di Roberto Passarella
Non c’è bisogno di ribadire le straordinarie qualità artistiche di Claudio Abbado; tutto il mondo le ha riconosciute e ha goduto della sua profonda arte interpretativa. Basti solo pensare che nella sua carriera ha ricoperto moltissimi incarichi tra i più prestigiosi in assoluto, quali la direzione del Teatro alla Scala di Milano, dei Wiener Philarmoniker, della London Symphony Orchestra, della Lucerne Festival Orchestra, solo per citarne alcuni. Ma sicuramente tutti lo ricordiamo in particolar modo per essere stato, per ben 12 anni, il Direttore stabile dei Berliner Philarmoniker, una delle maggiori orchestre a livello mondiale, con alle spalle straordinari predecessori del calibro di Wilhelm Furtwangler, Herbert von Karajan e Sergiu Celibidache. Abbado ha inoltre stretto numerose collaborazioni con grandi solisti di fama internazionale, come Maurizio Pollini, Natalia Gutman, Anne Sofie von Otter, Alfred Brendel, e anche con grandi registi come Ermanno Olmi e Franco Zeffirelli. In altre parole, la carriera musicale di Claudio Abbado ha raggiunto il massimo riconoscimento e successo che un direttore d’orchestra, o meglio, un musicista in generale, possa mai aspirare.
Mi preme dunque condividere con voi un piccolo episodio che risale al 2008, quando ebbi l’immensa fortuna di conoscere di persona il Maestro durante una prova generale di un suo concerto con l’Orchestra Mozart, al Teatro “Manzoni” di Bologna. Avevo 18 anni, e come sarebbe naturale per ogni giovane aspirante musicista, ero intimorito e allo stesso tempo meravigliato di poter vedere, dal vivo, il Maestro all’opera. Ero abituato a vederlo e ad ascoltarlo sempre e solo tramite le videoregistrazioni dei suoi concerti, ma quando entrai in quella sala e lo vidi dirigere la sua Orchestra, provai un’emozione così intensa che quasi non riuscivo a credere di essere lì. Anche dopo essermi seduto in platea, passarono alcuni minuti prima che mi tranquillizzassi e riuscissi a prestare la giusta attenzione a ciò che ascoltavo. Sapevo bene che, oltre ad essere un’occasione unica, quella era l’opportunità di ammirare in prima persona il lavoro di un grande Maestro.
Di Abbado mi colpì in particolar modo la sua capacità di saper ottenere dall’Orchestra il risultato che voleva con grande eleganza e gentilezza, oltre al clima sereno e di massimo rispetto reciproco che era riuscito a creare. Ricordo bene come il Maestro talvolta si sia soffermato per parecchio tempo su determinati passaggi musicali e come abbia dialogato con gli orchestrali sulla miglior scelta interpretativa, approccio che rispecchiava perfettamente il suo ideale del “fare musica insieme”.
Nel programma era prevista la Sinfonia n° 39 di Mozart, cosa che mi entusiasmò ancora di più perché è una delle mie opere preferite, e fino a quel momento non mi era mai capitato di ascoltarla interpretata da Abbado. Assistere alla sua “concertazione” fu un’esperienza meravigliosa, un’occasione d’oro per imparare e cogliere le varie sfumature che il Maestro riusciva a mettere in risalto bilanciando i vari “colori” dell’Orchestra, la delicatezza delle melodie e la rigorosità delle linee contrappuntistiche, il tutto con estremo gusto e raffinatezza.
Quel giorno mi aveva accompagnato mio padre, e nella breve pausa delle prove, il Maestro Abbado ci ricevette nel suo camerino. L’agitazione mi era salita alle stelle, ma, una volta entrati, il Maestro ci accolse con una tale simpatia e gentilezza da lasciarmi letteralmente stupito. Si comportò come se ci conoscesse da una vita, dimostrandosi una persona spontanea, umile ed estremamente sensibile, una persona che emanava calore umano. Dal momento che mio padre è nato in Sud America, il Maestro ci parlò con enorme entusiasmo dello splendido lavoro socio-culturale diffuso in Venezuela da Antonio Abreu, il quale nel 1975 fondò “El Sistema”, un modello pedagogico che ha dato la possibilità a migliaia di giovani di ogni ceto sociale di avere un’educazione musicale di altissimo livello, libera e gratuita. In particolar modo Abbado ci disse di considerare straordinaria la grande attenzione che quel progetto aveva dato ai giovani, cosa che riteneva di primaria importanza per il futuro della musica. Infatti, in tutta la sua carriera, Abbado ha avuto sempre un riguardo speciale nei confronti dei giovani musicisti sostenendo moltissime istituzioni musicali giovanili, come ad esempio l’Orchestra Giovanile Europea, nata nel 1978, fondata proprio su sua iniziativa. Non ultimo è bello ricordare che il Maestro ha devoluto il suo stipendio da Senatore a vita alla Scuola di Musica di Fiesole, proprio a sostegno dell’educazione musicale giovanile.
L’incontro purtroppo durò non più di un quarto d’ora, ma fu più che sufficiente per imprimere in me il ricordo di un uomo che non solo è stato uno dei più grandi musicisti del nostro tempo, ma che è stato, e sarà sempre, un esempio di umanità e generosità per le nuove generazioni. La sua figura deve essere un punto di riferimento costante per tutti noi, soprattutto per l’Italia stessa che attualmente sta vivendo uno dei suoi peggiori periodi di crisi culturale. Claudio Abbado ha dedicato tutta la sua vita alla cultura in maniera assolutamente onesta; è bene seguire il suo esempio.
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