Le note gioiose di Britten
e la classe di Brockhaus

LA RECENSIONE - Terza produzione del Macerata Opera Festival, "Il piccolo spazzacamino" al Lauro Rossi convince il pubblico

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piccolo spazzacamino (6)

 

di Maria Stefania Gelsomini

Delizioso Britten, magico Brockhaus. Una boccata di aria fresca che davvero ci voleva, a dimostrazione che l’opera può essere divertente e adatta a tutte le età. Una fiaba narrata all’interno di un allestimento dai contorni magici, che esclude il punto di vista degli adulti e vola dritta nel regno dell’immaginario infantile fatto di sogni e di colori. Let’s make an Opera! è l’esortazione che Britten rivolge ai bambini e al pubblico e ieri sera, i bambini e il pubblico maceratese hanno fatto l’opera e l’hanno fatta divertendosi, così come il compositore inglese avrebbe voluto.

piccolo spazzacamino (5)Grande successo al teatro Lauro Rossi per la prima di Let’s make an Opera! Il piccolo spazzacamino di Benjamin Britten su libretto di Eric Crozier, terza opera in cartellone del Macerata Opera Festival 2013. Un’opera didattica nata per divulgare fra i più giovani le tecniche musicali ed educarli alla musica. La trama è presto detta: Il piccolo spazzacamino (The Little Sweep) è il titolo dello spettacolo nello spettacolo, ovvero l’opera che i giovani protagonisti, con l’aiuto di alcuni adulti, provano a comporre e decidono di mettere in scena (Let’s make an Opera! appunto).

piccolo spazzacamino (4)Nella prima parte la maestra Beatrice propone in classe una bella storia per lo spettacolo: nel 1810 il piccolo spazzacamino Sem viene venduto dalla sua famiglia troppo povera al burbero spazzacamino Nerone e a suo figlio Clementino. Il primo lavoro di Sem sarà ripulire il comignolo di una grande residenza di campagna, sotto lo sguardo vigile e implacabile della governante, la signorina Bracco. Ma il povero Sem rimane incastrato al buio nel comignolo sporco e fuligginoso, e chiede aiuto terrorizzato. Fortunatamente lo sentono i tre bambini che abitano nella casa, Giulietta, Gaio e Sofia, che stanno giocando coi tre cuginetti in visita, Gianni, Ugo e Tina. Impietositi, riescono a tirare giù Sem tutto imbrattato di nero strattonando la corda che lo tiene legato e lo nascondono nella nursery. Per liberarlo definitivamente dal giogo di Nerone inscenano la sua fuga con finte impronte nere, poi con l’aiuto della dolcissima bambinaia Rosa lo puliscono, lo sfamano e lo tranquillizzano. Commossi dalla sua triste storia decidono di aiutarlo a scappare davvero, nascondendolo nel baule dei cugini in partenza il giorno seguente. Dopo una serie di peripezie il lieto fine, con l’attiva partecipazione del pubblico, è assicurato.

piccolo spazzacamino (3)Su questa storia, che piace subito a tutti gli alunni, si cominciano a provare la musica e il canto sotto le direttive del compositore Norman, si affidano la stesura del testo e i diversi ruoli, si allestiscono le scene. Nella seconda parte, dopo dieci settimane di prove, Il piccolo spazzacamino è pronto per andare in scena.

Henning Brockhaus sposta l’ambientazione da una residenza inglese di inizio Ottocento a un’aula scolastica dei giorni nostri. Con la geniale sensibilità che contraddistingue ogni suo lavoro, il regista ha coinvolto nel progetto diverse scuole elementari di Macerata e di Montecassiano, ispirandosi poi per la creazione delle scenografie ad alcuni fra i circa 1500 disegni realizzati dagli scolari.

piccolo spazzacamino (2)Gli adulti della storia sono gli insegnanti, i bambini sono i piccoli alunni. Il sipario si apre su una classe affollata e un po’ malridotta dagli arredi vecchiotti. I ragazzi fanno chiasso, c’è chi gioca con un aeroplano di cartone, chi salta la corda, chi strimpella un vecchio piano. Man mano che Beatrice va avanti nel raccontare la storia di Sem, i ragazzi sono sempre più interessati e incuriositi, fanno domande, partecipano con entusiasmo al progetto.

Il regista fa giocare i bimbi e il ritmo, la musica, le note, tutto ha origine da questo gioco, mentre il pubblico segue il comporsi dell’opera attraverso continue prove e numerosi esperimenti. Il ruolo della guastafeste è affidato a Pamela: bella la storia sì, ma se ne può fare un’opera? si chiede. “A me piace l’opera, ma a molte persone no. Pensano che sia noiosa e fuori moda e irrimediabilmente artificiale… Sarebbe stupido lavorare per mesi a fare qualcosa che nessuno vuol vedere. Non sarebbe più sicuro lasciar perdere l’opera e volgere la storia in commedia?”. “Noi vogliamo fare un’opera!” replicano con forza i bambini, perché le opere non trattano solo d’amore, “possono trattare di qualsiasi cosa che si presti alla musica” e nel piccolo spazzacamino c’è “moltissima musica! Fiumi di musica!”. Alla fine Pamela si convince: “sono stata dalla vostra parte fin da principio, ma pensavo che dovessimo riservare un pensiero per le migliaia e migliaia di persone che pensano all’opera solo in termini di voluminosi soprani e di tenori panciuti”. “L’opera invece li potrà divertire” conclude Norman. In queste parole c’è tutto il messaggio di Britten. La decisione è presa, è il momento di festeggiare con un brindisi musicale: “Facciamo un’opera!”.

