Popsophia, oltre quaranta ospiti nel corso delle due settimane del festival che si sono concentrate in otto giornate. Tra il 18 e il 28 luglio: dieci rassegne, sei Philoshow, sei attrazioni espositive nella città museale “Space Oddity”. Otto location. E tanto pubblico che ha abbracciato la proposta culturale di Popsophia che ha interrogato la città alta sul tema “Verso l’infinito e oltre”. È stata anche occasione per celebrare alcuni grandi avvenimenti, come i 50 anni dallo sbarco dell’uomo sulla luna, i 110 anni del Manifesto dei Futuristi o il mezzo secolo di capolavori culturali, come “Easy Rider” o “Space Oddity” di David Bowie.
La narrazione si è snodata ascoltando i pareri di grandi ospiti, quali Giuliano Ferrara, Philippe Daverio, Luca Beatrice, Massimo Arcangeli o Carlo Massarini. Fino al campione delle corse Franco Uncini: il celebre motto della Disney-Pixar, utilizzato come guida dell’edizione, è stato in realtà pretesto per esaltare tutta la bellezza della velocità. Grande attenzione Popsophia l’ha riservata alla ricerca di nuovi linguaggi, sperimentati nell’ormai collaudato contenitore dei Philoshow. Spettacoli filosofico musicali in cui la filosofia si mescola alla perfezione con pillole di cultura massmediale. Il festival ha cercato di introdurre «tante isole e tante declinazioni – ha detto in chiusura la direttrice artistica Lucrezia Ercoli -, dando spunti per un viaggio verso l’arcipelago del domani. In queste giornate si è creato un sodalizio speciale tra ospiti e un pubblico sempre più fidelizzato – ha continuato Lucrezia Ercoli -, che è giunto a Civitanova Alta anche da fuori regione. Il rapporto stretto tra proposte e spettatori ci ha stupiti.
Questo entusiasmo ci ha riempito di orgoglio». «In queste due settimane, nel nostro stupendo borgo, sono stati indagati i tempi moderni con il format della contemporaneità – ha commentato il sindaco Fabrizio Ciarapica -. Rispetto all’anno scorso il programma si è raddoppiato, perché abbiamo voluto dare a Popsophia il giusto risalto. Con un’offerta continua, visto che tra marzo ed aprile sono state promosse tre serate al teatro Annibal Caro. Un festival, altra sua particolarità, che crea contenuti unici, con un valore aggiunto da portare avanti. Il mio grazie va a tutta la città alta, alla direttrice Lucrezia Ercoli e allo staff di Popsophia. E grazie al pubblico, che ci ha sempre seguito con grande attenzione». Anche l’assessore Maika Gabellieri ha voluto ringraziare il pubblico «per la sua costanza e affezione. Abbiamo riflettuto su temi molto importanti, con ospiti di rilievo e lezioni straordinarie». L’assessore ha ricordato i dieci anni da quando la pop-filosofia è sbarcata a Civitanova. Allora, in quell’avventura, era presente con forza la Fondazione Carima, che è tornata collaborando convintamente con Popsophia. Concedendo in prestito uno dei capolavori del Futurismo: il “Treno in corsa” di Ivo Pannaggi. «Negli ultimi tempi – ha detto la presidente di Fondazione Carima, Rosaria Del Balzo Ruiti – siamo stati molto vicini all’Alto Maceratese, viste le vicissitudini del dopo terremoto. Ma vogliamo instaurare ancora un rapporto con Civitanova, nell’ottica di rafforzare il sentimento di un territorio unito». “Verso l’infinito e oltre” è stato promosso dall’amministrazione comunale di Civitanova e dall’Azienda Speciale dei Teatri ed è stato organizzato dall’associazione Popsophia in collaborazione con la Regione. Idea e direzione artistica sono di Lucrezia Ercoli.
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POPSOPHIA, FESTIVAL DEGLI INDIFFERENTI?
