di Marco Ricci
Non c’è bisogno di un report di Banca d’Italia sulla nostra economia per comprendere che viviamo in una regione e in una città duramente colpiti dalla crisi. Esistono infatti altri segnali che rivelano uno spaccato della realtà molto più drammatico di quanto si immagini. E’ sufficiente infatti infilarsi metaforicamente un paio di guanti e rovistare nella spazzatura. Ci si accorge allora che Smea in un anno e mezzo – da inizio 2012 a maggio 2013 – solo nella città di Macerata ha raccolto quasi millequattrocento tonnellate di indifferenziata in meno rispetto al 2011. Una quantità destinata a salire a duemila tonnellate da qui a capodanno. E duemila tonnellate di rifiuti corrispondono a circa seimila tonnellate di merci rimaste invendute o non utilizzate. E se supponessimo che ogni chilo di spazzatura vale cinque euro di spesa, solo a Macerata città fanno dieci milioni di euro di minor commercio in due anni. Una cifra impressionante.
Cominciando così la nostra ispezione tra i sacchetti e i cassonetti, scopriamo che solo al cimitero cittadino Smea ha raccolto cinque tonnellate in meno di fiori nel 2012 rispetto al 2011. E che la crisi morde sempre di più. Perché dall’inizio di quest’anno le tonnellate scomparse sono già otto. Dunque non ci sono più soldi e si risparmia anche così, sull’allestimento delle tombe. Ma pure dal vivaio comunale in un solo anno sono arrivate cento tonnellate in meno di rifiuti. Davanti a questi numeri non c’è virtuosismo ecologico o raccolta differenziata che tenga. Le cose vanno molto di peggio di quanto si percepisca.
Venendo all’Ospedale cittadino scopriamo anche qui un dato preoccupante. Che la raccolta dei rifiuti solidi urbani è scesa in un anno del 22%, un dato non semplice da giustificare. Non stiamo infatti parlando di rifiuti speciali ospedalieri, rifiuti che collegherebbe presumibilmente la raccolta al numero di prestazioni erogate. Questa diminuzione sarà in parte derivante da un minor accesso alle visite specialistiche a causa del costo dei ticket divenuto eccessivo per molte famiglie. Ma si può anche immaginare che siano i pazienti e i parenti dei ricoverati a comprare e a buttare sempre di meno. Meno giornali, meno bevande, chissà su cosa altro si va a risparmiare durante il periodo del ricovero.
Se poi andiamo a rovistare tra i diversi materiali recuperati nei primi mesi del 2013 assistiamo a un crollo dei cartoni da imballaggio. Ma non solo. E’ precipitata anche la quantità di apparecchiature elettriche ed elettroniche da smaltire. Un calo di 23 tonnellate delle apparecchiature solo nei primi cinque mesi dell’anno, pari al 22% rispetto al 2012. Dunque commercio quasi fermo, imprese in difficoltà, famiglie che ritardano l’acquisto di un televisore o di una lavastoviglie, di cartoni se ne riciclano meno perché circola meno materiale da infilarci dentro. Comprendiamo allora in quale circolo vizioso sia sprofondata la città e la sua economia. I prodotti non si comprano, dunque non si vendono, non si trasportano, non si imballano, non si producono, non si buttano. In qualsiasi punto della storia ciascun attore ci rimette qualcosa e riduce i rifiuti prodotti. Una filiera della crisi che colpisce trasversalmente le classi sociali e le attività. Commercianti, trasportatori, produttori, magazzinieri, chi più ne ha più ne metta. Una situazione di estrema difficoltà che nasce proprio dai maceratesi che non hanno più di che spendere. E dalle imprese che non hanno più di che lavorare.
Percentuale per singolo mese della raccolta differenziata a Macerata. Anni dal 2011 al 2013, dati Smea.
Se il crollo della raccolta di rifiuti non è certo frutto di particolari virtù ecologiche, almeno una buona notizia viene dalla raccolta differenziata che a maggio ha raggiunto a Macerata il dato più alto di sempre, toccando il 55.7 % del totale. Quasi dieci punti percentuali in più rispetto allo stesso mese del 2011. Per dare un’idea delle quantità in gioco, per quanto riguarda il solo organico sono trenta tonnellate in più in differenziata in un mese. Dunque circa trecento tonnellate entro la fine dell’anno. Un trend in costante crescita di circa un 5% ogni anno, un andamento che nel 2013 si è attestato stabilmente sopra il 50%. Quando si vuole insomma le cose funzionano. Resta sempre da capire perché a Macerata qualsiasi fenomeno accada sempre dieci anni dopo che nel resto del mondo.
Nonostante la spazzatura indichi una costante e crescente crisi delle vendite e del commercio, il numero di supermercati a Macerata è ancora in aumento. Il che di questi tempi suona quasi come intraprendere una vendita di ghiaccioli al polo. Iniziative di cui è difficile vedere il lato economico vantaggioso ma il cui quantità complessiva – ad essere onesti – non è più alta rispetto alla media nazionale e regionale. Non solo per numero di attività ma anche per quantità di superfici occupate. Spulciando le statistiche del Ministero e quelle fornite dalla Camera di Commercio di Macerata i punti vendita suddivisi tra supermercati, ipermercati e minimarket dovrebbero essere tra i quindici e i venti. E’ necessario però usare il condizionale, considerando che i parametri con cui vengono classificate queste attività cambiano a seconda di chi censisce. Ed inoltre perché è possibile che alcune strutture medio-grandi aperte anni in passato non rientrino nel censimento. In ogni caso dopo l’apertura della Coop arriveranno presto a Macerata l’Oasi sotto la Chiesa dei Cappuccini e un ulteriore punto vendita Eurospin, attività il cui Suap è stato recentemente approvato tra le polemiche dal Consiglio Comunale. Due ulteriori colate di cemento di cui le nostre colline avrebbero probabilmente fatto volentieri a meno.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Per battere la crisi si potrebbero rimettere in circolazione i rifiuti vecchi, quelli ancora giacenti nelle discariche.
