Maestro Bavaj, da quanto tempo non tornava a Macerata? A quale opera ha assistito e cosa ne pensa? Qual è la sua idea sulla stagione lirica di quest’anno allo Sferisterio?
“Si, dopo diversi anni sono tornato sabato 30 scorso allo Sferisterio per assistere ad una recita del Rigoletto. Cosa posso dire della recita? Lo spettacolo dal punto di vista scenico non mi è piaciuto – naturalmente è un parere personale – per la povertà di idee e per il palcoscenico così grande e maestoso lasciato miseramente vuoto. Dal punto di vista musicale ho apprezzato il giovane direttore Battistoni anche se, data l’età (ha appena 24 anni, ndr), non ha ancora esperienza nell’accompagnare il canto troppo sacrificato nei tempi rigidamente osservati della partitura. Sul cast preferirei stendere un velo pietoso; voci assolutamente inadeguate – per un’opera così universalmente conosciuta- sia per peso vocale che per timbro e volume. Un’arena all’aperto è diversa da un piccolo teatro chiuso. Un mio caro amico avvocato pesarese appassionato di lirica e assai competente ha abbandonato l’arena dopo il primo atto!
Sull’altra opera presente in cartellone “Ballo in Maschera” non mi pronuncio perchè non l’ho vista, ma ho visto le foto del libretto di sala e quelle mi sono bastate per decidere di non andare a vederla”.
In che anni Lei ha lavorato allo Sferisterio? Che ricordo ha di quel periodo e come ha trovato la stagione lirica rispetto al passato?
“Ho lavorato in Arena con Claudio Orazi nel periodo 1993-2001 circa. I ricordi di quelle stagioni liriche sono fantastici per una serie di motivi; penso che per tutti – al di là delle polemiche strumentali – spettacoli come il “Sansone e Dalila”,”Turandot”,”Aida” solo per citare i primi titoli che mi vengono in mente, abbiano rappresentato non solo per Macerata, ma per il mondo lirico delle eccellenze assolute. In quel periodo Macerata era un punto di riferimento indiscutibile per la lirica estiva; la stampa nazionale e soprattutto internazionale aspettava gli spettacoli maceratesi come eventi sui quali paragonare tutti gli altri! Questo era il clima che si respirava in quegli anni, l’entusiasmo di noi tutti che lavoravamo a questi eventi era palpabile e i risultati ci incoraggiavano a fare sempre di più e meglio! Forse i miei concittadini non l’hanno compreso appieno soffermandosi spesso con cattiveria più su aspetti marginali che sul fatto che comunque la stagione lirica di quegli anni dava un lustro ed una risonanza mondiale a Macerata, risonanza che, ahimè, è da tempo finita! Per chi come me ha l’opportunità di girare il mondo e di avere quindi un osservatorio sui fatti musicali italiani imparziale e distaccato, non può non passare inosservato il deprimente silenzio che da alcuni anni è sceso sulle stagioni dello Sferisterio”.
Di cosa si sta occupando adesso e quali sono i suoi progetti futuri? Le piacerebbe tornare a Macerata?
“In questo momento mi occupo di varie cose, da una parte l’insegnamento al Conservatorio “Rossini” di Pesaro e nei vari corsi di perfezionamento che tengo in Spagna e in Giappone, dall’altra un’attività di concerti come solista e con vari artisti- incluse diverse registrazioni discografiche che mi impegneranno nei prossimi mesi. Sul piacere di tornare a Macerata la risposta è scontata: Macerata è la mia città e venire ogni tanto – come turista – è sempre bello ed emozionante”.
Lei si è diplomato al conservatorio “G. Rossini” di Pesaro con il massimo dei voti, la lode e la menzione speciale e a 19 anni è stata chiamato al conservatorio “G. Verdi” di Milano per insegnare pianoforte in questo prestigioso istituto. Ha poi collaborato con artisti celebri, basta citare, tra i tanti, Carreras. Che consiglio si sente di dare a chi studia musica?
