Scrive Augusto Andreoli: Non sono uno studioso professionista (lavoro nel settore editoriale come responsabile del mercato estero e anche per questo, mi è capitato di visitare, anni fa, Aachen e la sua Cattedrale).
Al contempo, la mia formazione umanistica mi ha sempre mantenuto attento a tutto ciò che concerne storia, letteratura, arte e filosofia.
Avendo letto la prefazione e le tesi di don Carnevale, e considerando che si tratta del territorio in cui risiedo, mi sono incuriosito riguardo alla presunta localizzazione di Aquisgrana in quel di San Claudio e più di recente alla “probabile” tumulazione di Pipino il Breve e di sua moglie Bertranda sotto la Collegiata di San Ginesio. Nel poco tempo libero che il mio lavoro mi concede, ho voluto verificare (leggendomi gli Annales di Eginardo e navigando su vari siti internet) quanto si affermava, anche perchè certi “sillogismi” mi lasciavano alquanto perplesso.
Per questo desidero sottoporre all’attenzione della redazione, dei lettori e del Professor Carnevale quanto segue (sono commenti, in grassetto, ad alcune delle affermazioni dello stesso):
1. Il Barbarossa testimonia che Carlo Magno fu dichiarato santo ad Aquisgrana e dagli “Annales Aquenses” risulta che l’anno dopo, nel 1166, venne traslato. Non si dice dove ma presumibilmente ad Aachen, dal momento che oggi i suoi resti si trovano là. […] è la traslazione di Carlo Magno a minare la validità del sillogismo […]
La traslazione del corpo di Carlo Magno non mina assolutamente niente, in quanto è storicamente accertato che il Barbarossa fece riesumare la salma e la fece ricomporre in un sarcofago di marmo posto sotto il pavimento della cattedrale di Aachen/Aix La Chapelle (nel 1215, poi, Federico II lo fece porre nel sarcofaco/scrigno d’argento ed oro dove si trova attualmente). Traslare non significa necessariamente portare una salma da un luogo lontano ad un altro, ma può voler dire semplicemente che la stessa è stata spostata da un posto ad un altro (cioè, in questo caso, dalla navata superiore della cattedrale alla cripta inferiore dove c’era il sarcofago in marmo che si riteneva fosse quello dell’imperatore Augusto)
Il passo contiene ancora una annotazione di estremo interesse topografico: vi si afferma che il “Palatium Aquisgrani” era “proximo Julo, a conditore Julio Caesare cognominatum”. Nell’alta valle del Chienti c’è un antico centro chiamato “Giulo”.
Pieve Torina non mi sembra così “proxima” a San Claudio (sono ca. 65 km). Allora perchè non citare Urbisaglia o Villa Potenza che erano certo più “proximae” e note, come rovine romane, invece di un lontano Julo (nome generico in quanto di termini riferiti a luoghi che ricordano Giulio Cesare ce ne sono in tutta Europa) ? Senza poi considerare che Julo (o Julio) è una francesismo per il più corretto Iulo (o Iulius) che, se non erro, si pronuncia esattamente come si scrive e non “Giulo”
I terremoti escludono che Aquisgrana potesse essere localizzata a nord delle Alpi. Le fonti storiche citano terremoti nell’ 803, 814, 823, 829. Aachen come tutta la Germania non è zona di particolare rilevanza sismica
Affermazione totalmente errata. Al contrario, la dorsale del Nord-Reno-Westfalia è uno dei luoghi più sismici della Germania (certo, non paragonabili a quelli del Sud Europa e/o italiani), e proprio Aachen ha avuto, nei secoli, diverse manifestazioni telluriche. Rimando al link http://en.wikipedia.org/wiki/Earthquakes_in_Germany (in particolare la lista “Other earthquakes in Germany”, come si vede Aachen è la località che ricorre più spesso)
“Novam Cappellam inter vineta”. E’ quanto mai improbabile che all’epoca ad Aachen allignassero i vigneti
Anche questa è un’affermazione altamente opinabile. La zona intorno al corso della Mosella, quella sulla sponda occidentale del Reno, e su fino alla Westfalia è storicamente una zona vinicola. La viticoltura era stata introdotta dai Romani nel I° sec. AC, quindi non era davvero “improbabile che all’epoca ad Aaachen allignassero i vigneti”. Non solo: ad Aaachen ancora oggi esiste una “famosa vigna con 99 viti” e vi si tiene ogni anno una celebre Festa del Vino.
Al di là delle Alpi non vi sono edifici carolingi che possono essere paragonati a Germigny des Près,
Non vi sono “oggi”, anche se rimangono altre preziose testimonianze dell’architettura carolingia simili a Germigny (un esempio: Saint-Philibert-de-Grand-Lieu). E’ certo (e provato dagli storici dell’arte) che molte delle chiese ed abbazie di puro stile carolingio (come doveva ad esempio essere Fulda e come è probabile che fosse la Cappella Palatina originale) sono state modificate negli anni, con aggiunte successive che sovrapponevano alla struttura originaria nuovi stili e nuovi elementi (romanici prima, poi gotici). Non bisogna inoltre dimenticare che San Claudio è unanimamente considerata dagli studiosi una abbazia “romanica”, composita ma non riconducibile sic et simpliciter allo stile carolingio.
