Di seguito pubblichiamo il servizio uscito oggi su La Stampa, uno dei più importanti quotidiani nazionali, a firma del nostro Mauro Montali. Il giornale torinese ha dedicato una pagina intera all’argomento con foto del vescovo Giuliodori e della sala prediche dei servi di Maria, titolando “Duello nella chiesa/ Preti contro frati/ “Ci rubano i fedeli”.
Abbiamo parlato diffusamente di questo insolito duello ma per ora il vescovo non rilascia nessuna dichiarazione dopo le parole pronunciate nel corso dell’omelia per la festa del patrono di Montefano.
***
di Mauro Montali
Frati contro preti, studiosi biblici versus la Curia. Succede nelle cattolicissime Marche, a Montefano, cittadina a cavallo tra Ancona e Macerata. Per ora vincono gli innovatori, ossia i fraticelli del convento di San Filippo Benizi dei Servi di Maria, l’ordine di padre Turoldo, le cui omelie progressiste, a favore dei gay per esempio, si irradiano via Web per tutt’Italia mentre la Chiesa parrocchiale di San Donato si svuota di fedeli e di tolleranza. «Le hanno provate tutte – racconta padre Alberto Maggi, sacerdote che ha dedicato la sua vita allo studio “scientifico“ della Bibbia – per farci chiudere. La parrocchia di San Donato aveva anche organizzato una raccolta di firme per mandarci via. Mi pare che abbiano trovato l’adesione di una decina di persone. Ma la colpa è la nostra? Ci accusano di essere eretici, senza sapere bene cosa dicono, noi siamo organicamente dentro la Chiesa di Roma».
Alberto Maggi, assieme a padre Ricardo Perez Marquez, sbarcò a Montefano una quindicina d’anni or sono per ridare linfa al convento e studiare «parola per parola» la Bibbia, attraverso la fondazione del centro studi «Vannucci».
Il successo, se così si può dire, arrivò poco a poco. Prima i giovani, poi interi gruppi famigliari.
Infine siti e pubblico elettronico. E la «casa madre» di Montefano sempre presa d’assalto. «La sera del sabato santo la nostra Chiesa non è riuscita a contenere tutti i fedeli e siamo stati costretti ad aprire le porte, nonostante la gelida serata» si inorgoglisce padre Maggi, un anconetano sessantacinquenne pieno di energia e di carisma.
Sulla sua strada, ecco arrivare, però, un altro dorico carico di studi e di ambizioni, in cerca ancora del carisma sufficiente per governare una comunità, quella maceratese, complessa, aggredita dalle logge massoniche e attorniata da movimenti di base.
Ex braccio destro di monsignor Ruini nella Cei, il giovane Claudio Giuliodori tre anni fa fu nominato vescovo di Macerata, con la prospettiva di ritornare presto a Roma tra le gerarchie che contano.
Di Montefano si è già dovuto occupare, quando l’ex parroco fu indagato per abusi sessuali nei
confronti di una minorenne nordafricana. Il caso si chiuse quasi subito. Al suo posto, un giovane: don André. Il quale ha malsopportato il «successo» dei frati del centro biblico. Alla base di tutto pare ci sia anche la ricca torta delle offerte.
Monsignor Giuliodori che poteva fare? E’ andato, una domenica, a Montefano per una sconfessione pubblica dei frati. «Chiesa e parola di Dio sono la stessa cosa e quindi attenzione a ciò che si dice e a come lo si dice» ha tuonato dal pulpito della Chiesa di San Donato.
Era un passo, in un certo senso, annunciato dopo le proteste dei cattolici «ortodossi». Padre Maggi non si è scomposto per niente. E ripete il ritornello: «E’ colpa nostra se non hanno più credibilità?».
La discussione fra le due parti in causa ha raggiunto improvvisamente il diapason. Sono nati due siti, uno a favore del centro biblico, l’altro contrario. «Se non era per questi fraticelli – ha scritto per esempio Luca Perilli nel blog del giornale on line “Cronache Maceratesi” – io sarei diventato ateo».
Andrea Pugliese non è di quest’avviso: «Le avete mai ascoltate le omelie dei frati? Siamo fuori
dalla Chiesa cattolica…».
