Da Mauro Quacquarini, coordinatore dei produttori del Serrapetrona doc, riceviamo:
«Leggo con stupore e disappunto il resoconto di una degustazione dei vini Fontezoppa, svoltasi in un locale di Civitanova alla presenza del produttore e di alcuni enogastronomi (leggi l’articolo). L’insensatezza e il tono dei commenti che hanno accompagnato l’iniziativa meritano alcune considerazioni da parte mia, quale storico produttore e amante della Vernaccia di Serrapetrona.
Innanzitutto, affermare che il vitigno “Vernaccia nera esiste” è un’ovvietà imbarazzante, non fosse altro che per il fatto che la versione spumantizzata, nella denominazione Vernaccia di Serrapetrona, viene prodotta da almeno un paio di secoli e ha ottenuto il riconoscimento Doc giusto cinquant’anni fa. Del resto, quando nel 1999 Fontezoppa ha deciso di investire risorse nel nostro territorio non lo ha fatto per un azzardo basato sul nulla ma per la volontà di inserirsi in una realtà radicata e vitale. Quanto alla versatilità del vitigno Vernaccia nera, da queste parti era nota già ben prima dell’arrivo di Fontezoppa, tanto è vero che la denominazione Serrapetrona Doc (per la versione non spumantizzata) risale addirittura al 2003, mentre le pratiche per il relativo riconoscimento furono avviate nel 2001 con una campionatura di dieci annate precedenti, e cioè ancor prima che la cantina civitanovese iniziasse la sua produzione.
Ha poi dell’incredibile sostenere, come fa Carlo Cambi, che la nostra è “una Docg inventata” . In questo settore nessuno può inventare niente, perché il riconoscimento della Docg può essere concesso solo da apposite commissioni (ne fanno parte rappresentati di Regione e Ministero, enologi ed esperti) e in presenza di presupposti inderogabili: è necessario che il vino sia qualificato Doc da almeno dieci anni, che abbia particolare pregio e che vanti la caratteristica dell’unicità, cioè che sia irriproducibile altrove. Se la nostra richiesta è stata accolta subito e senza riserve è perché tali requisiti c’erano tutti.
Ciò detto, mi permetto di aprire una parentesi personale. Conosco Carlo Cambi, che considero un amico e che stimo come giornalista, da oltre trent’anni, da quando cioè curava “I viaggi di Repubblica” e per questo motivo scelse di visitare la nostra azienda per un articolo sulla Vernaccia di Serrapetrona. In quella occasione, come del resto ha ribadito ora nel corso della degustazione civitanovese, ha sottolineato la peculiarità e la straordinaria ricchezza del terroir di Serrapetrona. Per questo resto sbalordito da certe sue sparate, a cominciare dalla Docg inventata per arrivare all’impossibilità di abbinare la Vernaccia di Serrapetrona con null’altro che non sia il torrone o… la tombola. Ovviamente, ognuno ha i propri gusti e anche il sacrosanto diritto di esprimersi come meglio crede. Tuttavia il tono sprezzante e l’ingenerosità di certi giudizi sono francamente sconcertanti.
Perché la Vernaccia di Serrapetrona è un prodotto serio, frutto del sudore di tante generazioni di contadini che, a prezzo di sacrifici e continui miglioramenti, hanno reso famoso il nostro vino e il suo piccolo territorio ben prima che imprenditori impegnati in altri settori scoprissero vigne e cantine. Un prodotto degno di rispetto, quindi, ma anche unico: unico in quanto frutto di un vitigno autoctono, unico per il suo metodo di lavorazione plurisecolare che l’appassimento e le tre fermentazioni rendono inimitabile, unico per la terra in cui le vigne affondano le radici. Quanto agli abbinamenti, fermo restando il diritto di chiunque di accompagnare i piatti che ama con i vini che preferisce, decine di autorevoli guide enogastronomiche consigliano la versione spumantizzata dolce – solo per fare qualche esempio – per la pasticceria secca, le crostate, i panettoni, i ciambelloni, le colombe e le pizze di Pasqua o di formaggio. La versione secca, poi, ha un ventaglio di abbinamenti addirittura immenso: dagli aperitivi agli antipasti con i formaggi e i nostri salumi (a cominciare dal ciauscolo), da numerosi primi piatti ai bolliti, dal coniglio in porchetta a diversi arrosti. E si potrebbe andare avanti a non finire.
