di Giuseppe Bommarito *
Nelle Marche si continua a morire per droga. Una tragedia che sembra non avere mai fine. L’ultima a cadere vittima dell’eroina è stata Alessandra Ercolani, una splendida ragazza di Civitanova, con un sorriso dolcissimo che arrivava diretto al cuore, trent’anni appena, spirata in auto a poca distanza dall’Hotel House di Porto Recanati, privata per sempre della sua vita, dei suoi sogni, dei suoi diritti. Alessandra meritava sicuramente una sorte migliore di quella che il destino, sotto forma di uno dei tanti spacciatori che tuttora popolano il palazzone multietnico, le ha riservato, vanificando per sempre il percorso di recupero che negli anni passati aveva intrapreso.
Con questa fine tragica le Marche arrivano a tre morti per droga nel solo mese di gennaio 2019 (3,1 decessi per milione di abitanti) e si collocano per adesso al primo posto assoluto a livello nazionale nella triste graduatoria del tasso di mortalità per overdose (dati del sito “Geoverdose.it”), ben al di sopra della Lombardia (0,6 decessi per milione di abitanti), del Lazio (0,3 decessi per milione di abitanti), della Campania (0,8 decessi per milione di abitanti), tanto per citare regioni ove esiste da decenni una quantità innumerevole di piazze di spaccio a cielo aperto, alcune addirittura di fatto precluse alle forze dell’ordine.
La droga nelle Marche, introdotta in quantità sempre maggiori da clan della criminalità organizzata italiani e stranieri ormai stanziali e ben radicati, avanza continuamente, favorita da norme repressive ridicole e da scelte legislative (ad esempio, le varie depenalizzazioni degli anni passati e l’oscena vicenda della cannabis light, un’infamia legalizzata sulla quale nei prossimi giorni torneremo) che di fatto incentivano il traffico e lo spaccio. E picchia sempre di più, lasciando sul terreno vittime primarie (e tra queste vanno considerati anche gli assuntori che, pur non finendo al cimitero, si rovinano per sempre la vita per problemi di salute o giudiziari) e vittime per così dire secondarie, ancora più numerose in realtà, cioè le persone vicine alle vittime primarie per legami familiari, affettivi o amicali, sulle quali pure la sofferenza indotta dalle sostanze stupefacenti colpisce duro, quelle che pagano di riflesso – ma anch’esse con una violenza inaudita – il prezzo delle tragedie scatenate dalla droga, persone dalle piaghe nascoste, condannate per tutta la vita a piangere davanti ad una lapide, a struggersi per il dolore, ad assistere ragazzi ormai ridotti allo stato vegetale o comunque ostinati nel farsi del male, immerse in quel mare scuro di dolore, di angoscia, di rabbia, di sofferenza, ove confluisce il fiume infernale della droga.
Tutto ciò nonostante si stia tentando di incrementare e razionalizzare l’attività di prevenzione, soprattutto nelle scuole, laddove i ragazzi minorenni che le frequentano, anche quelli appena usciti dalle elementari, sono ormai il bersaglio preferito, la carne da macello più ricercata, di spacciatori aggressivi e spregiudicati, quasi sempre impuniti. Del resto, ormai – come ben sanno anche i muri – è un dato assodato che all’interno o nei pressi di ogni scuola operino diversi pusher, dediti instancabilmente alla loro attività mortifera.
Ebbene, a fronte di questo assedio incessante, di questa tragedia che non finisce mai, di questi ragazzini inseguiti dalla droga anche all’interno delle scuole, colpiti senza pietà e senza sosta nella loro salute, nelle loro speranze di vita, nelle loro aspettative, accade che qualche giorno fa si è levata la voce sdegnata del garante regionale dei diritti, Andrea Nobili, il quale – udite, udite – ha pubblicamente protestato contro l’intervento in alcune scuole anconetane delle forze dell’ordine con l’ausilio dei cani antidroga e si è rivolto al prefetto e al questore di Ancona affinchè vengano a cessare queste “attività eccessivamente repressive”. Ci vuole la prevenzione, bisogna mettersi in ascolto dei giovani, ha detto il Nobili, fattosi l’ovvietà in persona. E immemore dell’antico proverbio cinese secondo cui “quando il dito indica la luna, lo stolto guarda il dito”, ha aggiunto sempre più irritato, evocando persino scenari paranazisti: “Meglio il dialogo che i cani lupo e le perquisizioni scolastiche”.