La guerra fra Curia e frati biblici è agli inizi. E le offerte dei fedeli stanno lì, su di un ricco piatto.
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Sig. Perilli,esser o diventare ateo non la vedrei come una grande sciagura,senza dubbio un fatto meno risibile di questa disputa pecuniaria.
Ma il giornalista ha verificato se nel convento dei Servi di Maria si richiedono le offerte prima di fare certe affermazioni?
Chi scrive l’aricolo,nonostante le buene intenzioni, riporta alcune inesattezze nel merito e nel metodo adottato dai frati(non mi risulta affatto che da parte di Padre Alberto o Padre Ricardo ci sia mai stata un’induzione all’offerta)e forse non sa che, il duello fra parrocchie, prima dell’intervento del Monsignor Giuiliodori non c’era mai stato, ma che in realtà era una mera invenzione madiatica fomentata da qualche “fedain” della parrocchia di S. Donato, che ha trovato libero sfogo nelle righe scritte da un giornalista di cronaca locale ( cronaca cartacea), attento alla firma e alla faziosità, molto meno alla correttezza e all’imparzialità nel riportare una notizia. Tanto da farne una questione personale e fondare, previo Facebook, un gruppo contro il Convento. Il magro bottino dell’operazione “contro” ad oggi conta una decina di iscritti nel forum ad esso riservato, a fronte dei 1200 del forum del Convento dei Servi di Maria (parlando unicamente del forum principale, poichè ne esistono altri non ufficiali che contano altri centinaia di iscritti.
La Curia di Macerata si è ritrovata, oggi, per le mani, una patata bollente che scotta così tanto che non sa più dove posizionarla, infatti il richiamo uffiale del Monsignor Giuliodori ha scatenato fra i fedeli di ogni estrazione culturale, anagrafica e sociale un autentico coro di sdegno, manifestatosi (e quì gli organi di stampa locali hanno lasciato un autentico vulnus, senza mai informarsi riportando la notizia, ma evidentemente non faceva comodo a nessuno) per mezzo di lettere e mail di protesta che hanno letteralmente tempestato la Curia, tutte firmate con nome e cognome, un autentico “j’accuse” che ha trasformato la vicenda, nel classico boomerang che torna fra le braccia di chi lo ha improvvidamente lanciato.
Grazie a questa storia, e quì che la vicenda assume secondo me le connotazioni migliori rispetto a quelle della solita polemica, molti giovani, molte famiglie, digiuni alla parola della Bibbia, hanno trovato le motivazioni e l’iteresse per avvicinarsi alla stessa, frequentando sempre con maggiore entusiasmo e in numero sempre più consistente, gli incontri di Padre Alberto, dando vita ha una nuova primavera culturale, nonchè spirutuale e letteraria… Ma si sa di questi tempi chi apre un nuovo varco deve fare i conti con il passato e la forza rezionaria di chi vuol mantenere lo status quo ad ogni costo, questa sfumatura antropologica e ancor prima squisitamente culturale, è nel Dna della nostra penisola e dei suoi uomini: parte da qui la spiegazione di un paese vecchio, ancorato al passato, dove le innovazioni devono migrare per trovare il giusto compimento e il diritto al sostegno dello stesso. La piccola storia di provincia acciuffata dal grande quotidiano nazionale è una storia comune a molte altre. Però, care lettrici e cari lettori l’impronta della news non può e non deve essere inficiata dalla sfumatura della macchietta, della storia stile commedia di Giovannino Guareschi, “Don Camilo e l’onorevole Peppone” tanto per intenderci, quì non siamo e non dobbiamo credere di essere di fronte ha una comica rissa che vede contrapposti I “Preti” vs “Frati”. Dietro questa vicenda cari amici c’è molto di più, molto probabilmente un vizio “antico” che condiziona il malessere dei nostri giorni e dei nostri miseri costumi…
Chi scrive l’aricolo,nonostante le buene intenzioni, riporta alcune inesattezze nel merito e nel metodo adottato dai frati(non mi risulta affatto che da parte di Padre Alberto o Padre Ricardo ci sia mai stata un’induzione all’offerta)e forse non sa che, il duello fra parrocchie, prima dell’intervento del Monsignor Giuiliodori non c’era mai stato, ma che in realtà era una mera invenzione madiatica fomentata da qualche “fedain” della parrocchia di S. Donato, che ha trovato libero sfogo nelle righe scritte da un giornalista di cronaca locale ( cronaca cartacea), attento alla firma e alla faziosità, molto meno alla correttezza e all’imparzialità nel riportare una notizia. Tanto da farne una questione personale e fondare, previo Facebook, un gruppo contro il Convento. Il magro bottino dell’operazione “contro” ad oggi conta una decina di iscritti nel forum ad esso riservato, a fronte dei 1200 del forum del Convento dei Servi di Maria (parlando unicamente del forum principale, poichè ne esistono altri non ufficiali che contano altri centinaia di iscritti).