Da ultimo, una considerazione nel segno dell’orgoglio: soltanto in questo periodo natalizio, cioè negli ultimi due mesi, la nostra azienda ha commercializzato dalle 50 alle 60 mila bottiglie di Vernaccia di Serrapetrona, sia nella versione dolce che nella versione secca. Il che equivale a dire che più o meno 350 mila persone accompagneranno con un calice del nostro vino i pranzi e le cene delle feste, forse non solo per bagnare il torrone o… la tombola, dal momento che in fatto di abbinamenti ognuno la vede a modo suo».
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Secondo me ha fatto bene Mauro Quacquarini a “rimettere i puntini sulle i”.
A tal proposito dove erano 50 anni fa’,quando nacque la DOC Vernaccia di Serrapetrona,Fontezoppa e il Sig. Cambi,che ne sanno del lavoro fatto per ottenerla.Far passare la Vernaccia per un vino da torrone e tombola natalizia è semplicemente disgustoso.Se c’è un Consorzio di tutela della Vernaccia di Serrapetrona DOGC si faccia sentire,difenda il prodotto,Sindaco Pinzi dica qualcosa si faccia rispettare,lo dobbiamo a chi ci ha preceduto e ha creduto a questo vino e a questa terra.
Condivido in pieno l’intervento del sig. Quaquarini, la vernaccia sia dolce che secca ho avuto il piacere di assaggiarla da svariati anni, è un vanto per il ns territorio..
Per quanto riguarda l’uscita di Carlo Cambi…stendiamo il “famigerato” velo pietoso…
Diceva mio padre: “pè canta ce vole la voce”.
Bravo Mauro Quacquarini!
Cosa ci si deve inventare per farsi un po’ di pubblicità usando come argomento il nobile vitigno della vernaccia si Serrapetrona!
Nel ciclo produttivo e la vita di un azienda vitivinicola, il DNA e la storia da cui proviene sono quegli ingredienti che danno sapore ai vini, li rendono unici ed anche profittevoli,
non tutte le aziende ne sono capaci o possono vantare queste nobili origini.
Massima solidarietà a Quacquarini e a Serrapetrona. Però, il problema diventa politico. Mi aspetto che la politica intervenga. A cominciare al neo-eletto Presidente della Provincia, che dovrebbe difendere a spada tratta le nostre eccellenze, in questo caso la Vernaccia che si produce a Serrapetrona e che ne ha il riconoscimento.
Andassero a degustare coca-cola.
Scherzo eh!
Concordo perfettamente con quanto scritto da Franco Cossiri.
Un bel panino col ciauscolo e un bel bicchiere (anche due) di vernaccia e sei in paradiso.
L’uscita di Cambi mi lascia sbalordito!!! Io ho comprato come faccio da anni diverse bottiglie di Vernaccia, che tra l’altro regalo a parenti ed amici, anzi penso che anche per Capodanno ne comprerò delle altre brindando a quest’ottimo vino e a tutti coloro che lavorano per far si che possiamo gustarlo. Evviva!!!
Bravo Mauro… Eccellente replica.. oltre all’amicizia e la stima che ho nei tuoi confronti e della tua famiglia, per la passione che vi siete da sempre trasmessi per i prodotti che realizzate, hai tutte le ragioni del mondo a difendere le origini di un vitigno unico e ineguagliabile… Purtroppo, a mio modesto e insignificante parere, le troppe trasmissioni televisive che trattano enogastronomia, stanno generando troppi “esperti”… e comunque è per tutti che “de gustibus non est disputandum”…