Guida alpina multata mentre fa un’escursione sul monte Bove con alcuni allievi, era in un’area dove è sta reintrodotto il camoscio appenninico: “farò ricorso”, dice e annuncia l’intenzione di denunciare l’ente parco dei Sibillini.
Era lo scorso 19 agosto quando una guida alpina, Paolo Caruso, fa una escursione sui Sibilli. Con lui ci sono alcuni allievi. La via che scelgono è quella chiamata “Via normale” a Punta Anna, sul monte Bove. Mentre la comitiva sale verso la meta che si è prefissa intervengono gli uomini del corpo forestale che li fermano e sanzionano la guida alpina. Perché in quell’area è vietato l’accesso. Il corpo forestale ha infatti fatto rispettare un divieto di accesso all’area alpinistica del monte Bove, indetto dal gennaio del 2009 “come provvedimento urgente e temporaneo relativamente all’introduzione del camoscio appenninico e a seguito di un intervento del soccorso alpino sulla parete del monte Bove – dice Caruso –. Poi il divieto è diventato permanente. Personalmente sono dal 2009 impegnato contro l’ente parco per far togliere il divieto ma dopo innumerevoli promesse nulla è cambiato”. Dopo la sanzione, la guida alpina annuncia che “ho intenzione di fare ricorso e denunciare il parco dei Sibillini sia alla procura della Repubblica sia all’Unione Europea in quanto l’operato del parco contrasta gravemente con le disposizioni europee (Convenzione di Aarhus – è un trattato internazionale che garantisce a tutti i cittadini il diritto alla trasparenza e alla partecipazione in materia ai vari processi decisionali di governo locale, nazionale e transfrontaliero che riguardano le materie ambientali, ndr)”.
(Gian. Gin.)
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
E adesso anche le guide alpine vanno ad infastidire la fauna…
Le disposizioni relative alla tutela della colonia di camosci reintrodotti nei Sibillini non sono “permanenti”, ma transitorie. E la ristretta area di divieto, che vale per tutti (alpinisti o semplici escursionisti) cambia nel corso dell’anno. Punta Anna torna “accessibile” da fine ottobre ad aprile.
Qui il riferimento:
http://www.sibillini.net/attivita/regolamenti/index.html
Anche il comportamento della “guida alpina” (se così si può chiamare un individuo del genere) contrasta con le disposizioni del Parco. Ma tanto a chi importa della salvaguardia dei camosci?
Invece di chiedere scusa per aver violato una disposizione minaccia anche ricorsi e denunce. Roba da pazzi (anzi da delinquenti!).
Consiglierei alla “guida alpina” di cambiare mestiere vista la sua incompetenza, invece di fare l’arrogante minacciando ricorsi a destra e a sinistra (ha tralasciato la NASA tra gli enti cui fare ricorso!).
Consiglierei anche di imparare a leggere i cartelli quando gira per il Parco la prossima volta, così evita le multe.
Suvvia, ora non piangere e tornatene a casa.
Io non capisco che fastidio possiamo dare ai camosci…
Sono stato sul Bove ed ho visto parecchia gente sbattersene i coglioni del divieto. Ben vengano le multe, la gente deve capire che le regole vanno rispettate. Questo dell’articolo poi.. Definirlo guida alpina mi pare un insulto alla categoria.
Io credo che la guida alpina abbia infastidito di più la dirigenza dell’ente parco e non i camosci. A me risulta che qualsiasi parco nazionale fa parte di un territorio di un determinato comune. quindi, dovrebbe essere il sindaco a dover applicare le leggi nazionali sui parchi, che come autorità, specie di questi tempi basta e avanza. Quindi, per quale motivo bisogna pagare le tasse per mantenere i presidenti di ogni ente parco con tutto il loro seguito. Per carità: proteggiamo i camosci, ma non chi fa parte del carrozzone parassitario dello stato che ha la massima responsabilità per il declino del paese.
Caruso è una delle più prestigiose guide alpine delle nostre zone. Ha inventato un metodo di arrampicata chiamato appunto “Metodo Caruso” applicato da tutte le scuole di alpinismo.
