“Così detto spirò. Sciolta dal corpo
prese l’alma il suo vol verso l’abisso,
lamentando il suo fato ed il perduto
fior della forte gioventude”
(Omero, Iliade, libro XXII: la morte di Ettore)
di Giuseppe Bommarito *
La tragica vicenda di Diego, morto con il torace schiacciato sul Monte Faito mentre dormiva disteso in un prato, presenta molti aspetti ancora da chiarire. Per arrivare a qualche conclusione e per attribuire responsabilità di qualsiasi tipo bisognerà quindi attendere sia l’esito degli interrogatori delle forze dell’ordine che i risultati delle perizie mediche e tossicologiche.
Al momento attuale ci sono solo due certezze. La prima è che un ragazzo di appena diciotto anni, giovanissimo, forte, bello come un eroe di Omero, eccellente sportivo, amato e apprezzato dai suoi amici, con un sorriso disarmante, ha perso la vita in un modo assurdo. Una tragedia immane, devastante, che ha colpito senza pietà due giovani (anche il ragazzo ventenne alla guida dell’auto investitrice porterà per sempre nel cuore e nella testa le stimmate di quello che è successo), le loro famiglie (quella di Diego già profondamente colpita per un grave incidente stradale che circa dieci mesi fa ha coinvolto l’altro figlio), gli amici e l’intera collettività del maceratese. Sì, perché qualsiasi giovane vita spezzata prima del tempo è uno strazio, un dramma, non solo per i genitori e per i parenti più stretti, annientati da un dolore senza fine per tutto il resto della loro vita, ma anche per l’intera società civile. I giovani sono infatti la proiezione di noi stessi verso il futuro, sono il perpetuarsi del sangue, della famiglia, della vita, e la loro perdita travolge tutte le speranze, le aspettative e i progetti che essi avrebbero potuto realizzare anche a beneficio della comunità in cui stavano appena iniziando a muovere i primi consapevoli passi.
La seconda certezza è che Diego è morto in occasione di un rave party clandestino organizzato sulle nostre colline, nel nostro territorio, già da tempo teatro di simili “feste” e già colpito con eventi mortali dovuti alla miscela letale di alcol e droghe.
Eppure, nei commenti addolorati apparsi in questi giorni su Facebook subito dopo la morte di Diego, insieme a qualche parola di riflessione e di sincera autocritica, diversi ragazzi, pur censurando la presenza negli ultimi incontri auto-organizzati di “gente strana che se ne frega di tutti, che non sa nulla della storia che sta dietro le feste”, hanno difeso i rave party, che, almeno nello spirito delle origini, sarebbero nati come una protesta contro il sistema consumistico delle discoteche, contro la trasformazione dei dj in vere e proprie star dello spettacolo, e come un tentativo di ridare la vita a spazi abbandonati tramite una temporanea autogestione.
Insomma, una serie di giustificazioni politiche e culturali ad un fenomeno che sarebbe, secondo questi ragazzi, comunque apprezzabile, nonostante la riscontrata recente presenza, a loro dire, di elementi che sembrerebbero non inserirsi nella comune, consapevole e solidale alterazione degli stati di coscienza, elemento caratterizzante dei rave party. Giustificazioni che, unitamente a quella della passione per la musica techno solitamente utilizzata per questi raduni, a me sembrano però francamente inaccettabili.
Mettiamo subito un velo pietoso sulla favoletta insulsa e ridicola della rivitalizzazione e della autogestione di spazi abbandonati, che in realtà si concretizza solamente nella temporanea e non autorizzata invasione, nel deturpamento e nell’imbrattamento della altrui proprietà privata, lasciata a festa finita piena di rifiuti di ogni tipo.
