Il dottor Costantino Gobbi
di Costantino Gobbi*
Sembra che l’influenza di quest’anno sia peggiore rispetto a quella degli anni passati, sarà vero? Al di la delle dichiarazioni delle parti in causa (pazienti/medici) bisogna vedere se i dati disponibili confermano o meno la percezione del singolo.
Anche in Italia, grazie all’intuizione dell’ amico e collega Raffaele Arigliani e all’Istituto superiore di sanità, esiste una rete di rilevazione delle Ili (Influenza Like Illness) ovvero sindromi simil influenzali i cui grafici sono reperibili a questo link. La definizione di Ili è comune in tutta Europa e prevede l’insorgenza improvvisa e veloce di almeno un sintomo tra febbre o febbricola, malessere e/o spossatezza, mal di testa, dolori muscolari accompagnati da almeno uno tra i seguenti sintomi respiratori: tosse, mal di gola, respiro affannoso.
Attenendosi alla definizione i medici sentinella segnalano i casi che vengono raccolti ed elaborati. Rientrare nella definizione non rende sicuri di trovarsi di fronte all’ influenza ma, in periodi in cui il virus influenzale “gira”, e questo lo si accerta sui tamponi che vengono eseguiti a campione, la probabilità di avere l’influenza è decisamente grande. Però se avere l’influenza è una questione probabilistica, la rilevazione è un indice certo della quantità di persone che sono malate in quel momento.
Guardiamo quindi le curve.
La prima figura ci mostra le curve nei diversi anni, possiamo dedurne alcune considerazioni, quest’’anno l’influenza è arrivata particolarmente presto, soltanto nel 2009-2010 (cosiddetta suina) si è avuto un arrivo più precoce (le curve iniziano da quell’anno ma io mi ricordo bene le influenze a partire dal 1982, mai si è avuto un inizio significativo prima di dicembre), la seconda cosa è che il numero dei malati non è mai stato così alto e non siamo ancora arrivati alla punta della curva, anche se i più esperti potranno vedere un iniziale rallentamento della velocità di crescita, difatti l’aumento della percentuale di malati nell’ultima settimana è stato un po’ minore rispetto a quello della settimana precedente.
La seconda figura ci fa vedere come il problema influenzale riguardi, per i numeri, sostanzialmente i pediatri rispetto ai Mmg e questo lo si percepisce anche dalle polemiche in corso sulla stampa. I più colpiti sono i bambini tra 0 e 4 anni di età, mediamente in Italia ogni 1000 bambini di quella classe si età, se ne sono ammalati 50, mentre tra i 5 e i 14 anni se ne sono ammalati 29. Per contro tra i 15 e i 64 anni i malati sono stati 13 e solo 7 oltre i 65 anni, quest’ultimo merito sostanzialmente di vaccini e prudenza. Questi dati però sono riferiti alla media italiana fatta di regioni in cui, al momento, l’influenza colpisce molto (Nord e parte del Centro) e regioni in cui colpisce di meno (Sud e parte del centro), nelle Marche si è nella condizione di massima diffusione per cui i dai sono peggiori rispetto alla media italiana.
In sostanza un pediatra che segue mille bambini ne ha avuti circa 40 malati di influenza durante la settimana scorsa. Considerando che la malattia persiste per almeno una settimana, che una piccola percentuale si complica con polmoniti varie e che alcuni recidivano, possiamo pensare che ciascun pediatra abbia tutti i giorni almeno 40 malati di influenza, alcuni in fase iniziale, altri in fase finale, questo in aggiunta alla normale attività fatta di bilanci di salute ma anche di bambini e neonati malati con bronchioliti, otiti, mal di gola, tosse e raffreddore che ancora non sono influenza manifesta, influenze da visitare per controllare che sia solo influenza, influenze complicate per vedere che siano finalmente guarite, insomma da 40 a 60 bambini al giorno da “visitare” più tutte le telefonate di contorno, ovvero almeno una telefonata per prenotare la visita più un numero circa doppio di telefonate per consigli vari. Si può quindi comprendere l’esasperazione del genitore che non riesce a contattare il pediatra ma anche del pediatra che deve lavorare oltre i limiti della decenza.
Si aggiunga anche che la Regione Marche brilla in Italia per mancanza di investimenti nella pediatria di base, solo la Sardegna che è in piano di rientro, investe appena di meno delle Marche, tutte le altre regioni investono di più e un congruo numero di esse arriva a oltre il doppio rispetto alla nostra, per cui in quelle regioni si ha una maggiore diffusione di personale di studio e infermiere che contribuiscono ad alleviare il disagio per popolazione e pediatri. Alcune hanno anche servizi pediatrici di base nei giorni prefestivi e festivi per non parlare di iniziative rivolte alla prevenzione che la nostra Regione si è sempre rifiutata di finanziare. Ci sono però anche buone notizie, il fatto che la velocità di aumento dei casi sia diminuita e che tra poco ci sarà la chiusura della scuole per le vacanze natalizie, fanno pensare che tra poco tempo il picco sarà raggiunto e poi ci sarà un deciso calo, quindi bisogna avere pazienza e tenere duro ancora un po’ e poi si tornerà ai soliti ritmi, un po’ come per la carenza di pediatri anche se su scala differente. Speriamo soltanto che non si assista poi una ripartenza con una curva a doppia punta ma, fino ad oggi, non è mai successo.
