Francesco Acquaroli
di Luca Patrassi
Francesco Acquaroli, 51 anni, è stato sindaco di Potenza Picena, consigliere regionale e deputato per Fratelli d’Italia: dal 2020 è il governatore della Regione Marche e si ricandida alla guida della stessa con una coalizione di centrodestra.
Tra due giorni si apriranno le urne. Ha dei dubbi sui risultati? Il centrosinistra dice che sarà una elezione che si deciderà all’ultimo voto, è d’accordo?
«Ho una sensazione positiva, confermata dal calore e dal sostegno diffuso che registro in tutta la regione, dal nord al sud. L’auspicio è che ci sia anche ampia partecipazione».
Francesco Acquaroli con Giorgia Meloni
Non attacca i suoi avversari, non li cita nemmeno. Strategia elettorale o fa parte del suo carattere?
«Un po’ tutte e due, il mio carattere è notoriamente un carattere conciliante, il fatto che sia conciliante non significa che sia remissivo. Non ritengo che attaccare gli avversari ci aiuti a comunicare i tanti obiettivi raggiunti: l’obiettivo è quello di comunicare le cose fatte e quelle che vogliamo completare».
Fare, non dire. Cinque anni di governo delle Marche, cinque cose importanti che hanno la sua firma?
«Sono tante le cose fatte, tutte portano la mia firma ma sempre a nome di una squadra. Le più importanti sono la riforma sanitaria con le Ast, la Pedemontana, l’alta velocità ferroviaria con la nomina del commissario, i voli di continuità territoriale e la legge sui borghi. Metterei anche la sesta: la scelta di cofinanziare subito la programmazione europea che oggi ci vede in testa alla classifica delle Regioni italiane per utilizzo dei fondi».
La premier Meloni ha detto riferendosi a lei: “Francesco fa e non dice. Non fidatevi di chi parla soltanto”. Il suo antagonista Matteo Ricci parlando di lei: “Acquaroli fuori dalle Marche non lo conosce nessuno e così non si rendono le Marche turisticamente attrattive. Il commissario Castelli? Meno comunicazione e più ricostruzione”. Le sembrano dichiarazioni in contraddizione?
«La premier mi conosce bene e sa il mio modo di fare, la ringrazio di quello che ha detto. Per me viene prima il fare. Quello di Ricci mi pare un esercizio staccato dalla realtà fatto esclusivamente per valorizzare se stesso. Un turista non visita una città o una regione per il sindaco o per il governatore , non la sceglie in base a chi va in televisione: è un esercizio più volto a valorizzare la sua presunta notorietà piuttosto che una teoria riscontrabile».
In campagna elettorale se ne sentono e se ne vedono di tutti i colori anche sul fronte di alleanze con operazioni da Nobel per la chimica.
«Le alleanze si devono fare sugli obiettivi e non sui veti. Alla fine il perimetro delle alleanze deve avere una visione reale. Il centrodestra ha costruito un’alleanza che esprime una visione collettiva e condivisa. Alleanze per e non contro, poi le contraddizioni emergono. Non si possono fare alleanze che si basano soltanto sull’essere contro Acquaroli».
Nel suo intervento ad Ancona, in chiusura, ha toccato duro il tasto della ex Banca Marche a proposito di chi allora governava e – come ha detto lei – si è girato dall’altra parte per le Marche mentre ha salvato banche del suo territorio.
«Ci sono responsabilità enormi della politica su questa vicenda. Quella di Banca Marche è una ferita mai rimarginata, tanto più in questi giorni in cui assistiamo alla scalata di una di quelle banche che furono salvate. Avere una banca del territorio avrebbe fatto da valore aggiunto, senza pensare agli azionisti e ai correntisti. Quelle persone dovrebbero spiegare le motivazioni e i criteri utilizzati dal Pd quando faceva quelle scelte».
Ha anche ricordato come la carenza di medici di base e di specialisti nasca dalla sbagliata programmazione fatta dal centrosinistra nei decenni scorsi.
«Quando faccio queste affermazioni mi dicono che voglio dare la colpa a chi c’era prima. In realtà cerco di spiegare che per formare un medico occorrono dieci anni: il fatto che ci sia una carenza drammatica di medici e di infermieri non può essere imputabile a me perché andava affrontata molto prima dai governi nazionali. Fa sorridere che proprio chi quella programmazione in quegli anni non l’ha fatta oggi punti il dito contro di me su questo tema».
Una volta la campagna elettorale si faceva “casa per casa” alla ricerca della singola preferenza, ora si parla più spesso per slogan e selfie sui social. Di quel periodo sono rimasti, forse, i candidati che ancora rappresentano i territori in qualche modo. Conta di più l’appeal del candidato governatore o quello dei candidati nelle varie liste in giro per la regione?
«Anzitutto ho molta nostalgia della politica fatta sul territorio, a contatto con le persone, quando posso cerco sempre di farla perché credo che sia la missione più vera e autentica della politica. Credo che siano importanti governatori e consiglieri, è sempre un mix che fa la differenza».
Ricci ripete che il suo modo di governare sarebbe quello di dire sempre “sì signora” riferendosi alla premier Meloni.
«Noi non prendiamo ordini, condividiamo una visione mentre lui farà riferimento alle sue esperienze con le segreterie. Condividiamo una strategia totale. Se ci fossimo stati noi quello che è accaduto con Banca Marche non si sarebbe verificato. Quando sono stati loro al governo si è visto come sono state trattate le Marche, lo hanno dimostrato con le alluvioni del Misa ma gli esempi sono tanti e basta guardare le infrastrutture».
Se dovesse essere rieletto, quali saranno i criteri di formazione della giunta?
«I criteri dei formazione della giunta saranno legati alle competenze, conoscenza del territorio e la capacità di trovare una squadra, politicamente equilibrata visto che siamo una coalizione che sia realmente rappresentativa delle esigenze dei marchigiani».
Le prime priorità da affrontare?
«Ne sono tante: direi giovani, economia, ricostruzione e sanità».
Se parlassero veramente le cose fatte...
Specialmente sulla sanità........
va bene tutto basta che per te non parli tu e siamo tutti contenti, magari le cose fatte sapranno dirci di piu sui milioni per le doppie società chi si occupano di turismo
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Acquaroli faccia uno sforzo di ricordare pubblicamente gli imprenditori insolventi che non onorando i debiti con Banca Marche, l’hanno fatta fallire.
Eviti la favola “noi avremmo fatto così” perchè una normativa europea impedisce di salvare gli istituti di credito privati con soldi pubblici (Direttiva sul risanamento e la risoluzione delle banche – BRRD).
So che siete “allergici” all’Europa caro Francesco, ma la UE non è un menù dove scegli quello che ti piace (Fondi PNRR) e respingi quello che non ti garba (BRRD, Bolkestein, etc.).
Non ri – accendere gli animi degli azionisti che hanno perso tutto per colpa di imprenditori inadempienti (che certamente non votano sinistra), lo trovo molto scorretto da parte tua. Un saluto
Per lui parlano le cose fatte…..praticamente è muto!