di Matteo Zallocco
E’ iniziata con un primo piano del cassonetto di Montanello la puntata di “Storie Maledette” sul caso-Carletti, andata in onda ieri poco prima della mezzanotte su Rai Tre. “Un cassonetto della spazzatura può avere un’anima? Se c’è l’ha è un’anima dolorosa e piegata per quel lamento che sprigiona nel vuoto della periferia di Macerata”.
Quindi compare il volto della vittima, Francesca Baleani ed inizia la ricostruzione della vicenda di quel terribile 4 luglio 2006. Subito dopo parte l’intervista e sullo schermo compare il volto di Bruno Carletti. Proponiamo di seguito le risposte alle domande della conduttrice Franca Leosini.
L’INSICUREZZA. “E’ sicuramente uno dei tratti più importanti della mia esistenza – ha detto Carletti – . Fin da bambino l’insicurezza ha accompagnato tante situazioni della mia vita. Ma non deriva né da mio padre né da mia madre che mi hanno amato in maniera molto forte, magari è da ricercare nel rapporto con mio fratello più grande, dal fatto che io mi sentivo sempre inferiore”.
L’INFANZIA. Carletti, lei appartiene a una delle famiglie dell’alta borghesia di Macerata – osserva la Leosini – suo padre è stato un noto neuropsichiatra, la sua mamma purtroppo è morta molto giovane, era una donna di raffinata cultura, molto impegnata nel volontariato. Nel suo ricordo che clima si respirava in famiglia?” Carletti risponde con tranquillità: “E’ stata un’infanzia sicuramente felice, siamo cresciuti in un ambiente familiare ideale”. La Leosini ha descritto Carletti come persona molto nota e stimata in città, che ha ricoperto incarichi prestigiosi al Lauro Rossi e allo Sferisterio. “Tutte le persone che hanno avuto modo di frequentarla – ha detto la giornalista – l’hanno descritta come una persona mite, disponibile, corretta e anche molto competente e soprattutto è stata evidenziata la sua pazienza.
LA STORIA D’AMORE. “La cosa che mi ha colpito sin da subito di Francesca – ha spiegato Carletti – è stata la sua eleganza.”. E a Francesca cosa le è piaciuto di lei? “Non ne ho la più pallida idee, forse il mio carattere, la mia tranquillità, la mia cortesia”. Nel 1999 il matrimonio: “I primi anni sono stati felici, c’era un buon rapporto, facevamo le cose insieme, ognuno cercava di aiutare e assecondare l’altro”. Compare sullo schermo anche il volto di Francesca Baleani, con tratti della sua intervista: “Era una persona bellissima, mi faceva star bene, un classico matrimonio da favola”. Continua Carletti: “Non mi sentivo però ancora pronto per diventare padre”.
LA CRISI CONIUGALE. Al quinto anno di matrimonio iniziano a sorgere dei problemi… “Il problema più grande – risponde lui – è stata la mancanza di comunicazione, non abbiamo mai parlato fino in fondo e ci siamo fermati a un livello superficiale, sono cominciati i primi problemi, le prime discussioni, di cui mi assumo la mia parte di responsabilità. Non c’ero mai, ero sfuggente, non volevo affrontare le problematiche, fino a quando ci siamo guardati negli occhi e abbiamo parlato di questi problemi, ma la situazione era già troppo avanzata per poterla riprendere. Sicuramente il fatto che io non volevo figli e Francesca sì è stato uno dei problemi più grandi che ha portato alla scelta della separazione”.
LA SEPARAZIONE. C’è stata anche un’altra donna… “Sì, ad un certo punto della mia vita io ho conosciuto un’altra donna, che è stata un’amica molto importante e nient’altro. Non voglio che venga equivocato niente. Non avevo nulla da nascondere”. La decisione di separarsi chi la prende? “Francesca. Per me è stato un momento difficile, non pensavo che lei da un giorno all’altro mi facesse convocare dal suo avvocato”.
LA CRISI SUL LAVORO. “Dopo due anni in cui avevo avuto un incarico di affiancamento della direzione artistica dello Sferisterio, ho subito un declassamento di ruolo molto importante. E’ stata una grande ferita per me che mi ha stravolto, mi ha cambiato la vita e aveva cambiato anche il mio modo di essere, mi faceva sentire quasi un fallito. E’ stato uno dei fattori principali che ha portato a quel black-out, quel collasso che poi ha portato a quello che è accaduto. Queste due perdite sono andate di pari passo, la separazione e la crisi sul lavoro sono avvenute contemporaneamente”.