“Consigli per chi studia musica: domanda difficilissima! La situazione in Italia è tale da scoraggiare chiunque voglia vivere di musica, ma certamente, in presenza di un vero talento, bisogna stringere i denti ed andare avanti; sono sicuro che la buona occasione capiterà. I miei migliori allievi diplomati in trenta e più anni di insegnamento sono tutti occupati con soddisfazione nel campo musicale, non necessariamente della musica classica: ad esempio un mio allievo – Marco Sabiu – è direttore d’orchestra al Festival di Sanremo e non solo lì!”
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è di parte, xo non è piaciuto nemmeno a me…
“I ricordi di quelle stagioni liriche sono fantastici per una serie di motivi; penso che per tutti – al di là delle polemiche strumentali – spettacoli come il “Sansone e Dalila”,”Turandot”,”Aida” solo per citare i primi titoli che mi vengono in mente, abbiano rappresentato non solo per Macerata, ma per il mondo lirico delle eccellenze assolute. In quel periodo Macerata era un punto di riferimento indiscutibile per la lirica estiva; la stampa nazionale e soprattutto internazionale aspettava gli spettacoli maceratesi come eventi sui quali paragonare tutti gli altri! Questo era il clima che si respirava in quegli anni, l’entusiasmo di noi tutti che lavoravamo a questi eventi era palpabile e i risultati ci incoraggiavano a fare sempre di più e meglio! Forse i miei concittadini non l’hanno compreso appieno soffermandosi spesso con cattiveria più su aspetti marginali che sul fatto che comunque la stagione lirica di quegli anni dava un lustro ed una risonanza mondiale a Macerata, risonanza che, ahimè, è da tempo finita! Per chi come me ha l’opportunità di girare il mondo e di avere quindi un osservatorio sui fatti musicali italiani imparziale e distaccato, non può non passare inosservato il deprimente silenzio che da alcuni anni è sceso sulle stagioni dello Sferisterio”.
Caro Maestro Bavaj, hai fotografato perfettamente quel periodo, anzi hai dimenticato di aggiungere che quel lustro era dato anche grazie a maceratesi come te, Claudio Orazi e Bruno Carletti.
Poi, che i maceratesi si siano soffermati spesso con cattiveria sugli aspetti marginali rispetto al lustro e alla risonanza mondiale raggiunta in quegli anni dalla nostra città non fa altro che confermare il mio pensiero, espresso in altri interventi su altri articoli, sul fatto che i maceratesi per pura invidia non perdonano il successo a qualcuno di casa.
Ciò anche e soprattutto quando quel successo è a vantaggio di tutta la città.
Orazi sa come creare una squadra infiammando di idee e di metodo per applicarle.Trovo inspiegabile che Carancini non si rivolga a lui per risolvere una situazione cosi’ingarbugliata.
@MOLINARI Trovo indelicato accostare il nome di Bavay a quello di Carletti quando anche quest’ultimo si era. Diventato uno che non e’stato capace di ribellarsi al sistema importato da Katia Ricciarelli prima e Pizzi dopo. Il Maestro Bavay e’un vero artista
@Carletta.
Gentile Carletta, accolgo il suo rilievo sul mio accostamento di Bavay a Carletti, ci mancherebbe, due attività completamente diverse, come diversa era ed è quella di Orazi.
I rapporti di Carletti con la Ricciarelli e Pizzi non c’entrano nulla con ciò di cui stavamo parlando (sono affari suoi).
Orazi e Bavay sono artisti nel senso delle arti teatrali e musicali,ma spesso lavorando in squadra gli “artisti”, coloro che fanno la differenza, hanno bisogno di altri “artisti” che contribuiscono a fare gruppo. Le faccio un esempio calcistico: Platini, detto “le roi”, quando giocava nella Juventus era un’artista certamente per le sue doti, ma anche perchè c’era un mediano, Bonini, che si sacrificava per lui correndo anche per lui. Nel suo piccolo Bonini è stato un artista, perchè con la sua arte del sacrificio ha fatto grande Platini e tutta la Juventus.
