di Laura Boccanera
Il mondo della pesca regionale si è riunito oggi pomeriggio a Civitanova Marche per discutere delle ricadute delle nuove politiche europee sul settore e sulle marinerie. Il convegno rappresenta il punto conclusivo del progetto europeo Maremed iniziato nel 2010. Ad aprire il dibattito al quale hanno partecipato numerosi esponenti della marineria civitanovese, delle associazione (presenti Cogevo e Piccola Pesca) e figure istituzionali, il sindaco Corvatta e l’assessore alla Pesca della Regione Marche, Sara Giannini. “Ho fortemente voluto che questa iniziativa si svolgesse a Civitanova perché si discute del futuro della pesca e questa città vanta una tradizione marinara da anni. La pesca è un settore che è fondamentale per il nostro territorio, è un settore piccolo per dimensione, ma rilevante per la storia e tradizione. La scelta di Civitanova deriva anche dall’attenzione che la giunta regionale ha per questa città capofila di innovazioni economiche e epocali”. Relatori del convegno il vice presidente della Commissione Pesca del Parlamento europeo, onorevole Guido Milana e Giampaolo Bonfiglio, portavoce del Coordinamento Pesca Alleanza cooperative italiane. “all’Europa e alla politica chiediamo attenzione verso il settore della pesca e in particolare per il mare adriatico – ha detto Bonfiglio – che è diverso da altri mari e che subisce la concorrenza di altri paesi dirimpettai”. Il convegno è stato occasione per fare il punto anche sulla nuova programmazione.
“La riforma della Politica comune della Pesca e il nuovo Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca – ha detto Giannini – possono rappresentare l’occasione per entrare in una nuova fase caratterizzata da una forte spinta innovativa. I contributi forniti dal Progetto Maremed e dalla Regione Marche in qualità di coordinatore della tematica Pesca rivestono un ruolo di grande rilievo. Questo Progetto internazionale ha permesso di sviluppare strumenti operativi ben calibrati sulle specificità delle Regioni del Mediterraneo, facendo sì che gli orientamenti e obiettivi delle politiche europee siano adeguatamente allineati con le esigenze nazionali e regionali su scala Mediterranea. Gli approfondimenti del Progetto Maremed sulla gestione della pesca hanno evidenziato che i Piani di gestione possono essere uno strumento adeguato per favorire una politica più attenta alla sostenibilità ambientale, economica e sociale. Gestire la pesca su scala locale è fondamentale per il Mediterraneo, un mare dove la tradizione e le peculiarità culturali sono un connubio particolarmente radicato. Altri modelli di gestione, come quelli basati sulle Concessioni di pesca trasferibili, non sembrano invece rispondere in modo adeguato alla complessità e caratteristiche del Mediterraneo”. Ma il dibattito scaturito alla fine è stato vivace come è naturale nell’ambiente della marineria: “sempre tante belle parole, nel frattempo però sono 5 anni che noi pescatori facciamo la fame – ha detto Francesco Caldaroni – ci chiedono adeguamenti e nuovi investimenti e nel frattempo il costo del gasolio aumenta e raggiunge vertici intollerabili per le nostre attività”.
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Il convegno sulla pesca a Civitanova? Ma chi lo ha promosso??? Pochi hanno saputo di questa preziosa iniziativa, come mai?
La pesca marina è uno dei tanti settori in cui si da ascolto alle persone sbagliate. In questo caso i pescatori.
I pescatori sanno benissimo che i pesci di pezzatura maggiore sono quelli che spuntano valori di mercato maggiori: un chilo di merluzzi di taglia 18 costa meno della metà di quelli di taglia 25, giusto per fare un esempio.
Invece i pescatori sono caduti nel circolo vizioso: Voglio pescare di più -> mi serve una rete più grande -> mi serve un motore più potente -> consumo più carburante -> devo pescare di più per tirare avanti.
Il tutto unito ad un eccessivo sfruttamento degli stock (per non parlare di mutazioni climatiche e inquinamento), che porterà il nostro microscopico adriatico ad essere popolato solo da oloturie.
Quindi, o ci attrezziamo a gradire a tavola -come fanno gli indiani- le oloturie, oppure c’è da comprendere che la pesca va esercitata in modo limitato e gestito. Ci vorranno un paio di anni di sofferenza, ma poi i pescatori con minori uscite (= meno spreco di carburante) pescheranno maggiori quantità di pesce e di taglia superiore. Lavorare di meno per guadagnare di più, è incredibile, ma funzionerebbe se fosse attuato con scrupolo.
Invece quello che si vede è il dilagare dell’abusivismo. Passando in treno la mattina presto sulla linea adriatica mi capita di vedere spesso vongolare a poche decine di metri dalla costa. Reti di frodo -stando aglli articoli di stampa- vengono recuperate ovunque e si spingono a prelevare le cozze addirittura sui piloni dei pozzi petroliferi.