La Curia di Macerata si è ritrovata, oggi, per le mani, una patata bollente che scotta così tanto che non sa più dove posizionarla, infatti il richiamo uffiale del Monsignor Giuliodori ha scatenato fra i fedeli di ogni estrazione culturale, anagrafica e sociale un autentico coro di sdegno, manifestatosi (e quì gli organi di stampa locali hanno lasciato un autentico vulnus, senza mai informarsi riportando la notizia, ma evidentemente non faceva comodo a nessuno) per mezzo di lettere e mail di protesta che hanno letteralmente tempestato la Curia, tutte firmate con nome e cognome, un autentico “j’accuse” che ha trasformato la vicenda, nel classico boomerang che torna fra le braccia di chi lo ha improvvidamente lanciato.
Grazie a questa storia, e quì che la vicenda assume secondo me le connotazioni migliori rispetto a quelle della solita polemica, molti giovani, molte famiglie, digiuni alla parola della Bibbia, hanno trovato le motivazioni e l’iteresse per avvicinarsi alla stessa, frequentando sempre con maggiore entusiasmo e in numero sempre più consistente, gli incontri di Padre Alberto, dando vita ha una nuova primavera culturale, nonchè spirutuale e letteraria… Ma si sa di questi tempi chi apre un nuovo varco deve fare i conti con il passato e la forza rezionaria di chi vuol mantenere lo status quo ad ogni costo, questa sfumatura antropologica e ancor prima squisitamente culturale, è nel Dna della nostra penisola e dei suoi uomini: parte da qui la spiegazione di un paese vecchio, ancorato al passato, dove le innovazioni devono migrare per trovare il giusto compimento e il diritto al sostegno dello stesso. La piccola storia di provincia acciuffata dal grande quotidiano nazionale è una storia comune a molte altre. Però, care lettrici e cari lettori l’impronta della news non può e non deve essere inficiata dalla sfumatura della macchietta, della storia stile commedia di Giovannino Guareschi, “Don Camilo e l’onorevole Peppone” tanto per intenderci, quì non siamo e non dobbiamo credere di essere di fronte a una comica rissa che vede contrapposti I “Preti” vs “Frati”. Dietro questa vicenda cari amici c’è molto di più, molto probabilmente un vizio “antico” che condiziona il malessere dei nostri giorni e dei nostri miseri costumi…
Leggo che Claudio Giuliodori ha prospettive di ritornare presto a Roma tra le gerarchie che contano…
Ehm… Qualcuno sa come si fa ad accelerare la sua promozione?
Mauro Montali precisa che quando lui parla di offerte non si riferisce a obeli mediavali ma ad un indotto economico creato dal movimento popolare che arriva a Montefano, come del resto spiegano bene i frati nell’articolo di Alessandra Pierini.
Giusta precisazione, comunque da parte mia non vi era nessun intento polemico verso chi ha scritto l’articolo. Mi scuso per l’incomprensione e per gli errori di sintassi.
@Ferroni
Servirebbe un qualche caso di clamore nazionale.
Accantonata l’idea delle madonne piangenti (perchè già abusata) e badita l’idea del rogo delle streghe (nun se pò fa più)si potrebbe provare con quakche decina di conversioni miracolose.
Già immagino i titoloni: Dopo solo 3 anni a Macerata il vescovo compie il miracolo; un esercito di miscredenti in chiesa….