piccolo spazzacamino (1)La classe viene smontata, banchi cattedra e lavagna spariscono, il muro verdastro sullo sfondo, che si scopre fatto di scatole colorate, viene fatto crollare. Un siparietto di tela grezza con alcuni disegni infantili chiuso e poi riaperto svela il fervore della prova generale ormai in corso: un viavai di ragazzi, di scatole che vengono spostate e risistemate, di cantanti che accennano brani e movimenti coi costumi di scena. I piccoli protagonisti si vestono sul palco che si riempie di mille colori, il fondale è ora un muro formato da nove scatole su cui è disegnato uno schizzo infantile di spazzacamino. È il momento del primo coinvolgimento del pubblico, che deve fare le prove proprio come il coro: le luci si accendono in platea, il maestro Lanzillotta istruisce gli spettatori sulla canzone che dovranno cantare insieme ai coristi, la Canzone dello spazzacamino. Provando e riprovando, strofa dopo strofa, superato lo stupore (e il pudore) iniziale i maceratesi cominciano a cantare, e a divertirsi: “Spazza! Spazza!”. Anche perché “se non cantate andiamo avanti a oltranza!”, minaccia con un sorriso bonario il maestro. Quando la prova generale finisce, il sipario viene chiuso e le luci si riaccendono in platea: il pubblico viene invitato di nuovo a cantare, dopo il coro, la Canzone del bagno di Sem. Non è un’impresa facile, ma ormai tutti (o quasi) stringono in mano il foglio con le parole delle canzoni distribuito all’ingresso e si lasciano andare al canto. Il maestro Lanzillotta, divertito anche lui e armato di infinita pazienza, è sempre molto attento a stanare chi tenta di sottrarsi rintanato nei palchetti: “vi vedo!” ammonisce. L’atmosfera è rilassata e di pura allegria, la rigidità è spezzata, si ride, si commenta, ci si guarda intorno per controllare chi canta e chi no. Infine il coro si divide in quattro gruppi e ogni gruppo intonerà una strofa insieme a una parte del pubblico, dalla platea all’ultimo ordine dei palchi: è la prova del Canto notturno, e in sala è tutto un cinguettare di gufi, aironi, colombe e fringuelli. Tu-whuuu! Tu-whuuu!, Kaaaah! Kaaaah!, Pruuuuh! Pruuuuh!, Pink! Pink! Pink! Dopo questo assieme esaltante, si chiude il primo atto fra applausi scroscianti.

DSC_6225All’inizio del secondo, entrano i bimbi del coro dai costumi coloratissimi, scendono fra il pubblico formando una corona intorno alla platea e intonano la prima canzone. Il piccolo spazzacamino va finalmente in scena. Entrano anche i protagonisti, il pessimo Nerone in giacca e pantaloni neri, occhiali da sole e catene d’oro al collo, il figlio Clementino vestito da centauro con pantaloni in pelle rossa, giubbino azzurro e anfibi, il piccolo Sem con un abito vecchio e consumato. La rappresentazione va avanti e il pubblico assiste alla realizzazione di quanto anticipato nel primo atto. Sem rimane incastrato, i sei cuginetti tirando la corda riescono a liberarlo con un effetto a sorpresa (le scatole che formano il comignolo si aprono ed esplode una cascata di coriandoli) e lo nascondono in una scatola dei loro giochi. Mentre la bambinaia Rosa, credendo che Sem sia fuggito, canta augurandogli di andare più lontano possibile, una bambina immersa nell’innocenza delle sue favole disegna su una scatola con dei gessetti colorati. Ma i sei ragazzi svelano a Rosa che Sem è proprio lì, e c’è bisogno di lavarlo, e di nutrirlo! Evocativa e festosa la scena del bagno di Sem, con i piccoli coristi che scendono di nuovo in platea tenendo in mano dei palloncini bianchi, mentre sul palco il piccolo spazzacamino viene lavato in una vasca fatta di scatole (su cui disegni infantili riproducono vasche e altri arredi da bagno) fra bianchi palloncini-bolle di sapone. Nella stanza dei giochi Sem racconta la sua triste storia, ma arriva la terribile Signorina Bracco che sfoga tutta la sua ira per aver dovuto cercare e rincorrere il piccolo fuggitivo senza successo, e rimprovera i bambini per il disordine che regna in casa. Ricorda un po’ la Crudelia Demon della Carica dei 101, ma più colorata e scintillante, con la sua veste azzurra e la vestaglia arancio bordata di piume viola, le frivole ciabattine bluette con piume di struzzo, il turbante di lamé in testa. Con il canto di felicità dei bambini per la riconquistata libertà di Sem l’opera si avvia alla conclusione, e il coro delle voci bianche scende in platea per intonare, di nuovo insieme al pubblico, il Canto notturno, indossando stavolta sul volto maschere di uccelli e di altri animali.

