Riforma del Consiglio delle donne,
De Padova attacca la sua maggioranza:
«Manca una figura forte, il sindaco»

MACERATA - Esplode il caso, la consigliera della civica di Parcaroli se la prende con il primo cittadino stesso e le sue colleghe: «Mancanza di correttezza e di spirito di solidarietà femminile. Vogliono farmi decadere perché ho espresso opinioni diverse da quelle dettate dagli assessori». La dem Ninfa Contigiani: «Le soldatesse hanno finalmente squarciato il velo e mostrato i canini. Dopo travagli e malumori molto mal celati hanno messo nero su bianco lo stile antidemocratico»

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La consigliera Sabrina De Padova (civica Parcaroli)

 

di Luca Patrassi

Quasi una battaglia in conferenza dei capigruppo per decidere come far arrivare in Consiglio comunale la questione della modifica al regolamento del Consiglio delle donne al centro di una proposta firmata dalle consigliere comunali di maggioranza con esclusione di Sabrina De Padova, eletta con la civica Parcaroli. I capigruppo dell’opposizione hanno chiesto di presentare la proposta in Consiglio non prima del passaggio in commissione e di aver richiesto il parere dello stesso Consiglio della donne. Su quest’ultimo aspetto non c’è stato accordo e si è andati al voto. La maggioranza l’ha spuntata per 11 voti a 9, mancava il capogruppo FdI Pierfrancesco Castiglioni che nel frattempo era uscito. Dunque si va in aula senza passare dal parere del Consiglio delle donne.

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Il sindaco Sandro Parcaroli

A far esplodere il caso è però la presidente del Consiglio delle donne Sabrina De Padova che, sulla vicenda, attacca frontalmente le sue (ex?) colleghe di maggioranza e il sindaco. «Le consigliere di maggioranza hanno avanzato una proposta di modifica al regolamento del Consiglio delle  donne. Le modifiche – aggiunge De Padova a Cronache Maceratesi – sono state effettuate, senza alcun passaggio all’interno del Consiglio delle donne, senza consultare la presidentessa e le componenti delle associazioni e degli enti che ne fanno parte. Questo atto evidenzia mancanza di rispetto per la democrazia e per le istituzioni, di correttezza e di spirito di solidarietà femminile che si è tanto declamata nel Consiglio delle donne. Inoltre vorrei ricordare che il  28 aprile 2021 c’è stata, durante il Consiglio delle donne, una proposta di modifica del regolamento, avanzato dall’avvocata Leide Polci, per dare la possibilità di eleggere come vice presidente una componente delle associazioni o enti. In quell’occasione era stato imposto, dall’amministrazione comunale, la possibilità di modificarlo solo a fine mandato, modifica approvata all’unanimità, e che si contrappone alla proposta unilaterale delle consigliere comunali di maggioranza che avrebbe invece effetto immediato, accentrando il potere nelle mani delle stesse consigliere. Inoltre si evidenzia la volontà di far decadere presidente e vice, probabilmente per aver espresso opinioni diverse da quelle dettate dagli assessori, vedi approvazione alla mozione di Miliozzi nel precedente consiglio comunale, che chiedeva semplicemente condivisione delle scelte degli assessori. Questo sottolinea come tutto possa essere manipolato a vantaggio di qualcuno». Infine il riferimento diretto al primo cittadino Sandro Parcaroli, attacco firmato dalla consigliera della sua lista civica : «Forse uno dei motivi di tutto ciò può essere ascritto anche alla mancanza di una figura forte di riferimento, come il sindaco».

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Ninfa Contigiani (Pd)

L’argomento è al centro di un intervento della consigliera dem Ninfa Contigiani: «Le soldatesse della maggioranza hanno finalmente squarciato il velo e mostrato i canini. Dopo travagli e malumori molto mal celati hanno messo nero su bianco lo stile antidemocratico e contrario ad ogni partecipazione attiva della cittadinanza e dell’associazionismo sulle questioni femminili. D’altronde si sa, si comincia sempre prima dalle questioni femminili, perché servono a fare le prove generali. Dunque, se il buon giorno si vede dal mattino, dalle modifiche proposte dalle consigliere della maggioranza al regolamento del Consiglio delle donne possiamo farci un’idea molto chiara di come sarebbe interpretato il governo della città in futuro, e peggio ancora se dalla figura da queste promossa e auspicata. Il Consiglio delle donne non è un circolo del thè che si sollazza per passar tempo, né è una claque dell’assessora alle pari opportunità. Le consigliere della maggioranza vorrebbero  uno spazio di confronto libero ridotto ad un applausometro, un comitato esecutivo del volere della reginetta di turno senza che si possa muover paglia o foglia che lei non voglia. Fa tristezza vedere quanta poca stima di sé e della propria indipendenza e libertà le colleghe abbiano, ma nella mia cultura e formazione – a differenza della loro – ognuna ha diritto di essere ciò che vuole per cui qui, in effetti,  il punto è un altro. Il punto è che la loro proposta impone a tutta la città, senza ritegno, una visione unilaterale della rappresentanza che non mostra nessuna conoscenza (ma forse è palese disprezzo) della legge e delle norme fondamentali della nostra comunità e diventa solo ‘obbedienza’. Il Consiglio delle donne è una istituzione dell’Amminsitrazione della città prevista dallo Statuto comunale ex art 28. Non c’è possibilità alcuna di rintracciare il concetto giuridico di autonomia nella proposta di modifica del Regolamento attuativo della maggioranza, che ne stravolge finalità, modalità operative, significato».

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Il Consiglio delle donne

L’affondo finale: «Il consiglio delle donne – rileva Contigiani – è nato ed è stato fin qui uno spazio di rappresentanza e confronto plurale delle istanze femminili emerse dalla società maceratese, visto che la rappresentanza politica si esprime già nei suoi luoghi che sono il consiglio comunale e la giunta. Proprio questa ricchezza di approfondimento e di varietà di presenze, con le rappresentanti del sociale che sono integrate nella costituzione dell’organo, sono la fotografia reale della nostra comunità e servono a svolgere il ruolo che lo Statuto prevede, ovvero dare pareri sulle scelte amministrative sensibili e fare proposte proattive in piena libertà. Buttar via tutto questo si può volere solo perché non si ha l’autorevolezza per far apprezzare le soluzioni offerte e ci si accontenta di comandare – e farsi comandare – forzando la mano. Non staremo certo a guardare».

 


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