Si accedeva al solium per “cocleas” cioè per mezzo di torri con scale a chiocciola.
Beh, l’architettura bizantina/ravennate ha campanili cilindrici. Sappiamo che Carlo Magno ammirava l’architettura ravennate e che, quando decise di costruire il proprio Palazzo , chiese al Papa di fargli arrivare i marmi policromi che aveva visto a Ravenna (visibili nella Cappella Palatina di Aaachen). In quanto poi alle scale a chiocciola in architettura, erano già conosciute nel V° secolo ed erano usatissime proprio nelle costruzioni bizantine. Non vedo quindi una peculiarità di San Claudio in tal senso. Infine, il fatto che si accedesse “ad solium per cocleas” significa solo che c’era una scala a chiocciola ma non implica che la stessa fosse “per mezzo di torri”, la conclusione mi sembra del tutto forzata.
A proposito di Aquisgrana una fonte riferisce che Carlo Magno costruì la Cappella Palatina “in genitali solo” cioè “sul luogo natio”. Pertanto Carlo Magno non sarebbe solo morto e sepolto in Val di Chienti ma sembra vi fosse anche nato.
Questo è un tipico esempio di sillogismo ipotetico, dove la premessa maggiore è “Acquisgrana è in Val di Chienti, Carlo Magno costruisce il Palazzo dove è nato, ergo Carlo Magno è nato in Val di Chienti”, un’assioma assolutamente risibile in quanto non dimostrato ma dedotto.
L’imperatrice franca Ageltrude e il figlio Lamberto, imperatore dell’Impero romano,già marchese di Camerino e duca di Spoleto per vendicarsi di papa Formoso che li aveva traditi consacrando Arnolfo di Carinzia, né dissotterrarono il corpo sepolto omai da dieci mesi e celebrarono il famoso “processo cadaverico” in S. Pietro dopo averlo condotto ad Ornat. Il processo di Ornat è una solida prova in favore della tesi che colloca Aquisgrana in Val di Chienti. Infatti da Jedin H., “Storia della Chiesa”, IV, Jaca Book, p.131 e 201 si ricava testualmente: “L’11 settembre 813 da Ornat l’imperatore Carlo Magno si recò con il figlio Ludovico e i Grandi del Regno nella Cappella di Aquisgrana e dopo una preghiera in comune lo incoronò con una corona posta sull’altare e lo fece proclamare dal popolo “imperator et augustus”.
A questo punto è lecito il seguente sillogismo: Ornat era in Italia perché vi fu condotto il cadavere di Papa Formoso. Carlo Magno incoronò suo figlio nella Cappella di Aquisgrana, posta nei pressi di Ornat probabilmente l’attuale Acquaviva Picena). Ergo Aquisgrana era in Italia.
Questa è davvero “grossa”! Ero rimasto colpito da questo riferimento ad un ipotetico luogo chiamato Ornat che, si poteva presumere dalla logica della narrazione, fosse vicino a Roma, ma che don Carnevale non spiegava nelle sue tesi. Cerca che ti cerca, non trovo tale località in nessun testo nè italiano nè straniero. D’improvviso, capisco! Mi aiuta quel po’ di tedesco che conosco, digito in Google Images “im Ornat” e ne esce questo
In altre parole, “im Ornat” significa “in ornato” (come si sa, i sostantivi tedeschi sono in maiuscolo…) o, più correttamente “in regalia”, cioè vestito con gli abiti regali, riferito a sovrani o imperatori. Ergo, dal testo citato da Carnevale si deduce che Carlo Magno, in regalia, e seguito dai dignitari di corte, incoronò il figlio Lodovico nella Cattedrale di Aquisgrana. E altresì che il cadavere di papa Formoso, in regalia, cioè rivestito dei paramenti pontificali, fu sottoposto al celebre Sinodo del Cadavere. Onestamente, rimango stupito che don Carnevale, che dice di conoscere il tedesco, sia caduto in un simile scivolone o abbia, comunque, preso per oro colato la pessima traduzione nel volume di Jedin pubblicato dalla Jaca Book.
Si sono ulteriormente documentate le circostanze – continua il prof. Carnevale – per cui i Franchi vennero ad abitare il Piceno, innescandovi dei processi politici che, a partire dal Concilio Liptinense, tenuto presso il locale Infernaccio, portarono alla scomparsa dei Merovingi in Gallia e all’affermarsi della dinastia Carolingia in Italia.