Se ci andavano con un gommone in avaria avrebbero avuto ben altro trattamento
Il famoso terrorista Paolo Caruso finalmente multato! Ma per favore ! Questo sarebbe una Parco Nazionale che favorisce la sua fruizione?Un Parco che permette ancora la cementificazione nel suo cuore (vedasi gli ultimi “mostri” sopra le piste da sci alle Saliere di Frontignano) , che nulla ha fatto per rimuovere o mettere in sicurezza opere pericolanti e inutilizzate al suo interno (una per tutte la vecchia funivia del Bove Sud), che permette l’ invasione selvaggia dei suoi prati da migliaia di mezzi a motore e a piedi sulla spianata di Castelluccio nei giorni della fioritura, che permette l’ incremento della captazione idrica delle sue falde (Sorgente del Nera) ,ecc…Un parco che pero’ vieta di portare i cani “privati” su molti suoi sentieri ma non i cani dei pastori(che spesso mi son trovato a fronteggiare non proprio amichevolmente) , che vieta l’accesso all’area del Bove Nord nel periodo in cui normalmente questo dovrebbe essere piu’ facilmente visitabile ovvero quello estivo.L’ ente parco aveva promesso che questo divieto ci sarebbe stato fino al raggiungimento di un numero minimo di camosci che mi sembra dovesse essere stato di 30 unita’, numero ormai ampiamente superato senza considerare che gli stessi non sono piu’ fissi in quella zona ma si stanno spostando un po’ dappertutto all’ interno dell’ area montana (io stesso li ho trovati al Vettore e Priora).Comunque fa molta piu’ notizia multare una guida alpina (e che guida! chi è del settore sa bene chi sia Paolo Caruso!) e foraggiare la demagogia!Personalmente ritengo che sia una pessima maniera di mettersi in mostra e fare notizia.Quel divieto oggi non ha piu’ senso e l’ente parco deve rimuoverlo senza si e senza ma invece di continuare a temporeggiare parlando di dialogo con chi è predisposto.Il Dialogo lo dice la parola non è mai univoco.Saluti.
In qualità di Direttore del Parco Nazionale vorrei ricordare che la guida Caruso ha violato, consapevolmente, un divieto. Che è stato preso sulla scorta di pareri scientifici, per la tutela del Camoscio appenninico (unico al mondo) e in via di reintroduzione e della nidificazione dell’Aquila reale. Questo divieto, che è parziale ed è calibrato in modo diverso a seconda delle stagioni, è stato discusso con i portatori di interesse l’ 8 luglio ultimo scorso alla quale era presente lo stesso Caruso.
un escursionista che non rispetta il divieto si prende la multa …così anche la guida che c’è di male??
Lo sanno anche i polli che ci sono aree sul bove che non sono accessibili e per quale motivo, non è una novità, è così da anni. Ci sono mappe reperibili ovunque, avvisi affissi ovunque… e una guida alpina dovrebbe essere il primo ad informarsi. Ci si può fidare di una guida che prima di partire non verifica dove vuole andare? Ma che razza di guida è? Viene da fuori? a maggior ragione si dovrebbe informare bene prima di partire. E’ del posto? A maggior ragione ormai lo dovrebbe sapere.
Ma non sarà il caso di “ritirargli la patente”?
