Dal caso Ferretti ai dati sul sindaco.
Gli opachi allori che nascondono
l’urgenza di un rimpasto in giunta

IL COMMENTO di Carlo Cambi - L’estate consente di tracciare un bilancio dell’andamento del centrodestra a Macerata alla scadenza di metà mandato.  La Lega s’intesta il gradimento di Sandro Parcaroli, ma a leggere bene i numeri forse sarebbe consigliabile una maggiore cautela. Gli equilibri in Consiglio sono peraltro mutati e in vista delle europee sarebbe forse auspicabile che ci fosse una verifica per evitare strappi mentre in città si organizzano forze che guardano al 2026

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GIOCO DELLE COPPIE – Il tre volte premio Oscar Dante Ferretti durante una visita nella sua Macerata assieme alla moglie Francesca Lo Schiavo, accolto dal sindaco Sandro Parcaroli e dall’assessora alla cultura Katuscia Cassetta

di Carlo Cambi

D’estate, si legge e si riflette un po’ di più avendo briciole di tempo per sfogliare le ultime pagine di vita cittadina dopo magari settimane passate altrove. E così a tre anni dall’insediamento della nuova giunta e di fatto a metà mandato – visto che l’attuale consiliatura si prolungherà fino al giugno 2026 – viene voglia di fare un bilancio.

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Carlo Cambi

C’è una frase de la Luna e i Falò, l’ultimo romanzo di Cesare Pavese, che mi risuona dentro ogni volta che torno a Macerata: “Un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via. Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nelle piante, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti.”

Credo che sia lo stesso sentimento che anima Dante Ferretti, un gigante dell’arte che si è sentito, metaforicamente, chiudere in faccia la porta della sua città. Egli ha reagito da par suo: “L’assessore (di Macerata) alla cultura non ha cultura” ha sentenziato. Di fronte a un’affermazione così tagliente ci si sarebbe attesi una reazione, invece nulla. L’amministratore chiamato in causa ha risposto “Ci sono cose che guardano al passato” come se Dante Ferretti fosse un’anticaglia da relegare a Villa Buonaccorsi che sta a Potenza Picena perché la radice maceratese di questo geniale artista deve essere recisa. L’assessore in questione peraltro con la geografia pare fare confusione: amministra a Macerata con i soldi dei maceratesi, ma chiama a palazzo Buonaccorsi compagnie di ogni dove e segnatamente tra Porto Sant’Elpidio e Fermo. Evidentemente sente le radici, le proprie!

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Lo scenografo Dante Ferretti lo scorso maggio al teatro Lauro Rossi

Quanto al passato dacché Macerata sovente si è detta l’Atene delle Marche propongo alla riflessione comune un passaggio del discorso di Pericle agli Ateniesi (siamo nel 431 a.C): “Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito.” Ogni passaggio di quella memorabile orazione si chiude affermando: noi ad Atene facciamo così. Evidentemente noi a Macerata non facciamo così. Pericle scrive in greco e l’assessore in questione preferisce di gran lunga ascoltare in Latini (Giorgia). Quanto alla dura critica che Dante Ferretti ha mosso – in altri tempi si sarebbe avuto un pubblico confronto per stabilire se l’accusa fosse fondata – l’assessore in questione potrebbe farsi consigliare una lettura di Karl Popper, credo in famiglia abbia estimatori del filosofo. “La ragione, come la scienza, – sostiene Popper – cresce attraverso la critica reciproca; l’unico modo ragionevole per pianificare la sua crescita è sviluppare quelle istituzioni che salvaguardano la libertà di questa critica, cioè la libertà di pensiero.”

Ed è la ragione per cui parto dalla vicenda di Dante Ferretti che a mio avviso è stata sottovalutata e sopita. Mercoledì scorso a Radio Libertà nella mia settimanale rubrica di dialogo con gli ascoltatori una militante leghista mi ha posto un quesito: “Perché da quando siamo al Governo non sento più la spinta del popolo? Pare che i bisogni del popolo siano lontani dai nostri rappresentanti”. Ho fatto ricorso a una supercazzola.

