Provocazione, la gigantografia del governatore della Marche esposta nell’aula consiliare di Fabriano
di Maria Paola Cancellieri
Rivendicando una sanità ospedaliera più a misura d’uomo sui propri territori, i sindaci di Fabriano, Genga, Sassoferrato, Camerino, San Severino, Matelica ed Esanatoglia faranno massa critica per ottenere un ripensamento dalla Regione sulle disposizioni del nuovo piano sanitario di imminente approvazione. Chiederanno intanto di inserire nel nuovo strumento sanitario il riconoscimento dello status di Area vasta montana, che non piace troppo ai Comuni del Pesarese, ma che garantirebbe l’erogazione di servizi sganciati dalla logiche dei numeri per la particolarità del contesto sociale, geomorfologico e geografico.
In subordine, per concretizzare l’obiettivo, vorrebbero anche sollecitare un rinvio dell’approvazione del piano sanitario a dopo la parentesi delle elezioni regionali, previste per la prossima primavera. Le proposte sono state formulate oggi pomeriggio al termine di un lungo Consiglio comunale aperto da Fabriano alle altre città coinvolte nel progetto, ai rappresentanti di Regione ed Asur per discutere del futuro dei presidi ospedalieri della zona montana. Davanti a un numeroso pubblico di cittadini che ha gremito l’aula, in assenza delle istituzioni sovracomunali e della sanità pubblica (la consigliera regionale Leonardi ha inviato una lettera di sostegno), con un gesto provocatorio, tra gli striscioni di protesta del pubblico, è comparsa nell’aula consiliare una gigantografia del governatore Luca Ceriscioli.
Il documento scaturito dal confronto e abbozzato dalla conferenza dei capigruppo e dai sindaci, nei prossimi giorni sarà spedito dalla presidente del parlamentino fabrianese, Giuseppina Tobaldi alla giunta e ai consiglieri regionali. Nel frattempo il 20 gennaio i primi cittadini si sono dati appuntamento alla riunione degli Stati generali della Montagna convocata sempre dall’amministrazione comunale di Fabriano per affrontare a 360 gradi tutti i nodi da sciogliere per rilanciare lo sviluppo e arginare lo spopolamento dell’entroterra. «Il diritto alla salute nell’area appeninica incontra forti limitazioni» esordisce il testo licenziato stasera dall’assemblea fabrianese. I Comuni che lo sottoscrivono fanno parte di province diverse (Ancona e Macerata) ma rientrano nel cratere sismico e soffrono gli stessi problemi che si allargano dalla sanità, all’occupazione, fino alla carenza di un’adeguata rete infrastrutturale e allo spopolamento. Ma in particolare è «la condizione della sanità montana e pedemontana» ad essere «lacunosa per carenza di programmazione e sottodimensionamento per personale e depauperamento dei servizi spesso soppressi da un giorno all’altro» sottolinea il documento.
Il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli ha fatto gli onori di casa, riconoscendo che quello della Sanità è un problema trasversale, che travalica i confini comunali, provinciali e di area vasta «ma ci coinvolge tutti allo stesso modo» ricordando il passaggio ratificato a tavolino di Apiro, Cingoli e Poggio San Vicino dall’Area vasta 2 all’Area vasta 3 «contro qualsiasi espressione arrivata dal territorio». Santarelli si è detto aperto alla riorganizzazione dei servizi «perchè non è più il tempo di avere tutto nei singoli ospedali, si devono però garantire i servizi essenziali sul territorio. Non riesco a capire come nel Fabrianese sia stato depauperato il servizio per l’età pediatrica mentre tra Ancona, Senigallia e Fano, o in genere sulla costa ogni città abbia il suo reparto pediatrico. Questo accade perchè in realtà la riorganizzazione viene fatta sui numeri. Il tentativo che vorremmo fare è quello invece di avviare un percorso unitario per uscire dagli steccati alzati».
Nel dibattito è subito entrata la sindaca di San Severino, Rosa Piermattei, che ha raccontato come in un ‘blitz’ di fine anno siano stati declassati da complessi a semplici alcuni dipartimenti dell’ospedale della sua città, l’Oncologia e l’Hospice. «Da noi era già stato chiuso nel 2015 il punto nascita. I nostri bambini devono andare all’ospedale di Macerata oppure da pediatri privati per ricevere cure – ha detto -. Anche io convocherà nei prossimi giorni un consiglio comunale aperto. Dobbiamo essere uniti». All’assise fabrianese allargata ha quindi chiesto impegno immediato per bloccare la nuova determina dell’Asur che declassa l’ospedale sanseverinate. A Matelica invece è rimasto solo un ospedale di comunità «Noi abbiamo già vissuto tutti gli effetti della riorganizzazione – ha sottolineato il sindaco Massimo Baldini – Un reparto dopo l’altro è stato chiuso e avevano previsto letto per post acuzie per i pazienti operati a San Severino, Camerino e Fabriano, posti per la riabilitazione. In tutto 40. Non è stato attuato niente. Alla Commissione regionale sanità abbiamo chiesto invano di adottare per il nostro territorio la stessa privatizzazione che in provincia di Pesaro come sono state attivate a Cagli e Sassocorvaro».