Concentriamoci invece sull’altra motivazione, quella della ribellione al sistema consumistico delle discoteche, sui loro orari e sul loro star system. Qui c’è molto di vero, considerato che le discoteche vivono e prosperano sullo sfruttamento consumistico e capitalistico di tantissimi ragazzi anche minorenni, spremuti come limoni, portati sempre più ad orari notturni impossibili ed al pensiero unico dello sballo come la sola vera forma di divertimento, spinti implicitamente verso l’uso e l’abuso di alcol e droghe, picchiati a sangue dai buttafuori quando vanno via di testa proprio per l’alcol e le droghe ingurgitate, considerati in definitiva come sciocchi portatori di soldi in favore dei padroni dei divertimentifici organizzati. Uno schifo, insomma, considerato che spesso e volentieri lo spaccio di sostanze viene, se non organizzato direttamente, comunque ampiamente tollerato dagli stessi proprietari dei locali proprio perché garantisce maggiore afflusso e maggiori guadagni.
Gli amici indossano la t-shirt con una foto di Diego durante il funerale celebrato mercoledì a Loro Piceno
Tuttavia il rimedio autogestito dei “ravers” (le feste ce le facciamo gratis e le organizziamo da soli dove ci pare) è forse peggiore del male quanto meno sotto il profilo della sicurezza e comunque non costituisce affatto un’alternativa a tale situazione, visto che lo sfruttamento consumistico dei ragazzi di certo non viene meno per il fatto che lo spaccio dei vari tipi di droga, sempre massiccio in queste “libere feste” che durano abbastanza di più delle serate nei locali, viene effettuato non all’interno di qualche discoteca di tendenza, ma in una fabbrica in disuso o in una cava abbandonata.
In altri termini, siccome nei rave party c’è comunque un forte consumo di droga nella ricerca dello sballo il più intenso e protratto possibile, c’è anche lì chi spaccia (probabilmente proprio quei soggetti che, in quanto pusher professionali, rimangono lucidi e non si inseriscono nello sballo generalizzato) e quindi specula sui ragazzi consumatori, li spinge a consumi anche ripetuti, distribuisce vere e proprie bombe che possono scoppiare dentro, fa i soldi sulla pelle di tantissimi giovani – anche in tal caso considerati solo come utili idioti, buoni solo a portare moneta nelle tasche dei mercanti di morte – che si fanno distruggere il cervello e a volte la stessa vita. E, in un caso e nell’altro, in discoteca o nel rave party sul Monte Faito, l’attività di spaccio di droga, il più lucroso dei business della malavita, alla fine della filiera fa ingrassare la criminalità organizzata, che proprio da questa infame attività ricava il settanta per cento circa dei propri smisurati guadagni illeciti.
La musica techno, martellante, incessante, ossessiva, che qualcuno appunto vorrebbe far ritenere il solo motivo per il quale si va ai rave party, in realtà a sua volta contribuisce nello spingere all’uso delle sostanze, la devi reggere perché già da sola scuote e stordisce, spinge a muoversi (o ti muovi o scoppi, dicono quasi tutti). Ed altrettanto spingono verso le droghe stimolanti la fatica fisica del ballo portato avanti per ore e ore, la mancanza di sonno, di riposo. E quindi, per arrivare sino in fondo, giù pasticche, più di una di solito, perché i produttori di ecstasy negli ultimi tempi hanno diminuito la percentuale di principio attivo proprio per favorire acquisti ripetuti, ancora di ecstasy oppure di altre sostanze egualmente dannose: alcol, amfetamine, ketamina, cannabis, oppio, Lsd, psicofarmaci (è proprio di un paio di giorni fa l’arresto a Tolentino di alcuni spacciatori “specializzati” nelle droghe sintetiche dello sballo, uno dei quali presente nel rave di Monte Faito). (LEGGI L’ARTICOLO)
Tuttavia – i giovani dicano la verità quanto meno a se stessi – il consumo spesso abnorme di sostanze stimolanti, eccitanti e allucinogene, non può essere considerato il frutto casuale della situazione, del contesto, della musica dei rave party. Al contrario, esso è voluto, è cercato, è quasi sempre alla base della decisione di andare al rave, nella consapevolezza della illimitata disponibilità delle sostanze e dell’inesistenza del benchè minimo controllo. Il policonsumo libero e senza limiti di alcol e di varie sostanze stupefacenti per arrivare prima possibile, insieme a centinaia di altri ragazzi e grazie anche alle vibrazioni della musica nel corpo e nella mente, ad un’alterazione dello stato di coscienza, allo sballo, considerato componente ineluttabile dello scenario giovanile, è quindi la motivazione principale che spinge tanti giovani a partecipare a questi malefici raduni clandestini (ed anche a qualche raduno ufficiale, magari mascherato da festa celtica, come ben potrebbe raccontare il Dipartimento Dipendenze Patologiche), che da noi non si verificano solo in zona collinare, ma anche sulla costa (il tratto di spiaggia che da Fontespina arriva a Porto Potenza Picena nelle ore notturne ospita da giugno a settembre un ininterrotto rave all’aperto).