Credo sarebbe un buon viatico 🙂
@Cerasi
..sono già piene le chiese di miscredenti che ce ne voi portà altri? Benvengano i convertiti veri sia se “procacciati” da frati che da preti!!!
@Lu Giamp
D’accordissimo con lei! Purtroppo però avere, cambiare o lasciare una Fede non è esattamente come cambiare prodotto in un supermercato, ha qualche implicazione psicologica profonda in più…
@Paul Wilkins & Cronache Maceratesi
Confermo che MAI e poi MAI i frati montefanesi hanno chiesto “oboli” o “offerte” varie. Anzi, posso testimoniare che spesso sono loro ad aver dato con grande discrezione ospitalità ed aiuto a chi ne aveva più bisogno. Le entrate del convento sono del tutto libere ed effettuate con altrettanta discrezione dai partecipanti agli incontri biblici. Un modo molto più “cristiano” di gestire le risorse materiali, altro che otto per mille!
Di solito quando si fa una cosa con la testa su un’altra, l’opera non riesce bene…
Se questo vescovo sta qui con la testa a Roma… a voi la conclusione!
Ho sostenuto spesso che ama molto “apparire” e mettersi in mostra ma si defila completamente da cose molto più semplici con i fedeli.
A questo punto non ci resta che sperare che se ne vada presto e ne arrivi un altro con la testa e il cuore piazzati qui da noi!
Lascia sempre un po’ interdetti leggere a cosa si riduca una questione un po’ più seria di una questua. Da un lato dispiace che la bella intelligenza dell’amico Montali si pieghi a una paginetta di costume, dimenticando le ragioni di chi (il Vescovo, in questo caso) non ha sprangato le porte del convento, ma si è semplicemente limitato – come è d’uopo per un Vescovo – a puntualizzare dove la dottrina plurisecolare della Chiesa esonda e non può più avere il crisma della riconoscibilità ufficiale.
Dovreste imparare – un po’ tutti – a distinguere, come fa peraltro già secoli fa Sant’Agostino, il cristiano chiamato ad essere vescovo dal vescovo: “Per voi sono vescovo, con voi sono cristiano” (Sant’Agostino). Al di là della caratterialità di Claudio Giuliodori quale che sia – ad alcuni cioè graditissima, ad altri indigesta -, il Vescovo Claudio Giuliodori in questa circostanza non poteva dire nient’altro rispetto a quello che ha detto. Del resto, se Padre Maggi su RaiUno, per giustificare la dottrina circa le nozze gay, ha potuto equipararle con grande nonchalance al pane con la mortadella (e non credo che il raffronto sia frutto degli studi esegetici…), spiegando che una cosa è la bibbia e un’altra la chiesa istituzionale, perché un Vescovo non può precisare che tali interpretazioni esulano dal magistero della Chiesa? Perché, voglio dire, il diritto di parola ce lo dovrebbe avere solo il Maggi e non anche il Giuliodori?
Poi un’altra cosa: pensate a cosa avreste commentato se preti, vescovi e frati avessero smontato con la vostra stessa ironia una laicissima disquisizione! Già lo vedo: stracciamento di vesti, indignazione, imbarazzo e sdegno per l’invasione di campo, per la chiesa che non si fa gli affari suoi e mette bocca nella vita civile… eppure, a quanto leggo qua sopra, specie quelli che conosco di persona e che vantano una sostanziosa e proclamata (e lecita, sia ben chiaro!) distanza da fede e vita ecclesiale, un po’ tutti sapete come si fa il vescovo, come si fa il parroco, che cosa si deve dire e fare, insomma: vi si direbbe tutti teologi consumati!
Messa in luce la contraddizione, tuttavia, rassicuro tutti quanti: non ho paura delle parole e tanto meno del dialogo. Anche se qui, purtroppo, non vedo aperture a dialoghi ma solo sentenze. In quella che non è una guerra, tanto meno di oboli. Pensa te dove ci trascina, tutti quanti, il talk show…
@Filippo
Sei troppo intelligente per non capire che la tua “difesa d’ufficio” sull’invasione di campo è veramente giocare a nascondino e cercare inutilmente di appiattirsi e sparire dietro un dito.
