Da sinistra: Paola Giorgi, Gian Mario Spacca, Francesco Acquaroli e Raimondo Orsetti durante il recente incontro
di Luca Patrassi
La piramide doveva essere rovesciata, nessun verticismo ma condivisione delle scelte. Così aveva annunciato Gian Mario Spacca doveva essere il movimento (da lui fondato) Base Popolare Marche. Incontri, convegni, presentazione di programmi elettorali fino a pochi giorni fa quando qualcuno all’interno del movimento ha evidenziato che sì la piramide era rovesciata ma si stava dimostrando una questione di famiglia, di successione dinastica come per i faraoni di egiziana memoria.
Gian Mario Spacca, ex governatore delle Marche
Dopo l’incontro con il governatore della Regione Marche Francesco Acquaroli, è emerso che l’accordo elettorale con il centrodestra si sarebbe basato su un paio di nominativi da valorizzare ed uno di questi era il coordinatore anconetano di Base Popolare Andrea Castellani, conosciuto anche in quanto genero di Gian Mario Spacca.
Andrea Castellani, coordinatore di Base Popolare ad Ancona
Altra voce in libera uscita la candidatura di Castellani in tandem con l’assessora regionale della Lega Chiara Biondi a Fabriano nelle liste di Forza Italia. Come dire abbastanza “carne al fuoco” da aver reso il direttivo regionale di ieri sera di Base Popolare una polveriera. Qualche esplosione c’era già stata via chat, insomma l’assemblea era annunciata esplosiva e tale si è rivelata. Nessuna contestazione sulla scelta di campo, quanto piuttosto sui metodi seguiti. Una improvvisa indisposizione ha costretto Spacca al forfait e la gestione dell’assemblea è stata lasciata in mano ai “luogotenenti” della piramide rovesciata, il coordinatore Raimondo Orsetti e la vicecoordinatrice Paola Giorgi.
Mauro Giustozzi si è dimesso da coordinatore della provincia di Macerata, è stata direttore generale di Unimc per 13 anni
Nessuna discussione sui programmi, nessuna discussione sulla scelta di allearsi con il centrodestra ma una serie di attacchi all’ex governatore Gian Mario Spacca iniziati con battibecchi furenti alla ricerca della “manina” che ha fatto circolare all’esterno i contenuti bollenti della chat interna. L’assemblea si è subito trasformata in una bolgia e in tanti hanno deciso di non metterci più la faccia. Nei giorni scorsi si era dimesso il maceratese Maurizio Tosoroni, ieri tra gli altri si sono aggiunti uno dei fondatori di Base Popolare, il tesoriere e coordinatore di Fermo Stefano Cencetti, il coordinatore provinciale maceratese Mauro Giustozzi, il vicecoordinatore di Pesaro Mauro Falcucci (ex sindaco di Castelsant’Angelo sul Nera). Doveva essere quello di ieri sera il direttivo regionale di formalizzazione dell’accordo con Acquaroli, si è tramutato in un semi-naufragio con buona pace della “piramide rovesciata”. Tutti a casa, nessuna votazione.
Base Poltronara
Soldi Soldi Sodi
Tengo famiglia.
Terra-terra popolare, più che altro...
Magnauffa
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“”L’accordo si basava su un paio di nominativi da valorizzare..””
e se sò incavolati…e dimessi.. Eppure Acquaroli…per una volta si era dimostrato parco….solo un paio..Capito ???..Non li sceglie competenti..no.no..!!! Basta essere Fratelli d’Italia o magari anche solo parenti alla lontana..poi ti valorizziamo noi…basta du cazzate dette ai giornali di cordata..e du comparsate televisive..che tanto a si mammalucchi basta dije che va tutto bene che tanto ce crede..A meno che cossoro si sono dimessi perchè quei due toglievano spazio a due di loro..Ma cmq ce li meritiamo tutti…..a noi ci basta urlare più forte solo nei derby.. Che schifo..!!!!
Sì litiga per programmi concreti per le Marche? Si litiga per la poltrona e il clientelismo . A parte i soliti noti che commentano per tifo, ci si domanda come mai cresce l’astensione al voto. Stranamente!
Spacca, allievo -almeno così si diceva – di Aldo Moro, cresciuto nella Fondazione Merloni, a cui piacevano tanto le grandi teorizzazioni sulle Marche – via adriatica allo sviluppo, città regione e così via – finito come un forlaniano qualsiasi del morente pentapartito a costruire un accrocchio di potere per spartirsi quattro poltrone. Ai titoli di coda mancava solo la parentesi tutta italiana del “tengo famiglia”. Che pena!