«Non dobbiamo solo chiederci perché Riccardo e Chiara ci sono stati tolti, dobbiamo soprattutto ringraziare perché ci sono stati donati». Sono le parole dei genitori di Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi, i due giovani maceratesi morti nello scoppio in una palazzina ai Navigli a Milano. Ieri Giuseppe Pellicanò, marito della terza vittima dell’esplosione, ha confessato di aver svitato il tubo del gas con delle pinze (leggi l’articolo). Le parole dei genitori dei due giovani che a Milano stavano inseguendo i loro sogni sono di ringraziamento e di impegno.
«Riccardo e Chiara che nella generosa fioritura della loro giovane vita stavano cominciando a raccogliere insieme i primi frutti, non sono più in mezzo a noi – scrivono Francesca e Giorgio Maglianesi e Clara e Luciano Magnamassa – La loro morte, umanamente così tragica e assurda, lascia noi genitori soli e sgomenti, mentre domande angoscianti aggravano lo sconforto: perché? Perché la vita innocente dei nostri ragazzi è stata travolta e rapita in quel modo? Eppure, anche in un momento di dolore così oscuro, una certezza fondamentale si sta facendo strada: abbiamo sperimentato in modo tangibile e ininterrotto un abbraccio consolante di affetti, di amicizia e di solidarietà, da parte di tantissima gente: parenti, amici, singoli cittadini, comunità ecclesiali, istituzioni, associazioni, gruppi giovanili».
Una straordinaria vicinanza che li ha commossi: « Abbiamo persino conosciuto meglio aspetti esemplari della vita di Riccardo e Chiara, che hanno saputo tessere relazioni, costruire amicizie, sperimentare forme di presenza e testimonianza sociale, culturale, civile. Il nostro grazie nasce anche dal fatto che questa partecipazione inimmaginabile al nostro dolore ci indica una strada da percorrere, nella fede cristiana e nell’impegno a favore degli altri; la stessa strada che i nostri figli, con la loro vita, possono insegnare a tutti noi, in particolare ai più giovani».
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