E’ inevitabile che in un parco nazionale vi sia una regolamentazione che disciplini l’uso e l’accesso nelle varie aree. Il problema come ben evidenzia del Bianco e che il parco dei Sibilini ha sostanzialmente fallito nel suo originario progetto di gestione ecosostenibile del territorio, in quanto tutte le criticità presenti prima della costituzione dell’area protetta sono tuttora esistenti o,peggio, aumentate provocando ampi degradi come a Castelluccio, la valle di Pilato e così via. Ad esempio nella zona Parco si sono aperte cave che hanno indotte estesi fenomeni franosi (vedi Montegallo) sulle quali il Parco non ha avuto nulla da obiettare, malgrado le segnalazioni e le denunce, guarda caso, di vecchi alpinisti che hanno sempre lottato per la sua salvaguardia. Forse il problema è che tutta l’attività dell’area protetta si è focalizzata solo sull’aspetto faunistico, ritenendo che l’introduzione di alcune specie animali, intenzione senz’altro lodevole, bastasse a giustificare l’esistenza del parco. Si è forse dimenticato che l’alpinismo, in tutte le sue forme, è stato il vero forte volano che ha fatto a suo tempo emergere la bellezza e l’importanza dei Sibillini e gli alpinisti, non i faunisti o gli scenziati che, a parte Pedrotti dell’Università di Camerino, non hanno mai mostrato alcun interesse per queste montagne, fino a quando non sono arrivati i fondi per i loro studi
Andrea Antinori
A tutti coloro che dubitano sulla professionalità di PAOLO. CARUSO consiglio vivamente di evitare di lasciare commenti che dimostrano la propria incompetenza in materia di montagna Lo stabilimento balneare da. Attilio vi attende, buon divertimento !!
@tHEjACKAL
nessuno obietta il livello tecnico di CARUSO che per chi è al dentro dell’arrampicata e la montagna conosce però le regole valgono PER TUTTI e un errore come questo deve essere evitato. Un alpinista decide di optare per una guida per sicurezza e competenza tecnica il che include anche rispetto delle regole e possibilità o meno di accedere in determinate aree…tutto qua
@tHEjACKAL: lo stabilimento balneare Attilio aspetta proprio quelli come te. Vai e non tornare, grazie.
Solo ora vengo a sapere di questo articolo, avevo dato notizia alla redazione del fattaccio ma non sapevo altro. Il Direttore Perco sbaglia sempre con me e con il territorio dei Sibillini da quando lo conosco: non ho violato consapevolmente il divieto, contrariamente a quello che dice. L’ho violato inconsapevolmente, nel senso che ero certo che avessero dato il via alle nuove disposizioni (regolamentazione numerica) che lo stesso Perco ci ha enunciato nella riunione dell’8 luglio e che sarebbero dovute iniziare a partire dal 15 luglio scorso. Dissero che ci sarebbe stato qualche giorno di ritardo… Ho anche scritto una mail il 13 agosto al parco informandolo della salita subito dopo ferragosto, come richiestoci l’8 luglio: nessuna risposta fino al 17 sera. Per cui vado tranquillo e svolgo le mie attività, il 18 M. Bicco e il 19 P. Anna. Solo il 19 sera leggo la mail di Perco che dichiara di non essere ancora pronto per la nuova regolamentazione che invece mi viene spedita ieri, con inizio retroattivo dal 28 agosto! Il verbale mi viene notificato il 29! A chi darà ora la colpa di tutto questo ritardo il parco? Non si meriterebbe una sanzione? La stagione è ormai finita estiva.