La chiesa ha sempre cercato di imporre la sua volontà alla società civile, solo che ultimamente (grazie a Dio) non può più ricorrere al rogo ne impiccare chi non segue la sua dottrina.
S.Paolo scrive ai filippesi :” Non fate nulla per rivalità o vanagloria , ma ciascuno di voi, con tutta umiltà , consideri gli altri superiori a se stesso.”
Non ci piu’ essere nessun duello nella Chiesa di Cristo. Il pluralismo si , perchè l’ azione di Dio è talmente grande che non puo’ stare in una sola persona , in una sola chiesa , in una sola religione. . . . la verità del messaggio si puo’ verificare solo quando porta frutti di pace , di perdono , di condivisione gioiosa , di serenità e di tutti quei doni che lo Spirito effonde su chi l’accoglie.
@ Filippo Davoli
Visto che mi sembra che lei sia una delle firme di Emmaus, il periodico diocesano, forse potrebbe chiarire perchè, almeno fino ad ora, quest’ultimo non ha trattato questa vicenda. E’ apparsa addirittura sulla Stampa di Torino, non è paradossale che nell’organo di stampa della Diocesi non si dica nulla?
Come ho già detto nell’e-mail inviata alla diocesi (e che dubito qualcuno abbia letto), credo che dovrebbe essere più prudente sul “crisma di riconoscibilità ufficiale” e, con lei, anche il Vescovo. Se quando transita dalle parti della Curia, entra nella libreria Padre Matteo Ricci, troverà dei commentari editi da Cittadella Editrice sul Vangelo di Giovanni e di Marco a cura del biblista gesuita spagnolo Juan Mateos e della sua equipe, che presenta la linea interpretativa, che il Centro di Montefano sostanzialmente ripropone. Nella pagina di copertina c’è l’imprimatur del Vescovo di Assisi Sergio Goretti (1982 per il commentario al Vangelo di Giovanni). Sarebbe più onesto e corretto che lei (e il vescovo) affermaste che non vi piace la linea interpretativa, quindi una vostra opinione, e non che contravviene ai dogmi della Chiesa (senza peraltro specificare quali).
Io non sono un teologo ma sarei curioso di sapere quanti teologi della Chiesa Cattolica sono d’accordo con l’affermazione del vescovo che Chiesa e Parola di Dio sono sostanzialmente la stessa cosa.
Mi limito a questo per non entrare in altre polemiche.
@Filippo Davòli
Il problema della Chiesa cattolica è esattamente quello che ha involontariamente evocato lei: crede più a San Paolo, Sant’Agostino e San Tommaso d’Aquino piuttosto che al Cristo. Il Concilio aveva segnato una discontinuità; le gerarchie, preoccupatissime anzitutto del proprio ruolo e poi delle “sante tradizioni”, hanno fatto di tutto per cancellare quei semi fecondi con una mirabile opera di Controriforma di cui il Vescovo Giuliodori (se non mi sono male informato, pupillo di un certo Card.Ruini) è lampante espressione. Il risultato è una Chiesa dalla doppia morale: predica umiltà ma pensa di possedere l’unica etica “vera”, quindi intrinsecamente superiore, giusta e soprattutto immutabile (chi oserebbe parlare oggi di schiavitù nei termini in cui ne ha scritto San Paolo, per esempio?); predica povertà ma riceve e amministra soldi a palate “estorti” con tecniche a dir poco discutibili (leggi: 8×1000, ma taccio dei flussi di denaro che finiscono nello IOR segretissimamente, per non parlare dei beni immobili di Propaganda Fidae); pretende rispetto per il proprio culto ma non vuole essere trattata alla pari degli altri e soprattutto di chi non crede; predica una morale (soprattutto sessuale) ferrea per il “popolino” ma perdona ogni turpitudine ai potenti; vorrebbe imporre un modello familiare unico ma i primi a non applicarlo sono i suoi pastori; lascia che a occuparsi di situazioni di oppressione siano i pastori dei posti in cui le cose accadono ma poi i vertici vanno a braccetto con chi opprime (da sempre la diplomazia vaticana ha sostenuto i peggiori regimi e taccio sull’ambiguo rapporto con mafie e camorre varie, raramente condannate in modo esplicito e con forza); perdona gli assassini ma condanna senza possibilità di salvezza chi si separa o chi ama persone dello stesso sesso… Il tutto mentre molti suoi pastori danno il pessimo esempio in prima persona umiliando il lavoro della maggior parte degli altri che, in silenzio e con spirito di donazione, VIVONO il Vangelo testimoniandolo. Con l’aggravante che questi disonesti si “parano” all’ombra dei “buoni pastori” per chiedere assoluzioni popolari a basso prezzo!
