Famiglia di Treia nell’incubo di Amatrice:
“Siamo miracolati,
pareva un bombardamento”

SISMA - Elisabetta Antolini, 42 anni, si trovava nella cittadina laziale insieme al marito e ai due figli. "Eravamo a casa dei miei suoceri, quando c'è stata la scossa ho stretto i bambini nel lettone. Non sapevamo cosa fare. Un campanile è crollato sopra una parte dell'abitazione. Dopo la scossa era buio pesto, abbiamo atteso per due ore su di un terrazzino"

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Prime ore dopo il sisma ad Amatrice (Foto di Elisabetta Antolini)

 

di Gianluca Ginella e Federica Nardi

Hanno scavalcato cumuli di macerie, là dove le strade fino a poche ore prima erano piene di persone giunte ad Amatrice per la festa dell’amatriciana, poi nella luce fioca dell’alba hanno raggiunto un piazzale dove già c’erano i primi soccorritori. Un incubo, ma «stiamo bene, siamo dei miracolati». Una famiglia di Treia è scampata all’inferno che alle 3,36 di ieri mattina si è scatenato ad Amatrice. Una cittadina distrutta, 204 morti, famiglie devastate da lutti enormi, la vita di tanti bambini spezzata. Da quell’inferno è uscita viva la famiglia treiese: mamma, papà (originario di Amatrice) e due bambini. Con loro si sono salvati anche i genitori di lui e il fratello. «Eravamo arrivati alle 17 di martedì perché mio marito (Fabrizio Serafini, ndr) doveva giocare una partita per festeggiare i 50 anni della Amatrice calcio – racconta Elisabetta Antolini, treiese –. Ogni anno andiamo a trovare i genitori di mio marito e il fratello che vivono ad Amatrice. Portiamo i bambini, che hanno 6 e 9 anni, a trovare i nonni. In questo periodo vengono moltissime persone, 20-25mila, perché c’è la festa della Amatriciana nel fine settimana». Elisabetta, 42 anni, dipendente di banca, la sera si era coricata con i bambini nell’ala più moderna della casa dei suoceri, in via Spinosi 17, che si trova dietro al corso principale di Amatrice. Il marito, che lavora in una concessionaria d’auto, stava in un’altra stanza mentre i genitori e il fratello di lui stavano nella parte più vecchia della casa.

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Case devastate ad Amatrice

«Ad un certo punto ha iniziato a saltare tutto. Stringevo i bambini che per fortuna non capivano quello che stava accadendo – racconta Elisabetta –. E’ stato come un bombardamento, allarmi che suonavano, era tutto buio. E’ stato terribile, nella stanza crollavano i quadri, i mobili, si sono ribaltati i comò. Stringevo i bambini e aspettavo che finisse non sapevo cosa fare». Quando dopo 142 terribili secondi la terra ha smesso di tremare, «mio marito è entrato e ha sfondato la porta perché un mobile la ostruiva. Poi siamo usciti su di un terrazzino. Era buio pesto. Mio marito è andato a salvare i genitori e mio cognato». Erano intrappolati sotto le macerie: «Su quella parte di casa è crollata la torre di un campanile di una chiesa e ha sfondato tutto – dice Elisabetta –. I miei suoceri e mio cognato erano intrappolati tra le macerie, mio marito ha sfondato la porta delle camere e ha iniziato a scavare per tirarli fuori dai calcinacci e una volta liberati ci siamo tutti rifugiati nella stanza dove eravamo noi e c’era il terrazzino. Era tutto buio. Non sapevamo che fare. Chiamavamo, urlavamo, non riuscivano a trovare neanche i cellulari, era tutto buio pesto, una volta trovati i cellulari abbiamo iniziato a telefonare ma le linee erano tutte intasate. Per un paio d’ore siamo rimasti lì in attesa albeggiasse». Ore interminabili in attesa del mattino. Quando c’è stata un po’ di luce la famiglia ha deciso di uscire di casa. Così, scese delle scale, hanno raggiunto la strada e lì «era l’inferno. Con i bambini ci siamo arrampicati sopra le macerie – racconta Elisabetta –, sembrava ci fosse stato un bombardamento, cercavamo di fuggire, le scosse erano continue. Intorno a noi era crollato tutto. Era rimasta per metà la nostra casa e poche altre». La famiglia ha raggiunto un piazzale vicino all’ospedale dove c’erano i soccorsi. Anche se loro si sono salvati, tanti i parenti che non ce l’hanno fatta. «In una casa vivevano due gemellini, nostri nipoti, Andrea e Simone Serafini, avevano sette anni, abbiamo saputo che sono morti entrambi. Sono morte tante persone che conoscevamo». La suocera e il cognato di Elisabetta sono stati ricoverati all’ospedale di Rieti, lei è tornata a Treia con i bambini «mio marito invece è rimasto là. Siamo miracolati, eravamo in 7 e tutti salvi. Sono morti tanti bambini, tutti andavano alla festa a trovare i nonni per la sagra della Amatriciana. Forse non si troveranno mai tutti». Ad Amatrice tra i morti c’è stato anche il parrucchiere di Civitanova, Alessandro Neroni, che era andato nella casa di famiglia ed è rimasto sepolto nel crollo dell’abitazione. Aveva 42 anni.

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