di Maria Luisa Lasca
Una volta una professoressa, addetta ai processi di miglioramento nella scuola, spiegò la qualità paragonandola ad una foglia, scarnita dal freddo, gelo, vento, dalla pioggia e dalla neve, splendida perché ridotta ad una trama sottile, all’essenziale. La qualità è pulizia, rigore e nitore, chiarezza e trasparenza, aggiungeva, chiarendo che l’esito descritto della foglia, la qualità, non è facile da rinvenire, è piuttosto un traguardo e un valore normativo. Per avere un sistema di qualità nella scuola è sufficiente, mentre si sogna la perfezione della foglia, il rispetto e la condivisione di pochi semplici concetti: trasparenza dell’organizzazione, impegno ad attuare quanto si è liberamente concordato di svolgere, accettazione di un controllo esterno sulla conformità tra quanto dichiarato di voler fare e quello che effettivamente si è realizzato. Perciò la professoressa incoraggiava il metodo del miglioramento continuo, un modello che riguarda le organizzazioni e le singole persone.
Con la poetica metafora della foglia ridotta dalle intemperie ad una sottile trina come di pizzo, si può costruire un nuovo percorso. In tempi di ristrettezze finanziarie, di mancanza di vedute, di ideali, di visionarietà e incapacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo, in cui la teorizzazione di una decrescita felice non sembra così assurda, il Grande Quaderno propone il sistema qualità a tutti i livelli.
Innanzitutto come opportunità per ripensare alle scelte, considerando che la qualità significa trasparenza, condivisione, efficacia ed efficienza nel raggiungere gli obiettivi che insieme ci si è dati, sia nella vita pratica che in quella di relazione. Ad esempio, oggi gli acquisti devono essere ridotti all’essenziale, sia per quel che riguarda il cibo, che per gli altri beni di prima necessità. È l’occasione buona per scegliere la qualità nell’alimentazione: eliminando tanti prodotti indotti dalla pubblicità e spesso nocivi, si potrà anche risparmiare. Egualmente nell’abbigliamento la qualità non sempre è associata alla griffe di moda: ricercare la qualità del tessuto e la praticità dei capi potrebbe essere il criterio. Nella vita di relazione, l’essenzialità proposta dal modello della qualità può ispirarci e farci vedere con chiarezza quale amicizia scegliere, quale stile di vita perseguire, quali sentimenti e valori prediligere, quale solidarietà privilegiare, quale dono di tempo o denaro offrire alla comunità.
Cercando una cosa, spesso se ne trova un’altra, di maggior pregio, purché se ne abbia l’animo disposto, si chiama serendipità. Il Grande Quaderno trova in rete il bilancio sociale del Comune di Macerata (www.comune.macerata.it/Bilancio Sociale), una sperimentazione svolta con la collaborazione dell’Istituto di ricerca Eurispes Marche, relativo agli anni 2000-2004 e riferito a tre aree dell’amministrazione: i servizi sociali, la cultura, lo sport. C’è tutto quello che serve sapere, in un contesto di accountability, di render conto in trasparenza. Oggi gli strumenti normativi esistono, dalla Direttiva del Ministro della Funzione Pubblica 17 febbraio 2006 sulla rendicontazione sociale nelle amministrazioni pubbliche al Decreto legislativo 150/2009 “Attuazione della legge 4 marzo 2009, n.15, in materia di ottimizzazione della produttività del lavoro pubblico, e di efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni” e molte amministrazioni, comuni, province, regioni stanno sperimentando un modello di trasparenza, raccontandosi nel bilancio sociale. L’amministrazione comunale di Macerata potrebbe completare la rendicontazione degli altri settori, coprendo gli anni successivi, fino agli ultimi. Sarebbe una risposta a parecchie osservazioni dei cittadini utenti, espresse spesso anche nei commenti presentati dai lettori di Cronache Maceratesi, in quanto portatori di interessi, o come si usa dire oggi, stakeholder. Sarebbe auspicabile che le domande legittime dei cittadini trovassero risposta in maniera organica, nell’ambito di un atteggiamento permanente di volontà di trasparenza e di rendicontazione.