Orazi e Bavay avevano un gruppo di, li vogliamo chiamare “artisti minori” (?) (così come negli anni settanta Perucci, Proietti e Calise avevano un loro gruppo), perchè chi fa bene e soprattutto con passione il suo lavoro è un artista, come Bruno Carletti in quegli anni, come Rodolfo Craja (maceratese) aiuto regista, come Maria Monachesi (maceratese) capo sarta per tantissimi anni, come Pasquale Di Jorio (romanissimo ma maceratese ad honorem, l’eccezione che conferma la regola) responsabile delle scene, come il compianto Sergio Del Gobbo (maceratesissimo) responsabile della biglietteria, risolutore di tanti problemi, come Enzo Gironella (maceratese), che ancora accoglie gli ospiti illustri e che ai tempi dei Treni della Lirica correva su e giù dalla stazione allo Sferisterio alla Filarmonica per assicurarsi che i viaggiatori-spettatori fossero rifocillati e avessero acqua fresca al loro rientro in treno durante le serate afose, come i maestri Gianfranco Stortoni (maceratese), Felice Venanzoni (maceratese), Giorgio Bormioli (maceratese), Aldo Tarchetti e Gianfranco Calvia (maceratesi ad honorem) che hanno aiutato decine di cantanti e orchestrali nelle prove ecc.
Carletta, ha notato come quel gruppo era fatto soprattutto di gente locale?
Sa, in quegli anni io ho collaborato per due volte con lo Sferisterio, il primo anno stagista a zero lire, e le posso assicurare che c’era spirito di passione e di sacrificio in queste persone che avevo la fortuna di osservare da vicino. Le posso anche assicurare che qualcuno che oggi filosofeggia sull’arena (basta scorrere CM) in quegli anni criticava lo Sferisterio per pura contrapposizione politica, un po’ come si comportavano coloro che negli anni settanta in Comune sedevano sui banchi dell’opposizione e poi, toh gli scherzi del destino (!), si ritrovarono nel 1993 “nella stanza dei bottoni”…Per non parlare di qualche “giornalista” di allora, che aspettava invano che la palla di Turandot di De Ana si staccasse dalla base e si rompesse per fare lo scoop…
L’unica speranza per chi verrà in Arena dopo Pizzi è di ricostituire una squadra: pochi, pochissimi Platini e molti Bonini sempre pronti a sacrificarsi per un unico obiettivo comune, pronti ovviamente a difendersi dalle invidie degli altri maceratesi che, come tanti piccoli “tafazzi”, continueranno a sparare a zero senza mai essere entrati in Arena a vedere uno spettacolo lirico nella loro vita.
Gentile LORENZO Lei mi provoca e io abbocco. Ma non essendo un pesce non posso tacere. Lei ha toccato un tasto dolente che,pur avendo lavorato in molti Teatri,ho riscontrato in maniera peculiare e singolare solo a Macerata.La maggior parte delle persone che Lei ha citato ha fatto squadra finche’faceva comodo e soprattutto sotto i riflettori. Spenti questi,nei post opera c/o il Pozzo tanto caro a Pizzi,si cominciavano a formare le sottosquadre intorno ad uno o all’altro.Ma principalmente contro Orazi che notoriamente essendo uno poco simpatico e affabile e soprattutto difficilmente abbordabile.Quella squadra appiccicata e rimediata si teneva in piedi grazie ad Orazi,era lui che fregandosene del cicaleccio areniano andava avanti come un treno. quello che e’accaduto credo sia sotto gli occhi di tutti.Alla prima difficolta’ la squadra si e’eclissata – Craia e Carletti,Palmucci e Monachesi,gli Stortoni e i Venanzoni,tutti corsi al riparo e tutti in silenzio.-Il Re era morto,la squadra venduta alla politica e una Regina sul trono.Ho visto le stesse persone che Lei mi cita svenire ai piedi della Regina,sempre poi continuare il gioco della torre nel dopo Opera.,Nel frattempo era nato anche il Babaloo.
A Lorenzo ( Bavaj) un saluto carissimo da Guido
Lqa cosa che mi fa veramente [email protected] sono le molteplici possibilità che Macerata, nel corso dei decenni, si è lasciata sfuggire.
Sfuggire per poca cultura, sfuggire per squallidi ineressi di bottega, sfuggire per stupidità, sfuggire per una classe politica che non sempre (anzi spesso) si è rivelata NON all’altezza.
Una classe politica che non è riuscita a guardare oltre al proprio orticello elettorale, che non ha saputo cogliere tutte le occasioni che via via capitavano.
