Sferisterio, l’opera è di tutti
E adesso si può “toccare con mano”

MACERATA - Presentate le iniziative dedicate all'accessibilità degli spettacoli: in programma percorsi tattili e audio descrizioni. Dal 28 luglio al 2 agosto serate dedicate a ipovedenti e non udenti. Il sindaco Carancini: "Aperti, accoglienti e affetto sono le tre A che ci caratterizzano"

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Da sinistra il sovrintendente dell’associazione Sferisterio, Luciano Messi, il vice sindaco di Macerata, Stefania Monteverde, e la responsabile dei processi di accessibilità del festival, la docente Elena Di Giovanni

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di Leonardo Giorgi

(foto di Fabio Falcioni)

Lo Sferisterio è di tutti. E’ questo il tema del progetto di accessibilità che da dieci edizioni del Macerata opera festival mira a rendere fruibile l’esperienza della lirica in arena ad ogni genere di pubblico, dalle persone non udenti agli individui ipovedenti o ciechi. Iniziative di inclusione che si snodano attraverso percorsi tattili, audio descrizioni e proiezioni dei libretti in italiano e in inglese. «Lo Sferisterio è un luogo di tutti e per tutti – sottolinea il vicesindaco di Macerata, Stefania Monteverde, durante la presentazione dei percorsi di accessibilità per quest’anno nella biblioteca Mozzi Borgetti -. Offriamo percorsi di conoscenza adatti a qualsiasi persona, così da conoscere l’opera attraverso la pluralità di linguaggi». Un tipo di approccio che risulta unico in Italia e che conferma il suo successo anno dopo anno: ai percorsi di accessibilità hanno partecipato 160 persone nel 2014, 190 nel 2015 e 220 nel 2016. Il tutto sotto l’occhio vigile e la creatività di Elena Di Giovanni, docente di Lingua e traduzione inglese dell’Università di Macerata. «Quest’anno ci sarà un intero lungo weekend dedicato al pubblico ipovedente – annuncia la responsabile -, dal 28 luglio al 2 agosto. In queste serate (28 luglio Madama Butterfly, 29 Turandot, 30 Aida e 2 agosto Shi, ndr) saranno disponibile le audio descrizioni degli spettacoli (gratuiti per i non vedenti, 12 euro e 50 per gli accompagnatori)». E prima delle serate, sempre allo Sferisterio alle 18,15 dal 28 al 30 luglio, si potrà vivere l’esperienza dei “Percorsi tattili”, aperti a tutti e dedicati all’esplorazione con mano del dietro le quinte. «Si potranno scoprire le scenografie di Madama Butterfly – spiega Di Giovanni – i vestiti e il trucco di Turandot e infine l’anima musicale dello Sferisterio, con la possibilità di toccare e provare gli strumenti dell’orchestra». Un’operazione nata con il supporto del Museo tattile statale Omero di Ancona, che dal 28 al 31 luglio proporrà un tour tra le bellezze dell’arte e della natura marchigiana pensato apposta per un pubblico ipovedente.

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Elena Di Giovanni

 

Due le principali novità del festival di quest’anno. La prima è la collaborazione con il college americano Montclair state university del New Jersey per i sovratitoli delle opere (il libretto proiettato sulle mura ai lati del palcoscenico durante lo spettacolo) anche in lingua inglese. La seconda è l’ambiziosa iniziativa per avvicinare le persone con problemi di udito all’opera e alla musica. Un paradosso? Non di certo per l’architetto consulente per l’accessibilità, Consuelo Agnesi. «L’inclusione – spiega – passa attraverso ogni tipo di comunicazione e prima ancora attraverso una rivoluzione culturale. Bisogna ricordarsi di ogni persona ed eliminare tutte le barriere culturali. Io stessa sono sorda, ma amo la musica e faccio di tutto per avvicinarmi ad essa». Il contributo dell’architetto Agnesi si concretizzerà il 28 luglio, quando alle 18,15 nello Sferisterio verrà offerto un percorso riservato ai non udenti con interprete Lis (Lingua dei segni. «Aperti, accoglienti e affetto – conclude il sindaco di Macerata e presidente dell’associazione Sferisterio, Romano Carancini -, sono queste le tre A che ci caratterizzano. Le prime due si riferiscono al tentativo di sperimentare, immaginare nuovi servizi, coinvolgere più soggetti e stare insieme, cercando di continuare ad innovare quello che già funziona. Bisogna poi alla fine volere bene alle nostre persone. La voglia di unire è una manifestazione d’affetto che passa attraverso tutta la stagione. Dobbiamo essere un modello ed essere un modello significa anticipare, e noi abbiamo la fortuna di poter usufruire dell’ingegno e della professionalità della professoressa Elena Di Giovanni».

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