettato nel complesso la riforma ma che le resistenze, a questo punto, possano venire dall’interno del mondo della sanità.
A proposito delle Case della Salute, sempre il sindaco di Tolentino auspica che possano essere messe in condizione di offrire “un effettivo trattamento delle post-acuzie e delle prestazioni di routine, tra cui la diagnostica”, preoccupato anch’egli del possibile sovraccarico dell’ospedale di Macerata che avrà una funzione diversa da quella odierna. Più baricentrica nel complesso dell’Area vasta 3 e mirata alle problematiche maggiori. “E’ assolutamente necessario evitare il sovraccarico di Macerata”, ha spiegato sempre Pezzanesi, “distribuendo i servizi sul territorio e avendo una efficiente rete di soccorso-emergenza in grado di spostare i pazienti in caso di necessità. Il punto di primo intervento di Tolentino ha oggi 8500 accessi l’anno”, ha proseguito, “un numero di prestazioni difficile da scaricare senza conseguenze sul pronto soccorso di Macerata. E’ dunque necessario che i punti di primo intervento restino sul territorio.” Una difesa dunque dei presidi locali ma non più come in passato in un’ottica campanilistica, quanto di efficienza complessiva del sistema sanitario dell’Area vasta 3.
Un clima dunque che si rasserena, man mano che l’Asur riesce a comunicare meglio gli obiettivi e l’organizzazione del nuovo piano sanitario, un piano che adesso appare addirittura far breccia tra gli stessi Sindaci, ormai coscienti non solo della necessità economica e delle criticità di attuazione ma anche di quei nuovi aspetti organizzativi che – se la riforma riuscisse ad essere applicata così come la si immagina – potrebbero risultare positivi sia per il numero che per le qualità delle prestazioni erogate ai cittadini.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Tutti concordi sui tagli alla sanità!!!
Resterà aperto cmq l'”efficentissimo” ospedale di Macerata…
NO COMMENT!!!
C’è poco da stare allegri, si sono prefissi lo sfascio della sanità, in modo particolare quella Maceratese.
Sono forse riusciti a convincere i sindaci, ma sarà impossibile convincere i cittadini che stanno vivendo
lo sfascio sulla propria pelle. Vorrei vedere questi tromboni al Pronto soccorso, dover aspettare 30 ore
in corridoio, prima di essere esaminati, o prima di essere inviati in corsia. E se quaqlcuno vuole o è
curioso, sono pronto a esporre le mie esperienze. Allucinanti.
Basta solo notare in mani siamo in tema di sanità, in regione, province e comuni, per renderci conto che è
una strada senza ritorno verso lo sfacelo completo. Sarebbe veramente interessante conoscere quanti di
tutti i tromboni fanno uso della sanità pubblica. Se pensiamo poi che in parlamenti sono dotati, di medici
infermieri, ecc. ambulatori e corsie preferernziali, ci rendiamo conto che per questa gente sarebbe interessante
dotarli di un crematorio.