di Marina Verdenelli
Rinuncia alla cattedra vinta con regolare concorso nel 2011 e ora insegna in Medio Oriente, al confine con l’Iraq e con la minaccia dell’Isis, il gruppo terrorista di matrice islamica che sta seminando violenza e paura con una guerra interna all’Islam e contro l’Occidente. E’ così che vive oggi la professoressa Gloria Alpini, 45 anni, originaria di Civitanova Marche, che ha fatto esplodere il caso dell’ateneo maceratese (leggi l’articolo) con il rinvio a giudizio per il rettore Luigi Lacchè e la professoressa Antonella Paolini (leggi l’articolo) per tentata concussione. Sulla vicenda che la vede al centro delle accuse sollevate, la docente non ha voluto mai rilasciare interviste parlando pubblicamente solo in sede di processo oggi (leggi l’articolo). Ma fuori dall’aula veste i panni di una professoressa che in Italia non riusciva più a trovare lavoro dopo la vicenda del concorso e del processo in corso. Vedova, una figlia di 14 anni, per lavorare si è affidata ad una agenzia internazionale di Cambridge. «Non potevo fare diversamente – dice Alpini – laggiù nessuno vuole andare perché si rischia la vita ed è l’unico lavoro che ora posso fare. Sto lontana dai miei affetti, da mia figlia che preferisco non portare con me perché sarebbe pericoloso. Torno poche volte all’anno, solo per le feste affrontando spese altissime perché quando mi assento e non lavoro non sono pagata». Anche per partecipare al processo ha lasciato il Medio Oriente (preferisce non dire la città precisa dove lavora per motivi di sicurezza) e questa notte tornerà lì al confine con l’Iraq e il gruppo terrorista. «Un mio collega è morto – continua – era Ronnie Smith, professore statunitense di chimica (insegnava nella International School di Bengasi e fu ucciso mentre faceva jogging, ndr). Pochi giorni prima mi aveva detto che voleva dare un viaggio romantico in Italia con la moglie, mi aveva chiesto di aiutarlo ad organizzare il tutto». In Medio Oriente Alpini insegna lingua e letteratura inglese in un liceo.
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se fosse vero…..chiedere scusa senno non trovi lavoro…sa tanto di sistema mafioso
perchè un professore che vince un regolare concorso non insegna in università ?
Boh. Auguro ogni bene alla Alpini, ma se io accusassi pubblicamente l’azienda per cui lavoro di costringermi a “condizioni di lavoro spaventose”, di aver assistito a “giochi perversi”, di avervi “visto fare di tutto”, di sapere che vengono “regalati agli studenti voti a destra e a manca” con “totale mancanza di scrupoli”, di sapere di “scambi” interessati, secondo me una lettera di scuse me la farebbero firmare, prima di riassumermi.
In ogni caso, se quel che la professoressa Alpini scrisse al Giornale corrisponde al vero, spero che si possa approfondire la questione in sede legale. Spero però di tutto cuore che si sia trattato di un malinteso o di un’esagerazione dettata dalla rabbia del momento, perché altrimenti la situazione nel “nostro” ateneo sarebbe davvero inquietante.
Ehhhhh…. ma questa la sa lunga eh… ;))))
Credo che a tutti questi servizi dedicati alla vicenda della sig.ra Alpini servano delle precisazioni fondamentali.
Si parla di una “cattedra”, di un “concorso”, di un “contratto”
NON sono esattamente la stessa cosa!
Una cosa è vincere un bando per un contratto di insegnamento da esterni, altro è vincere un concorso, ben altra cosa ancora è vincere una cattedra….e molto, davvero molto diverse sono eventualmente le rinunce relative!!!!
Di certo esiste un’etica professionale che impedisce di denigrare la struttura presso cui si lavora.
Questo non significa che qualora si verifichino gravi irregolarità, illeciti o cose simili si debba tacere.
Ma questo significa rivolgersi alle autorità preposte e segnalare o denunciare, prove concrete alla mano non chiacchiere, le cose che non vanno debitamente circostanziate, e non sparare a zero tramite testate giornalistiche.
eh sì… mi sa che la sa proprio lunga… e poi mica era un concorso, un semplice contratto, ma chi la sa la differenza?