Insomma, parole che fanno letteralmente cadere le braccia, arrivate dopo anni in cui, pur lavorando incessantemente sulla prevenzione e sul dialogo con i ragazzi, sempre però insufficienti a fronte del voluto dilagare del fenomeno, si è lavorato (parlo dell’esperienza del Comitato Uniti contro la droga, istituito dal 2011 presso la prefettura di Macerata, nel quale operano, oltre alle forze dell’ordine, il Dipartimento dipendenze patologiche, il Provveditorato regionale agli studi, le comunità terapeutiche, le associazione di volontariato, le Università di Macerata e Camerino, i principali comuni della provincia eccetera) per far sì che i presidi abbandonassero la prassi di chiudere tutti e due gli occhi sull’attività di spaccio interno agli edifici scolastici in nome dell’ipocrita tutela del cosiddetto “buon nome” della scuola da essi governata, e si attivassero anche direttamente per far intervenire senza preavviso le forze dell’ordine con finalità sia di controllo che di prevenzione in senso lato. Interventi di ripristino della legalità e di tutela dei ragazzi che hanno tutto il diritto – qualcuno lo spieghi al Garante dei diritti – di non trovare, almeno nelle aule scolastiche, spacciatori spavaldi e certi della loro impunità. Interventi che, anche per motivi di educazione civica, andrebbero semmai intensificati, proprio per far capire ai ragazzi, al di là delle conferenze di rito, che lo spaccio è un reato grave posto in essere ai loro danni e non può essere tollerato o minimizzato.
* presidente dell’associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Dramma all’Hotel House, trentenne trovata morta: sospetta overdose
Bisogna intervenire nelle cause del disagio e fornire alternative, la militarizzazione delle scuole non serve a nulla.
La famiglia manca, che supporta i giovani nelle difficoltà di tutti i giorni, hanno paura del domani incerto!!!
Non c'è veramente fine allo schifo...ora anche i cani antidroga danno fastidio...roba da chiodi!!!
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Basta chiedere a questo Sig. Andrea Nobili, garante dei diritti, di quali diritti si preoccupa di garantire.
Dei diritti di onesti cittadini, che fanno il loro dovere di studenti e che rischiano la vita cadendo vittime di spacciatori di morte, o , si preoccupano di garantire i diritti di questi balordi delinquenti, nulla facenti, che seminano morte, grazie in parte, a leggi garantiste scellerate indegne di qualsiasi paese civile.
Ci rifletta garante dei diritti.
Questo signore rappresenta uno dei tanti motivi per i quali, nonostante gli sforzi di altri, questa guerra, perché di guerra si tratta, con una legislazione “democratica”, è destinata a fallire. Basti ricordare i processi al Muccioli della Comunità di San Patrignano, per prendere atto, di come, al “sistema” tutto questo non dispiaccia.
Viviamo un degrado senza fine. Sembra incredibile quello che le forze dell’ordine scoprono ogni giorno. Ma dove viviamo ….
Gli interventi debbono partire dalle famiglie, seguendo veramente i figli,
poi la scuola e lo sport con studio e esempi, non possono fare
da gendarme, devono solo garantire sicurezza all’ interno,
per il resto preghiamo Iddio,
ancora ci sono persone che rischiano la vita x vederli liberi il giorno dopo.
Il futuro, utopia, diverse nazioni
fanno il pil con la droga,
le borse mondiali sono tenute in piedi dai proventi della droga, tutto gira lì intorno,
una battaglia contro i mulini a vento.
