di Maurizio Verdenelli
‘San Filippo Neri’ riapre a più di 15 anni di distanza da quel devastante settembre 1997 quando le prime scosse del terremoto umbro-marchigiano imposero la chiusura (ad eccezione di una piccola porzione della sacrestia su via S.Maria della Porta dove ancora si continuò a dir messa) della più bella chiesa barocca di Macerata opera nel 1730 di Giovan Battista Contini, allievo prediletto del Bernini. Il santuario del centro storico maggiormente caro alla tradizione devozionale dei maceratesi sarà di nuovo aperto al culto con una solenne concelebrazione presieduta dal vescovo Claudio Giuliodori nel pomeriggio della giornata dell’anti-antivigilia di Natale: il 22 dicembre. In mattinata, l’auditorium San Paolo ospiterà i lavoro di un convegno e a seguire saranno illustrati i laboriosi restauri di questa autentica ‘Fabrica di San Pietro’ maceratese che all’inizio dell’anno era stata stata liberata da tutte le impalcature. Il ‘Regalo’, e cioè la riapertura della storica chiesa barocca, era stato previsto infatti in un primo momento in vista del Natale 2011 in coincidenza dei 400 anni dell’arrivo dei Filippini a Macerata (1611): il convento della Congregazione era infatti all’interno delle alte mura che ospiteranno fino a novembre 2013 gli uffici della Provincia.
Chi arriva e chi parte, ci sarebbe da chiosare amaramente… ed in ogni caso aveva visto giusto l’assessore regionale a Bilancio e Cultura, il maceratese Pietro Marcolini che circa un anno fa, smentendo le pur caute previsioni del direttore dei lavori architetto Massimo Fiori, affermò in conferenza stampa che ‘l’integrale restituzione di ‘San Filippo Neri’ alla sua città non potrà avvenire prima del Natale 2012’. Per Fiori la riapertura era invece collocabile prima della festa del Corpus Domini a giugno. L’assessore al Bilancio doveva avere comunque e certamente informazioni più realistiche in merito ai finanziamenti pubblici tanto da non tener conto degli auspici del tecnico che considerava terminato il lavoro per la metà dell’anno in corso. Allora continuavano a mancare all’appello trecentomila euro per sistemare tutti gli impianti della chiesa non essendo risultati a quel punto sufficienti i 1.373.000 euro frutto dell’accordo Regione, Comune e Diocesi. Per il restauro delle tele settecentesche aveva provveduto la Fondazione Carima, per l’apparato decorativo aveva pensato la Provincia mentre un contributo era pure arrivato dalla Fondazione Mastrocola. I soldi, grazie anche all’otto per mille, alla fine sono saltati fuori e questo ‘miracolo’ seppur tardivo San Filippo Neri alla fine l’ha fatto. Ne sapremo di più venerdì da una conferenza stampa convocata in Provincia con vescovo, assessore regionale e presidente. Certamente quindici anni sono lunghi, molto lunghi. La chiesa troverà, dal 22 dicembre in poi, una città molto cambiata, soprattutto mutata la composizione del centro storico e la ‘popolazione’ notturna che s’affolla sulle scalinate della dirimpettaia ‘San Giovanni’, nel 1997 era ancora in via d’aggregazione. La movida è ormai il rito più trendy della notte in questa città che fu di Maria.
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eRaOra !!!
Amico Vittorio Zazzaretta ti ricordi quante battaglie per iniziare la pratica di questa ristrutturazione? Determinante l’arrivo a Macerata del Vescovo Monsignor Claudio Giuliodori.
Grazie Ivano per averlo ricordato. Iniziò nel 2002 la battaglia per il restauro e fu la commissione quarta a chiedere la convocazione dei responsabili della procedura. Purtroppo non si ottenne che l’impalcatura e la messa in sicurezza della chiesa. Di seguito con l’architetto Fiori si potè ottenere l’approvazione del progetto definitivo da parte della regione pur in assenza di finanziamento. La notizia del recupero ultimato è la migliore di questo ultimo periodo che certo non brilla per i risultati ottenuti.
Devo rettificare la data in cui venne chiusa la chiesa di San Filippo. Fu il 27 marzo 1998, a seguito dell’ultima violentissima scossa dello sciame sismico che ci travolse dal 26 settembre dell’anno precedente.
Inoltre, forse non tutti sanno che anche San Filippo era considerato patrono di Macerata, insieme a San Giuliano.
Infine, confesso tutta la mia allegria per l’ultimato restauro, che ridona ai maceratesi uno dei suoi templi più amati e frequentati. Quando dovettero chiuderlo, sul suo sagrato c’erano ancora un’infinità di giovani che tutti i pomeriggi – tra le 18 e le 20 – animavano Corso della Repubblica. Speriamo che la riapertura porti bene anche al ripopolamento del centro storico.
si so decisi finalmente
davvero una bella notizia! il patrimonio culturale di macerata si accresce notevolmente… mi auguro solo che qualche stupido non si sbrighi ad imbrattare di vernice qualche muro della chiesa!
Sono felice di questa riapertura non vivo a Macerata ma fuori provincia ma se potrò sicuramente andrò a vederla