«No alla riapertura del reparto Covid,
uno specializzando per il 118
e proroga per l’hospice»

SAN SEVERINO - Le richieste che il comitato per la difesa e la tutela dell’ospedale Bartolomeo Eustachio presenterà ai vertici dell’Asur Marche ed ai politici regionali

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L’ospedale di San Severino

 

di Monia Orazi

Serve uno specializzando per garantire la presenza notturna del 118 al punto di primo intervento di San Severino, va prorogata di almeno sei mesi l’attività prestata all’hospice dal dottor Sergio Giorgetti dopo la pensione garantendo la presenza del reparto, va attivato il servizio di assistenza domiciliare oncologica che doveva essere coordinato dalla dottoressa Benedetta Ferretti. E un no secco alla ventilata ipotesi della riapertura di un reparto Covid. Sono queste alcune delle principali richieste che il comitato per la difesa e la tutela dell’ospedale Bartolomeo Eustachio di San Severino guidato dall’avvocato Marco Massei, presenterà ai vertici dell’Asur Marche ed ai politici regionali. Si legge nella nota del comitato: «In primo luogo, la riorganizzazione del 118 con tre ambulanze con infermiere a bordo dislocate negli ospedali di Camerino, Matelica e San Severino e un’unica autovettura medica posizionata a Castelraimondo desta grande preoccupazione tra i cittadini, pur prendendo atto della carenza cronica di medici specialisti del 118, non si comprende come mai i due nuovi specializzandi siano stati destinati ai nosocomi di Camerino e Matelica, quando il presidio di San Severino, che ne è rimasto sguarnito, per numero di accessi al punto di Pronto intervento avrebbe sicuramente richiesto una destinazione prioritaria di uno specializzando. Chi prende queste decisioni non dovrebbe avere capacità manageriali? Non sarebbe forse opportuno, in situazioni di drammatica emergenza sanitaria come quella attuale, far collaborare i medici del 118 con quelli esistenti nei punti di primo intervento attivando così i protocolli sanitari con buon senso?».

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L’avvocato Marco Massei

I referenti del comitato chiedono più medici ed attrezzature: «Altro problema è la cronica carenza di medici, frutto di scelte miopi che affondano le radici nel numero chiuso all’università di medicina: è però necessario un cambio di passo, con accordi tra aziende sanitarie ed università per l’ingresso programmato di nuovi futuri medici in base alle esigenze esistenti. Inoltre le attrezzature obsolete, come nel reparto radiologia, vanno sostituite atteso che la diagnostica per immagini è oggi un ausilio fondamentale per ogni diagnosi, così come vanno valorizzate e potenziate le risorse umane sempre in perenne carenza. Si è puntato il dito sulla necessità di mantenere il laboratorio analisi, scongiurando qualsiasi declassamento a “punto prelievi”». Una proposta lanciata durante l’incontro è quella di potenziale oculistica, di prorogare l’incarico a Giorgetti e di attivare l’assistenza domiciliare per i malati oncologici. «L’ospedale di San Severino che ospita un reparto di oculistica che è un riferimento per le Marche e altre regioni del centro Italia e che già gestisce già una vasta utenza – aggiunge il comitato – dovrebbe diventare un centro oftalmico di eccellenza extraregionale in grado di funzionare sempre a regime, senza intoppi e carenze di fondi, posto che rappresenterebbe anche una fonte rilevante di entrate per mobilità attiva. Di recente, per quanto concerne l’Hospice, il pensionamento del dottor Sergio Giorgetti ha allarmato pazienti e personale interno e, pertanto, è necessaria la sua riconferma per almeno altri 6 mesi, onde non perdere una professionalità storica di un centro destinato a dare una pronta risposta alle richieste di assistenza dei malati oncologici. Ingiustificabile, inoltre, in un’ottica di medicina del territorio tanto decantata sulla carta, appare anche la mancata attivazione del progetto di assistenza domiciliare oncologica dello Iom, che doveva essere coordinato dalla dottoressa Benedetta Ferretti: anche in tal caso, i malati oncologici stanno facendo le spese di tale carenza, supplita solo in parte dal mantenimento dell’unità dipartimentale semplice con l’attuale dirigente dottor Luca Faloppi».

Nel mirino del sodalizio guidato dall’avvocato Massei anche la volontà della Regione di riattivare il reparto Covid all’ospedale di San Severino, già contestata dal sindaco Piermattei: «In un momento in cui si parla di recrudescenza del Covid 19, appare ingiustificabile l’attivazione di un reparto Covid center – per tutta l’Area vasta 3 – a San Severino: il nostro ospedale, di recente, ha già fornito il suo contributo in maniera collaborativa, appena qualche mese fa; è necessario allora che la scelta cada su altre strutture, magari che non sono ospedali di base. Infatti, se è vero che non si può ragionare con il noto acronimo “nimby” (purché non sia nel mio giardino, ndr), è pur vero che il sacrificio non può essere sempre e solo in una unica direzione. Sempre in tema di Covid 19, deve essere celermente rimpiazzato il personale Usca (ora sembra Uca) se si vuole evitare che in una fase di ripresa del coronavirus i pronto soccorso non diventino dei “lazzaretti”».

 

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