IL POST-SEPARAZIONE. “Non era mia intenzione ritornare nel rapporto coniugale ma volevo ristabilire un rapporto cordiale. A differenza di quello che Francesca credeva io volevo ricostruire un rapporto sereno con lei. Tutto questo appartiene ad un periodo in cui io ero molto confuso e non mi ero reso conto in che situazione ero caduto, che si era innescato questo meccanismo di auto-distruzione. Ci sono stati altri due fattori: l’operazione alle gambe che mi dava serie preoccupazioni e dei problemi economici consistenti. E la cosa più grave è che di tutti questi problemi io non ne ho voluto parlare con nessuno e li ho negati anche a me stesso”.
LA SERA PRIMA DELLA TRAGEDIA. Francesca sostiene che il 3 luglio 2006 verso le 23 mentre tornava a casa in macchina aveva incrociato lei. Francesca era andata al teatro e non l’aveva trovata e glielo aveva sbattutto in faccia. A quel punto lei l’ha raggiunta e ha cominciato ad urlare come un pazzo. Alla fine la decisione di rivedersi la mattina dopo visto che doveva tornare in teatro.
Carletti: “Io ho un ricordo molto lucido, non ero in teatro perchè ero al palasport, sono stato a casa della mia ex moglie fino all’1.30 di notte”. Cosa che invece Francesca ha negato. L’altra signora invece ha detto che era stato a cena da lei fino alle 23.30: “E’ vero ma solo fino alle 21.30 prima di andare al Palasport. Il giorno dopo sarei dovuto partire per una vacanza in Puglia con questa mia amica”.
IL MATTINO. “Mi sono recato a casa di Francesca e ho portato le paste per fare colazione insieme. Avevo una trave di legno che mi doveva servire per metterla sotto il carica batterie del motorino. Poi è nato un litigio per il solito motivo, ossia che Francesca non aveva fiducia nei mie confronti, ad un certo punto della lite quando i toni erano saliti lei mi ha detto una cosa che mi ha fatto perdere le staffe, che io ero pazzo come mio padre. Prima mi ha detto che ero un fallito nel lavoro, nel matrimonio e nella vita. E questo ha aperto una voragine incredibile perché il problema del rapporto con la patologia di mio padre per me era un problema reale, solo oggi me ne rendo conto, dopo due anni di terapia ora riesco a conviverci. Ovviamente non serve a giustificare quello che ho fatto perché è ingiustificabile, ma questo unito a tutti i problemi di cui ho parlato prima è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. Ricordiamo che suo padre si era suicidato.
IL RICORDO DEI FATTI. “Io sul fatto non voglio tornare anche se oggi dopo tre anni riesco a confrontarmi con quello che è successo, a rendermi conto di quello che è accaduto, mentre nei primi periodi in cui ero in clinica lo rifiutavo. Oggi capisco che è una cosa che ho fatto e mi distrugge che ho commesso questa cosa all’unica persona al mondo che non lo meritava. Non volevo che Francesca morisse, di questo sono convinto, la volevo punire e non ucciderla e l’ho messa sul cassonetto perchè volevo che tutti sapessero. Io sapevo che era viva”. Ma se qualcuno, per puro caso, non si fosse reso conto che dentro quel cassonetto c’era qualcuno ancora in vita? “Ho pensato spesso a questa eventualità e credo che non mi sarei mai perdonato una sciagura del genere”.
L’AVVOCATO MANDRELLI. “L’esplosione della bolla che ha portato Bruno Carletti a compiere questo gesto orribile – ha dichiarato uno dei due legali di Carletti – è stata accompagnata da un processo di acquisizione di questo fatto. Basti pensare che invece di darsi alla fuga il Carletti si reca sul luogo di lavoro e preoccupato che a qualche ora dall’accaduto nessuno si sia accorto di niente pensa bene di avvisare lui, chiedendo informazioni alla sorella mettendo informazione quel meccanismo che da lì ha poco lo ha portato ad essere fermato. E’ un caso di apparente lucidità, con due coscienze che convivono per qualche ora”.
FRANCESCA. “Io non ricordo nulla di quella mattina, se però io penso al gioco di bugie penso che la mia sia stata una punizione per non aver voluto credere, per non aver accettato il compromesso che lui proponeva”.