E così la gente che balla trova di tutto e volutamente si fa di tutto e si trasforma durante la festa in un esercito di zombie, con gli arti del corpo irrigiditi, i movimenti lievemente sconnessi e lo sguardo perso nel nulla.
Poi, all’alba o a giorno fatto tutti a casa, stravolti e contenti, visti da molti benpensanti e da parecchi amministratori pubblici pieni di ardente indifferenza come bravi ragazzi un po’ strani che non fanno del male a nessuno (come accadde nel caso del rave nella ex fornace Bartoloni a Treia nel maggio 2010: succede sempre così se non ci scappa il morto o se la musica non crea troppo fastidio nei paraggi), senza che le autorità preposte considerino minimamente il fatto che in questi raduni – a parte i numerosi reati che ivi si consumano, legati allo spaccio, alla mancanza delle regolari autorizzazioni, ai danni contro la proprietà privata – la morte oppure danni psichiatrici irreversibili sono sempre in agguato.
Le forze dell’ordine non sempre utilizzano lo stesso modo di agire, non sempre fanno le stesse scelte di ordine pubblico. A volte – e questa credo sia la soluzione migliore – intervengono in maniera preventiva, visto che quasi sempre sarebbe possibile intercettare le convocazioni di questi raduni monitorando attentamente il web e raccogliendo notizie da parte dei vari informatori e dei cittadini che iniziano a notare un flusso anomalo di autovetture verso zone solitamente non frequentate. Altre volte, nel timore di incidenti, si limitano a presidiare la zona senza effettuare irruzioni e ad identificare i presenti nel momento in cui prendono la strada per il ritorno. Altre volte ancora intervengono durante i rave party, interrompendo d’autorità le feste illegali e perseguendo nell’immediatezza i vari reati posti in essere.
Sarebbe quindi opportuno, nella vana attesa che il legislatore si decida a vietare per legge questo tipo di manifestazioni per i rischi che esse comportano per la pubblica incolumità, che le forze di polizia, sia pure nella diversità delle varie situazioni, adottino linee di condotta abbastanza omogenee.
Tuttavia la soluzione principale per mettere fine alla ininterrotta tragedia in atto può venire solamente da quell’esame di coscienza, da quel mea culpa che su Facebook questa volta molti ragazzi, dopo la morte di Diego, hanno iniziato a fare, sia pure troppo ambiguamente e timidamente. Riflettano, meditino, ricordino le profonde parole del sacerdote che ha officiato il rito funebre per Diego: solo da una loro reale e duratura presa di coscienza potrà infatti venire la salvezza, altrimenti tra qualche settimana, o anche tra qualche giorno, ci ritroveremo a piangere per l’ennesima tragedia, per l’ennesima giovane vita recisa brutalmente.
Chiudo con una speranza ed un sogno. Io non so come siano andate effettivamente le cose quella maledetta notte in cui Diego ha spiccato il volo verso il mondo eterno e infinito, per quale motivo si sia recato sul Monte Faito e perché stesse dormendo in quel prato. Però mi piace pensare che Diego, sportivo serio e scrupoloso, si sia allontanato dalla cava dove si stava svolgendo il rave party proprio per non assumere sostanze stupefacenti e che oggi, ormai trasformato in una farfalla, riesca in ogni caso a far capire ai suoi tanti amici, ai suoi coetanei, che la droga è una merda, che la droga uccide anche se non ti toglie la vita, che la droga trasforma chi ad essa si avvicina in una vittima del Male o in uno strumento del Male.
