Un regolamento per le sagre, i ristoratori dell’entroterra fanno quadrato

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Da sinistra Ivano Buschittari, Claudio Pini, Simone Biangi, Alvaro
Caramanti, Fulvio Pediconi

 Non ce l’hanno con chi “organizza eventi di qualità, volti a promuovere prodotti tipici del territorio, per una durata limitata”, ma con coloro che indiscriminatamente, complice la crisi, con la scusa di fare una sagra danno vita a feste in cui si può mangiare di tutto, a prezzi concorrenziali rispetto ai ristoranti e senza dover rispettare le stesse regole di chi fa ristorazione tra quattro mura. Dalla scorsa estate è stata avviata una raccolta di firme che ha ormai raggiunto oltre seicento sottoscrittori e che con l’appoggio di Confcommercio si pensa di allargare, utilizzando il sito internet dell’associazione di categoria. Una lettera firmata dai ristoratori è stata inviata a Gianmario Spacca presidente della regione, Antonio Pettinari presidente della provincia ed al presidente regionale Anci (Associazione nazionale comuni italiani) Maurizio Mangialardi, illustrata nel corso di una conferenza stampa dai delegati Confcommercio Alvaro Caramanti e Claudio Pini, Simone Biangi referente Confcommercio di San Severino, i ristoratori Fulvio Pediconi e Ivano Buschittari della Camera di Commercio, insieme ad altri ristoratori della zona. “La Confcommercio, sollecitata dal comitato spontaneo di ristoratori, con il presente documento vuole intervenire sul problema delle innumerevoli sagre e feste paesane che si tengono ormai con continuità, e sollecitare le istituzioni sulla necessità di regolamentare il fenomeno con seri controlli normativi e sui tempi di svolgimento. E’ infatti aumentata nel tempo l’inflazione delle sagre e feste paesane organizzate da associazioni, Pro Loco, enti sociali e culturali e anche “imprese” sorte con questo specifico scopo. E’ ingiusto che le sagre e feste paesane diventino la fonte di un business senza regole svolgendosi normalmente al di fuori della specifica normativa che riguarda ogni attività commerciale (in particolare controlli Asl e dell’ispettorato del lavoro e normativa fiscale) e con l’ausilio di finanziamenti ed incentivi pubblici”, scrivono i ristoratori. Secondo gli operatori del servizio ristorazione occorre regolamentare il settore per evitare concorrenza sleale da parte dei “ristoranti improvvisati” in sagre abusive. “Si chiede pertanto: un giusto equilibrio tra i diritti ed i doveri e che siano rispettati da tutte le attività economiche, evitando un’illecita concorrenza; di stilare un rigido calendario di feste e sagre e di favorire un processo di osmosi tra gli eventi e le attività economiche locali”, continuano i componenti del comitato spontaneo. La soluzione da loro indicata è quella di adottare un apposito regolamento, che individui le sagre di qualità, da inserire in un apposito elenco regionale, al vaglio delle associazioni di categoria: “adottare un’apposita regolamentazione che fissi specifiche norme selettive che permettano di autorizzare soltanto le manifestazioni che hanno esclusivamente lo scopo di: valorizzare, ciascuno secondo i propri ambiti di competenza, ed operando anche in sinergia, le peculiarità e le risorse del territorio, le produzioni tipiche agricole ed agroalimentari, quelle tradizionali dell’artigianato e dell’enogastronomia, in modo integrato con il turismo sostenibile, favorendo la fruizione consapevole dei patrimoni locali attraverso la valorizzazione della loro storicità”.
La parola indicata è la collaborazione e la sinergia tra le diverse realtà del territorio per conseguire tutti insieme lo stesso obbiettivo: “sviluppare e consolidare le relazioni e le opportunità di collaborazione tra le associazioni, le Pro Loco con i produttori locali, gli operatori di altri settori (es.commercio, ristorazione) e le associazioni locali competenti, per l’esposizione, l’utilizzo e la promozione dei prodotti locali che consentiranno, nel rispetto delle rispettive competenze, di aumentare l’efficacia delle azioni intraprese per la promozione delle tradizioni rurali, culturali, turistiche locali al fine di creare valore aggiunto per il territorio; prevedere meccanismi di concertazione e coordinamento delle iniziative e manifestazioni da attuare sul territorio costituenti elemento di attrattività turistica ed appetibilità del territorio, tale da evitare una offerta disaggregata ed una eccessiva concorrenza, spesso nociva della effettiva qualità della singola iniziativa”. C’è rabbia e delusione per il “far west” attuale che permette a chiunque di organizzare eventi, che spesso si sovrappongono tra loro. Per i ristoratori occorre “costruire invece efficaci interventi turistici di promozione del patrimonio locale ed individuare le strategie condivise di promozione degli eventi e delle manifestazioni delle realtà locali, concentrate intorno alla valorizzazione delle produzioni locali tradizionali ed al sostegno alla filiera corta agro-alimentare, intercettando in merito eventuali forme di aiuto ed agevolazione disciplinati da strumenti normativi nazionali e regionali; istituire apposito marchio di qualità che contraddistingua le manifestazioni e/o gli eventi virtuosi che sia presupposto per la concessione di finanziamenti eventualmente concessi da enti pubblici. I sottoscrittori si aspettano ora quel segnale forte e chiaro dalle istituzioni che finora è mancato”. Nel corso dell’incontro è stato portato ad esempio quanto accaduto a San Severino dove è stato approvato, in collaborazione con gli operatori del settore ristorazione e Confcommercio un apposito regolamento comunale che limita a cinque giorni la possibilità per ciascuna associazione di cucinare al pubblico. E’ stato fatto l’esempio di un piccolo paese dell’entroterra in cui ci sono ben 42 giorni di sagre e feste paesane con la preparazione di pasti al pubblico, considerati “concorrenza sleale” dai ristoranti locali, che devono sopportare una forte tassazione ed obblighi di legge che i “sagraroli” non hanno. Per informazioni si può contattare il comitato al numero: 342 6416284



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