Sel chiede le dimissioni di Marangoni e “La Zanzara” lo punge in radio

IL CASO - Il consigliere regionale di Forza Italia: "Il "vaffa" è secondario, avrei condiviso il messaggio anche se al posto di Mussolini ci fosse stato Che Guevara"
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Giuseppe Cruciani

Giuseppe Cruciani

di Filippo Ciccarelli

Non sono stati teneri, alla Zanzara, con il consigliere regionale Enzo Marangoni. Ieri sera Giuseppe Cruciani e David Parenzo, i conduttori del popolare programma che va in onda su Radio 24, hanno telefonato a Marangoni per chiedergli se condividesse il messaggio che ha pubblicato sulla propria pagina Facebook. Quello, ormai famoso, dove in bocca a Benito Mussolini viene messo l’invito al ministro Kyenge e alla presidente della Camera Boldrini di andare a quel paese. «Un consigliere regionale, dunque un cittadino pagato con i nostri soldi e anche profumatamente, di Forza Italia, ex Lega, che si chiama Enzo Marangoni ha condiviso una vignetta dove c’è il signor Mussolini con il dito alzato…» ha detto Cruciani, introducendo l’argomento. Marangoni ha risposto di condividere «il fatto che gli italiani muoiono di fame e voi non fate altro che pensare agli immigrati. Il vaffa è secondario. Dico che il governo che è a egemonia Pd si occupa di cose importanti, ma secondarie rispetto al lavoro. Invece che pensare agli omosessuali e agli immigrati dovremmo pensare di più a lavoro ed economia…». A quel punto Cruciani ha riproposto la domanda a Marangoni, pregandolo di evitare di rispondere con le solite “baggianate, cazzate (letterale, ndr)”, ma il consigliere regionale ha risposto che «se pensiamo all’integrazione, disintegriamo gli italiani». Sull’immagine di Mussolini, condivisa su Facebok, Marangoni ha poi spiegato che «sarebbe stato uguale se ci fosse stato Che Guevara. L’ho trovata lì e l’ho condivisa». Parenzo ha congedato così il consigliere di Forza Italia: «Fino a poche ore fa non avevo il piacere di conoscere l’esistenza di tal Marangoni. Oggi, nell’augurargli un’ottima Befana, spero di riuscire a dimenticarmelo per tutto il 2014».

 

Il post condiviso dal consigliere Marangoni su Facebook

Il post condiviso dal consigliere Marangoni su Facebook

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La Federazione provinciale di Sel chiede, intanto, le dimissioni del consigliere regionale Marangoni:

«Non siamo più di fronte a una, seppur discutibile, “goliardata” del tipo portare torte, indossare magliette o esporre striscioni in aula. Stavolta il consigliere regionale Marangoni ha condiviso attraverso un social network un post raffigurante una vignetta nella quale un redivivo Mussolini manda a quel paese Laura Boldrini e Cécile Kyenge, colpevoli di pensare solo agli immigrati. Un messaggio devastante e vergognoso nella sostanza e nel metodo: nella sostanza perchè evoca un passato nerissimo della storia d’Italia, quello delle discriminazioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche che l’articolo 3 della Costituzione proibisce. Un passato che molti di noi ricordano e che nessuno, ma proprio nessuno, vuole rivivere; nel metodo perché accetta e alimenta la logica dell’insulto, della demagogia fine a sé stessa, responsabile dell’imbarbarimento della politica e della crescente disaffezione dei cittadini.

Il signor Marangoni avrebbe potuto scusarsi per l’accaduto e la cosa sarebbe finita lì; come se non bastasse, continua a difendere e rivendicare il contenuto del messaggio e gli insulti in esso contenuti. Insulti gravissimi non solo perché rivolti alla terza carica dello Stato e ad una Ministra della Repubblica (sostenuta fino a poco tempo fa anche dal partito di Marangoni) ma, perché provengono da un componente della più alta istituzione regionale; offese ancor più pesanti perché dirette  a due donne, denotando quindi una carica e una cultura maschilista e sessista . E’ un dovere accogliere i migranti. Lo dicono l’Onu, la nostra Costituzione, lo stesso Pontefice. Lo dice il nostro passato e il nostro presente di italiani e marchigiani “migranti”. Gli chiediamo con forza di dimettersi da consigliere regionale, scranno che chi è privo del minimo rispetto delle istituzioni che rappresenta non può occupare anche se, in realtà, dovrebbe essere il partito al quale è iscritto a chiedergli di fare un passo indietro».



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