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Luca Buldorini e Sandro Parcaroli

Tornando a Macerata ho trovato entusiastiche dichiarazioni del vertice della Lega: Sandro Parcaroli, sindaco di Macerata, ha guadagnato l’1,7% di consensi stando a un sondaggio che Antonio Noto ha fatto per il Sole 24 Ore sul gradimento dei primi cittadini. Il segretario provinciale leghista Luca Buldorini si mostra entusiasta, inneggia al modello Macerata e sostiene che “è evidente che i maceratesi hanno compreso e apprezzato visione e lavoro fatti.” Dev’essere convinto Buldorini, anche in forza della sua attività professionale, che Macerata sia una Spoon River e che “tutti dormono sulla collina”. Sandro Parcaroli, con tutto il rispetto, in quella classifica è terzo su 4 sindaci dei capoluoghi delle Marche (Ancona andava al voto e non vale), il quarto è a Pesaro Matteo Ricci, l’unico di sinistra. Parcaroli – pur guadagnando consenso, ma era successo anche Romano Carancini nel 2019 – è l’ultimo dei sindaci di centrodestra e se c’è un modello che funziona è semmai quello di Marco Fioravanti di Ascoli Piceno, il secondo più amato d’Italia ammesso che questi sondaggi abbiano un fondamento. Giorgia Latini segretaria regionale della Lega, che pure è di Ascoli, però gioisce per Parcaroli perché il primo cittadino piceno è di Fratelli d’Italia.

Così il centrodestra rischia di farsi male. Consiglierei una lettura; gli “Scritti di governo” di Niccolò Machiavelli: “Tu bada ben che l’aver in le tue mani il potere della Repubblica e il plauso di chi crede che si possa governare senza inganno non ti è bastante, poiché non è tanto la novità che conta, ma produrre il nuovo. Quindi ascolta e pruovoca il popolo perché parli a costo di causare in te risentimento. Non credere che questo sia disordine e perdita di tempo e che si facci meglio a non descutere et computare. Non è il tempo che si conzuma nel confronto cosa da deprecare. L’errore che non truoverà mai rimedio è quello del resolvere ogni decisione per applaudimento… Trista gente è quella di un popolo che segue lo sbatter di bandere e stendardi piuttosto che le idee ben mastecate.”

La riflessione da condurre è: davvero il modello Macerata funziona? In Consiglio comunale gli eletti della lista Parcaroli sono fuggiti e oggi quella lista praticamente con un solo consigliere esprime due assessori. Uno di questi peraltro non eletto e non votato (ha avuto 54 preferenze) è il più protetto dal sindaco. La Lega ha fatto di tutto per intestarsi Parcaroli e il sindaco è stato cooptato nel direttivo regionale, ma i miei ascoltatori di Radio Libertà mi chiederebbero: la militanza a quando risale e in cosa consiste? Sul sito www.legamarchesalvinipremier.it c’è l’elenco dei contributori. Ci sono tutti: da Anna Menghi a Renzo Marinelli capogruppo in Regione che versano mille euro al mese agli assessori di Macerata Maria Oriana Piccioni o Laura Laviano che versano 300 euro. Di Parcaroli non v’è traccia: l’ultimo elenco risale al maggio di quest’anno.

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Cominciano le larghe intese: gli aperitivi pre elettorali

La Lega ha fatto una riflessione sul quadro politico maceratese? Si è accorta che tra meno di un anno ci sono le Europee col proporzionale? Perché guardandolo bene il quadro della giunta di Macerata non solo è anomalo, ma è a forte rischio. Mi risuona la domanda: il popolo dov’è? La Lega ha tre assessori di questi uno solo eletto anche se ad onor del vero Andrea Marchiori ha avuto il grande merito del passo indietro per consentire la vittoria del centrodestra a Macerata. Se fagocita anche la lista Parcaroli – ormai di fatto ridotta a mera sigla dacché Romina Leombruni è passata a FdI da tempo, Sabrina De Padova è stata collocata fuori dalla maggioranza – si troverebbe ad avere cinque assessori di cui solo due eletti.

Fratelli d’Italia che è il secondo partito di coalizione con due soli assessori peraltro entrambi forti di un ampio consenso elettorale per quanto tempo ancora potrebbe sopportare un simile disequilibrio? E se alle Europee andasse secondo sondaggi – visto che la Lega ci crede e plaude – è ancora convinto il buon Luca Buldorini che sulla collina sarebbero tutti avvolti dal sonno eterno? Forse sarebbe saggio dare corso a un rimpasto di giunta ben prima che si arrivi al risultato del prossimo giugno sì da rinsaldare l’alleanza e dando seguito al volere degli elettori. Contare sul fatto che se si sfascia Macerata salta Ancona (intesa come Regione) è tattica di corto respiro. Occorre tornare al primato della politica e costruire davvero il modello Macerata coeso e fondato sulle competenze. Anche perché non è detto che tutto resti com’è. Si muovono in città forze intellettuali che hanno progetti più a lungo termine come già dentro questa giunta c’è chi pensando che del diman non v’è certezza va facendo aperitivi con l’ex sindaco Romano Carancini. Per dirla con Machiavelli è bene che il sindaco e la Lega se vogliono davvero costruire il modello Macerata non appaiano trista gente “che segue lo sbatter di bandere e stendardi piuttosto che le idee ben mastecate.”

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