* Avv. Giuseppe Bommarito,
Presidente onlus “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Sempre dopo che succedono le disgrazie la gente si sveglia!
I rave party NON DEVONO ESISTEREEEEE!!!! Chi li organizza devono essere puniti severamente!!! Non e’ la prima volta che ci scappano morti su questi raduni clandestini, e’ ORA DI FINIRLA!!!
speriamo si svegli davvero….almeno stavolta!!
Peppe, come sempre le tue analisi sono molto precise, hai il dono di saper scrivere in maniera egregia. Sono anni che sentiamo quello che raccontano i ragazzi frequentatori di rave party che vengono da noi alla Rondinella. Io non condivido affatto questo senso di libertà che dicono loro, perchè poi ci confessano quasi sempre che lo sballo in questi posti regna sovrano. Ma che libertà è questa: sono martellati con musica che ti entra nel cervello, bevono a tutto spiano, usano droghe di ogni tipo. Vuoi sapere l’ultima? due genitori che seguiamo per il figlio (nonostante ci fossimo sfiatati a dire che cosa sono i rave party) hanno avuto la bella idea, la settimana scorsa, di accompagnare essi stessi il proprio figlio a questo rave party, salvo poi diventare matti a rintracciarlo perchè dopo due giorni non sapevano più dove fosse andato a finire, quando l’hanno ritrovato era completamente nel pallone, cotto e cucinato. Un’altra considerazione: gli inviti dei rave party avvengono tutti tramite facebook, è mai possibile che nessuno li vede oltre a loro? Siamo messi proprio male, ma il punto cruciale è sempre quello: i genitori dove sono?
Gaetano Angeletti – Presidente Rondinella – Corridonia
Ottima considerazione, dispiace per ciò che è successo, bisogna anche verificare se veramente stava dormendo lungo sul prato oppure sia stato investito senza che nessuno si sia accorto.
Per quanto riguarda i rave penso che sia veramente uno schifo con le autorità che come sempre stanno a guardare mentre molti giovani si rovinano la vita drogandosi, su 100 persone che sono al rave 90 hanno assunto qualche stupefacente e non parlo di marijuana o hascisc ma di droghe molto più pesanti che ti distruggono e che non ti permettono di capire quale è la realtà.
Penso che le discoteche (sempre uno schifo) che si svolgono in luoghi più sicuri, siano migliori.
la situazione andrà sempre più degenerando e non vedo futuro per queste persone che frequentano rave o altre feste e persone che cercano di guadagnare vendendo morte a dei ragazzi che magari cercano solo di evadere da questa vita che non li soddisfa a pieno.
se fosse questa la soluzione sarebbe facile….la verita’ e’ che se uno si vuol sballare la droga la trova ovunque e puo’ farlo anche dentro casa…non e’ molto che una ragazza a porto recanati e’ morta x overdose dentro casa…
Purtroppo se ne parla poco..
Perché dove sono le autorità????
“Ma poi mi rendo conto che il problema della Stupidità ha la stessa valenza metafisica del problema del Male, anzi di più: perché si può persino pensare (gnosticamente) che il male si annidi come possibilità rimossa del seno stesso della Divinità; ma la Divinità non può ospitare e concepire la Stupidità, e pertanto la sola presenza degli stupidi nel Cosmo potrebbe testimoniare della Morte di Dio.”
(Umberto Eco)
Alla base dell’assunzione delle droghe, di tutte le droghe, anche del tabacco e dell’alcol, c’è da considerare se la vita offre un margine di senso sufficiente per giustificare tutta la fatica che si fa per vivere. Se questo senso non si dà, se non c’è neppure la prospettiva di poterlo reperire, se i giorni si succedono solo per distribuire insensatezza e dosi massicce di insignificanza, allora si va alla ricerca di qualche anestetico capace di renderci insensibili alla vita.