Diminuiscono le vendite e aumentano i supermercati… Come diceva il conduttore di una nota trasmissione, la domanda sorge spontanea: forse non è per vendere che aprono altri supermercati?
e’ il massimo della perfezione, si riduce drasticamente la produzione di rifiuti per la crisi , ma aumentano i costi per il cittadino. Quando vivremo di sola aria , sara’ tassata anche quella. W l’Italia
Salve Ricci
che la crisi ci sia e’ impossibile negarlo e certamente si riflette sulla quantità di rifiuti prodotti . Per onor del vero bisognerebbe però anche capire quanto pesa nel calo in valore assoluto della indifferenziata l’aumento in % della differenziata (e’ aumentata in valore assoluto o no ?) . da inguaribile ottimista mi piacerebbe anche pensare che il calo dei rifiuti dipenda anche un po’ della maggiore attenzione dei cittadini (in realtà esiste un trend di calo dei rifiuti per unità di prodotto ma non è certo cosi pronunciato) . Sulla illogicità dell’aumento dei supermercato in periodo di crisi nulla da dire.
DEDICATO AGLI ATTENTI SCRIBANI DI CRONACHE MACERATESI
Queste pagine sono generalmente piene di insulti nei confronti dell’Amministrazione Comunale.
Viene alla luce un dato molto positivo come l’aumento della raccolta differenziata, SILENZIO DI TOMBA!!!!
LA FAZIOSITA’ NON HA LIMITI
In un contesto generalizzato di calo dei consumi, i supermercati possono comunque aumentare perché sono stati favoriti dalle omissioni della Giunta Regionale, che ha omesso per anni di regolamentare il settore secondo una logica di programmazione comunale, intercomunale e provinciale.
Ciò tra l’altro ha favorito nella nostra regione anche la criminalità organizzata “imprenditrice”, che usa spesso e volentieri queste strutture per fare scontrini a vuoto (cioè, per emettere scontrini nonostante l’assenza di acquisti), e quindi per far rientrare con facilità nel circuito legale soldi che vengono dal mercato della droga, quello che crea i profitti più ingenti nel minor tempo possibile. Su questi falsi incassi poi bisognerà pagare le tasse, ma anche questo “fastidio” può agevolmente superarsi con il fallimento pilotato del singolo esercizio, per poi ripartire da capo creandone uno nuovo.
A prescindere da questo tipo di utilizzazione criminale, secondo me, poiché il mercato è quello che è, e non può estendersi solo perché aumenta l’offerta, è evidente che ogni nuova struttura di grande o media distribuzione spera di conquistare il proprio spazio soppiantando e schiacciando i supermercati e gli ipermercati già esistenti, in un inseguimento continuo che porta ad un consumo enorme di territorio e ad un grande spreco di risorse e di strutture. E’ la logica dell’usa e getta applicata ad alti livelli.
Che i consumi, non solo alimentari, siano calati consistentemente negli ultimi 12/24 mesi lo si intuiva facilmente da molti indicatori.
Meno elettronica venduta, minori viaggi, meno auto immatricolate, meno beni di consumo acquistati…
….E poi (una settimana si e l’altra pure) un carosello di sconti offerte e superisprami dappertutto…
(chi 2 anni fa, in chiave elettorale, ci diceva che era solo una pioggerellina estiva mentiva sapendo di mentire…)
Va da se che, se c’è meno gente che compra, anche i rifiuti e gli imballaggi ed i cartoni e le plastiche varie caleranno….
Non c’è una lira da spedere quindi si contraggono i consumi: se abbatti la quantità di merci acquistate è ben difficile che produci la stessaquantità di rifiuti, così come li potevi produrre tre o quattro anni fa…
Questo abbattimento di produzione de monnezza potrebbe però, nel medio periodo, avere anche risvolti positivi: potrebbe essere oggi l’occasione per istruire meglio e spiegare al consumatore il riciclo e il riuso: da un lato ne gioverebbe il portafogli, dall’altro si potrebbe innescarsi un processo virtuoso che, in futuro, potrebbe portarci a migliorare il conferimento della raccolta.
Certo è che il virtuosismo dovrebbe essere “ripagato” dall’Amministrazione, cercando di NON aumentare le tariffe soprattutto a quei cittadini che si impegnano a differenziare e ricilare…
Lo scorso anno mi sembra che l’APM abbia pagato OLTRE 1 milione di euro di tasse: certo è che se hai una azienda che è tu quasi al 100% (quindi sei tu che decidi come investire, acquistare, risparmiare, pagare) questi soldi, finiti (stupidamente?) in tasse, potevano/potrebbero essere impiegati/dirottati al contenimento della TARES
Gentile dottor Iesari,
la quantità di duemila tonnellate di minor raccolta dell’indifferenziata di cui ho parlato in effetti non contempla l’aumento della differenziata, come avevo supposto prima della sua domanda e prima di chiedere delucidazioni a Smea. La differenziata comunque può andare ad incidere per un massimo del 25-30% sulla riduzione complessiva. Quindi cifre appena più basse ma senza modificare lo scenario complessivo.
Grazie mille per la precisazione,
M.
Se c’è meno consumo e meno rifiuti non dovremmo pagare meno TARES???? 😛