Il sindaco di Camerino, Sandro Sborgia si è detto soddisfatto di questo risveglio dell’entroterra «che finalmente comincia a parlarsi superando i campanilismi ed i colori politici. Abbiamo vissuti periodi più felici, il terremoto però ha segnato uno spartiacque e ci ha accomunato ad un unico destino. Vorremmo che ci fosse data la possibilità di dialogare con chi è responsabile della sanità. – ha detto – Va bene una riorganizzazione ma dobbiamo discuterne con trasparenza. I provvedimenti più recenti colpiscono San Severino, Esanatoglia e Camerino dove viene limitata l’autonomia di strutture dipartimentali e accentrata a Macerata, vengono penalizzati i servizi svolti su tutto il territorio. Si mortifica così anche la professionalità di ci lavora. Non lo possiamo permettere». Oggi pomeriggio Sborgia ha avuto anche un momento di contrasto con il senatore Sergio Romagnoli (M5S) presente in aula, contestandogli ogni possbile intento di«fare comizi politici. Il dialogo – ha chiarito il sindaco carnerte – è lo strumento corretto per affrontare i problemi e le istituzioni devono essere sempre rispettate a prescindere da chi le rappresenta».
Sulla stessa lunghezza d’onda si è attestato l’intervento del sindaco Maurizio Greci. «Sassoferrato è l’unico Comune che fa parte della ‘Strategia della aree interne’. Se questo concetto lo espandete a tutti i territori circostanti, stiamo tutti andando nella stessa direzione. – ha rammentato il primo cittadino sassoferatese – Dal primo giorno in cui ho partecipato alle riunioni dell’area vasta ho sentito sempre e solo parlare di numeri. Se questi sono i dati su cui formare i servizi, noi saremmo sempre un territorio perdente. Dobbiamo far conprendere a chi prende le decisioni che il nostro territorio ha bisogno di misure eccezionali di politiche specifiche che vadano oltre i numeri. Oggi dobbiamo superare le vecchie divisioni che nel tempo ci hanno portato a questa situazione di debolezza».
Il sindaco Genga ha invece rivolto un appello ai colleghi a pretendere di avere un maggior peso specifico. «Noi vediamo spesso le nostre istanze tradite. La mia comunità si rivolge all’ospedale di Fabriano e questa idea dell’ospedale di rete di area vasta 2 che tralascia i problemi dell’entroterra e pensa di omogeneizzarli con quelli di Jesi e Senigallia, non regge. – ha osservato Marco Filipponi – Il momento è quanto mai propizio per elevare e far sentire la nostra voce. Concentriamo la nostra attenzione sulla questione sanità che grava per l’80% sul bilancio regionale. Introduciamo le nostre logiche politiche senza scalzare alcun consulente aziendale o istanza di bilancio. Vogliamo far pesare una rappresentatività di un territorio che non si rassegna».
Infine il sindaco di Esanatoglia, Luigi Nazzareno Bartocci, ha rilevato che «al Fabrianese andrebbe riconosciuta almeno una perequazione fiscale per quello che ha offerto sul fronte fiscale con il suo tessuto produttivo nel passato. La sanità è il primo dei problemi e queste manovre attiene alla crisi della politica che ha delegato al burocrate di turno». Poi ha evidenziato che «esiste da decenni la legge deroga sulla Montagna depositata in Parlamento. E’ ora che vengano attuati i decreti attuativi e che venga riconosciuta a questa aree una identità forte. Si tratta solo di volontà politica, dobbiamo fare quadrato spogliandoci della nostre casacche ammesso che i sindaci le abbiamo, e ragionare su un sistema vero di politiche per l.’Appennino. Concordo con il collega di Genga, dobbiamo pretendere che il ruolo dei primi cittadini nelle conferenze dei sindaci non sia meramente consultivo. E poi, o riusciamo a collegare con adeguate infrastrutture stradali i nostri territori, o Branca e Perugia ci massacreranno».