E nella scuola? Consideriamo la qualità come grado massimo della soddisfazione da parte del cliente a costo minimo, somma di efficienza, cioè del rapporto costi risultati ed efficacia, cioè grado di soddisfazione, nell’ambito di un processo continuo di miglioramento del servizio. Naturalmente ci si riferisce a tutta l’offerta formativa, al progetto educativo e ai servizi collegati, alcuni dei quali sono in collaborazione con l’Ente locale. Non è da oggi che si parla di qualità nella scuola, il dibattito risale alla fine degli anni ‘80 e ha attraversato i paesi industrializzati dagli Stati Uniti alla Francia, alla Gran Bretagna, all’Australia, suscitando l’ interesse a rivedere i sistemi d’istruzione, nella consapevolezza dell’importanza di migliorare la formazione di tutti i cittadini, lungo l’arco dell’intera vita.
In questo contesto si sono inserite varie ricerche, sperimentazioni, progettualità tese a comparare e valutare i sistemi scolastici, a rinnovare le metodologie didattiche, a sviluppare procedure di autoanalisi d’istituto e ricerche sulla produttività scolastica. Nelle Marche, in particolare, si sono svolti percorsi tesi al conseguimento della certificazione della qualità dell’offerta formativa erogata, e/o all’accreditamento alla Regione Marche, e attualmente sono in atto progetti pilota di un modello marchigiano di bilancio sociale, come metodo per far apparire la qualità di una scuola. Nel bilancio sociale, strumento volontario di rendicontazione della gestione verso tutti i portatori di diritti, documento con cadenza periodica, l’amministrazione scolastica riferisce ai suoi interlocutori privati e pubblici le scelte operate, le attività svolte, i servizi resi e i risultati raggiunti, con trasparenza.
Nella nostra Regione il lavoro appassionato e competente di molte persone ha permesso di raggiungere traguardi innovativi. La rete regionale di 170 scuole di ogni ordine e grado, AU.MI. coordinata dalla dirigente scolastica Mirella Paglialunga, grazie al protocollo d’intesa con la Regione Marche e l’Ufficio scolastico regionale, permette alle scuole aderenti di: svolgere processi di autovalutazione d’istituto, secondo la mappa della qualità della regione Marche; attuare progetti di miglioramento continuo; sperimentare il modello marchigiano di bilancio sociale, con il supporto dell’Università Politecnica delle Marche di Ancona.
Un lavoro intenso di ricerca ha preceduto questa innovativa realtà, come gli studi dell’ispettore Franco de Anna, in parte confluiti nel libro Rendicontazione sociale e Autonomia scolastica. Dal POF al Bilancio sociale (Franco Angeli, Milano, 2005). Né si possono trascurare le ricerche che l’I.R.R.S.A.E. Marche già nel 1995 promuoveva e di cui pubblicava gli esiti nei Quaderni di Innovazione e Scuola, con il titolo PRO.I.S. (Produttività Istituto Scolastico) ipotesi di ricerca e analisi qualità, a cura della dirigente scolastica Marina Filipponi. Il contributo dato alle scuole da più di un decennio dall’ingegner Maurizio Bray, esperto in Qualità delle Organizzazioni e formatore sui Sistemi di gestione della qualità, ha reso nel tempo sempre più scientifici e verificabili i percorsi svolti da centinaia di docenti.
Chissà se si può sognare un prossimo documento dell’amministrazione comunale in cui accanto a servizi sociali, sport, cultura, ci sia anche tutto il resto e soprattutto il sistema dell’istruzione e le scuole di competenza, con i rendiconti sociali elaborati dalle scuole stesse. Il cittadino sarebbe informato su tutto, dai bilanci dello Sferisterio ai servizi scolastici del territorio e valuterebbe e sceglierebbe, esprimendo anche le sue idee per i processi di miglioramento, che sono sempre possibili, in ogni settore. Conoscere il giudizio degli stakeholder sul lavoro svolto costituisce aspetto essenziale per la redazione del bilancio e la scuola e gli enti locali non possono prescindere dall’utenza e dalle richieste che la società pone.
