Francesco Bartolini, presidente dell’Istituto storico della Resistenza di Macerata
«Per la prima volta, con il nuovo anno scolastico, tutti gli Istituti storici marchigiani della Resistenza e dell’Età Contemporanea saranno privati dei docenti che tradizionalmente venivano assegnati dall’Ufficio Scolastico Regionale, su indicazione degli istituti stessi». L’accusa arriva dagli istituti di Macerata ed Ascoli che lamentano negli anni una crescente azione restrittiva. Fino allo scorso anno c’erano due figure assegnate all’istituto di Macerata e Ascoli, ma quest’anno non più previste.
«Si tratta di figure numericamente esigue (inizialmente 5, poi progressivamente ridotte), ma di fondamentale importanza, in quanto referenti della didattica e anello di congiunzione con le scuole e il territorio delle rispettive province – fanno sapere i due istituti storici – Le difficoltà dei rapporti con l’Usr delle Marche si erano acuite già da qualche anno, ma nonostante i crescenti problemi – peraltro assenti nelle altre regioni- alcuni istituti storici avevano potuto avvalersi dei docenti che, dopo aver superato la selezione per i progetti nazionali, venivano di fatto utilizzati negli istituti stessi. Da quest’anno, nel bando che disciplina la selezione del personale per i progetti sopra citati, è stato azzerato da parte dell’Usr Marche qualsiasi riferimento all’insegnamento della storia e agli Istituti della Resistenza e dell’Età Contemporanea; inoltre è stata negata la possibilità di utilizzare in maniera continuativa e organica il personale docente di ruolo (si parla di due unità nelle Marche) negli istituti storici che ne avevano fatto richiesta, come era avvenuto negli anni precedenti e come normalmente succede nella altre regioni italiane».
I due Istituti sottolineano anche che non è stata presa in alcuna considerazione dalle autorità scolastiche regionali la proposta di un piano di lavoro per il nuovo anno scolastico, presentata all’inizio dell’estate: «E’ frutto della preziosa esperienza dell’Istituto nazionale “Ferruccio Parri” di Milano e degli istituti marchigiani che ad esso fanno capo. Duplici sono le conseguenze di questa politica scolastica che da alcuni anni l’Usr sta portando avanti nella nostra regione: -il disconoscimento del ruolo degli Istituti storici e delle lo loro esperienze innovative nella ricerca e nella didattica della storia e dell’educazione alla cittadinanza, condotte nelle scuole e nel territorio, con i giovani e con gli adulti – la progressiva rottura del rapporto di collaborazione tra gli Istituti storici e l’Usr che nei decenni scorsi aveva permesso di realizzare esperienze altamente innovative e sperimentali (come la rete regionale “Le Marche fanno Storie”), grazie alle quali la nostra regione si era affermata come modello virtuoso anche a livello nazionale. Nonostante il progressivo e preoccupante depauperamento delle risorse professionali messo in atto dall’Usr Marche, intendiamo proseguire la nostra azione formativa nelle scuole e nel territorio, nell’auspicio che si possa ritornare quanto prima a un rapporto di reale e non fittizia collaborazione con le autorità scolastiche regionali, nel rispetto del protocollo d’intesa, recentemente rinnovato, tra il Ministero dell’Istruzione e l’Istituto nazionale “Ferruccio Parri”, Rete degli Istituti per la Storia della resistenza e dell’Età Contemporanea».
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Qual è la motivazione ufficiale da parte dell’Usr?
Chissà se c’è lo zampino di quel dirigente che ha una sua visione molto personale della storia degli anni 1943-45 e soprattutto del 25 aprile? A pensar male si commette peccato, ma spesso ci si azzecca ( cit.Andreotti)