Nel corso della discussione sono interventi anche i consiglieri comunali fabrianesi, Giombi, Arteconi e Stroppa. Tra le proposte-protesta più forti è stata ipotizzata anche quella drastica di far rimettere il mandato ai sindaci con la consegna della fasce tricolori al prefetto, che, però, come ha sottolineato la sindaca di San Severino, nel caso specifico sarebbero due. L’on, Patrizia Terzoni (M5S), come già aveva fatto poco prima il senatore Romagnoli ha garantito sostegno al progetto di unità suggerendo comunque ai presenti di insistere sulla modifica sull’introduzione nel Piano sanitario del concetto di ‘area vasta montana’ dopo la modifica all’emendamento che era stato presengtato con questa finalità ma che ha visto cambiare il termine con ‘aree interne’ (che non prevedono però per legge presidi ospedalieri) stravolgendone il significato.
Speriamo che ascoltino
Mi auguro che tutti i sindaci possano ottenere quello che chiedono a favore dei cittadini
Ci dovevamo svegliare prima! Ma meglio tardi che mai!
bravi
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Ma il ministero della Salute, non sarebbe meglio chiamarlo il ministero della MALSALUTE, visto che: ciò che dovrebbe fare se stesso lo demanda ad un ente rivelatosi inutile e dannoso per tutto ma in particolare proprio per la cura della salute dei cittadini? Quando si chiamava ministero della sanità, i cittadini si curavano la salute con meno problemi; non c’erano i tiket, c’erano i posti letto a sufficienza, non c’erano i codici a colori nei pronto soccorsi, i casi più urgenti venivano decisi al momento dai medici e nessuno si lamentava del servizio perché nessuno era costretto ad aspettare delle mezze giornate. Ma soprattutto non cera da mantenere il poltronificio burocratico e assurdo delle regioni. Domanda: non sarà mica il caso di ridistribuire meglio i soldi che pagano i contribuenti?
Ma perché non organizzare un incontro, magari in ambiente ospedaliero usandolo come scenario dove piazzare il tavolo da aprire? Uno dei reparti chiusi, magari sorteggiato per non creare malumori. E poi invitare i diretti interessati a tanto sfacelo: il governatore delle Marche e il suo assessore alla sanità. Ah, sono la stessa persona e quindi non si possono dividere? Chiaramente è già stato accertato che non si tratta di un semplice disturbo psicotico come il DPM ( disturbo di personalità multipla)? Però si potrebbe cambiare. Il problema è che mancano ancora tre mesi a Maggio e avrebbe tutto il tempo per compiere il suo macabro disegno: rosicare là, dove c’è ancora possibilità di togliere, tagliare, annientare, depauperare, sminuzzare e trasferire per peggiorare ospedali già in lista, che si salvano o danno questa impressione per la grande utenza che ne fa ricorso ma che sono già in agenda del governatore e dell’assessore alla sanità. Ah, sempre la stessa persona sono? Indissolubilmente la stessa persona? Due siamesi in pratica e non c’è la possibilità di agire neanche chirurgicamente per dividerli visto che sarebbero in molti a farsi avanti per operare, compresi portantini e portieri. Bisogna innanzitutto non creare problemi d’ordine sociale. Solo i due siamesi possono farlo insieme a dei complici che lo permettano ed assistono allo scempio forse in preda a disturbi della sfera sopra il collo o della sfera psicologica sessuale come sadismo o disturbi affettivi come apatia, insicurezza, scarsa autostima e non sanno dire di no o lo saprebbero dire ed anche ben scandito ma preferiscono dire sì, sì sì sì. Comunque i sindaci se ne sono finalmente accorti. Probabilmente se ne sono accorti prima e manifestato il loro disappunto i loro amministrati ma tant’è che oggi possiamo affermare quasi con sicurezza, che hanno preso visione del problema e che adesso c’è da cercare la soluzione che purtroppo non è che ha una vasta scelta dove poter prelevare nel mucchio la soluzione migliore, Il sistema è solo uno, non quello di dividere i siamesi ma di mandarli a casa insieme, Do comunque con piacere e non so se c’è qualche collegamento tra i sindaci dell’Appennino con quello marino, ma sembra che anche Ciarapica, sindaco di Civitanova si sia svegliato dalla sua” letargia sull’ urbe” disfunzione conosciuta come uno stato di sonno patologico profondo dalla quale si risveglia solo per dare il suo consenso a particolari operazioni urbanistiche e in un breve risveglio si è lamentato con i siamesi perché dice che gli sgretolano i pilastri dell’ospedale. Da notare che purtroppo per la sua patologia, l’ultima riflessione sull’ospedale risaliva ad un anno prima, Comunque tra il terremoto i cui effetti li vediamo sotto forma di rovine o sotto forma di splendide costruzioni architettoniche di abbagliante modernità come le Sae, più questa scarsa attenzione dei due politici siamesi attaccati per la poltrona unica, la soluzione appare gravissima e insormontabile e ogni consiglio non sarebbe superfluo.