Umberto Galimberti, L’ospite inquietante, 2007
c’avete ragione….si drogano, si sballano ma la colpa è dell’autorità….ecco perchè stiamo andando sempre più in basso
condivido in toto l’analisi fatta dall’avv. Bommarito, aggiungerei una cosa, se mi è permesso; la cultura del non sballo deve essere insegnata ai ragazzi e si deve farlo all’interno della famiglia, insegnando ai propri figli che le cose vanno conquistate, che lo sballo dà solo un momento di felicità effimera, che svanisce in breve tempo, ma che lascia tristezza, dolore e morte sempre e per sempre; nelle scuole iniziando dalle elementari a fare prevenzione, perchè i ragazzi iniziano a bere e a far uso di droghe molte presto (dagli 11 anni) e aspettare che arrivino alle superiori è solo una perdita di tempo prezioso, ma anche perchè i bambini sono spugne di conoscienza, assorbono tutto quello che gli viene insegnato e se gli si insegna ad apprezzare il valore della vita, ad amarla, a gioire del raggiungimento di una meta, ottenuto con sacrifici e sudore, allora forse potremo sperare in un futuro più sano e soddisfacente per i nostri figli.
uno di quelli che è stato arrestato a tolentino l’altro ieri, solo pochi giorni prima con arroganza, stupidità e ignoranza (ignoranza nel senzo di non conoscienza) aveva affermato :” Mò per due canne uno è un drogato?”, io gli rispondo: “per due canne forse uno non è un drogato, ma per quello che ti hanno trovato di sicuro uno spacciatore sì!”
Per i cronisti di CM: In questi articoli date il peggio di voi stessi, peccato, vanificate tutto il buon lavoro che fate su altri argomenti.
Caro Peppe, ancora una volta d’accordo con te. Consentimi solo alcune osservazioni.
1. Per diffondere musica in spazi aperti sono necessari amplificatori potenti e di livello. Chi fornisce il supporto tecnico ai rave ?
2. Non a caso viene diffusa la “techno music”. Nessuno riuscirebbe a resistere più di mezz’ora al suo ritmo ossessivo e al volume dei diffusori. Una musica computerizzata fredda, ripetitiva e priva di qualsiasi accenno melodico. Per resistere devi andare in sintonia con questa musica e con l’ambiente e per farlo non hai molte scelte. D’altra parte la stragrande maggioranza di chi partecipa sa benissimo a cosa va incontro. Ed è proprio questo che mi preoccupa. Non è solo il gusto o la curiosità di partecipare ad un evento “trasgressivo”. Ho la sensazione che ci sia la volontà di annullarsi, di evadere per 10 ore o per una intera notte. Evadere da cosa ? Da questa società che da poche speranze al loro futuro, che si è “dimenticata” di trasmettere loro dei valori, che li fa sentire soli e senza la voglia di reagire ? Io non lo so, ma certo è che non riguarda solo i rave party. Parliamo sempre delle colpe di questa Società. Ma di questa Società non portiamo anche noi qualche responsabilità ?
3. In ultimo, è vero che mancano i controlli e la prevenzione. Sarebbe stato sufficiente ascoltare le dichiarazioni di alcuni anziani del posto, il loro stupore nel vedere per ore l’arrivo di auto e camion per capire che in un posto tranquillo e silenzioso sarebbe successo qualcosa. E con l’occasione trovare e denunciare qualche spacciatore, ben informato del rave, al servizio della multinazionale della droga. Sempre presente in discoteca e nei rave.
Libertà è prima di tutto Responsabilità ! invece oggi la si pretende e basta !
Mi intrometto nel punto 3 segnalato nel commento 7 per osservare che viviamo, a quanto pare, in un paese dove l’arrivo di un camion in una zona isolata desta allarme solo se il camion viene per traslocare i fascicoli di un tribunale soppresso.
Oggi ho letto le bellissime parole dei genitori di Diego, ai quali mi permetto di trasmettere tutta la mia solidarietà e la mia vicinanza (e così anche ai genitori del ragazzo che, senza volerlo, ha schiacciato il torace di Diego).