Sono scivolati via due weekend del festival Popsophia con sui social rarissimi commenti. E’ la prima volta che accade e tutto ciò ha il sapore dell’indifferenza. Del primo romanzo di Moravia, “Gli indifferenti” (1929), ricorre il 90° anniversario che Popsophia (non fosse impegnata su altri versanti culturali) forse doveva ricordare. In due settimane se la sono suonata e cantata solo gli organizzatori (Ercoli family e Comune di Civitanova) con la grancassa dei media (alcuni finanziati con la pubblicità dell’evento). Tra i pochi interventi esterni, quello dell’ex presidente dei Teatri, Martellini, che con i festival si è misurata in passato. Riporto in ampia sintesi la nota nella speranza di sollecitare un dibattito su Popsophia, che costa ai civitanovesi la “bazzecola” di 180 mila euro: “Verso l’infinito e oltre… c’è la decenza. La stessa che manca a chi fa un uso iperbolico delle parole per nascondere la miseria dei contenuti, per raggirare i fatti con le opinioni, per costruire una confezione dorata alla noia. Chiunque dotato di un minimo di senso critico non può che ammettere che Popsophia è un format che si dichiara innovativo ma in realtà è già superato, è già vecchio e soprattutto è noisamente ripetitivo. E’ tramontata definitivamente l’era di flussi ininterrotti di visitatori che sciamavano per il centro storico di Civitanova Alta. Ora c’è il vuoto nel pomeriggio e si limitano le sedie nella piazza per far apparire meno imbarazzante la scarsa presenza serale. Senza ospiti di punta che fungano da richiamo, tolto il ritorno di Philippe Daverio che però ha richiamato solo 400 persone, e quelli annunciati che hanno disertato (vedi Jarno Trulli, ndr), la retorica pomposa e magniloquente annuncia la trasformazione del borgo in uno “Space oddity”, una città-mostra: installazioni multimediali, immersive e pervasive, si legge. Nella realtà una proiezione per coprire l’eterno cantiere di Palazzo Ducale, una sala giochi nello Spazio Multimediale di San Francesco per rappresentare il Futurismo (il “Treno in corsa” di Pannaggi è un optional secondario), e una concessionaria di moto, a disposizione dello sponsor, all’Auditorium Sant’Agostino. Una manifestazione su cui si è puntato come astro nascente con un investimento enorme (180 mila euro), ma che invece appare già bruciata come una stella spenta. Una manifestazione usata dall’attuale Amministrazione per farsi propaganda. La sfida culturale alza sempre più in alto la propria asticella e richiede programmazione, temi concordati, un approfondimento che costa fatica e impegno e non sono delle canzonette, più adatte al clima della Festa paesana di San Marone, cantate tra un cartone animato e uno spezzone di film, a dare spessore e innovazione a un progetto culturale. Ci si trincera dietro la missione di ‘portare la filosofia a livello popolare’, che pure sarebbe uno scopo pregevole, ma la verità è che Popsophia rappresenta solo uno specchio di vanità per chi lo fa e per chi lo organizza. E il pubblico se n’è accorto ampiamente: l’evento popolare non raccoglie più il popolo, il popolo migra altrove. Ma chi nella città vive di turismo non ha il coraggio di levare una critica a questo autunno culturale?”. Fin qui Martellini, ora spazio al dibatitto su Popsophia, se ce ne sarà e non si continuerà a rimanere nell’indifferenza. Un’anticipazione, però, occorre darla: non è certo che la prossima estate il festival verrà riproposto a Civitanova. La famiglia promotrice ha notato il calo di presenze e le pesanti carenze organizzative. Il tutto è stato momentaneamente appianato con un abbraccio tra la marchesa del Grillo (ricordate: “io sono io e voi non siete un ca…”) e papà Masino (sotto gli occhi compiaciuti di madame Claude), vedremo se terrà. Magari sarà la volta buona che la “rampolla” Lucrezia si dedichi alla carriera universitaria. Gli anni passano e non può pensare di andare tutta la vita in giro per le Marche a stressare le comunità con i suoi noiosi e ripetitivi Philoshow!
…pop pop pop pop pop…popstantio!!! E chi sarà!!?? gv
Sono stato in teatro sabato sera e ho molto apprezzato… bravi come sempre
“Gli indifferenti” ha in comune la noia con un altro grande romanzo di Moravia appunto ” La noia”. Se ricordo bene la noia gli procurava addirittura conati di vomito forse legati più a questo stato d’animo che non a disturbi organici .Forse mi sbaglio con la nausea di Sarte? Mah sempre lì stiamo. Non ho partecipato a nessuna serata ma non ho difficoltà nessuna difficoltà a credere che il Ciarapica e l’assessore abbiano tonfato nuovamente. Certo che se così è stato ci sarebbe da cambiare anche tutta l’organizzazione. Pure Pippo Baudo non presentava né organizzava tutti i Sanremo. Ma perché la gente deve per forza credersi intellettuale e credere di avere come compito ” stressare chi magari vorrebbe divertirsi con la cultura e non solo slogarsi le mandibole in lunghi e pericolosi sbadigli.
Al di la di qualche scelta tecnica discutibile (il rosso “perpetuo”, per esempio, come illuminazione che, se pur dava più visibilità alle mega proiezioni, rendeva purtroppo gli spazi un po’ lugubri e poco spensieratamente godibili) e della eccessiva, forse, interpretazione dei temi dal punto di vista tecnico e avveniristico (velocità, velocità, velocità-che non porta solo a cose positive) e poco dal punto di vista poetico, romantico o vivibile anche sotto altre forme, il festival, quest’anno, non ha riempito troppo la piazza (tranne alcune bellissime serate) come in passato, soprattutto perché, a Civitanova (e credo in particolare…), le piazze si riempiono se metti, in piazza, appunto, il Pupo televisivo di turno, che, visto magari in tv nei periodi recenti, attira la maggior parte del pop-olino, che, considerando anche i trenta e più gradi del periodo in cui il festival si svolge, si riversa ancor più nella piazza per godersi allegramente e senza troppi “pensieri” la serata. Gli incontri, per così dire, di nicchia, poi, per chi li vuole, si potranno svolgere negli altri spazi della città, che di sicuro non mancano. In passato questa, chiamiamola, tecnica, è stata usata da Popshopia più volte e con un buon successo di pubblico e non solo, mentre con Futura non si è stati nemmeno in grado di…”copiare”, con i risultati che molto spesso si sono visti. In sostanza, al di la che i festival, in Italia, sono in netto calo come partecipazione di pubblico (per lo meno molti-tutti li fanno, gli ospiti sono, gira gira, sempre quelli), l’unica possibilità di avere più successo, per i prossimi anni, è quella che ho cercato di illustrare sopra; la noia, invece, e la ripetitività, sono tutto il resto. gv