di Alessandra Pierini
Bruno Carletti inizia da oggi a scontare la sua pena di 7 anni, 4 mesi e 14 giorni di reclusione (residuo dei 9 anni e 4 mesi cui era stato condannato) per aver tentato nell’estate del 2006 di uccidere la moglie Francesca Baleani, dipendente dell’Ex.It, azienda speciale della Camera di Commercio, e per averla poi gettata in un cassonetto dei rifiuti. Questa sera i Carabinieri di San Severino Marche hanno prelevato dalla comunità terapeutica Croce Bianca a Berta di San Severino Bruno Carletti, 45 anni, direttore del Teatro Lauro Rossi all’epoca dell’accaduto, per condurlo nel carcere di Camerino. Proprio ieri la Corte di Cassazione aveva confermato la pena decisa dalla Corte di Appello di Ancona, accogliendo solo una parte del ricorso presentato dagli avvocati Vando Scheggia e Bruno Mandrelli relativo alla pena accessoria che sarà decisa dalla Corte d’Appello di Perugia. Dopo aver scontato la sua pena in carcere, Carletti potrebbe essere condannato ad un ulteriore periodo di libertà vigilata o di permanenza in una casa lavoro.
Nulla faceva pensare fino a poche ore fa che Carletti sarebbe stato chiamato a scontare la sua pena sin da subito ma l’ordine è arrivato direttamente dalla Procura di Perugia.
Vando Scheggia e Bruno Mandrelli, non sapendo ancora quanto stava accadendo, avevano convocato nel primo pomeriggio una conferenza stampa per commentare la sentenza. «Quello di Carletti – aveva detto Vando Scheggia – è un caso più unico che raro, si parla di stabilire che misura sarà adottata dopo una pena già espiata. Non è il tentativo di omicidio in sé a complicare il caso ma il cassonetto in cui ha buttato la moglie che, secondo noi e secondo la perizia Francia, è dimostrazione della malattia, mentre per l’accusa è il luogo dell’efferatezza. Quella mattina del 4 luglio la testa di Carletti si è staccata dalla realtà mentre la Corte d’Appello di Ancona ha ricostruito un omicidio premeditato, mettendo insieme anche dati non veri».
Bruno Mandrelli non ha manifestato dubbi sulla posizione di Bruno Carletti:«E ’pronto a pagare il suo debito alla società. Già subito dopo la sentenza in Appello aveva chiesto di andare subito in carcere subito. Nel frattempo ha fatto un percorso terapeutico di più di 4 anni e non ha dato alcun segnale di voler turbare la signora Baleani».
In questi quattro anni Bruno Carletti che avrebbe potuto scontare i domiciliari a casa del fratello, pronto ad ospitarlo, è stato invece obbligato a seguire un percorso nella comunità di San Severino Berta 80. Qui si apre un’altra questione: i dirigenti della comunità, con grande generosità, hanno ospitato Carletti per tutto questo tempo, in attesa che venga indicato chi dovrà pagare il conto.
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Mi sembra che gli avvocati dimentichino qualcosa: la vittima.
Vedete quando si commette un reato non basta impegnarsi a non commetterlo più, c’è anche un aspetto retributivo (la pena) che va di pari passo con quello del recupero (la cura e la riabilitazione).
buttate la chiave.