Vorrei che le loro parole contro i rave party rimanessero impresse per sempre nel cuore e nella mente dei tantissimi giovani e dei tanti genitori che sono rimasti turbati e addolorati per la tragica vicenda di Monte Faito.
gli articoli di Bommarito fanno pietà sembra Giovanardi versione soft
Tutto vero, tutto giusto, tutto disarmante, tutto terrificante, ma allora cosa si fà, c’è un politico, un responsabile dell’ordine pubblico, un responsabile della sanità che ha un’idea? che ha voglia di svoltare, che ci mette la faccia? che si mette dalla parte dei giovani, degli educatori, delle famiglie? Io vedo soltanto le famiglie disarmate sconcertate lottare con i mulini a vento, vivendo nella speranza che non tocchi a loro. Vedo giovani in cerca di sicurezze che in ogni modo gli vengono negate, dalla scuola malformativa, alle famiglie disgregate fino al lavoro che non c’è o è precario e per sentirsi parte di questa società che non li vuole trovano fuori dalla ragione la loro ragione. Una società che chiude gli occhi appena varca la porta di casa, di chi è il terreno dove fanno questi rave? chi è che vede passare un’infinità di auto in una zona desolata perché non si interroga? Perché polizia e carabinieri si tengono alla larga e magari hanno solo il compito di bollarli all’uscita. Perché nelle scuole non si batte questo chiodo dalle elementari? Perché questi figli hanno così poco amor proprio? Il marcio è dentro di noi adulti non è certo nei ragazzi.
condivido in toto l’analisi dell’avv. Bommarito. Sarebbe opportuno per tutti fare una seria autocritica evitando le solite polemiche sterili e qualunquiste sulle responsabilità delle autorità, istituzioni ecc.ecc. Certo, di sicuro più controlli non farebbero male ma la sostanza delle cose non cambierebbe di molto. Bisognerebbe che nella famiglia, artefice nel bene e del male di qualsiasi società, si riscoprisse il valore pieno della vita, della solidarietà, dell’amicizia, del rispetto. Riscoprire, tradotto per i genitori, significa praticare costantemente e quotidianamente i valori sopra descritti perchè senza esempio i giovani, giustamente, non capiranno mai. Di soloni è piena le società e tutti ne abbiamo piene le tasche. Compito molto arduo questo perchè essere solidale oggi, per la maggioranza significa essere fesso, avere rispetto dell’altro, chiunque esso sia, significa essere un debole.
Tutti i ragazzi che vanno ai rave si sballano, magari non tutti allo stesso modo ma anche bere fino allo sfinimento e’ comunque pericoloso. Il dato preoccupante e’ che certe feste non sono solo frequentate dai ragazzini ma anche da gente più matura e allora se uno a quarant’anni ancora si sballa mentre dovrebbe essere padre e avere una famiglia vuol dire che si sono persi certi valori che sono alla base di una società. A me fa veramente impressione vedere tanti uomini e donne che invece di pensare ad avere una famiglia continuano a fare le stesse cose di quando avevano venti anni non vorrei essere pessimista ma questa e’ una societa’ allo sfascio. Per me il più grande sballo e’ vedere gli occhi di mia figlia e il suo sorriso.
A Luca vorrei dire: SE PENSI DI ESSERE MEGLIO DI BOMMARITO, PERCHE’ NON SCRIVI TU? SVERDO!!!!!!!!!!!!!!!
LA CRITICA PER VALERE ED AVERE SENSO DEVE ESSERE COSTRUTTIVA. TUTTO IL RESTO SONO PAROLE AL VENTO.
qui, “caro” luca (il minuscolo è voluto”, se c’è uno che fa veramente pena, sei tu.
in quella tua testolina piena di bozzi, perchè l’unico neurone che hai tenta disperatamente la fuga, non riesce ad entrare che gli articoli dell’avv. Bommarito sono una fotografia della realtà.
la verità è che ti costringono a guardare quello che non vuoi vedere o, ti obbligano a metterti davanti allo specchio
al sig luca, non ha nemmeno rispetto per il dolore che l’avvocato ha provato nel dramma della sua vita. Le auguro, nel caso avesse un figlio, di non trovarsi in certe situazioni tragiche.
