«Sentiamo la necessità di richiamare ancora una volta tutti i sindaci, componenti dell’assemblea d’ambito dell’Aato3, al senso di responsabilità nei confronti dei cittadini del nostro territorio e dei lavoratori delle attuali aziende che gestiscono il servizio idrico integrato; ormai da troppo tempo cittadini e lavoratori vivono in una condizione di incertezza rispetto all’acqua come bene pubblico e, nel caso di questi ultimi, nel timore per il proprio futuro lavorativo». Inizia così la lettera aperta che Cgil, Cisl e Uil inviano ai sindaci del territorio sulla questione dell’affidamento del servizio idrico, visto lo stallo che dura da tempo e il rischio concreto che possa finire in mani private.
«Dopo gli incontri di fine anno e le successive dichiarazioni a mezzo stampa siamo infatti fortemente preoccupati che, al passo in avanti unitario raggiunto in sede di assemblea dei sindaci nel novembre scorso, con l’affidamento del parere legale all’avvocato Boifava in merito alla governance della futura società unica di gestione, si torni oggi pericolosamente al punto di partenza – continuano i sindacati – Un nuovo scontro sta infatti emergendo tra i Comuni e tra le diverse società di gestione esistenti, mentre all’orizzonte si profila la scadenza dettata dalla normativa ed è sempre più vicino il rischio dell’avvio della procedura di gara e della conseguente privatizzazione dell’acqua del nostro territorio. Siamo pienamente consapevoli del valore delle attuali società operative, del fondamentale ruolo da sempre svolto da esse nelle comunità e, non da ultimo, della rilevanza delle stesse nei bilanci comunali. Oggi siamo di fronte ad un bivio storico ineludibile».
«Riteniamo – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – che sia ancora possibile governare, nel perimetro della normativa esistente, il processo con la fusione delle stesse società e/o alla costruzione di una nuova società unica pubblica. Riteniamo che si debbano costruire le condizioni per proseguire con un nuovo contenitore (pubblico), che oltre ad essere in linea con i dettami normativi può anche preservare lo spirito delle attuali partecipate pubbliche minimizzando le conseguenze per i Comuni. In caso contrario si consegnerebbe il valore patrimoniale e valoriale storico delle stesse ad un grande gruppo privato che, come da naturale vocazione, orienterebbe la gestione dell’acqua all’unico obiettivo primario della realizzazione del profitto mettendo in secondo piano gli interessi dei cittadini e dei territori. Ci sembra opportuno quindi, nel pieno esercizio del nostro duplice ruolo di rappresentanti dei cittadini e dei lavoratori interessati, ricordare a tutti i componenti dell’Assemblea d’Ambito l’importanza della partita in gioco e delle scelte che oggi tutti gli attori coinvolti sono chiamati a svolgere in tempi rapidi. Se come tutti fino ad oggi si sono affannati a dichiarare, gli obiettivi comuni sono quelli del mantenimento dell’acqua come bene pubblico e della salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti, è necessario che si faccia lo sforzo collettivo di superare divisioni, tatticismi, interessi particolari e mire personali, trasformando le discussioni collettive in reali momenti di avanzamento e non di difesa degli steccati oggi esistenti».
«Ci auguriamo quindi fortemente che, a partire dalle riunioni in programma in questi giorni tra sindaci e società fino ad arrivare alla prossima assemblea fissata per il 31 gennaio, si possa arrivare finalmente ad una proposta condivisa di fusione e/o costruzione di una nuova società pubblica che garantisca il mantenimento in house del Servizio idrico integrato del nostro territorio ed la salvaguardia dei livelli occupazionali esistenti – concludono i sindacati – Continuare con l’improbabile difesa dello status quo o rimarcare gli elementi che rendono le ipotesi in campo difficili da realizzare avrà infatti l’unico effetto di spingerci a grandi passi verso la gara e l’entrata in gioco dei soggetti privati: uno scenario irreversibile che farebbe ricadere delle pesanti responsabilità storiche sugli attuali amministratori del nostro territorio. Ribadiamo la piena disponibilità alla collaborazione, consapevoli delle complessità rispetto ad una situazione di tale portata, mettendo a disposizione di tutti le nostre professionalità nell’esercizio del nostro ruolo. Se non ci saranno passi in avanti significativi in tempi rapidi organizzeremo un percorso attivo di coinvolgimento di lavoratori e cittadini, i soggetti che alla fine subiranno le conseguenze delle scelte (o delle non scelte) che verranno attuate nel futuro prossimo».
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A me sembra ormai chiarissimo che la privatizzazione sia proprio l’obiettivo finale di questa farsa che si trascina da troppo tempo.
La soluzione tecnica corretta, al di là di tante discussioni a volte anche prive di adeguate cognizioni da parte di chi le fa, ed al di là delle dietrologie che restano tali, è la fusione tra i vari gestori oggi operativi. Del resto, é la soluzione che é sul tappeto da circa 20 anni…ma non facciamo finta di non sapere quale é il motivo sostanziale che ne ha sempre ostacolato la realizzazione….cui se ne é sempre aggiunto un altro più “laterale”, ma non meno insidioso.
Quello sostanziale. La fusione si può fare solo sulla base delle valutazioni patrimoniali dei vari soggetti che si fondono tra loro…e da tali valutazioni discende poi la percentuale di partecipazione di ognuno di tali soggetti nel nuovo gestore unico.
Capite bene quale sia la difficoltà/diffidenza di tutti gli Enti Locali di rimettersi ad un advisor terzo che determini questi valori che finirebbero per diventare paradigma indiscutibile della loro percentuale di partecipazione…con ciò che ne consegue in ordine alla “capacità di influenza” sul nuovo gestore unico.
Quello “laterale”. La fusione porterebbe ad una inevitabile razionalizzazione delle strutture amministrative degli attuali gestori…razionalizzazione=dimagrimento ! Questo ha sempre evitato, ed è pur comprensibile, che vi fosse “entusiasmo” per questa soluzione da parte delle strutture amministrative.