*Costantino Gobbi, medico pediatra in pensione
Influenza, diffusione preoccupante: Marche al sesto posto in Italia
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Esiste un sottosuolo umano di spregevoli adulti che, pur con febbre a 38.5, non si sognano minimamente di ricorrere all’onniscienza medica e che, ignorantemente con tre o quattro moment act, si tirano fuori dalla malattia, sfuggendo alle statistiche così istruttive dell’intuitivo Istituto Superiore di Sanità.
Sì Pavoni, sono gli ignobili scrotocefaloterrapiattisti, anime prave.
Scusate per la mia battuta: perché non parlare come se magna? Almeno vi capirebbero tutti altrimenti parlate solo per pochi intimi come Sgarbi Morgan …ecc…scusatemi!!!
Articolo da congresso di Medicina, non da CM, dr. Gobbi!
Veramente la boskovata ”malattia è quando medico fischia” ricorda molto il processo del lunedì…
Con l’apporto dell’influenza del cammello avremo una curva a doppia gobba
https://www.huffingtonpost.it/esteri/2022/12/14/news/influenza_cammello_virus_mondiali_qatar-10895945/
Marchigiani.. li ignori…di autoincensano ed auroiatigano da sempre senza mai fare un commento che abbia un minimo sentore di serieta’.
Ma se la curva avrà una doppia punta l’influenza dovrà essere tenuta d’occhio anche dai tricologi.
Professore emerito all’Università di Kyoto Masanori Fukushima:”Può sopprimere l’immunità naturale. Ecco perché all’inizio non si è diffuso in Giappone perché avevano IGa (immunoglobulina salivare A) nella loro saliva e avevano il loro tipo di resistenza al coronavirus. Tuttavia, a causa della vaccinazione, l’immunità naturale è stata soppressa.
Questo è quello che è successo. Non credo che si placherà affatto. Si diffonderà sempre di più. La maggior parte delle persone ha già infezioni post-vaccinazione. Le persone che hanno la malattia in questo momento non sono quelle che non sono state vaccinate ma quelle che sono state vaccinate.
I dati presentati dal Ministero della Salute, del Lavoro e del Welfare parlano da soli. Li ho consegnati tutti.
Riferitelo per bene ai giornali e alla stampa e a tutti loro.
Tuttavia, ora il pericolo viene segnalato in tutto il mondo”.
https://www.eventiavversinews.it/la-trascrizione-del-discorso-integrale-del-prof-fukushima-alla-camera-sui-rischi-del-v/
Ignorate l’auroiatigatore nipponico.
Il messaggio di fondo si può così ribadire: il tempo trascorso dall’ultima dose di vaccino è la variabile
fondamentale. Infatti la protezione vaccinale dall’infezione, buona all’inizio con le precedenti varianti ma
solo mediocre con Omicron, declina poi rapidamente, si azzera in pochi mesi, e quindi si inverte, cioè i
vaccinati diventano in media più soggetti a infettarsi dei non vaccinati. I booster ripristinano in modo
transitorio la protezione iniziale, ma anche dopo tali richiami si torna a perdere velocemente la protezione
dall’infezione, con un percorso che sembra accelerato al ripetersi dei successivi inoculi (Gazit, BMJ
2022;377:e071113).
È verosimile che il rischio di infezione si traduca anche in un rischio di trasmissione, come mostra – tra l’altro
– un grande studio israeliano (Woodbridge et al. Nat Commun 2022;13:6706), in cui, in caso di reinfezione,
le cariche virali (considerate proporzionali al rischio di trasmissione) a 70 giorni di distanza dalla 3a dose erano
in tendenza già aumentate rispetto alle cariche virali medie dei non vaccinati.
Al contrario nei guariti – in caso di reinfezione – le cariche virali si mantenevano in modo prolungato a un
livello inferiore.
https://cmsindipendente.it/sites/default/files/2022-12/Comunicato%20stampa%202%20CMSi%20-%20Decisione%20Consulta%20su%20obbligo%20vaccinale%20diverge%20ancor%20pi%C3%B9%20da%20dati%20ISS%2030-11-22%20citati%20a%20sostegno%20%285-12-22%29%20def.%20%281%29.pdf
Sommelier assai scarsi gli israeliani non sanno quanto i vaccini aumentino il sentore di serietà.