Sig. Davoli, non sarebbe ora di dire “basta” a tutto questo? Non sarebbe ora di lasciare San Paolo, Sant’Agostino e San Tommaso al loro tempo e di confrontarsi con la modernità senza demonizzarla in nome di un nostalgico ritorno al Medioevo? E soprattutto: si può essere cattolici senza dover a ogni epoca mettere al rogo qualcuno (oggi tocca ai gay, ieri alle donne)?
Concordo col sig. Simonelli: finora la grandezza della Chiesa Cattolica è stata quella di accogliere tante visioni della Parola. Il recente tentativo (controriformista) di creare il “pensiero unico” è pericoloso, ma soprattutto sa tanto di superbia: lo Spirito è un vento impetuoso che soffia dove vuole, non solo nel Magistero o nelle gerarchie o tra i teologi con l’imprimatur…
@Perilli
Nonostante si cerchi in tutti i modi di trovare le strade per la comprensione tra fedi e nonostante i molti passi avanti compiuti negli ultimi 100 anni credo che forse l’unico problema sia proprio quello della impossibilità di trovare una via di uscita.
Con il Dio cristiano che si è fatto uomo(cosa non avvenuta nelle altre 2 religioni monoteiste) già, intrensicamente, ci poniamo mezzo gradino più in su degli altri.
Se a questo aggiungiamo che, per mille motivi che non sto qui a spiegare, negli ultimi anni in varie parti del Mondo la religione viene vissuta molto più militante ecco che si potrebbe comprendere il motivo di questo “ritorno al passato” .
Ritorno già iniziato (senza troppi clamori e con poca pubblicità) con Giovanni Paolo II e ripreso, con assai più forza da Benedetto XVI.
Nel momento del “serrare i ranghi” c’è assai poco spazio ad un cammino che non sia uguale per tutti.
Dal vertice della piramide, fino all’ultimo infinitesiamle gradino, tutto deve muoversi allo stesso passo, avere le stesse parole d’ordine, credere nelle stesse cose.
Ecco perchè chi predica, anche di un solo milligrammo, diversamente deve essere zittito: non possono eserci 2 parole d’ordine, non possono esitere 2 visioni della scrittura: il pensiero deve esere unico.
Le tante visioni della Parola, come dice lei, avvengono quando la struttura si apre al mondo.
Ma quando la chiesa si chiude ecco ch deve esistere solo una visione, non fosse altro che questa “autentica” visione garantisce la sopravvivenza della struttura stessa.
Oggi vi sono molte “aggressioni” (pedofilia, altre religioni più militanti, ecc.) pertanto resistere è l’atto primo.
Ma si resiste facendo “un sol uomo”, non si resisterebbe se ogni manipolo di fedeli andasse avanti per conto proprio.
Totalmente d’accordo con la sua analisi, sig. Cerasi; infatti prevedo tempi molto bui, e non solo per la Chiesa: cose peraltro già viste nella Storia con tanto di spargimenti di sangue innocente.
Il mio riferimento all’uguaglianza riguardava lo Stato che, invece di essere laico (unica forma in grado di garantire una civile convivenza per tutti), sta involvendo verso contaminazioni teocratiche che finiscono con l’avallare la “maggior eguaglianza” della religione maggioritaria.
Sul numero de “L’Espresso” attualmente in edicola c’è un’interessantissima analisi di Massimo Cacciari proprio sul problema della multiculturalità e della multireligiosità partendo dalle provvide dichiarazioni del card.Tettamanzi sul diritto dei musulmani ad avere un luogo di culto: lo legga, troverà spunti interessantissimi che partono proprio dal suo punto di vista.
