Luciano Pantanetti (al centro) con Angelo Sciapichetti e Romano Carancini durante l’assemblea provinciale del Pd di sabato scorso
Torna a farsi sentire, nell’agone politico, l’ex presidente del Consiglio comunale Luciano Pantanetti, di recente approdato nel Pd. Lo fa, anche in base al ruolo svolto nella legislatura scorsa, sull’onda delle vicende legate alle due sedute consecutive di Consiglio rinviate per mancanza del numero legale, l’ultima per precisa scelta della maggioranza. Scrive Pantanetti: «Da quanto si evince dall’articolo, sembra che la maggioranza consiliare, scientemente, abbia deciso di disertare i lavori del Consiglio Comunale, regolarmente convocato, pur in presenza di argomenti da discutere. La domanda è perché? Perchè la maggioranza, forte dei numeri che la contraddistinguono in Consiglio, deve disertare l’aula e far rinviare una seduta già calendarizzata con gli annessi punti all’ordine del giorno?».
Luciano Pantanetti è stato presidente del Consiglio comunale dal 2015 al 2020
Fatta la domanda, Pantanetti si dà la risposta: «Abbiamo assistito ad un comportamento figlio di un analfabetismo politico- istituzionale senza uguali, o siamo di fronte ad una crisi politica che investe la stessa maggioranza, incapace di trovare la sintesi politica su alcune decisioni nelle opportune sedi? Credo siano legittimi tali interrogativi se si considera che solo la maggioranza ha la possibilità di garantire il numero legale per il regolare funzionamento delle sedute del Consiglio; la minoranza, infatti, da sola non ha il numero di consiglieri necessari per garantirla e cioè la metà dei consiglieri assegnati al Consiglio (12 minoranza – 20 maggioranza + il Sindaco). Il presidente del Consiglio (espressione politica di maggioranza), in accordo con il sindaco e sentita la conferenza dei capigruppo, predispone il calendario delle sedute. In buona sostanza, la maggioranza e il sindaco, forti dei propri numeri decidono il quando, il come e il perché di ogni passaggio consiliare». La conseguenza: «E’ di tutta evidenza, allora, che disertare o, comunque, cercare di far mancare il numero legale all’assise cittadina, per logica sia una prerogativa della minoranza. Minoranza che nella battaglia politica, in casi estremi, laddove ce ne fossero le condizioni, potrebbe abbandonare l’aula per evitare che si possa deliberare su un argomento in discussione, in assenza di numero legale. Una maggioranza consiliare che assume una tale decisione non può non considerarsi, nella migliore delle ipotesi, “confusa”; infatti, nonostante, sia forte dei propri numeri che gli danno la possibilità di decidere in autonomia sui tempi e modi lavoro del Consiglio, oltre alla garanzia di approvazione o bocciatura di qualsiasi delibera-mozione-ordine del giorno in discussione, diserta la seduta. Comunque la si pensa, credo, tuttavia, che tale comportamento sia irrispettoso nei confronti della collettività maceratese, che, alla fine, si fa sempre carico di supportare tutte le spese necessarie per far funzionare detto organismo».
Pantanetti cita il risvolto economico: « Deserta o non deserta, la seduta consiliare ha sempre dei costi fissi necessari per garantire il regolare svolgimento della seduta che, lo ribadisco, la maggioranza ha disertato (vigili, personale amministrativo, apertura sala consiliare). Credo a questo punto, così come prevede anche il regolamento dei lavori del consiglio, che i consiglieri non presenti al momento dell’appello, salvo che non abbiamo già comunicato le ragioni della loro assenza al presidente del Consiglio comunale, lo facciano entro i cinque giorni successivi in forma scritta, così che ognuno di noi potrà avere tutti gli elementi necessari per poter fare le proprie valutazioni e, finalmente capire perché una maggioranza manda deserta una seduta consiliare che presiede e governa».
(L. Pat.)
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