L’AVVOCATO SCHEGGIA. L’altro legale. “Bruno Carletti è stato sottoposto a due perizie psichiatriche, la prima ordinata dal Gip ed effettuata dal professor Francia il quale concluse per una totale incapacità di intendere e di volere al momento del fatto. La seconda venne affidata al professor Pannain il quale concluse invece per un vizio parziale di mente. Noi difensori dissentiamo profondamente dalla decisione del giudice che riteniamo immotivata sotto un duplice motivo: il primo è perché non ha mai spiegato il motivo per il quale si era resa necessaria una seconda perizia; il secondo è l’omissione di motivare il perchè nello scegliere la perizia Pannain. Noi siamo convinti che la perizia che meglio fotografa la realtà del Carletti è quella del professor Francia e quindi abbiamo chiesto di dichiarare non imputabile il Carletti per totale incapacità di intendere al momento del fatto”.
L’AVVOCATO CARNEVALI. Legale di Francesca Baleani. “Manca quello stato confusionale tipico del post evento, se vogliamo far sparire un corpo quello del cassonetto e della compattazione che avviene è un buono strumento. Dalle telefonate che ha compiuto in mattinata, dall’essere andato a casa a cambiarsi ed essere tornato al lavoro, sono tutti gesti che conducono a una condotta lucida, determinata e probabilmente con un fine ben preciso”.
LE CONCLUSIONI. Carletti: “Vivo questa condanna a otto anni in una comunità terapeutica a San Severino, sono due anni e 5 mesi che sono lì”. Ha motivo Francesca di temere per la sua incolumità? “Assolutamente no, per me quello che è successo mi ha aperto la mente”. Ha rivisto Francesca? “L’ho rivista una volta soltanto mentre ero in macchina, ma è stata una cosa momentanea”. Lei desidera rivederla? “No, francamente no”. Come occupa il suo tempo? “Lavoro nella tipografia di questa struttura e volgo anche altre mansioni all’interno della comunità, così riesco a tenere occupato il mio tempo”. Chi li è accanto oltre ai suoi avvocati? “Ho avuto la fortuna di avere mio fratello, mia cognata e mio nipote che mi sono stati molto vicini e anche amici che hanno scelto di non abbandonarmi”. Dov’è il suo futuro? “Ora è presto per dirlo, quando avrò finito di scontare la mia pena mi auguro di poter ricominciare a vivere una vita tranquilla in un ambiente ovviamente più lontano possibile dal luogo in cui è successo il fatto”. Quindi non resterà a Macerata? “Non credo”.
(Foto di Guido Picchio).
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Se l’atto compiuto da Carletti era stato fatto da un povero cristo questo era in galera da tempo!!! Trovo vergognoso per non dire disdicevole il trattamento a mio avviso “privilegiato” che gli è stato riservato.
come non sottoscrivere??
La cosa più disdicevole semmai, in tanti casi come questo (Garlasco e prima Cogne e prima ancora Via Poma e altri 100 delitti), è la sovraeposizione della notizia.
Se Carletti e la Baleani fossero stati due “signor nessuno”, magari con la III media in tasca, la notizia avrebbe occupato le pagine dei giornali (locali, non certo nazionali) per 2 giorni e ci sarebbe stato poco più di un trafiletto per il processo.
Se il fatto di Cronaca nera fosse avvenuto lo stesso giorno di una calamità nazionale avrebbe, forse, trovato posto sulle brevi di conaca (in quanto “tira” più la morte di 100 persone che il tentato omicidio di una).
Invece proprio perchè a Macerata non accade mai nullaed i personaggi erano in vista ecco che il circo mediatico ha acceso i riflettori e si è gettato sulla notizia in modo quasi morboso…
Commenti, analisi, interviste… Insomma se ne parlava (non certo per la ricerca della verità o per capire i motivi di quanto accaduto ma per) solo vendere qualche copia in più di giornale.
Da sottoscrivere tutto quello sopra scritto! Ora va bene il perdono cristiano, va bene la “semi-infermità di mente” (mah?), ma chi compie atti così turpi non deve avere questa visibilità sui net.work. Se ne stia buono buono nella comunità dove sconta l’esigua pena, ringrazi per aver avuto l’esiga pena e basta.
Scusate ma di questo caso se ne e’ parlato troppo soprattutto dalla parte di Carletti come se la vittima fosse stato lui e non la sua ex-moglie. Mi domando da cittadino di strada: al dila’ di 1 anno piu’ o un anno meno…………. ma quando si fara’ qualche anno di galera veramente???