Dando per scontato il fatto che, nè Monsignor Giuliodori, nè Padre Alberto, hanno bisogno di difensori d’ufficio o di improvvisati, quanto dubbi, tribunali della Santa inquisizione, mi chiedo se chi commenta o giudica l’operato dei frati ha mai fatto una capatina al centro studi bibiblici “G. Vannucci”. Con estrema serenità ed onestà mi domando se ha mai ascoltato un intervanto di Padre Alberto o Padre Ricardo Perez. Chiedo alla mia coscienza e senza presunzione non a quella di altri, se sia giusto vestire i panni da ultras di curva anche per affari spirituali senza tuttavia, come spesso capita nella nostra cultura, avere bene in mente ciò che si incita o ciò che si combatte, essere innocentisti o colpevolisti di non si sa bene cosa e perchè. La sensazione che si ha, per chi conosce l’operato del Centro studi biblici “G. Vannucci”, frequentandolo assiduamente, è forse proprio questa: molta gente, e molti organi di stampa, hanno riempito i salotti, i caffè, i rotocalchi, con parole che non sempre sono state condite dallo specchio fedele della realtà proprio perchè mancanti della conoscenza diretta, stretta, dell’operato del centro “G. Vannucci”. In considerazione di ciò, faccio “socratica” sollecitazione a chi ancora non conosce il centro, ma nonostante ciò ha emesso già sentenza, a venire a Montefano e partecipare ad uno degli incontri presso il Convento dei Servi di Maria. Ognuno poi liberamente, nel segno della demòs, potrà farsi un’idea più precisa e contestare oppure condividere l’operato. Convinto che l’invito verrà accolto, a presto…
Ciao Filippo, vedo che il tuo intervento ha alzato il livello della discussione. Ma ho una curiosità: in generale che ne pensi di Giuliodori?
@ Perilli
Caro Perilli,
io sono innamorato di Sant’Agostino, mi stimola leggere San Tommaso, trovo San Paolo fenomenale, ma se Cristo non mi avesse salvato la vita attraverso la predicazione della Sua Chiesa, oggi non sarei qui a scriverle e di tutti e tre (Agostino, Tommaso e Paolo) non avrei saputo che farmene. Quindi, eviti di dire sciocchezze sul mio conto. Quanto alla presunta discontinuità conciliare – che davvero non so in quale documento del Vaticano II abbia rintracciato, perlomeno nei termini che lei riferisce – le ricordo che i lefevriani sono stati sospesi proprio per la discomunione col Papa. Quindi, una presunta disgiunzione dal Magistero e dagli apostoli non è stata mai prevista da nessuno dei concili, tanto meno dall’ultimo. Poi, caro Perilli, lei inizia la consueta marmellata dei delitti (veri o presunti non conta) dell’odiatissima Chiesa romana (della quale, vorrei ricordarle, fanno parte pure Madre Teresa di Calcutta, San Francesco, Don Bosco, Don Orione, Don Popielusko, Massimiliano Kolbe, Giovanni Paolo II, etc.); vede, Perilli, lei non mi conosce; magari ha letto qualche mio intervento o libro, non so. Fatto sta che io sono stato salvato dalla Chiesa. Salvato dal suicidio, dalla disperazione. E sa com’è… anche se mia madre facesse la prostituta, sarebbe sempre mia madre. Certo, trovo sorprendente che lei invochi tolleranza e libertà da chi vorrebbe sterminare dalla faccia della Terra. Non si sente un po’ in contraddizione? Ritornando al nostro quotidiano, il Vescovo si è semplicemente limitato a dire che talune interpretazioni non sono in linea col Magistero. Del resto, quel che ho sentito dire da Padre Alberto Maggi in tv – laicamente condivisibile oppure no – non è effettivamente in linea col Magistero della Chiesa. Beh?