Ma il problema vero non è la multa, è quello che hanno già sottolineato alcuni commenti: il parco ha fallito il suo compito e su tutti i fronti. Per quanto riguarda il divieto, questo esiste dal 2009, e doveva rimanere in vigore per 3 mesi come provvedimento “temporaneo”…, poi prolungato fino al raggiungimento dei 30 esemplari… e poi chissà perché mantenuto ad oggi, momento in cui sono presenti 72 camosci e sono passati 6 anni, in barba alle molteplici promesse fatte dal parco a molti di noi. Se alcuni di noi non avessero lottato per il diritto alla libertà e al rispetto ci troveremmo certamente in un parco pieno di divieti, dallo scialpinismo all’alpinismo, al volo, ai cani… per essere tutti accalcati in un lago di Pilato e in una piana di Castelluccio sempre più rumorosi e inquinati. Io pratico l’alpinismo per passione e per lavoro e mi considero un vero ambientalista. Ma non posso certo condividere l’operato ingiusto dei burocrati. Franco Perco è anche un cacciatore. Io no, ho un’altra passione: la montagna e la vera difesa della natura. Per chi volesse approfondire l’argomento segnalo il seguente articolo
http://www.banff.it/monti-sibillini-lettera-aperta-chi-e-nemico-della-natura/
Sta di fatto che gli impatti ambientali non sono costituiti da 4 alpinisti che salgono sul Bove. Sono ben altri. Pensate solo che il camoscio è stato introdotto precedentemente anche al Gran Sasso, gruppo in cui la pratica dell’alpinismo è infinitamente maggiore. E senza alcun divieto i camosci vivono e crescono insieme agli alpinisti (pur se a volte non si comportano bene, cosa che dovrebbe essere migliorata). E poi i camosci sono quasi sempre fuori dalle aree dove si pratica l’alpinismo e dove non esiste alcun tipo di prevenzione: sapete quanti camosci abbiamo incontrato il 19 agosto quando siamo andati a Punta Anna? Neanche uno! E sapete quanti escursionisti abbiamo visto il 18 in cima al M. Bove? Molti. Il 20 agosto sono scesi perfino 5 biker in val di Bove dalla Croce. Ma cosa si deve fare in un parco di montagna se non l’alpinismo e le altre attività compatibili? Dovremmo andare tutti a caccia? E una guida alpina cosa dovrebbe fare? Il bagnino? Con Perco non andiamo d’accordo anche per via dell’interpretazione del greco antico: il Direttore ci disse che le attività compatibili, derivando il termine da “con patimento”, fanno soffrire la natura e quindi vanno eliminate… Io gli spiegai il vero significato… da “cum pathos” … ma difficile è il dialogo con chi interpreta le cose al rovescio…. Sta di fatto che la popolazione locale è veramente esasperata dal comportamento del parco… Scusate la lunghezza. Saluti e buona montagna a tutti
e bravo Paolo Caruso …. un intervento che fa chiarezza a 360° sull’argomento e che spiega di fatto come stanno le cosa e cosa gli è capitato. Ora hai tutta la mia solidarietà e ti appoggio appieno … W la montagna
Prima di scrivere una qualsiasi cosa venga in mente(Paolo Tramannoni,Michael Fahre,Ajeje Brazof !,Paolomc)informatevi sulla persona e sui fatti..e mi raccomando difendete lente parco,che fà restare applicata un delibera fatta per un fatto occasionale di qualche anno fà(elicottero di soccorso per 2 alpinisti rimasti sul Bove “disturbando”dei cuccioli di stnza in zona!!!)…come se si limitano a stare sul M.Bove!!!Io li ho incontrati per la provinciale,ma chiudiamo anche le strade alllora!!!!ma scherzate!!!Ma in Dolomiti sicuri che si comportano in egual sistema???Buona montagna a tutti….almeno per chi la ama e la conosce.
A questo punto della vicenda mi aspetterei una replica da parte del Direttore del Parco o di qualcuno dei suoi seguaci.Chi si ritiene nel giusto non dovrebbe avere problemi a rispondere.Comunque personalmente ritengo che se si esige serieta’ la stessa si deve dare mantenendo la parola data qualche hanno fa quando si parlava di divieto “provvisorio”.Ora non conosco bene le ultime direttive di cui parla Caruso (on line non ho trovato nulla) ma ritengo comunque molto grave che l Ente Parco abbia preso come unico referente per discutere della questione del divieto sul Monte Bove solo il collegio delle Guide Alpine(che io stimo moltissimo sia chiaro!). Ricordo che ci sono molti altri fruitori responsabili della montagna .L’Ente Parco e i suoi “dipendenti” sono gestiti con soldi pubblici quindi ritengo giusto che le scelte che questo compie debbano essere ,oltre che pubbliche e portate alla conoscenza di tutti, discusse per lo meno con chi la montagna la vive e la ama ;quindi dal semplice appassionato passando per chi vi lavora fino alle Guide Alpine e le varie figure del Club Alpino Italiano , quest’ultimo tra l’altro ha anche al suo interno una commissione chiamata proprio TAM ovvero Tutela Ambiente Montano!
uno dei commenti piu interessante mi sembra il n 6 el sig Del Bianco, dove vengono dette molte cose vere che ritengo molto piu gravi del disturbo ( sia pur vero) dei camosci…che mi ci gioco gli zippoli che fuggono quando vedono un essere umano da 200 metri (oltretutto perchè non può abituarsi anche alla presenza dell’uomo?) . Poi se vogliamo applicare i regolamenti..ok..ma che non si esageri che basta entrare in qualche bar del territorio, per sentire commenti non sempre positivi sul sul parco.