Siamo seri! Secondo vari documenti storici, il Concilio Liptinense si svolse in una località – Leptinae – dove Pipino aveva un suo palazzo, regione odierna dell’ Hainaut. Non è certo se corripondesse alla attuale cittadina belga di Lessines o alla vicina Binche, ma certamente Papa Bonifacio non convocò il Concilio in un posto come l’Infernaccio!
Anche qui: sillogismo ipotetico, perfetto dal punto di vista logico-sintattico ma del tutto inconsistente sotto l’aspetto dei fatti storici reali, per quanto nebulosi essi possano essere a causa della relativa povertà di fonti documentali.
Ci sono altri – molti – punti davvero controversi, nella ricostruzione dei dati e degli avvenimenti proposta nella tesi di un’Aquisgrana picena. Non ho al momento – ma mi riprometto di farlo in futuro – tempo per approfondirli. Quello che mi colpisce, però, già da quanto sopra evidenziato è (e non me ne voglia don Carnevale, la cui passione ed entusiasmo sono encomiabili al di là delle conclusioni), è l’assoluta mancanza di un metodo storico serio. Presi dall’ “illuminazione”, si procede per sillogismi, per deduzioni non suffragate dai fatti, per ipotesi soggettive e non approfondite. In sostanza: si parte da un – quasi probabilmente – errato assioma e si piegano situazioni, parti di testimonianze storiche, luoghi e personaggi a questo assioma.
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Ecco svelato l’arcano mistero.
Ed ecco perchè in tanti erano convinti che non ci sarebbero state obiezioni di sorta….
Poichè S. Claudio sembrerebbe non storicamente importante come si pensava (ma credo che l’argomento andrebbe approfondito) ecco che a pochi metri possiamo tranquillamente costruirci una bella industria insalubre….
E male che vada se non si costruisce li la costruiremo a soli 200 metri in località valleverde, che sarà ovviamente ribattezzata valleimmondizia, vallediscarica, valleliquami o vallerifiuti
Bravo Andreoli, Lei ha riempito il vuoto lasciato dalla nostra grande Università! Purtroppo questi sono i tempi dell’effimero, dell’arcano, di cavalieri misteriosi e di trasmissioni fantasiose chiamate Kazzanger.da Crozza.
Per Cerasi: non conosco le questioni legate ad edificazioni di fabbriche, discariche o quant’altro nella zona di San Claudio a cui lei sembra accennare. Il mio era un intervento esclusivamente nel merito degli studi di don Carnevale. Nessuna dietrologia. Dovrei forse pensare, per par condicio, che chi sostiene la tesi di Aquisgrana-San Claudio usa la stessa per evitare simili edificazioni ? Siamo seri!
Cordiali saluti.
A. Andreoli
@Andreoli.
Ho solo “preso in prestito” il suo intervento (in cui, fra l’altro, dicevo che era meritevole di approfondimenti) per fare dell’ironia su un accadimento che negli ultimi 40 giorni è stato molto rpesente su Cronache Maceratesi.
Assolutamente nessuna intenzione di sminuire quanto lei ha scritto e nessuna dietrologia
gli studi di Giovanni Carnevale devono essere presi in considerazione.
non possiamo ignorare secoli di storia.
bisogna approfondire, è doveroso.
Caro Bartolucci,
giustissimo quello che dice: “bisogna approfondire”, è infatti quello che sto cercando di fare (prossimamente, invierò nuovi commenti).
Ma permetterà che quando leggo “il processo di Ornat è un importante tassello per la tesi di un’Aquisgrana in Val di Chienti” mi cadono le braccia ed allora il sillogismo viene spontaneo anche a me: se don Carnevale ha preso questo enorme abbaglio e considera questo fatto come molto importante per sostenere la sua tesi, ergo la sua tesi non ha alcuna base storica seria. E, purtroppo, questo di Ornat non è l’unico svarione (quello di Abelardo nato a Macerata è altrettanto grossa, Abelardo stesso scrive che era nato “in Bretagna, vicino a Nantes ecc.”). Mi riprometto ulteriori ricerche, punto per punto. Forse anche l’associazione Carolingi in Val di Chienti dovrebbe farlo…
don carnevale ha sicuramente riportato le sue affermazioni basandosi su fonti storiche.
posso chiederle a quale fonte fà riferimento per quanto riguarda il luogo in cui è nato Abelardo?
grazie
Gentile Bartolucci,
la fonte è la Historia Calamitatum Mearum (storia delle mie disgrazie),autobiografia di Abelardo,capitolo De Loco Nativitatis Eius (il suo luogo natale),dove Abelardo scrive
“Ego igitur, oppido quodam oriundus quod in ingressu minoris Britannie constructum, ab urbe Namnetica versus orientem octo credo miliariis remotum, proprio vocabulo Palatium appellatur”.
Link al testo latino: http://www.thelatinlibrary.com/abelard/historia.html
Mi faccia sapere se le occorrono altre informazioni.
Saluti.
Andreoli
grazie.
ne ho parlato con don carnevale e mi ha detto che ne terrà conto. la ringrazia.