Avv. Bommarito buongiorno!
Sono estremamente dispiaciuto di dover inaugurare la mia carriera ‘commentistica’ proprio in una tale dolorosa circostanza, ma come parte attiva nell’organizzazione di quello che Lei definisce “un raduno ufficiale mascherato da festa Celtica” (puo’ tranquillamente dire il nome, dato che siamo gli unici nella zona), non posso far altro che risponderLe. Resto allibito di fronte alla Sua sfrontatezza nel collegare gratuitamente un evento che richiede lavoro ed idee da parte di molti, con tale drammatica vicenda. Lei parla di motivazioni, giustamente. D’altra parte, forse, dovrebbe provare a venire alla festa e chiedere ai diretti interessati quali siano le motivazioni della loro partecipazione, prima di elargire conclusioni. Ne resterebbe sorpreso. D’altronde, mi par di capire, Lei sta trattando dei MIEI coetanei, non dei suoi, e chissa’ se non mi possa vantare di un punto di vista leggermente piu’ aggiornato. La nomea che circonda Montelago (l’ho detto io prima di Lei…) e’ frutto di un rave che soleva approfittare della festa ufficiale, come un fungo attaccato ad una pianta, nei primi anni della sua esistenza. Quel fungo e’ stato combattuto con persistenza, ed ora ne restano le spore nell’aria. Col tempo ci si liberera’ anche di quelle, ma non sputando giudizi dalla scrivania. Venga, La prego, ci osservi (organizzazione e pubblico, molto uniti tra loro) buttare le cicche nei posaceneri portabili, ascolti le conferenze su Tolkien, Yeats e i Mazzamurelli, guardi le facce di chi le segue, immaginando per un secondo le Marche come una Contea da proteggere, conosca gente da ogni borgo marchigiano, tende piazzate l’una al fianco dell’altra, ascolti musica cosi’ diversa dalla techno che lei, qui ci troviamo d’accordo, non comprende, e POI scriva il suo articolo. E che contenga anche i quantitativi della droga sequestrata, ovviamente. Perche’ ce ne sara’, la Finanza ed i Carabinieri son li’ per quello, con tutto il nostro appoggio. Glielo chieda. Ma La invito anche, particolarmente in questo momento, a non cadere nei vortici dell’ignoranza, imperdonabile a chi si elegge giudice pur essendo Avvocato.
Caro Serafini,
La ringrazio in primo luogo sia per essere intervenuto in maniera critica con nome e cognome sia per aver portato delle motivazioni precise a sostegno delle Sue critiche, e non semplice apodittiche affermazioni.
Lei ha sicuramente ragione su un punto, che non si può censurare “in toto” una manifestazione, dove pure albergano, a partire dagli organizzatori, motivazioni sane, originali ed anche interessanti. Il mio riferimento alla festa celtica di Montelago era in effetti troppo generico, e di ciò non ho difficoltà a scusarmi con Lei e con gli altri organizzatori. Onestà intellettuale lo impone.
Detto questo, però, siccome io ho stretti contatti con il Dipartimento Dipendenze Patologiche, che tutti gli anni è presente sul posto del raduno, devo purtroppo confermare il fatto che la festa celtica di Montelago ancora presenta sul corpo sano della pianta molti funghi da estirpare, e non solo spore vaganti nell’aria.
Mi fa molto piacere tuttavia che da parte degli organizzatori il problema sia ben presente e che si stia facendo il possibile, se non per risolverlo (cosa che credo sia molto difficile), quanto meno per abbatterlo al massimo.
Un’ultima osservazione. I dati ufficiali delle sostanze sequestrate non sono affatto indicativi, perché, come Lei potrà facilmente immaginare, gli spacciatori professionali nascondono “in loco” la loro mercanzia nei giorni precedenti il raduno, per non rischiare di essere beccati dalle forze dell’ordine né all’andata né al ritorno.
Chiudo dicendo che mi ha fatto molto piacere il Suo invito ad essere presente di persona il prossimo anno al raduno da Voi organizzato. Se mi sarà possibile, verrò senz’altro.