Certo che l’Italia è proprio un Paese da barzelletta (per essere buoni…): ieri viene sanzionato un cacciatore che aveva ucciso due cinghiali e un capriolo a Ussita, nel territorio de Parco Nazionale dei Monti Sibillini (cosa certamente deplorevole!) ma si mette alla direzione dello stesso Parco Nazionale un cacciatore…….
E certo che le attività compatibili fanno soffrire l’ambiente!
Si multa un professionista nello svolgimento del suo lavoro, per un divieto che tutti avevamo capito fosse stato tolto e si sprecano soldi pubblici a palate: vedi il Progetto di conservazione delle Praterie Alto Montane (si doveva partire con il pascolo forzato in val di Bove già dalla scorsa primavera, poi dal 15 agosto di quest’anno ma ancora non si vede traccia di cavalli o recinzioni elettrificate), vedi la sistemazione (???) della rete sentieristica del Parco (ma solo i sentieri del Parco e non quelli definiti storici….) per la misera cifra di 400.000 € e spiccioli e così via…
Poi purtroppo per loro non siamo solo noi alpinisti a notare certe cose: andatevi a vedere su [email protected] l’articolo ed il video “clandestini a Pizzo del Diavolo”, a rigurdo dei cani di serie A e B e del loro diverso impatto ambientale nei confronti della fauna selvatica, camoscio compreso!!
Buona giornata a tutti,
Marco
Credo che il parco eviterà di intervenire ancora…
Provo allora io a fare il punto: a complemento dei commenti più autorevoli (non entro nel merito dei quattro soggetti che non hanno il coraggio di firmarsi… che siano scagnozzi al servizio… indovina chi…?), volevo far chiarezza su un aspetto:
l’accanimento contro l’alpinismo da parte del parco ha senso solo se si pensa al classico capro espiatorio. Diciamocelo sinceramente senza nasconderci dietro un dito, i pochissimi alpinisti che frequentano i Sibillini non creano alcun impatto significativo. Inoltre, il divieto avrebbe potuto avere senso i primi mesi dell’introduzione dei camosci nel 2008 ma poi… Stiamo scherzando?? Lo stesso Prof. Lovari lo ha illustrato molte bene il giorno dell’incontro dell’8 luglio (cause principali per eventuali impatti: il volo, la velocità, il rumore, la competizione con gli animali domestici…). Inoltre, se pochissime cordate di alpinisti creano impatto sul M. Bove, allora dovremmo chiudere tutto, Dolomiti, Gran Sasso… ma anche il mare, perché no? I 4 pescetti che sono rimasti, ormai a rischio “d’estinzione”, si impauriscono a morte vedendo le masse scalmanate di bagnanti… invece di affrontare le vere cause (inquinamento in generale, scorie radioattive…) il burocrate “ambientalista” di turno potrebbe imporre il divieto di balneazione… Questa mi sembra la situazione nei Sibillini.
L’impatto delle attività umane è in realtà strettamente collegato ai numeri (quantità di praticanti per ogni singola attività) e al comportamento (educazione dei praticanti), oltre logicamente al tipo di attività (e le attività come l’alpinismo sono per eccellenza compatibili, quindi con gli impatti più bassi…). Un parco che non fallisce nel suo scopo agisce in funzione della prevenzione, e quindi favorisce le attività compatibili, ma anche l’educazione delle persone in vari modi (informazione, formazione, coinvolgimento dei professionisti e di chi è adatto allo scopo…) e, qualora il numero dei frequentatori fosse veramente eccessivo, regolamentandone il numero. Da anni abbiamo fatto presente queste cose al parco… come parlare a un muro di gomma. Già da questo si evince che il “nostro” parco ha qualcosa dentro che gli impedisce di essere… diciamo “equilibrato”.
