La “griglia” all’interno della Pizzeria del Corso
di Marco Cencioni (foto di Fabio Falcioni)
C’è chi ha creato una griglia stile pista da Formula Uno dove attendere il proprio turno, chi ha creato dei quadrati “di sosta”, chi si è limitato a mettere sul pavimento delle strisce adesive che indicano la corretta distanza, chi con i cartelli affissi all’ingresso e sul bancone ricorda come attenersi alle nuove regole.
Ma tutti sono alle prese con un problema comune, gli incassi che inevitabilmente scendono, e con una difficoltà in più, quella di far rispettare ai clienti la distanza di sicurezza di almeno un metro (il cosiddetto “droplet”), visto che l’obbligo è proprio dell’esercente. Gestire un’attività di ristorazione nel centro di Macerata ai tempi del Coronavirus non è sicuramente facile, ma lo sarebbe di più se i clienti riuscissero a ricordarsi di quelli che non sono consigli o suggerimenti, ma vere e proprie misure da rispettare alla lettera, per la salute di tutti.
Anche perché è l’esercente, il gestore di bar o ristoranti, che “ha l’obbligo di far rispettare la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro, con sanzione della sospensione dell’attività in caso di violazione”, si legge nel decreto, articolo 2 delle misure per il contrasto e contenimento sull’intero territorio nazionale del diffondersi del virus Covid-19. E negli altri esercizi commerciali è comunque “fortemente raccomandato che il gestore garantisca l’adozione di misure organizzative tali da consentire un accesso con modalità contingentate o comunque idonee ad evitare assembramenti di persone, nel rispetto della distanza di sicurezza”. E quindi mettersi in fila, in maniera ordinata. Concetti che dovrebbero essere semplici ma che invece si dimostrano complessi.
«E’ una soluzione che ci è venuta in mente per aiutare i clienti – racconta Marco Mosciatti, titolare assieme a Luigi Santi della Pizzeria del Corso, descrivendo l’ingegnosa trovata che permette di mantenere la corretta distanza all’interno del locale – Anche se alcuni, una volta entrati, nemmeno se ne accorgono. Sono disposizioni giuste quelle emanate, secondo me sono anche facili da rispettare, ma non tutti i clienti si adeguano e siamo noi a fargli notare come disporsi nel modo più corretto. Quello che noto e che mi fa pensare, oltre al drastico calo degli incassi dovuto chiaramente al fatto che c’è meno gente in giro, è che basterebbe che tutti fossimo più attenti a ciò che ci viene detto, invece di criticarlo o di non dargli il giusto peso – conclude – . Non ci sarebbe bisogno di dire alla gente di restare a casa se ognuno di noi riuscisse a stare attento a delle norme che sono fondamentali per la nostra salute».
«Dobbiamo far rispettare quelle che sono regole fondamentali, è un impegno in più per il bene di tutti – precisa Marica Eustacchi del Bar Mercurio in Galleria del Commercio – Noi che stiamo dall’altra parte del bancone lo ricordiamo ai clienti, ogni cambiamento porta una difficoltà e quella più evidente è che non è il primo pensiero di chi entra nel locale quello di disporsi regolarmente. E’ comprensibile, visto che chi entra lo fa per uno scopo ben preciso e quindi sta a noi educare il cliente su quelle che sono precauzioni utili, in primis per la sua stessa salute. Nel servizio, ad esempio, utilizziamo i guanti proprio per una maggiore precauzione, e ricordiamo a tutti di restare alla distanza di sicurezza. Lo facciamo non solo perché c’è un preciso obbligo ma per affrontare con professionalità quella che è una vera e propria crisi, visto il calo degli incassi che la nostra attività, come tutte in centro, sta patendo in questo periodo. Speriamo che facendo nel migliore dei modi il nostro lavoro questa emergenza possa essere superata al meglio».
«Non è facile farlo capire subito, sicuramente non viene spontaneo ai clienti ricordarsi delle nuove norme – dice Marco Guzzini del Di Gusto in piazza Battisti – per questo lasciamo una nostra cameriera al centro della sala per fare in modo che possa essere d’aiuto. Le nuove misure sono da rispettare e secondo me sono quantomai opportune, per noi cambia il metodo di lavoro e quello di servizio. Abbiamo ridotto drasticamente il numero dei coperti, garantendo la distanza di sicurezza in tutte le nostre sale, e i camerieri servono i piatti massimo due alla volte. Misure di buon senso, per essere in linea con delle regole importanti per la salute di tutti. La clientela sta sviluppando una forte sensibilità in materia, con il tempo credo che sarà sempre più preparata alla situazione».
«E’ un modo per far capire ai clienti che non devono stazionare vicini – spiega Aldo Zeppilli, titolare del Centrale, commentando l’ingegnosa trovata di creare dei quadrati “di sosta” all’interno del bar – Richiama l’attenzione e lo ricorda meglio. Non è facile cambiare azioni che nella vita quotidiana sono all’ordine del giorno, come prendere un caffè al bancone. Il nostro è anche un invito a consumare al tavolo, a rispettare la distanza di sicurezza, ed è un modo di dare il giusto supporto a chi entra, per il bene di tutti. Speriamo che si imbocchi presto la giusta strada per risolvere la situazione e che ci vengano date linee chiare con misure economiche per tutte le aziende, anche quelle al di fuori della zona rossa».
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Bravissimi questi commercianti ma bisogna battere ancora molto, tra incoscienti e superficiali, che se ne fregano della distanza di sicurezza.
I giovani non capiscono il problema perché pensano di essere esenti e non si rendono conto di essere portatori sani per chissà quante persone.
E i genitori dove stanno?
Possibile che non sono capaci di far capire il problema ai ragazzi da farli rimanere in casa?
Ho sentito giovani dare risposte assurde e visto i genitori ridere di queste risposte.
Assurdo. Assurdo.
Sarei curioso di sapere quanti dei giovani menefreghisti, perché a loro il coronavirus non attacca, sono gli stessi che seguono Greta perché hanno paura che i “grandi” gli rubino il futuro.
Mentre qui in Italia ci si preoccupa del coronavirus, in Europa sbarcano 20-30 mila soldati per una esercitazione Nato di grandi proporzioni.
Una fila così disciplinata gli Inglesi, ma anche altri, la fanno da sempre.