Non è solo la questione Sferisterio che lascia stupefatti: un gioiello a livello internazionale che è stato gestito male ed ora è poco più che un teatrino squallido di periferia.
Prima dello Sferisterio c’era stata l’ipotesi (lasciata cadere per interessi edificatori) di trasformare l’ex Saram (le casermette in Via Roma) in un Campus facendo così diventare Macerata (l’unica realtà del Centro Italia) una città a fortissima vocazione universitaria.
Prima ancora c’era stata l’ipotesi di trasferire il Campo Sportivo nuovo a valle e, al suo posto, creare un centro direzionale-economnico in pieno centro (a soli 800 metri da Piazza) con uffici, parcheggi, negozi, supermercati, abitazioni… E tutto questo prima ancora che la nostra Regione/provincia venisse invasa dai Centri Commericali.
Prima ancora è stato lasciato decadere il festival Jazz che, a suo tempo, era una vetrina nazionale importante (basti pensare che, all’epoca, i jazzisti prima “provavano” ad Umbria Jazz e poi venivano ad esibirsi a Macerata, considerata una piazza molto più importante di Perugia)
Quindi di “occasioni perse” ne abbiamo un paniere pieno….
E nonostante questo continuano gli stucchevoli balletti intorno alla figura del Direttore Artistico, continua il gioco a nascondino sui bilanci dell’Associazione Sferisterio, continuano i patetici balbettii della politica.
Poichè al di la di ogni ragionevole dubbio, e pur potendo beneficiare di tutte le attenuanti generiche del caso, è chiaro che oramai lo Sferisterio (anzi quel dolore di pancia che è il SOF) non è più “un centro di gravita permanente” della Lirica a livello internazionale (e forse nemmeno a livello nazionale) che era 15 o 20 anni fa.
Quindi chi ha gestito, a livello amministrativo o politico, dovrebbe fare un passo indietro (e chiaramente chiedere scusa pubblicamente per le -troppe- tontolonerie che si sono succedute in questiultimi 11 anni) e cercare soluzioni che siano concrete e che possano far riguadagnare i troppi punti perduti, grazie alle scellerate gestioni Ricciarelli/Pizzi.
@ Carletta
Dalle sue parole comprendo che lei non ha simpatia per la Ricciarelli (che non è simpatica nemmeno a me): rispetto la sua opinione, ma mi dissocio totalmente dal commento sugli altri componenti del gruppo dopo il periodo di Orazi. D’altronde io sono intervenuto riprendendo le parole del Maestro Bavay solo ed esclusivamente con riferimento agli anni di Orazi, non a chi è venuto dopo.
Il Pozzo? Babaloo? Io ho voluto parlare solo dei momenti lavorativi, e del gruppo in quei momenti, soprattutto dietro le quinte e lontano fisicamente dal palcoscenico (sa cosa significa occuparsi degli spettatori mentre lo spettacolo è in scena?).
Del resto non mi interessa.
Il Pozzo? Babaloo? E’ forse arte?
Toh, è riapparso Garufi!!! Perchè non ci saluta anche Torresi???
Caro LORENZO MOLINARI spero che non mi abbia frainteso ma quello che Le volevo dire è che quando Orazi fu trattato in un certo modo dalla Giunta Meschini non ho visto levarsi, da parte dei lavoratori, una difesa non di Orazi ma del Teatro che era nato.Nessuno ha lottato per la professionalità che si era creata ma ha hanno tutti usato quella professionalità per avere vantaggi personali. E’ in quella debolezza che è cominciato lo sgretolamento dell’idea di MacerataOpera. La prego di credermi se le dico che le stesse persone che avrebbero potuto dire e fare qualcosa – e che si erigevano come baluardi al fianco di Orazi difendendo le sue politiche-sono gli stessi che alla prima occasione hanno rinnegato e anzi ci hanno messo il carico da 90. E quei pochi che hanno provato a dire” No io non ci sto” hanno pagato con l’allontanamento e l’esilio. Io uno di questi. Il sistema burocratico della sinistra ha dato un ordine e tutti hanno obbedito. Sono passati 12 anni e nulla è cambiato.E non le parlo di cose sentite per strada,purtroppo.