di Luca Patrassi
Di anni ne sono passati tanti inutilmente, tutti a dire che si deve arrivare a una società pubblica di gestione delle acque, ma, al dunque, all’apparire di date certe per dare corpo agli annunci, le liti continuano.
L’impressione è che ognuno pensi di fare i propri interessi, che siano poi il posticino nel cda della municipalizzata di paese, il controllo di qualcosina di altro, la speranza che tenendo una certa posizione poi arrivi il premio, magari si pensa anche di aver ragione nel tener bloccato il tutto. All’Aato 3, quello maceratese, si continua a discutere: il presidente (e sindaco di Pieve Torna) Alessandro Gentilucci continua a dire che l’acqua deve rimanere pubblica e ha proposto ma al dunque non si trova il verso di portare a unità le troppe società di gestione che operano nell’ambito idrico maceratese.
Società pubblica di primo livello o di secondo, il dibattito continua mentre si avvicina pericolosamente il termine entro il quale, in assenza di un gestore unico, il servizio verrà messo a gara. “A pensare male si fa peccato”, con quel che segue, ricordava Andreotti e a qualcuno è venuto anche il dubbio che in realtà ci sia chi voglia arrivare alla gara continuando però a dire che lui è per la gestione dell’acqua pubblica.
Oggi, all’indomani di un’altra assemblea rovente tra i primi cittadini, arriva un intervento che porta la firma dei sindaci di 15 diversi Comuni (Loreto, Numana, Porto Recanati, Tolentino, Recanati, Osimo, Montelupone, Montecassiano, Montefano, Filottrano e Treia) e che appare in netto contrasto con quanto sostenuto dal presidente dell’Aato 3 Alessandro Gentilucci e dal presidente dell’Atac e coordinatore provinciale di FdI Massimo Belvederesi, che vorrebbero una società di primo livello per la gestione del servizio.
Ecco cosa scrivono i sindaci dei Comuni citati: «Una nuova società di primo livello (cioè partecipata esclusivamente da Comuni) che si candidasse a divenire nuovo gestore in house del servizio idrico integrato – ricevendo così un nuovo affidamento – dovrebbe indennizzare e pagare integralmente il valore degli investimenti non ammortizzati compiuti dai gestori operativi 90 giorni prima dell’inizio del servizio. Se non pagasse tempestivamente non potrebbe iniziare la gestione e subirebbe escussione della fideiussione prestata per ottenere l’affidamento. L’indennizzo di tutti i gestori trova il fondamento ai sensi dell’art. 28 Convenzioni di gestione relativamente al valore di rimborso oltre che ad una serie di leggi ordinarie e secondo la Costituzione. Il nuovo gestore deve, inoltre, assumere tutti i dipendenti delle società operative.
Per fare tutto ciò i Comuni che partecipano alla società dovranno versare nelle casse della società le disponibilità liquide (al netto di eventuali finanziamenti ricevuti) necessarie a pagare le somme dovute a favore dei precedenti gestori; inoltre dovranno mettere a disposizione della società un sufficiente ammontare di circolante per poter pagare i debiti correnti (ad esempio gli stipendi dei dipendenti assunti). Una stima conservativa potrebbe indicare tale importo in ulteriori circa 50 milioni di euro. Inoltre i Comuni dovranno stanziare nei propri bilanci l’importo delle perdite di esercizio della società per i successivi tre anni (la stima potrebbe conservativamente indicare in circa 10 milioni per ciascun anno). Ad oggi si stima che i soli indennizzi dovuti ai precedenti gestori ammontino a circa 200 milioni di euro. I Comuni dovrebbero inoltre giustificare alla Corte dei Conti per quali ragioni (in violazione dell’art. 2° del Decreto Madia) mantengono più di una partecipazione in società che svolgono gli stessi servizi».
Ancora il gruppo sopradescritto dei sindaci evidenzia quelle che, a loro dire, sarebbero le ragioni a favore di una società di secondo livello. «Una società di secondo livello consortile (risultante dalla fusione degli attuali concessionari Marche e Unidra e partecipata dal terzo concessionario Cma nonché dagli altri gestori operativi Assm, Assem, Valli Varanesi, Apm, Atac, Acquambiente ed Acquedotto del Nera) non dovrebbe indennizzare alcun gestore precedente poiché la sua sarebbe il rinnovo di un affidamento esistente e non un nuovo affidamento.
Nelle società di secondo livello non è necessaria la partecipazione diretta al capitale sociale della società da parte dei Comuni perché si può ottenere la nomina di rappresentanti dei Comuni nella società mediante nomina diretta e, in particolare, utilizzando il sistema di amministrazione dualistico che distingue tra attività di indirizzo (del consiglio di sorveglianza) e attività di gestione (del consiglio di gestione): i Comuni potrebbero nominare i propri rappresentanti nel consiglio di sorveglianza ed i gestori affidatari gli amministratori nel consiglio di gestione che potrebbero così gestire operativamente la società seguendo le indicazioni del consiglio di sorveglianza (questa soluzione è stata adottata nell’Ato di Livorno).
Comunque il ruolo dei Comuni sarebbe assicurato dalla partecipazione diretta alle società che gestiscono il servizio. Alla data attuale solo 7 Comuni nell’ambito (Apiro, Bolognola, Fiuminata, Gagliole, Pioraco, Poggio San Vicino, Sefro) non hanno una partecipazione in almeno uno negli 8 gestori esistenti (Assm, Assem, Valli Varanesi; Apm, Atac, Acquambiente, Acquedotto del Nera e Cma). La società di secondo livello accenterebbe solo parte delle funzioni che sono attualmente svolte in modo separato mentre altre verrebbero lasciate alle singole società territoriali che manterrebbero il contatto con il territorio».
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L’apologo di Menenio Agrippa: https://it.wikipedia.org/wiki/Apologo_di_Menenio_Agrippa
L’acqua pubblica ha sempre meno il sapore dell’acqua e sempre di più il sapore del denaro, per farla correre meglio.
L’ acqua che noi paghiamo profumatamente, non è né di sinistra né di destra, vedete di darvi una regolata e subito.