di Filippo Davoli
C’era un periodo che, al cinema, andavano di moda i remakes. Da un lato l’opportuno omaggio a capolavori della storia e dell’arte filmica. Dall’altro il sospetto di un calo di inventiva o – che è simile, anche se non la stessa cosa – il peso soverchiante di un confronto impari.
Poi hanno scoperto il modo di colorare i film in bianchennero o, comunque, di restaurarli: di questi, più antichi e mirabili, specie i muti, per la seduttività che sono in grado di produrre, si è fatto saggio promotore Paolo Pinamonti, che li porta in scena sul palcoscenico dello Sferisterio offrendone al pubblico la visione accompagnata dal vivo dall’orchestra. Un colpo di genio che molti ancora, a torto, stentano ad accogliere. Personalmente, invece, trovo emozionante poter sognare a colori un mondo concepito in bianco e nero. E questo grazie al medium della musica.
E tuttavia, Macerata città rilancia sul suo magnifico teatro all’aperto e si candida a un nuovo genere di remake giocando sulle parole. È così che, in relazione alla saga dell’Ircr legata al rinnovo dei propri vertici, il sindaco – sciolta finalmente la lunga e penosa prognosi – propone al grande pubblico “2023 Odissea nell’ospizio”.
Le vignette:
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