D’altra parte se il nostro Santissimo Padre e il nostro equilibratissimo clero, alto e snello, un giorno sì e l’altro pure, non fanno che proclamare il dovere di accogliere l’Islam, di integrarci con l’Islam, di adattarci all’Islam, di amare l’Islam, di riempire l’Italia d’islamici finché ce ne stanno e anche di più, sempre di più altrimenti siam razzisti sputacchievoli e nauseabondi, allora è naturale che un garante, da buon cristiano, cacci i cani antidroga dalle scuole, perché l’Islam ci assicura che il cane è un animale impuro, sgradito a D.io, in quanto genera paura e ansietà.
https://www.quotidiano.net/esteri/iran-cani-islam-1.4418931
Caro Peppe,
siamo alle solite, cioè si fa di tutto per non fare niente mentre i nostri giovani muoiono o nel migliore dei casi hanno problemi psichiatrici con la droga.
Qui facciamo come i marinai delle navi al tempo dei Borboni, stavano stravaccati tutto il giorno poi quando passava la ronda quelli di prua andavano a poppa e quelli di poppa andavano a prua, giusto per far vedere movimento ma non facevano niente, facevano “ammuina”.
La droga dilaga, le pene sono quasi inesistenti, le Forze dell’ordine combattono una lotta impari, se arrestano uno spacciatore il giorno dopo è già fuori, immagino che siano, ad essere buoni, demoralizzati. Le famiglie sono assenti o quasi, se ne accorgono quasi sempre quando è tardi, secondo noi della Rondinella, di cui tu fai parte e noi ne siamo onorati, occorre una svolta radicale, qui non bastano i cani poliziotto o la prevenzione che facciamo tutti noi presso scuole, parrocchie, sale comunali, serve innanzi tutto ricreare quella sintonia genitori-scuola-parrocchie che non esiste più, occorrono dirigenti scolastici che facciano valere la loro autorità a scuola, genitori più attenti, parroci che non facciano i Don Abbondio e non evitino di parlare di questi problemi, rimettere l’ora di educazione civica a scuola, ma soprattutto inasprire le pene per questi portatori di morte. Si fanno convegni, tavole rotonde ecc. che non servono a niente, solo ad andare sui giornali per mettersi in evidenza, ma il risultato è pari a zero.
Stiamo ancora parlando di legalizzare la cannabis quando la Corte di Cassazione mesi fa ha detto chiaramente che la cannabis, anche quella più leggera con THC al 4%, causa problemi psichiatrici gravi e blocca la crescita del cervello nei ragazzi fino ai 21 anni e questo ce lo dicono eminenti psichiatri, non ce lo inventiamo noi.
Ricordi Peppe, quando io e te anni fa dicevamo che Macerata era una città piena di droga e ci fu qualcuno che disse che eravamo dei matti, oggi sappiamo che Macerata è la terza città d’Italia per consumo di droga e che le Marche sono la seconda Regione d’Italia per morti causate da droga. Che altro dire? Seguitiamo a fare la nostra opera anche se ci sembra di vuotare l’oceano con un cucchiaio.
Gaetano Angeletti – Presidente Associazione “La Rondinella”
Non sto provando più pena per la fine drammatica di questi giovani… Mi sono abituato alla morte. Come mai ancora si drogano pur sapendo che la morte cammina loro a fianco? Sono ormai semplice “materia” senza più “spirito”?
Siamo in una guerra che ci combattono senza quartiere. Credo, quindi, che sarebbe necessario il patibolo.
Importante è contrastare l’afflusso di droga e cosa c’è dietro, altrettanto importante è capire perche’tanti giovani fanno quella scelta,qui entra in gioco,secondo me,tutte quelle insicurezze e degrado che la società ha ben maturato negli ultimi anni,se è già difficile per chi è su di età, mantenere il giusto equilibrio figuriamoci per un giovane che si affaccia al mondo.non hanno nessun punto di riferimento o per lo meno sono distorti rispetto alla realtà,è come se il bene e il male si siano mischiati.facile dire:”è colpa di chi si droga”.
Il patibolo ovviamente è una ipersoluzione, un’iperbole, un’utopia. Realistiche invece, secondo me, sono la sospensione di alcune garanzie per gli imputati e l’adozione di pene maggiori di quelle in vigore.