Da sinistra Antonio Pettinari e Angelo Sciapichetti
di Federica Nardi
“L’inceneritore non è contemplato nel Piano regionale dei rifiuti, non è voluto dalla Regione e tanto meno dal sottoscritto”. Così l’assessore all’Ambiente Angelo Sciapichetti replica in una nota al Movimento 5 stelle che da più Comuni della provincia ha lanciato l’allarme sulle prossime decisioni dell’Assemblea territoriale d’ambito 3 (Ata), presieduta dal presidente della Provincia Antonio Pettinari, sul tema dello smaltimento dei rifiuti (leggi l’articolo). Sciapichetti dice che “la cartografia elaborata dalla Provincia non ha nulla a che vedere con l’istallazione di un ipotetico inceneritore. Specifica solamente dove, stando al nostro piano dei rifiuti, non possono essere collocati discariche e impianti di recupero di materiale”.
La cartografia, risalente al dicembre 2016, in realtà nomina esplicitamente nella relazione allegata gli impianti di incenerimento, suddividendoli tra “impianti di incenerimento per rifiuti solidi urbani” e impianti di “coincenerimento”. E ne indica anche la migliore collocazione ipotetica, individuata nelle aree già destinate agli insediamenti produttivi. Il piano provinciale nasce, come sottolinea Sciapichetti, per dire quali aree non sono idonee per vincoli di vario genere (ambientali, paesaggistici e così via), ma è la stessa relazione allegata alle cartografie a specificare, non solo per gli inceneritori ma per tutte le tipologie di impianti, che “le Province sono tenute a individuare le zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento” e “nel particolare lo studio è giunto a definire le aree idonee e quelle non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento di Rsu”. E la “metodologia di localizzazione – dice la relazione – è riferita alla realizzazione di nuovi impianti e alla modifica sostanziale o ampliamento di quelli esistenti”.
Giuseppe Pezzanesi
A chiarire l’umore e la volontà dell’assemblea, che raccoglie diversi sindaci della provincia, è il sindaco di Tolentino Giuseppe Pezzanesi: “La maggior parte di noi sindaci è contraria alla previsione di un grande inceneritore. Abbiamo a suo tempo chiuso il Cosmari proprio perché pensavamo che quel modello di inceneritore non andasse bene. Il discorso è diverso però per impianti più piccoli, di ultima generazione, come quelli che usano in nord Europa e che oltre a non essere per niente impattanti sulla salute e l’ambiente producono anche energia e consentono un corretto smaltimento dei rifiuti. Da tempo diciamo che è bene informarsi su queste nuove possibilità che offre la tecnologia”.
Nella categoria B della relazione della Provincia ricadono gli impianti di incenerimento
In ogni caso a dimostrazione che il no della Regione resta tale (leggi l’articolo) Sciapichetti ricorda “il recente ricorso al Tar contro il decreto ministeriale che vedrebbe la necessità di un inceneritore sul territorio marchigiano”. Inoltre “gli impianti eventualmente da realizzare in provincia di Macerata son lungi dal poter essere definiti, considerato che il Piano d’ambito dell’Ato 3 non è stato né redatto, né tanto meno adottato. La fattibilità di qualunque progetto di impianto di gestione, pubblico o privato che sia, andrà comunque valutata anche in una ulteriore fase di verifica, in cui verranno presi in considerazione i fattori a scala di maggior dettaglio (Piano regolatore generale, distanze da funzioni sensibili, tutela di beni, vincoli ambientali, paesaggistici, ecc.). Non esiste pertanto una questione sulla collocazione dell’inceneritore – conclude l’assessore – che non è previsto dal Piano regionale dei rifiuti e che, se paradossalmente venisse proposto dal Piano d’ambito dell’Ato 3, sarebbe bloccato dalla Regione per difetto di conformità rispetto al Piano regionale”.