Fra le novi brevi storie contenute nel libro Il tempo invecchia in fretta ( Feltrinelli, Milano, 2009) di Antonio Tabucchi, scomparso il 25 marzo scorso nella “sua” Lisbona, il Grande Quaderno segnala Nuvole: venti pagine di assoluta felicità narrativa, nella conversazione, in una località di vacanza, tra una studentessa dodicenne e un ex ufficiale italiano in Kosovo. Nello sfondo si intravede la scuola italiana, con i suoi insegnamenti, soprattutto relativi alla storia e alla Costituzione, la sua capacità di sviluppare menti riflessive, come quella della piccola Isabella. Si potrebbe leggere nelle classi di scuola media, in omaggio al grande scrittore italiano ed europeo e alla scuola di qualità da lui evocata.
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Nella scuola, più di qualità e bilancio sociale, contano la persona dell’insegnante e il rapporto con gli allievi. Rileggere don Lorenzo Milani è sempre utile.
Sig. Menghi,
mi stupisce molto che un articolo così chiaro e ben scritto non venga capito appieno. E’ cosa ovvia che la persona dell’insegnante ed il suo rapporto con il singolo alunno e con la classe sia di vitale importanza e non penso proprio che la Sig.ra Lasca abbia voluto dire il contrario. Ha semplicemente spiegato un’altra elementare verità: nella scuola moderna non basta più solo questo.
L’istituzione scolastica, nel passato, è sempre stata un sistema autoreferenziale e, purtroppo, nella mente di alcuni docenti, cerca di continuare a porsi come il perno centrale di un sistema formativo intorno al quale sono gli altri’ a dover ruotare.
L’Autonomia Scolastica ha costretto le singole istituzioni scolastiche a rivedere il loro modo di essere e a rapportarsi con i protagonisti della realtà sociale nella quale operano: giovani, famiglie, operatori culturali, enti locali, aziende.
Nella scuola dell’autonomia i ‘referenti’ principali non sono solo gli studenti e i docenti, ma anche la famiglia, la società civile, l’economia locale, il mondo del lavoro che utilizza le conoscenze che la scuola offre, le scuole di ordine superiore che accoglieranno successivamente gli studenti. Inoltre nella scuola operano funzioni di area amministrativa ed ausiliaria, si amministrano soldi pubblici e privati..
Quindi I servizi forniti da un istituto scolastico sono prodotti in parte intangibili come i risultati del processo educativo, mentre sono tangibili i prodotti dei servizi di segreteria (gestione delle assenze, la cura e la custodia dei ragazzi, la trasparenza dei procedimenti, le circolari, i dati da inviare alle regioni ed al Ministero, le comunicazioni con le famiglie……). Si hanno rapporti stretti con enti locali che forniscono le strutture scolastiche e devono, a loro volta, rendere conto agli utenti: i servizi complementari, la manutenzione degli impianti e delle attrezzature, che devono essere efficienti ed a norma…Occorrono servizi di trasporto…Occorre considerare inoltre la cura degli ambienti e dei supporti del lavoro, il clima interno tra i docenti, il coordinamento del lavoro degli insegnanti da parte del Capo d’Istituto. Ecco perché ogni organizzazione, in quanto tale, deve capire se sta procedendo bene….
E smetto qui…ma credo di essere stata esauriente.
Garaffa Alessandra..
Non è l’organizzazione a fare la differenza, nella scuola come anche nella sanità. Apprezzabilissimo l’intervento della prof.ssa Lasca, che tra l’altro chiama in causa gli enti locali e il loro rapporto con una concezione innovativa del bilancio e della comunicazione istituzionale. Ma l’esperienza educativa può fare a meno di tutto, pure della Qualità, dell’Autonomia e delle altre scoperte di tanta benemerita cura delle procedure, tranne che della passione del maestro e del desiderio dell’allievo.