Per quanto riguarda le vere criticità, invece, nonostante le nostre richieste e segnalazioni, nessun provvedimento. Perché? A cosa serve un capro espiatorio (cioè gli alpinisti che, essendo pochi, potrebbero – secondo loro… – essere facilmente relegati in qualche riserva…)? Non sarà che, invece di affrontare i problemi veri e seri, si pensi ad aggirare l’ostacolo spostando l’attenzione su un qualcosa di marginale ma di grande visibilità e di forte “impatto”?
Alle criticità già menzionate (un grazie in particolare ad Aldo Del Bianco e Andrea Antinori, anche per la questione di Montegallo che non conoscevo, mi informerò), bisogna aggiungere lo scandalo delle “marcite” di Norcia. Sono anni che diciamo queste cose al parco ma… tutto si è risolto col mantenere il Bove chiuso all’alpinismo! Andando alle Quinte, quest’anno, mi sono ricordato anche dei chilometri di filo spinato arrugginito sparpagliati a terra in val di Bove. So che al parco nulla importa degli esseri umani (me lo disse chiaramente un funzionario del parco di cui non ho problemi a fare il nome), ma almeno si potrebbe eliminare il pericolo per camosci, lupi ecc. di rimanere impigliati o di farsi male. Per non dire poi che tutto ciò è abbastanza uno schifo per l’ambiente e per un parco nazionale che tiene tanto all’apparenza e all’immagine. Ma un po’ di sostanza no?
Ma a parte queste considerazioni, per me la questione ancora più importante è quella toccata da Lucio Tranzocchi e da Marco Speziale: siamo allo sfascio come paese, come civiltà, come dignità di popolo, come economia. La colpa è certamente dei burocrati che invece di prendersi cura in modo capace e coscienzioso dei cittadini, della natura e della società, si approfittano di essi per i loro scopi, giochi di potere e interessi. Ma la colpa del tracollo dell’Italia non può essere soltanto loro: una gran parte della colpa è dei cittadini che subiscono e accettano quelle imposizioni sbagliate insieme alla “mala gestione”. Credo che se ciascun cittadino si occupasse realmente del proprio settore ove è competente per “costringere” i baracconi pubblici e i loro burocrati a operare per il bene comune, tante cose potrebbero cambiare in breve tempo, per il bene di tutti. E la montagna è il nostro settore. Non possiamo stare a guardare come fossimo “sudditi” nei recinti…per di più arrugginiti… Il parco dei Sibillini prima o poi sarà costretto ad aprire gli occhi e a cambiare rotta: il malcontento della popolazione è sempre più forte, basta solo canalizzare e indirizzare in azioni concrete tale malcontento, il castello crollerebbe in un attimo. E lo dobbiamo fare, prima che i nostri territori vengano del tutto abbandonati e le economie distrutte. Basterebbe che ognuno facesse la sua parte. Il parco non può permettersi di cacciare le persone, soprattutto quelle educate e che svolgono le attività “compatibili” (nella corretta interpretazione del termine, non secondo quella del Direttore Perco!). E’ anche questione di intelligenza: se penso a quanto tempo ed energie abbiamo messo noi per difenderci e il parco per combatterci…. insieme credo avremmo potuto smantellare almeno una parte dello scempio della funivia abbandonata! Bah, contenti loro…
La storia della multa potrebbe essere la goccia… Voglio vedere come cercheranno di “arrampicarsi sugli specchi” per giustificare un ritardo simile nell’applicare il nuovo regolamento (dall’8 luglio al 28 agosto!). E vediamo se, con tutti i testimoni e i documenti che sono in nostro possesso, tenteranno di negare…
Come minimo ci sta una bella sanzione, ma non di 50 euro, almeno di 50.000, da utilizzare per il bene comune del territorio. Nulla mi toglie dalla testa che la multa li ha costretti a non tergiversare oltre.