DSC_6286È arrivato il momento di salutare Sem per sempre, mentre altri bambini entrano in scena e iniziano a disegnare sulle scatole. È la fantasia che vola, è l’infanzia protetta nel suo mondo fantastico. Al momento di partire, Alfredo il giardiniere e Tommaso il cocchiere non riescono a caricare sulla carrozza il baule troppo pesante in cui è nascosto Sem, e i sei cugini si offrono di aiutarli per non rischiare di farlo scoprire. Le scatole della scenografia vengono montate a formare il disegno di una carrozza e per il gran finale tutti i protagonisti in fila sul proscenio, in un tripudio di colori e di felicità a cantare la scoppiettante Canzone della carrozza. Pioggia di applausi e di “Bravi!” per tutti, dai giovani coristi ai cantanti, dal regista al direttore d’orchestra, al direttore del coro delle voci bianche. Briosi, divertenti e perfetti nella parte i protagonisti, i sette cantanti in erba e i quattro professionisti: il basso Giacomo Medici (il brutale spazzacamino Nerone e il cocchiere Tommaso), il tenore Silvano Paolillo (nel doppio ruolo di suo figlio Clementino e del giardiniere Alfredo), la contralto Lara Rotili (la governante, Signorina Bracco) e la soprano Angela Bella Ricci (Rosa, la bambinaia).

DSC_6143Apprezzamento anche per scene, luci e costumi a cura degli allievi dell’Accademia delle Arti di Macerata e per la parte musicale (quartetto d’archi, pianoforte e percussioni), affidata alla Fondazione Orchestra Regionale delle Marche diretta dal maestro Francesco Lanzillotta e al coro di voci bianche dei Pueri Cantores “D. Zamberletti” di Macerata diretto da Gian Luca Paolucci.

Gli spettatori (il pubblico in origine doveva essere composto principalmente da ragazzi) sono rimasti piacevolmente sorpresi dalla novità, uscendo dal teatro col sorriso sulle labbra, canticchiando le parole e le melodie impartite dal simpaticissimo e spigliato maestro Francesco Lanzillotta durante la rappresentazione. Peccato che gli spettatori baby fossero soltanto una piccola parte, ma c’è da augurarsi di vedere tanti ragazzi nelle prossime due recite (il 30 e 31 luglio) di questo gioioso spettacolo, che va in scena grazie al sostegno dell’associazione “Società Civile dello Sferisterio – Eredi dei Cento Consorti”.

Nel centenario della sua  nascita (Lowestoft, Suffolk 1913- Aldeburgh 1976) così anche Macerata, come già hanno fatto la scorsa primavera il Teatro alla Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino e il Teatro di tradizione Dante Alighieri di Ravenna, rende un doveroso tributo a Benjamin Britten, uno dei maggiori e più prolifici compositori del Novecento, oltre che pianista e direttore d’orchestra. Quando nel 1849 Britten compose questo capolavoro musicale per l’infanzia, l’intento era quello di avvicinare i più piccoli all’opera lirica, coinvolgendoli in ogni fase della sua creazione. Ma insieme al gioco e alla leggerezza, egli affronta un tema spinoso della sua epoca, quello dello sfruttamento minorile, risolvendolo con la vittoria del bene e della libertà contro la schiavitù, messaggio sottolineato anche nella lettura di Brockhaus.

DSC_6121Solo due anni prima, nel 1847, Britten aveva acquistato nel villaggio di pescatori di Aldeburgh nel Suffolk, la Crag House, l’edificio dalle pareti rosa di fronte al mare che diventò la sede di una “follia”: il festival più controcorrente d’Inghilterra. Il debutto di Let’s make an Opera! avvenne proprio nella seconda edizione del neonato Festival di Aldeburgh (tutt’oggi in svolgimento), praticamente dentro casa sua. Ad Aldeburgh Britten si era creato il suo palcoscenico privato, una casa-teatro dove ascoltare musica acquistava, ed acquista ancora, un fascino del tutto particolare. Un festival raffinatissimo e originale che ha avuto sin dall’inizio come ospiti prediletti e come protagonisti i bambini, in virtù di quel rapporto istintivo di reciproca simpatia e di una spontaneità inventiva che lo stesso Britten giustificava dichiarando, con ironia, di essere un tredicenne.

Lo disse profeticamente Mstislav Rostropovič (come ha ricordato Quirino Principe sul Sole 24 Ore in un articolo di qualche tempo fa): «io vi giuro che verrà il tempo di Britten». In Italia qualcosa sta già succedendo, come dimostra in teatro l’allestimento maceratese firmato da Brockhaus, e come dimostrano in campo editoriale l’uscita della prima monografia italiana dedicata a Britten  scritta da Alessandro Macchia (Benjiamin Britten, L’Epos editore) e della raccolta dei suoi scritti a cura di Luca Scarlini (La musica non esiste nel vuoto, Castelvecchi).

(Foto Alfredo Tabocchini)



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