Noi (che non abbiamo Contee da proteggere, ma casomai figli ai quali cercare di insegnare a proteggere sé stessi da Contee, Ducati, Principati, Regni, Imperi, nonché da svariati altri centri di potere del complicato ed ambiguo mondo in cui viviamo) ci accontentiamo di leggere ( per consolarci del nostro sempre più grave gap generazionale, ed anche senza bisogno di frequentare giovanili eventi più o meno probabilmente celticoletterari) alcune parole da una lettera che John Ronald Reuel Tolkien scrisse a ChristopherTolkien il 7 luglio del 1944:
«Il legame tra padre e figlio non è costituito solo dalla consanguineità: ci deve essere un po’ di “aeternitas”.
Esiste un posto chiamato ”paradiso” dove le opere buone iniziate qui possono venire portate a termine; e dove le storie non scritte e le speranze incompiute possono trovare un seguito.»
Caro Avv. Bommarito,
anch’io La ringrazio per la risposta e sarei davvero felice se Lei potesse assistere all’evento, in modo da poter condividere o meno la nostra sensazione (e qui rispondo anche all’intervento del Sig. Giorgi) che in realta’ questa festa stia, attraverso un riferimento al Celtico mai troppo rigido, tenendo insieme persone attraverso dei lacci ideali che vanno dalla passione per la montagna al rugby, dal poter stare tre giorni in tenda al fuoco della braciolata tra amici, dalla musica da ogni dove alla buona birra. Credo che per Tolkien la Contea sia stata proprio questo: non un entita’ politica o ideologica, ne’ tantomeno un regno geografico, ma un luogo denso di significati, attivati attraverso la pratica quotidiana, compresa quella che lega padre e figlio, ma anche amico ad amico, zio e nipote (Frodo e Bilbo) generazione a generazione. Non dico sia facile arrivarci in tale luogo, ma almeno mettersi cammino non e’ forse sbagliato.
Saluti, ad entrambi
Oggi il fenome droga/alcool è solo aumentato in quanto c’è più richiesta e credo che la società, la scuola, la famiglia dovrebbero cominciare a chiedersi perchè, le nuove generazioni, siano così tanto imballate…
Perdite di valori?
Noia?
Fancazzismo?
Paura del futuro?
Perchè 20 anni fa la droga era, comunque, molto marginale mentre, oggi, è un fenomeno di massa che coinvolge la grande totalità degli adolescenti??
Egregio Serafini,
le Sue importanti precisazioni circa il tòpos tolkieniano della Contea, intesa come entità eminentemente non politico-ideologica e non geografica, ci hanno delineato un quadro, tanto esaustivo quanto dolcissimo e commovente, dell’evento non rigidamente celtico della cui organizzazione Lei, con giovanile ed angelico ardore, ci si è presentato come parte attiva. Nel ricambiare i Suoi graditi saluti auguro quindi a Lei ed a tutti i Suoi compagni di strada (una vera e propria Compagnia dell’Anello, a quanto pare) il buon incamminamento sul non facile sentiero che conduce ad un luogo denso di significato, anche intergenerazionale ed interparentale, Contea tolkieniana o altro che esso sia.
Come sempre gli interventi dell’avv. Bommarito sono precisi, circostanziati. lucidi. Mi identifico totalmente in ciò che ha scritto salvo l’ultima parte che temo troppo ottimistica.
Mi permetto di chiederle un ulteriore fatica. Lei che oltre ad essere persona sensibile e attenta è anche un ottimo avvocato ci prepari una proposta di legge di iniziativa popolare, penso che la sottoscriveremmo in molti. Ugualmente faccia per la regione e prepari delle ordinanze da sottoporre ai Sindaci. Una legge o un’ordinanza non risolvono ma almeno aiutano.
Quanto ai genitori ammesso che siano consapevoli cosa possono fare con figli di 20/25 anni? Chiuderli in casa? Picchiarli a sangue? Immagino già fughe da casa, drammi e violenze…Purtroppo la famiglia è solo una delle tante cosiddette agenzie educative e nemmeno la più rilevante per un giovane