Si potrebbe dare il via a una raccolta firme… potremmo anche coinvolgere questo sito?.
Riscusate la lunghezza ma l’argomento è vasto e sempre più scottante!
Per una montagna libera, nel rispetto, nell’armonia e nella convivenza tra uomo e natura
PS
Vista l’insistenza del Papa sull’importanza del lavoro per la dignità umana, che dite se gli scrivo per raccontagli che sono la prima guida alpina sanzionata per aver svolto il proprio lavoro? Mi filerebbe il Papa? (occhiolino)
La cosa positiva è che almeno posso aggiungere il verbale al curriculum delle mie… “prime assolute”! (occhiolino)
Caruso fa l’intervento per esplicitare la sua versione e poi ne fa un altro ( perché il Parco probabilmente non interverrà di nuovo, dice) per fare “il punto” della situazione. Praticamente se la suona e se la canta.
Certamente in modo obiettivo per non dire “oggettivo”. No ?
Fino ad ora ho letto i commenti rimanendo in silenzio, ma a questo punto mi sento di dover intervenire perché alcuni commenti non li ho proprio capiti… Ad esempio, non ho capito l’intervento del Sig. Benedetti. Di che parla? Che vuole dire?
Mi pare che siano stati evidenziati alcuni punti moooolto importanti. Ben venga una risposta del Parco, specie se precisa e pertinente. Mi sembra che i commenti “autorevoli” sono volti al miglioramento per il bene comune, non certo alle baruffe basate su scontri fini a se stessi… I fatti che fin qui mi pare siano emersi sono di rilevante importanza se si pensa alla tutela dell’ambiente a 360° (e lo dico da “ambientalista” e da “animalista” convinta (!) e irriducibile).
Se si considera che da quando è stato istituito il Parco dei Sibillini (1993) ad oggi (2014), cioè da 21 anni!!, con l’investimento economico che questo ha comportato e comporta, ancora ci siano problematiche rilevanti tra cui quelle emerse dagli interventi:
– marcite di Norcia
– Castelluccio (camper, invasione selvaggia, fioritura calpestata, rumori e schiamazzi, concerti durante la fioritura … migliaia di persone, macchine e camper)
– Funivia con relativi cavi pericolanti…
– cave, dissesto idrogeologico e Montegallo
– Lago di Pilato (molte centinaia di persone al giorno nei momenti cruciali estivi, considerando la presenza la presenza unica al mondo del chirocefalo…)
– cementificazione
– captazione delle acque del Nera
– filo spinato arrugginito che mette a rischio proprio quegli animali oggetto del progetto ma pure le altre specie presenti sul territorio, compreso l’essere umano (!)
– abbandono del territorio
– altro??? Aggiunga chi ne conosce altri
Mi sembra che ci siano sufficienti argomenti che il Parco dovrebbe focalizzare più che “accanirsi” su poche cordate di alpinisti che praticano un’attività considerata compatibile…
Mi risulta poi che i cartelli per la segnaletica dei sentieri (e solo di alcuni sentieri…!) siano stati richiesti ripetutamente proprio dagli “orribili, terroalpinisti (!)” perché fino a pochissimi anni addietro non ne esisteva neanche uno… Ma “sti pori alpinisti”, non sarà il caso di tutelarli, un minimo? Magari con un bel progettino europeo sulla pacificazione tra alpinisti e direttori dei parchi (seguendo magari l’esempio dei nuovi progetti Life per la pacificazione tra lupi, orsi, linci e allevatori!).
Silvia
PS
Suvvia Direttore Perco, un gesto di apertura: in considerazione di quanto detto all’incontro dell’8 luglio (ero presente) e del ritardo rispetto alle date stabilite in quello stesso giorno per la modifica delle disposizioni del divieto… proviamo ad elargire la “grazia”…? (occhiolino)
Gent.le Brazorf
Cosa ci faceva sul M.bove se vige il divieto che lei difende con tanto ardore?