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L’assessore, dovrebbe spiegare ai marchigianmarchigiani cosa prevede il piano regionale rifiuti, approvato e quindi in vigore da ottobre 2014, giunta Spacca.
Nello stesso infatti è previsto l’incenerimento.
I gruppi marchigiani del movimento 5 stelle inviarono un documento che punto per punto mofificava gli articoli.
E nel caso di “bruciare css” o altre amenità, si era proceduto alla cancellazione definitiva. Quindi chiedo, se il regolamento in vigore prevede fi bruciare rifiuti, le parole che girano sono fuffa?
O c’e l’intenzione di calendarizzare la modifica del piano regionale rifiuti in essere?
Piccoli o grandi emettono sostanze velenose, molte della quali passano attraverso tutti i filtri che si possano inventare. Oltre al no per principio, per prevenire la salute delle popolazioni, il no più sincero deve essere che la sola strada per eliminare i rifiuti è non produrli, riusarli e riciclarli e rivedere il sistema degli imballaggi e dei contenitori dei prodotti e delle merci.
Le lobby che traggono vantaggi dai rifiuti sono molto potenti , sono potenti perché i cittadini sono assenti da questo dibattito. I cittadini non esistono esistono solo “conferitori di rifiuti”
La nostra provincia vanta una delle migliori politiche di trattamento dei rifiuti. il fatto che i comuni siano tutti associati è un grande pregio sia per resistere alle pressioni della malavita organizzata che vogliono mettere le mani sui rifiuti del maceratese, cosa che altrove nelle marche è riuscita, ma la pari al nostro provincia non è passata alla politiche e pratiche 2.0 per il trattamento dei rifiuti e la sua valorizzazione. LLa struttura di gestione dei rifiuti è talmente grande che è ingestibile, e non è in grado anche perché è impenetrabile nella sua gestione chiusa alle forze sociali e ostile a pratiche di outsourcing dalle quali potrebbero trovare vantaggi non solo esternalizzando alcune fasi del ciclo di raccolta o di lavorazione dei rifiuti, ma le aziende coinvolte sarebbero indotte anche a ricercare sempre più soluzioni per migliorare le fasi di lavorazione esternalizzate. Non si può per paura di far entrare le eco mafie continua a gestire in regime di monopolio assoluto e far rientrare le poche fasi di esternalizzazione che esistevano, e accorpare le ditte che erano assegnatarie di processi di esternalizzazione, acquisendo personale e mezzi obsoleti . Il regime di monopolio oltre a produrre giganti ingestibili frena la ricerca e la innovazione, insomma un Moloch per la cui sopravvivenza la comunità del maceratese è chiamata a sacrificarsi pe tenere in piedi una struttura che divora grandi risorse finanziarie solo per esistere. Questo perché se da un alto si sono ottenuto alcuni risultati come il minor costo di abbancamento, ma non riversato in diminuzioni delle tasse di scopo , un copertura capillare del territorio , ma non sempre le grandi città di questo territorio hanno una efficienza del servizio, non amputabile a mio avviso agli amministratori locali, ma alla ingovernabilità dell’organizzazioni in loco, tanto personale e mezzi male coordinati, e spesso senza controlli. A mio avviso occorre fermo restando il controllo e la vigilanza sull’eco mafie, occorre che il Moloch si apra alle pratiche di outsourcing dalle quali pratiche avrebbe tutto da guadagnare e occorre che la politica ragioni e attui su iniziative finalizzate ridurre i consumi e il riutilizzo e la valorizzazione commerciale dei rifiuti riciclabili come materie prime seconde.
Sono d’accordo con voi
mi auguro che la gente non prenda sul serio le fantasie di chi ancora cerca di convincerci che bruciare (poco/tanto/ filtri vecchi/filtri hightec e chi più ne ha più ne metta) sia la soluzione del problema rifiuti. Però è certo la soluzione migliore per mandarci al camposanto il prima possibile!