@ Del Gobbo
La ringrazio tanto per la stima, ma io non sono vescovo e non sono nemmeno il vescovo di questa diocesi. Dunque, che io prenda una posizione su una questione, è un fatto esclusivamente personale, dettato dalla mia formazione o dai miei convincimenti. Un vescovo – naturalmente per i credenti e solo per loro – fa presente, per il proprio carisma, in una comunità diocesana, la comunione con tutta la Chiesa. Io no. Quanto ad Emmaus, non ne sono il direttore. Saltuariamente vengo raggiunto per scrivere qualche editoriale su temi che mi dicono loro (posso accettare oppure no: la precisazione non sarebbe necessaria, ma qui c’è da aspettarsi che qualcuno dica pure “ah, non ti lasciano libero di scrivere quello che vuoi?” Siccome generalmente c’è un tema che viene approfondito in particolare, di numero in numero, e io non sono né direttore né caporedattore, ma semplice collaboratore, mi lasciano libero di scrivere quello che voglio, ma secondo il tema del numero). Perché Emmaus non si è occupato della questione? Forse perché tutto questo baccano lo stanno facendo altri (è un’interpretazione mia); ma non è più semplice che lo chiediate direttamente a loro?
@ Andrea
Caro Andrea,
affettivamente ero molto legato all’indimenticabile Mons. Tarcisio Carboni, il cui ricordo credo sia ancora vivissimo anche negli altri maceratesi. Ho avuto, successivamente, anche occasione parlare a lungo con Mons. Conti: altro temperamento, rispetto a Tarcisio, ma comunque un padre anche lui. Mi dici che penso di Mons. Giuliodori? Presto detto: penso che è il mio Vescovo. E questo mi basta.
Agostino, Tommaso (d’Aquino, presumo) e Paolo..
Perdonatemi ma, se non ricordo male, non mi sembra di ricordare questi 3 nomi tra i nomi dei 12 apostoli.
I 12 apostoli cioè coloro che, sempre se non ricordo male, hanno vissuto in prima persona accanto a Gesù.
E sempre se non ricordo male Agostino, Tommaso (d’Aquino, presumo) e Paolo non mi sembra siano nemmeno i 4 che hanno divulgato la Parola.
E, sempre se non ricordo male, successivamente sono stati uomini che hanno detto che, altri uomini, erano padri della chiesa.
(apro parentesi: avete notato che si parla sempr di padri e mai di madri???)
Quindi se non ho capito male, e perdonatemi se sbaglio, un messaggio originario è stato poi spiegato, commentato, divulgato da coloro che (nemmeno per sbaglio) hanno avuto a che fare con la venuta in terra della Parola.
@Filippo. Citando Mons.Tarcisio Carboni hai detto tutto. E mi sa che concordo.
Gianfranco carissimo,
intervieni a proposito di Vangelo come potrei farlo io ad un convegno di fisica nucleare (suscitando cioè riso e pietà insieme).
Se (una?) cosa proprio non la sai, non ti lanciare a peso morto in una serie di congetture risibili. Il silenzio favorirà il dubbio a proposito delle tue cognizioni. E la tua dignità di persona acuta sarà salva.
Carissimo Filippo,
Visto che sicuramente tu sei molto più esperto di me: dove è allora che ho sbagliato?
Tra i 4 evangelisti non mi pare proprio di ricordare Agostino: che forse era il soprannome di Luca?
E non mi pare neppure che Paolo di Tarso abbia mai conosciuto GC direttamente, ma ha solo interpretato/elaborato quanto scritto sui Vangeli, Vangeli che -all’epoca- erano sicuramente di più dei 4 canonici (ovviamente interpretato/elaborato con la supervisione dell’Altissimo, mi pare più o meno come dicano di Maometto), ma anche qui sicuramente sbaglio…
(tra l’altro visto che solo grazie al capo della comnità cristiana di Damasco Paolo ritrovò la vista, mi puoi gentilmente spiegare perchè —visto che di miracolo si tratta anzi del miracolo deimiracoli senza il quale Paolo sarebbe rimasto un povero cieco— quell’oscuro capo della comunità è misconosciuto ai più e non mi sembra che abbia un “San” avanti il nome???)
Con rispetto per tutti gli interventi precedenti al mio, premesso che sono cattolica dalla nascita, attiva e impegnata sia in parrocchia sia altrove e premesso che la mia famiglia ha sempre avuto un’affetto particolare verso Mons.Carboni, vorrei far notare che un conto è rispettare l’attuale Vescovo perchè tale e un conto è ritenerlo un “grande” vescovo!!