Alessandro Gentilucci
«Gli scenari catastrofici paventati dai detrattori della società consortile di primo livello, composta dai comuni e dalle società di gestione, sono volutamente ingannevoli, come già verificato in assemblea». Sono le parole del presidente dell’Ato 3 Alessandro Gentilucci che interviene dopo lo strappo di 11 Comuni conseguente all’ultima assemblea. Il nodo è sempre quello della gestione del servizio idrico, per evitare che si vada a gara e possa finire nelle mani dei privati. I sindaci avevano puntato il dito sulla proposta avanzata dallo stesso Gentilucci, quella di creare una società pubblica di primo livello che gestisse l’acqua in tutto l’ambito. E hanno invece lanciato la proposta di una società di secondo livello, per salvare le varie municipalizzate già esistenti.
«Lo spauracchio dell’obbligo di indennizzo per milioni di euro ai gestori uscenti – spiega Gentilucci – è stato argomento di discussione e approfondimenti giuridici con pareri scritti di organi terzi per ben sei mesi, ed è stato smontato. L’ipotesi di una società consortile di secondo livello tanto decantata da alcuni sindaci, per una situazione analoga è già stata bocciata dalla Corte dei Conti delle Marche. Forse questo è ciò che si vuole anche per l’acqua? Una bocciatura, nel nostro caso, equivarrebbe a spalancare le porte al privato».
Gentilucci replica anche alle parole del segretario provinciale dem Angelo Sciapichetti, che gli aveva lanciato un appello a non continuare sulla strada dello scontro. «Quanto agli equilibrismi del segretario provinciale del Pd Sciapichetti, che ha sposato la consortile di secondo livello – dice Gentilucci – prendo atto che la sua scelta va incontro, piuttosto che alla tutela della rappresentatività dei sindaci e degli interessi dei cittadini, a quella delle società di gestione. Dunque, difficile credergli quando sostiene, a parole, acqua pubblica in mano pubblica: per lui questa frase assume il sapore di uno slogan e non di un proposito sincero e convinto».
«La scesa in campo del sottoscritto è risultata, purtroppo, inevitabile, a pochi mesi dalla scadenza dell’affidamento del servizio di gestione idrica e visto il protrarsi di discussioni che non hanno prodotto, ad oggi, alcuna decisione – aggiunge il presidente dell’Ato – Queste sono le ragioni che mi hanno spinto a indicare una strada, l’unica percorribile, ossia la società consortile di primo livello, partecipata da tutti i comuni dell’Ato 3 e dalle attuali società di gestione pubbliche, che garantisce in modo inequivocabile che l’acqua rimanga in mano pubblica e con gestione pubblica. E ciò per rimarcare l’impegno che gli italiani hanno sancito con il referendum del 2011 in cui si sono espressi chiaramente a favore di questa ipotesi. Il mio obiettivo è che l’Ato 3 adotti questa soluzione, sintesi delle due posizioni, per scongiurare il rischio, questo sì reale e catastrofico, che, continuando a traccheggiare, il servizio vada a gara e possa prevalere l’opzione privata, con buona pace di quelli che, a parole, contestano questo scenario ma, nei fatti…no».
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Purtroppo molti Sindaci vogliono fare come al Cosmari, non si decidono mai poi i costi sono sempre e solo per noi cittadini, a loro poco importa se il servizio finisce in mano privata l’importante é che APM, Astea, Acquambiente, ecc. siano attori e non comparse perché sono una grande fonte di VOTI.