Lettera a Diego
“Il tuo banco sarà vuoto
ma tu sarai con noi”

DRAMMA AL RAVE - La compagna di classe Cristina Soldini, dell'Itas di Macerata, scrive al 18enne tragicamente scomparso durante una festa. Sotto choc la comunità di Loro Piceno. Domani alle 11 sarà eseguita l'autopsia

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Diego Luchetti

 

di Gianluca Ginella e Filippo Ciccarelli

E’ lacerante il dolore per la scomparsa di Diego Luchetti, il diciottenne morto ieri mattina (leggi l’articolo) mentre partecipava ad un rave party nelle campagne di San Severino. Sul fronte delle indagini, domani sarà eseguita l’autopsia, affidata al medico legale Alessia Romanelli e al tossicologo Rino Froldi. L’esame dovrà chiarire con esattezza se Diego sia morto perché schiacciato dall’auto di un 20enne di Montelupone. Solo l’autopsia potrà dire con certezza cosa sia effettivamente successo su quel campo – di proprietà della Curia di Camerino –, alla ex cava di Serripola, sul monte Faito, alle 4 di ieri mattina. Ma oggi è anche una giornata tragica, come lo è stato ieri, per chi conosceva Diego, bello come Johnny Deep, un campioncino di calcio, un ragazzo in gamba, che aveva sofferto per un brutto incidente avvenuto al fratello maggiore Simone lo scorso novembre (ora, piano piano, si sta riprendendo). A Loro Piceno oggi era giorno di mercato: «E’ una giornata tragica, anche gli ambulanti chiedevano informazioni, la comunità è attonita (a Loro risiedono 2.500 persone, ndr). E’ una tragedia che ha colpito tutti – dice il sindaco di Loro Piceno, Daniele Piatti –. Il giorno del funerale il Comune resterà chiuso in segno di lutto». Ma anche a Macerata il dolore per la morte di Diego è forte. Giovedì il 18enne sarebbe tornato in classe per la ripresa delle lezioni. Avrebbe dovuto cominciare il quinto anno, nella sezione S dell’Itas Matteo Ricci di Macerata. Dove si era trasferito lo scorso anno, dopo aver cominciato gli studi al liceo Scientifico.
Cristina Soldini era la sua compagna di banco, è sconvolta per la morte di Diego e gli ha scritto una bellissima lettera. “Buongiorno matto, così ero solita salutarti tutte le mattine appena entrata in classe dopo aver posato lo zaino ed essermi tolta le cuffiette e tu, ancora mezzo addormentato, sollevavi il viso dal banco e diego luchett 4mi sorridevi. Ancora ricordo il primo giorno di scuola quando, bussando alla porta, sei entrato in ritardo e con aria quasi spavalda ti sei messo nel primo banco a destra, l’unico rimasto libero. La professoressa poi, per tua sfortuna, così mi ripetevi ridendo, ha voluto che diventassimo vicini di banco e come ti ho detto più volte inizialmente ho pensato: “perché proprio io?”. Avrei preferito mettermi in qualunque altro posto piuttosto che lì, ma dovevo aiutarti, questo era il mio compito. In realtà però sei tu che hai aiutato me, sempre, in qualsiasi momento. Piano piano ho iniziato a conoscerti e ho visto che non eri solo un bel ragazzo, ma che dietro quel viso che sembrava di porcellana si nascondeva una persona fragile, ma combattiva, speranzosa, che si sarebbe fatto in quattro pur di aiutarti e avrebbe nascosto anche i suoi stessi sentimenti per non creare preoccupazioni. Purtroppo per te c’erano i tuoi occhi che parlavano. Si spalancavano e brillavano come fari quando raccontavi delle tue gioie più grandi, come la famiglia, gli amici, il calcio, Ivo e ovviamente le ragazze,ma diventavano piccoli, cupi e si ricoprivano di un velo quando eri triste e pensieroso. Dietro ai tuoi modi alcune volte burberi si nascondeva un animo buono e gentile, in grado di farti sentire la persona migliore del mondo e la più protetta solo con un abbraccio. Tra due giorni inizia la scuola e il tuo banco sarà vuoto, ma io so che tu sarai lì con me, a tendermi la mano prima di ogni compito in classe dicendomi,”ma stai zitta secchiona che tanto ce prendi nove!”.
diego luchettiE percorrerò il corridoio che dalla nostra classe porta alle macchinette, come abbiamo sempre fatto, cinque minuti prima della campanella per comprare la crostatina alla cioccolata e il caffè di cui mi lasciavi sempre il fondo. Mi mancheranno, come penso anche a tutti gli altri, la tua risata contagiosa, l’occhiolino che facevi dopo ogni battuta con il professore di inglese, le urla, i telefoni ritirati e le uscite dalla classe all’ora di matematica, così come i tuoi disperati tentativi di ricordare una parola in latino e i ripassi per i compiti in classe all’ultimo minuto, perché a te così piaceva vivere, ripetendomi che le cose migliori non vengono programmate. Quest’anno noi saremo i più fortunati perché abbiamo un angelo che ci veglia e ci protegge da lassù, ridendo e condividendo le nostre stesse ansie e paure. Vorrei che tu ricordassi la nostra frase: “parlavano poco, ma trascorrevano il tempo insieme, ognuno concentrato sulla propria voragine, con l’altro che lo teneva stretto e in salvo”. La mia promozione sarà anche la tua. Resta vicino a tutti noi, ti voglio, anzi ti vogliamo bene”.



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