Alessandro Gentilucci, sindaco di Pieve Torina e presidente dell’Ato 3
Una delegazione del Coordinamento dei movimenti per l’Acqua Bene Comune, segue con apprensione il dibattito che si è aperto negli ultimi mesi nell’ambito dei Comuni afferenti all’Ato3 del Servizio Idrico Integrato in relazione alle caratteristiche del soggetto che si dovrà costituire e che dovrebbe gestire l’acqua alla imminente scadenza degli attuali affidamenti.
«Non possono essere compiute – questo il richiamo del movimento – con leggerezza e “buona fede” scelte in realtà dettate da miopi interessi di bottega o ispirate in modo subdolo da soggetti esterni portatori di interessi speculativi incompatibili con i diritti delle comunità locali».
Il Coordinamento di associazioni, movimenti, comitati ed attivisti, che nelle Marche hanno promosso il referendum per l’acqua pubblica del 2011, ha già avanzato in molteplici occasioni proposte «spesso inascoltate- si legge in una nota – finalizzate all’effettiva attuazione di una gestione pubblica del servizio realmente trasparente e partecipata, coerente con la volontà espressa dalla stragrande maggioranza dei cittadini marchigiani nella consultazione referendaria. Per questa ragione abbiamo da sempre sostenuto che l’unico strumento societario idoneo a tale scopo sia l’Azienda speciale consortile (soggetto di diritto pubblico) che peraltro, come confermato da ampia dottrina e giurisprudenza, risulta l’unico che consente con assoluta certezza l’affidamento diretto della gestione del servizio da parte degli enti locali».
Il Coordinamento definisce estremamente pericolosa l’ipotesi caldeggiata da alcuni esponenti politici ed istituzionali di dar vita nell’Ato3 ad una forma societaria non direttamente partecipata dai Comuni ma composta soltanto dalle attuali società di gestione locali (definita “di secondo livello”): «Riproporrebbe sotto altre forme la frammentazione gestionale attualmente esistente e renderebbe impossibile assicurare e dimostrare il reale controllo da parte degli Enti Locali, requisito imprescindibile per l’affidamento diretto.
Una soluzione di questo tipo, anche ammesso che fossero escluse dalla nuova compagine partecipazioni private (oggi esistenti nell’osimana Astea) assolutamente incompatibili con l’affidamento diretto e la cosiddetta gestione “in house”, risulterebbe infatti non conforme al dettato normativo e comporterebbe la “messa a gara” della gestione del Sii con la consegna alle logiche del profitto e del mercato l’effettiva disponibilità della vitale risorsa. Peraltro nel caso specifico un’Azienda Speciale Consortile può essere costituita dai Comuni valorizzando pienamente il patrimonio di competenze operative della attuali società locali di gestione e salvaguardando pienamente l’attuale quadro occupazionale».
Queste posizioni sono state rappresentate nei giorni scorsi da una delegazione rappresentativa dei territori interessati al presidente dell’Ato3 Alessandro Gentilucci: «Ha mostrato di condividere la nostra preoccupazione ed i principi espressi dalle nostre associazioni. Il nostro Coordinamento sarà impegnato nelle prossime settimane nei Comuni interessati affinché dai relativi sindaci siano compiute scelte responsabili e coerenti con la volontà espressa democraticamente dai cittadini che essi stessi rappresentano».
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Chiedo scusa, una domanda: l’acqua deve essere un bene comune che non può essere oggetto di speculazione perché è un elemento naturale e fondamentale per ogni forma di vita, o un bene per una politica scellerata che pretende una vita da nababbi fondata sul ladrocinio? Visto che come materia prima non si può comprare poiché alla sorgente è gratuita per tutti? A questo puto:
credo sia molto grave che tra santa ignoranza popolare e becera politica, nel 2023, ancora ci debba essere un connubio perfetto. I cittadini mugugnano, ma credo siano molto pochi quelli che sanno, che tutti dobbiamo concorrere alle spese pubbliche (“servizi pubblici”) in ragione della nostra capacità contributiva. E se costruzione e manutenzione di acquedotti, depuratori e fognature già pagati con le tasse non sono servizi pubblici visto che ce li ritroviamo nella bolletta dell’acqua, I politici tanto onesti abbiano la compiacenza di spiegarci che razza di servizi sono. Io dico e confermo che i referendum sull’acqua sono stati fatti perché l’acqua non può essere oggetto di becere speculazioni politiche, Quindi: carissimi ottomila sindaci del paese ITALIA Tra tutte le bollette vistosamente mafiose che paghiamo, quella dell’acqua non ha ragione di esistere, a meno che non sia legale l’estorsione.