di Alessandra Pierini
E’ nato anche a Macerata il Comitato “Fermare il declino” sede e punto di riferimento locale dell’ omonimo movimento. Al momento non vengono resi noti i nomi dei responsabili del coordinamento e l’unico referente è Sabino Patruno, notaio di Porto Recanati, il quale figura nel sito del movimento come responsabile per le Marche. Tra gli aderenti, invece, ci sono tra gli altri i maceratesi Aldo Canovari e Serena Sileoni della casa editrice Liberilibri e il parlamentare Mario Baldassarri.
Tra i primi appuntamenti in calendario l’assemblea pubblica, durante la quale saranno presentati i promotori e gli aderenti, che si terrà domenica 25 novembre all’hotel Grassetti di Corridonia il dibattito che il 21 dicembre vedrà protagonisti Oscar Giannino e Carlo Stagnaro, due dei fondatori del movimento nazionale di Fermare il Declino che saranno in città per dibattere sul tema “Cambiare la Politica, Fermare il Declino, Tornare a Crescere”.
«La ragione della crescita del movimento, lenta ma costante – si legge in una nota dei promotori – sta nella competenza e coerenza dei fondatori, nella loro credibilità (dote rara attualmente) riflesse nel manifesto che ne ha sancito la nascita. Una sintesi programmatica concentrata in soli dieci obiettivi, tutti realizzabili nell’arco di una legislatura, sicuramente capaci di innescare un processo di crescita economica e rinascita socio-politica italiana oggi assente nelle scelte del governo: ridurre l’ammontare del debito pubblico, sostenere chi perde il lavoro anziché tutelare imprese inefficienti, far funzionare la giustizia, liberare ogni potenzialità di crescita, favorire l’ innovativa creatività dei giovani e delle donne soprattutto nel mondo del lavoro, ridare alla scuola ed all’università il ruolo, perso da tempo, di sostenere l’ emancipazione socio-economica delle nuove generazioni, è questa una sintesi delle proposte di Fermare il Declino. L’incontro con Giannino e Stagnaro sarà un’ opportunità per tutti di vedere e ascoltare un nuovo modo di fare politica, con voce forte, tagliente, ma non urlata. Si vuole restituire serietà alle questioni sociali, politiche ed economiche svilite dalle banalità cavalcate nell’ultimo ventennio da chi, a turno, ha guidato malamente e con lucida furberia il nostro Paese. Sarà possibile a tutti partecipare all’ incontro avanzando semplice richiesta attraverso l’account Facebook fermare il declino-macerata».
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Oscar Giannino e’ un massone (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/31/rimini-massoneria-tempi-della-crisi-porte-aperte-tutti-donne-restano-tabu/201517/) e non parlera’ mai di sovranita’ monetaria.
Chi comincia con la solita solfa del “ridurre il debito pubblico” dimostra di non voler risolvere un bel niente. Il debito pubblico NON è la causa ma la conseguenza. Questi signori però non si preoccupano di questo perché per loro la cosa importante è far ripartire l’economia secondo i vecchi modelli liberisti, già falliti, che puntano a concentrare la ricchezza nelle mani di pochi.
http://goofynomics.blogspot.it/2012/10/istruzioni-per-luso-20.html
Non basta Monti a far danni?
Un paio di concittadini di centrodestra mi hanno detto che voteranno per “Fermare il declino”, se si presenterà alle elezioni del 2013.
Oscar Giannino, massone o meno (importa poco l’essere massone, se si è onesti e capaci), potrebbe dire qualcosa di nuovo, pure se a volte è incomprensibile. La gente non medita eccessivamente. Vuole un discorso chiaro. Quando Grillo dice di ridurre drasticamente gli onorari degli onorevoli, riducendone il numero, eccetera, dice cose che la gente pensa.
Discorsi eccessivamente fumosi o ponderosi non piacciono. Lo so personalmente, in quanto molti mi dicono che ciò che scrivo nelle mie e-mail è prolisso e non viene letto.
Occorre essere precisi, semplici, lapidari. Se Oscar Giannino dicesse: “I poliici che rubano vengano messi nei campi di concentramento per venti anni, senza condizionale!”
Oppure: “Ai grossi evasori totali impiccagione pubblica. Agli industriali che chiudono le fabbriche qui per aprirle all’estero onde sfruttare e guadagnare di più, espulsione perpetua dall’Italia e confisca dei loro beni immobili e mobili!” – allora la gente capirebbe a volo e voterebbe Giannino.
Purtroppo, Oscar Giannino si fa capire poco perchè economia e finanza sono difficili da capire… E poi non è un comunicatore gagliardo, irridente e sboccato come Grillo… Quindi, Giannino prenderà solo l’1 per cento, mentre Grillo supererà il 20 per cento.
Baldassarri: prima Forza Italia, poi Popolo delle Liberta’, poi FLI, poi API,ora Giannino, …. riuscira’, finalmente, a Fermare il (suo) Declino ? Considerati i tempi che corrono, questo movimento si attestera’ su una percentuale di votanti da prefisso telefonico.
@ Stellone
Ti porto i complimenti vivissimi di Cippe e Cioppe, i due scoiattolini opinionisti che parlano in dialetto. E ti confesso che certe felici battute – come quella qui sopra – avrei voluto scriverle io.
@Filippo Davoli: Non riesco a capire se il tuo commento ha qualcosa di ironico nei miei confronti, non conoscendo bene Cippe e Cioppe. Comunque resta il fatto che un politico che spesso e’ abituato a fare il salto della quaglia, non e’ affatto di mio gradimento. Al momento di riciclati politici, in cerca di nuove poltrone, ne abbiamo a sufficienza. Scusa il mio sfogo,ma in tempi non sospetti il Sen. Baldassarri ha avuto, purtroppo, anche il mio consenso elettorale!
Ogni lista che si presenta al prossimo turno politico, è come una stesa di tarocchi: bisogna saperli leggere.
Buonasera a tutti. Intervengo per rispondere al lettore che ha definito le politiche liberiste come dei modelli vecchi e già falliti.
Una politica liberista, degna di questo nome, prevede un intervento minimo dello Stato in economia, lasciando al privato l’iniziativa economica. Il ruolo che lo Stato assume è quello di regolatore, non di attore principale, garantendo condizioni di entrata e uscita dal mercato uguali per tutti, e occupandosi direttamente di Stato sociale, cioè la creazione di un sistema attivo che permetta di reinserirsi nel mercato del lavoro per chi venisse momentaneamente escluso e per garantire un livello minimo di servizi degno di uno Stato moderno.
Cosa è successo in Italia? Lo Stato da noi si è occupata più di economia che di welfare, ha invaso con la politica ogni spazio economico e sociale e in nome di una falsa e inefficiente uguaglianza ha garantito privilegi scaricandone il costo alle classi sociali più deboli.
Lo Stato italiano si occupa di informazione, di energia, di trasporti, di poste, di servizi idrici, di cultura, di banche (attraverso le Fondazioni)………invade ogni campo distorcendo la concorrenza riducendo il potere di acquisto dei cittadini che subiscono prezzi e tariffe in rialzo a causa dei monopoli creati per garantire posti di lavoro ai soliti raccomandati.
La politica interventista dello Stato in economia è fallita, non sono fallite le politiche liberiste perchè in Italia non ci sono mai state.
L’Italia, con una politica come la nostra, semplicemente vergognosa e indegna per la nostra storia, è ancora una potenza economica. E questo solamente grazie alle capacità degli Italiani, alle loro doti, alla loro intelligenza. E’ giunto il momento di liberare queste energie.
E’ giunto il momento di “Fermare il declino”.
Scrivo per rettificare l’articolo pubblicato da Cronache Maceratesi al fine di evitare reaintendimenti.
Il comitato di Fermare il Declino costituito a Macerata è composto da:
Leonardo Archimi, referente del comitato cittadino.
membri:
Massimo Raparo, Riccardo Cogliandro, Sara Sileoni, Luca Vitali, Lorenzo Cignali, Stefano Giombetti, Enzo Valente, Maurizio Ciccarelli, Francesco Bottoni, Elio Latiini.
Fermare il Declino Macerata non fa riferimento ad alcun partito politico e a nessuna personalità politica che abbia ricoperto incarichi di governo o sia stato amministratore di enti locali.
Ovviamente, essendo costituita come associazione sul territorio nazionale, l’adesione non è preclusa a nessuno in forza, proprio, dei principi democratici cui si ispira ma Fermare il Declino non è riferibile a nessun partito già rappresentato in parlamento e, tanto meno, a singoli personaggi politici.
@ Riccardo
In effetti hai ragione: le politiche liberiste non sono né vecchie né fallite.
Non sono vecchie perché sono attualissime; quello che descrivi è infatti proprio ciò che si sta facendo da trent’anni a questa parte. Privatizzazioni, liberalizzazioni, apertura dei mercati, riduzione del controllo pubblico, snellimento dell’apparato statale e via discorrendo. Progressivamente, un passo alla volta, si sono regalati pezzi di patrimonio pubblico a qualche pirata della finanza, si sono cancellati diritti faticosamente conquistati, si è camminato sempre più velocemente verso lo smantellamento di tutto ciò che è pubblico, incluso lo stato sociale.
E non sono politiche fallimentari. Infatti funzionano benissimo, tanto che questo processo è andato avanti con governi di qualsiasi colore e continua ancora oggi. Anzi, con Monti ha accelerato in maniera dirompente.
Il problema è che tutto questo ha portato una serie di conseguenze ben visibili: concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi, riduzione dei diritti dei lavoratori, affidamento del potere di controllo alle elite finanziarie, impoverimento dei cittadini, impossibilità per l’apparato pubblico di erogare i servizi di base.
Questo è il declino dell’Italia, qui ci sta portando la gente come voi che ancora insegue questi modelli. Ma a voi tutto questo, evidentemente, va benissimo e non avete intenzione di fermare proprio nulla.
@Peppe Dantini
Buongiorno, lei ha nominato alcune politiche economiche, quali le privatizzazioni, le liberalizzazioni, l’apertura dei mercati, la riduzione del controllo pubblico, lo snellimento dell’apparato statale.
Privatizzazioni: ne sono state fatte molte in Italia, ma sono state sprecate, perchè vendere un asset senza liberalizzare il relativo mercato di riferimento significa trasferire un monopolio pubblico ad un monopolio privato, garantendo quindi un privilegio ad un privato. E questo è sbagliato.
Liberalizzazioni: dove sono? chi l’ha viste? Le uniche fatte si riferiscono alla portabilità dei mutui, che ha avuto un gran successo (prima del crescere dello spread), alla telefonia, che ha portato veri risparmi ai cittadini con la rincorsa al ribasso delle tariffe. Le altre sono false liberalizzazioni o semplicemente non riescono mai a sfondare, vedi taxi, farmacie, professioni…….
Apertura dei mercati: vedi sopra.Chiunque avesse i requisiti può aprire una farmacia, una tabaccheria, uno studio notarile…?
Riduzione del controllo pubblico: lo Stato controlla le banche attraverso le fondazioni, ha la maggioranza relativa e la golden share in Enel, Eni, Finmeccanica, Poste, CdP, Finmeccanica, Rai…poi tutte le aziende partecipate da Comuni, Province e Regioni…..autorizza l’apertura di molte attività commerciali e ancora si pensa che il controllo pubblico si è ridotto?
Snellimento dell’apparato statale: Abbiamo 945 onorevoli, 20 Regioni, ancora troppe province, comuni in quantità industriali (anche con soli 100 abitanti), comunità montane, consorzi di bonifica, camere di commercio, municipalizzate…….lo Stato non è certo a dieta.
La riduzione dei diritti è il frutto amaro del privilegio e il privilegio nasce dall’assenza di meritocrazia. La politica fa scelte solamente allo scopo di cercare e ottenere consenso e questa è la tomba della meritocrazia.
Che le privatizzazioni in Italia siano state fatte male non c’è alcun dubbio, anche se su questo bisogna intendersi: “male” dal punto di vista del cittadino che ha avuto una perdita secca dalla dismissione di un patrimonio pubblico. Invece dal punto di vista di chi in questo modo si è visto fare un regalo la cosa è stata perfettta; nessuno pseudo-imprenditore ha protestato, nessun soggetto finanziario si è lamentato, nessuna istituzione pubblica o privata ha avuto nulla da ridire. Segno evidente che le privatizzazioni fatte male andavano molto bene a tutta questa gente: gli stessi che oggi pretendono di proseguire su questa strada.
Relativamente alle liberalizzazioni, con tutto il rispetto per i diretti interessati, taxi, farmacie, notai e compagnia varia (su cui è vero che ci sarebbe molto da fare) sono le solite categorie che vengono usate strumentalmente da ambo le parti, salvo poi evitare di andare fino in fondo perché se lo si facesse ci si accorgerebbe che gli effetti sarebbero assai limitati.
Invece si è andati fino in fondo là dove c’era la ciccia (se mi si passa l’immagine un po’ bucolica). Non a caso è proprio con la liberalizzazione del mercato telefonico (come in altri casi simili) che si è fatta la guerra al ribasso dei prezzi, ma questo è un vantaggio per i consumatori solo apparente. Le conseguenze infatti sono che i servizi sono diminuiti, le strutture spostate all’estero, migliaia di lavoratori precarizzati o addirittura licenziati, le aziende italiane cedute a soggetti esteri. E poiché gli italiani che lavorano in queste aziende sono anche consumatori, il fatto di poter risparmiare qualche centesimo sulla telefonata non mi pare un gran risultato. La guerra dei prezzi è positiva solo fino ad un certo punto.
Un altra liberalizzazione su cui si è andati fino in fondo (guarda caso) è quella del mercato dei capitali. E anche in questo caso i risultati si sono visti. L’enorme mole di prodotti finanziari derivati (ma il problema non si limita a questi) che ha intossicato banche, enti pubblici, aziende e consumatori, non nasce per caso, ma dalla precisa volontà di evitare qualsiasi controllo della politica sui mercati finanziari.
“La riduzione dei diritti è il frutto amaro del privilegio…” E questa è la bugia suprema che da un anno ci raccontano per giustificare il golpe con cui si è messo Monti al governo. I privilegi esistono ma riguardano una ristrettissima cerchia di persone; persone che però non sono minimamente interessate dalla riduzione dei diritti, perché questi ultimi si applicano solo a chi i privilegi non sa nemmeno cosa siano. Quindi quell’affermazione è campata per aria.
Concludo con un suggerimento (sperando che CM non se ne abbia a male per la pubblicità) per chi volesse approfondire la storia economica italiana e le cause della crisi attuale: Nino Galloni – “Chi ha tradito l’economia italiana?” – Editori riuniti.
I partiti ed i giornali si schierano a destra al centro ed a sinistra ma non rappresentano altro che i poteri forti schierati anche loro a destra al centro ed a sinistra secondo le proprie misere, meschine convenienze.
Sino.ad.oggi.tutti.i.personaggiucoli.facenti.parte.di queste organizzazioni si scalmanavano a criticare il M5S, accortisi che il movimento continuava a crescere grazie anche alle loro critiche hanno cambiato strategia.
Oggi.creano.movimenti.alternativi, movimenti che stanno.nascendo.come i funghi, per cercare di confondere chi avrebbe intenzione di votare il M5S, gli indecisi e chi ha deciso di non andare a votare.
Sono in guerra perché annusano il pericolo di essere defenestrati.
A.noi.di.non.farci.abbindolare.per.l’ennesima volta, a noi di parlare con i nostri amici e conoscenti per raccontar loro cosa sta succedendo.
@ Carlo Mzeecarlo
alcune delle cose che scrivi risultano ampiamente condivisibili ma dubito fortemente che verità e soluzione possano essere figlie dei Casaleggio Associati e Beppe Grillo, sto guardando con attenzione le diverse forme di dissenso e trovo la loro proposta ancora troppo buia rispetto la durezza dei contenuti e l’atteggiamento che i vertici assumono verso il dissenso interno
@ ebul,
questo è quanto ha affermato Dario Fo,
“Renzi? Il toscano non lo sopporto, è un ‘ciancione’ pieno di sé“. Sono le parole pronunciate da Dario Fo ai microfoni de “La Zanzara”, su Radio 24. “Il ciancione è un personaggio della commedia dell’arte, un parolaio che parla con troppe certezze, non ha mai un dubbio. Non dice mai “credo che”, “spero che”, “forse che””. E aggiunge: “Renzi non è affatto di sinistra, non lo è proprio nell’assetto culturale e nell’origine, è evidente. Con quel finanziere Serra forma proprio una bella coppia. Lui non è banale ed ovvio come Berlusconi” – continua – “questo invece è intelligente, sa quello che dice, ma è un tranquillo liberaloide troppo ambiguo“. Il Premio Nobel dichiara anche che tra Bersani e il Sindaco di Firenze opta decisamente per il primo. “Bersani almeno ha un afflato umano. Renzi è più artificiale”, afferma. “Ma tra Bersani e Grillo, il secondo mi è più simpatico“, puntualizza. Dario Fo, che smentisce la sua candidatura a governatore della Regione Lombardia, si esprime poi proprio sul comico genovese. “Lo conosco da vent’anni, siamo amici, proprio mezz’ ora fa l’ho sentito al telefono” – rivela – “E guardandomi intorno, preferisco lui agli altri. Non ha difetti, vedo solo pregi. Ha coraggio, si informa, non parla a vuoto. Siamo fortunati ad avere Grillo“. E prosegue: “Fa bene a vietare i talk show ai suoi ragazzini. In tre battute se li mangiano vivi, non hanno esperienza e furbizia”. Sul caso Salsi asserisce: “Il punto G? Ce l’abbiamo anche noi maschi, non era una cosa contro le donne”. Critica invece è la posizione nei confronti di Di Pietro.“Quello che è successo è tutta colpa sua” – dichiara – “non ne ha azzeccato uno di candidato, è come uno che va raccogliere i frutti e si accorge dopo averli comprati che sono tutti marci”. E rincara: “Gli dici di fare attenzione, lui dice di sì, ma sbaglia ancora. Ma fai un’inchiesta, sei un ex poliziotto! Lui la fa, ma sbaglia ancora prendendo un altro bandito” di Gisella Ruccia
ed io lo condivido.
Continuero ad osservare il M5S e gli altri e poi prenderò la mia decisione.
Per dare uno spunto di riflessione a Giorgio Rapanelli che considera Oscar Giannino un comunicatore “complesso” dico che, di certo, per affrontare certi discorsi seriamente, non si può usare la demagogia e quindi articolare il ragionamento è necessario. Ma la situazione non è affatto semplice. Si può e si deve cercare di renderla fruibile ma renderla semplice a tutti i costi vuol dire populismo.
Per quanto riguardo il comunicatore gagliardo e “semplice” invito alla breve visione del link che allego.
http://youtu.be/Y6ihmvPY8Xc
Stiamo vivendo un periodo difficile della politica. Da una parte la “vecchia” organizzazione dei partiti, che non riesce a convincere i cittadini ad andare a votare, dall’altra coloro che vorrebbero affossare definitivamente i “politici”, con raggruppamenti più o meno sponsorizzati anche da personaggi che non hanno nulla di nuovo (Montezemolo, Tremonti, Bonanni e anche Giannino). A mio parere questa volta, come si dice: “non c’è trippa per gatti”, andranno a votare poco più della metà degli elettori e la maggior parte dei soggetti che si presentaranno alle elezioni faranno aumentare la polverizzazione del voto e la confusione per costituire un nuovo governo. Questo ci porterà inevitabilmente alla riedizione di un altro governo Monti (o molto simile se al grande Mario dovessero riservare la salita al Quirinale). Chi avrà da guadagnare in consensi dalla situazione sopra descritta, sarà il movimento di Grillo che, se non sarà il primo “partito”, molto probabilmente arriverà secondo. Se una scossa del genere servirà per ritornare ad una politica seria e per riportare la gente a votare e ad avere fiducia negli eletti….ben venga!
potremmo scrivere fiumi di parole ma i principali osservatori economici a livello mondiale concordano sul fatto che di politiche liberali in Italia c’è davvero bisogno perché di libertà economica ne abbiamo veramente poca…provate a verificare gli adempimenti fiscali e normativi che ci sono in Olanda, in Germania o in scandinavia per gestire un’azienda di qualsivoglia dimensione e poi ne parliamo
LETTERA A BABBO NATALE:
Caro Babbo Natale per questo Natale vorrei sotto l’albero:
– sistema elettorale maggioritario uninominale a turno unico come in America o Gran Bretagna;
– riforma del mercato del lavoro rendendolo più flessibile sia in entrata che in uscita, se è possibile abolizione dello Statuto dei Lavoratori;
– abolizione degli ammortizzatori sociali (cassa integrazione, mobilità ecc…), rimarrebbe solamente il sussidio di disoccupazione (max 6 mesi);
– liberalizzazione dell’economia italiana tutta, dalle professioni ai servizi pubblici quali acqua, luce, gas, tlc, trasporti pubblici ecc…
– privatizzazione della RAI;
– sburocratizzazione vera di tutta l’attività economica, per aprire un’impresa dovrà bastare un ora invece che 6 mesi;
– abolizione di tutte le province e dei comuni sotto i mille abitanti e delle comunità montane, naturalmente;
– abolizione di vitalizi e privilegi vari alla classe politica nazionale, regionale e locale;
– fusione di polizia, carabinieri, finanza e guardia forestale in un’unica entità;
– abolizione di tutti i contributi a fondo perduto, incentivi ecc… sia alle imprese che agli individui;
– riduzione della spesa pubblica improduttiva;
– riduzione significativa della pressione fiscale sia sulle imprese sia sugli individui;
– vendita degli immobili pubblici quali caserme, stadi, palazzetti, ecc…;
– approvazione della legge sugli stadi, che possa favorire la costruzione di stadi e palazzetti da parte dei privati senza soldi pubblici;
– pesanti investimenti nelle infrastrutture: scuole, strade, TAV, ponte sullo stretto, collegamenti navali, ecc…
– riforma giudiziaria seria, sia penale che civile che permetta di ridurre la durata dei processi;
– aumento delle ore lavorative agli impiegati pubblici da 36 a 40 ore, a parità di stipendio naturalmente;
– tetto massimo alle pensioni;
– possibilità di costruire, per gli hotel 5 stelle, casinò con standard elevati;
– rimozione delle slot machine dai locali pubblici (bar, tabaccherie, ecc…) permettendo l’installazione solamente in locali appositi;
– abolizione dell’insegnamento di religione alle scuole di ogni livello;
– possibilità di matrimonio tra persone dello stesso sesso;
– abolizione di ogni tipo di privilegio a qualunque confessione religiosa, lo Stato deve essere laico veramente e non a parole;
– favorire la ricerca scientifica, specilamente nelle biotecnologie, oggi ingabbiata da veti confessionali;
Ps: la lettera fino a Natale sarà soggetta a integrazioni.