di Marco Cencioni
Si prenderà lo Sferisterio, come ha sempre fatto ogniqualvolta è salito sul palco di Macerata. Con lui, per una serata che si preannuncia imperdibile, la Filarmonica Arturo Toscanini diretta e arrangiata da Stefano Nanni. Ed insieme sarà sinfonia. Vinicio Capossela domani sera allo Sferisterio inaugurerà la sezione Crossover del Macerata Opera Festival con la quarta tappa del suo tour “Nell’OrcÆstra”. Dopo un inizio del 2018 che l’ha visto impegnato in diversi concerti nel sud-est asiatico, in Argentina, Cile, e nel tour nella penisola iberica che ha accompagnato l’uscita di “Canzoni della Cupa” in Spagna, Capossela realizza il sogno, il progetto che coltivava da tempo: mettere un vestito cucito da cinquanta elementi alle sue canzoni. E nelle sue parole si legge chiara la soddisfazione di vederlo in vita nell’arena di Macerata.
Una OrcÆstra allo Sferisterio, il luogo ideale per ospitare questo “animale smisurato e mitologico” e permettergli di fagocitare i brani del suo passato e proiettarli nel futuro. A Macerata, con la quale ha stabilito fin da subito un rapporto speciale. Quanto è intensa la sua emozione per il ritorno e quali sono le sue aspettative per quello che è uno spettacolo molto atteso anche per l’unicità del suo genere.
«Davvero lo Sferisterio è il miglior luogo possibile in cui cercare di riprodurre le armonie delle sfere celesti, uno dei molti miracoli che una creatura smisurata come l’Orcaestra può compiere. Perché se il leviatano è l’espressione della potenza divina, l’orchestra è il tentativo umano di arrivare al divino. Un organismo nel quale individualità si fondono in un solo respiro che le comprende tutte. E’ per me una esperienza di meraviglia questo concerto con Orchestra Sinfonica. E’ come il miracolo di Cenerentola prima della mezzanotte: trasformare le canzoni, che sempre nascono in maniera umile, partendo da una voce e uno strumento solo, e fargli indossare i vestiti più stupefacenti: perle, broccati, velluti, sete. L’Orcaestra rinnova e trasforma i vecchi abiti, veste la nudità delle composizioni di tutta la meraviglia possibile. E’ l’edificio del sogno. Il sogno poi si completa con il luogo, e il concerto allo Sferisterio di Macerata è quello che suggerirei a tutti, perché il luogo fa parte della meraviglia. Anche perché è un luogo nato per giocare un gioco. E l’uomo ha inventato l’arte e il gioco per elevarsi, per sottrarsi alla mera lotta per la sopravvivenza. Un luogo di gioco e di arte è doppiamente divino».
Ci sarà spazio sul palco anche per il suo velocipedastro, che dimora allo Sferisterio?
«Il velocipedastro si ammirò una volta sola nell’estate del 2001, il nostro primo concerto, indimenticabile, nello Sferisterio. Una serata gloriosa e magica, perfezionata da questo strumento per la conquista dell’inutile, che giustamente non fu mai più utilizzato. Intrasportabile se non sospingendolo personalmente sui pedali, restò tra meraviglie scenografiche degli allestimenti maceratesi. Sono da sempre molto affezionato alle Marche e quello fu un personale dono che portammo al tempio, paragonabile solo alla trebbiatrice volante che si ammirò una volta sola allo Sponz Fest, il festival immaginifico che teniamo in Alta Irpinia a fine agosto, quest’anno alla sua sesta edizione».
Quella del 24 luglio sarà la sua ennesima esibizione nel “paese dei pistacoppi”, come l’ha ribattezzato nel 2015. Come pensa di ritrovare Macerata e il “suo” pubblico dopo i fatti accaduti, che hanno portato la città al centro dell’attenzione mediatica a livello nazionale e internazionale?
«Mi ha molto addolorato questa pagina così scura e inquietante della storia recente del Paese, e così emblematica dei tempi che stiamo vivendo. Tempi attraversati dalla peste, una peste la cui virulenza è moltiplicata dal mezzo di trasmissione della rete, dai social. Colpisce che teatro di questa vicenda doppiamente terribile sia un luogo come Macerata, che sembra sospeso dalla Storia. Però spesso proprio i luoghi apparentemente fuori dalla storia ne coltivano i bacilli più virulenti. Ci sono due cose che ho sempre ritenuto un patrimonio nazionale, meglio conservato nelle terre dell’interno, nei paesi, nei luoghi in cui è radicato il senso della comunità, sono il buon senso e l’umanità. Spero di ritrovarli forti, perché sono buoni anticorpi contro la diffusione della peste».
Biglietti ancora disponibili sia alla biglietteria di piazza Mazzini che online https://www.sferisterio.it/vinicio-capossela-sferisterio-macerata/
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati