di Sara Santacchi
A distanza di qualche giorno dal suo rientro a casa, Carla Torquati Paparelli, l’imprenditrice di Muccia scomparsa lo scorso 20 marzo e tornata solo qualche giorno fa, parla per la prima volta dell’accaduto. È un fiume in piena. Non lascia spazio a “se” e “però”, non vuole più aspettare di «avere giustizia», ma soprattutto non vuole più che suo figlio «debba pagare le conseguenze di quanto da anni ci stanno facendo».
La signora Carla, che come ci tiene a sottolineare ha fatto ritorno a casa «controvoglia», ha il perché di un gesto così estremo. «Quando si è portati all’esasperazione, si è pronti a tutto. Ho voluto lasciare. Ho sentito l’esigenza di abbandonare tutto e far perdere le mie tracce dopo anni di battaglie e ingiustizie». Le vicende a cui fa riferimento non si riferiscono soltanto all’esproprio del maneggio di proprietà del figlio, Camillo Paparelli, per consentire i lavori del sistema viario Quadrilatero Umbria Marche, ma risalgono a questioni posteriori. Tutta la sua angoscia, il suo stato d’animo, la sua rabbia si riversa su tanti fronti, a partire dal Castello di Beldiletto, ex possedimento della famiglia Paparelli e che gli «è stato tolto senza che ci potessimo muovere in nessun modo.
Così come i palazzi di famiglia – prosegue la signora Paparelli – che abbiamo visto “scomparire” o, addirittura, mio figlio si è dovuto ricomprare a un prezzo più che raddoppiato, rilanciato ben 23 volte, risultato di un’asta fasulla». E in ultimo, ma solo in ordine di tempo, la vicenda riguardante l’esproprio del maneggio di Giove, attività di Camillo Paparelli, figlio suo e dell’ex marito Giovanni Maria Paparelli, loro proprietà dal 1991, un’azienda fiorente, «che rappresenta l’unico sostentamento per Camillo» e per il quale gli era stata fatta una proposta iniziale di 31 mila euro. «Ovviamente – incalza Carla Paparelli – nessuno vieta di espropriare un terreno sul quale deve passare una strada, ma in che modo? Su che base si fa una proposta?».
La prima offerta, rifiutata dalla famiglia di Muccia, è stata seguita da una seconda di 210 mila euro, ma anche in questo caso non è stata data l’autorizzazione a entrare e prendere possesso. « Io ho fatto valutare l’intera proprietà – spiega Carla Paparelli – è possibile che nessun altro ci abbia pensato? A questi signori è permesso tutto? Non sto a disquisire sull’offerta fatta prima e dopo. Non è un’asta al ribasso o al rialzo. Mio figlio è arrivato a una situazione di stress che lo ha portato all’esaurimento e io non sono più disposta a tollerare le ingiustizie che subiamo da anni, questa volta non mi fermerò. Nessuno potrà entrare dentro ciò che è mio dal momento che la sentenza di sgombero non è neanche stata ancora notificata». Sembra quindi che questa vicenda non si chiuderà in maniera semplice almeno finché non si arriverà a trovare un accordo economico relativo all’esproprio. Intanto Carla Paparelli avverte: «Questa volta andrò fino in fondo».
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…..per far valere i propri diritti, occorre fare tutto questo? questa storia non mi sembra per niente chiara. Mah!
Tutto questo è possibile perché in Italia la giustizia non funziona, se funzionava qualcuno si sarebbe presa una bella denuncia per procurato allarme e la vicenda forse avrebbe preso altra piega