Dante Ferretti ha vinto l’Oscar per la scenografia del film “Hugo Cabret” di Martin Scorsese, il terzo della sua formidabile carriera dopo quelli per “The Aviator”del 2005 e per “Il diabolico barbiere di Fleet Street” del 2008. Evviva! Partiva da gran favorito e non c’è dubbio che il podio più alto doveva essere suo. Sia perché “Hugo Cabret” è un capolavoro, sia perché lui vanta un carnet di ben quarantacinque film di qualità, sia perché è stato lo scenografo di Fellini, Pasolini, Ferreri, Petri, Scola, Bellocchio, Tim Burton e, da qualche anno, lo è di Scorsese, sia perché, in coppia con la moglie Francesca Lo Schiavo, è, da tempo, l’assoluto numero uno a livello planetario di questo fondamentale settore della creatività cinematografica. Ma io, preso da un soprassalto di sfrenato patriottismo cittadino, oso aggiungere che l’ha meritato anche perché ama la sua Macerata più apertamente, appassionatamente e quasi scenograficamente di quanto non la amino gli stessi maceratesi, ingrigiti da un’aria un po’ chiusa, un po’ diffidente, un po’ scettica, un po’ dissacratoria.
Sere fa sono andato a vedere “Hugo Cabret”. Grande film. Merito di Scorsese, certo. Ma soprattutto di Ferretti. La carrellata iniziale su Parigi di notte è di una straordinaria bellezza. Così la stazione ferroviaria, i meccanismi dell’orologio, le insegne e le vetrine dei negozi, il brulicare della gente. Un trionfo del guardare e del sognare. Un frutto raro e prezioso dell’immaginazione, della fantasia, della poesia. Scorsese, ripeto. Ma Ferretti gli ha comunicato la struggente visionarietà di Fellini e, non ultima, quella serena, distesa, intima inclinazione alle espressioni dell’arte che è presente da sempre nel “genius loci” di Macerata. Da “Hugo Cabret” sono uscito orgoglioso di vivere in questa città, che Dante Ferretti rappresenta non solo per esserci nato ma per ciò che continua ad essere come persona nonostante l’ormai lungo distacco. Hollywood non l’ha cambiato. Al contrario, grazie a lui è Hollywood, semmai, ad avere assorbito qualcosa di Macerata. Sono orgoglioso, sì. Ne avevo bisogno, mi serviva uno scatto, una spinta, un volo al di sopra delle perduranti mediocrità della cronaca quotidiana, specialmente di quella politica.
Conversai a lungo con lui anni fa, in occasione dell’Oscar per “The Aviator”. Era a Praga, stava girando con De Palma. Fui subito colpito dal suo modo di esprimersi, dove niente alludeva a un linguaggio per così dire internazionale e tutto, invece, rivelava una schietta semplicità borghigiana. Io volevo sapere dell’Oscar, degli onori, della celebrità. Lui cambiava discorso, preferiva parlare della sua città.
Disse: “In questo premio c’è Macerata, a cominciare da mio padre che aveva una falegnameria all’inizio di Piaggia della Torre e nei mobili che fabbricava metteva un’idea di bellezza. Fu anche per questo che a tredici anni mi iscrissi all’Istituto d’arte, dove insegnava lo scultore Umberto Peschi, grande maestro e poi grande amico. E’ stato lui a scoprire in me l’attitudine per la scenografia e per il cinema. Io studiavo poco, il tempo lo passavo al Cairoli e all’Italia. Da noi era l’epoca di ‘Poveri ma belli’, ma io m’incantavo ai film di Hitchcock, Kazan, Wilder, Kubrick. Un giorno Peschi mi disse: “Tu sei il cinema, devi andare a Roma, all’Accademia”. E mio padre: “Solo se superi bene gli esami di maturità”. Mi misi a studiare come un matto, presi il massimo dei voti, ottenni la borsa di studio del Sodalizio dei Piceni. E fu l’Accademia, Roma, gli incontri coi migliori, la voglia d’imparare, Cinecittà”.
E Hollywood? Ferretti divagava: “Ma nel mio cuore, vede, c’è Macerata. E appena posso ci torno. Mi sento ancora ispirato dalle sue atmosfere sentimentali e dal fascino di certi luoghi, Vicolo degli Orti, i Cancelli, Piaggia della Torre, le Mura. Abitavo in via Tommaso Lauri, ultimo piano. Passava lo spazzino e noi gli calavamo la monnezza dalla finestra. Quanta scenografia in quei gesti così antichi e popolari!”. La provincia, gli dicevo, d’accordo. Ma Hollywood? Lui continuava a divagare: “Lasciamo stare. Bisogna difenderla, la provincia. Adesso giro da una parte all’altra del mondo, ma sento di essere uno di provincia, un maceratese fino al midollo. Perché la lentezza, la dolcezza, il tepore della provincia stimolano la fantasia, aiutano a diventare visionari. E questo è il cinema, l’arte del Novecento e del Duemila”.
Ma che gli ha dato, in cambio, Macerata? Non molto. L’assessorato alla cultura nella giunta di Anna Menghi, sì, che tuttavia durò poco. “Presentai una bozza di programma, ma non c’erano abbastanza risorse. Mi dimisi dopo due mesi. Senza rancore, intendiamoci. Le mie idee costavano troppo”. Infine, quattro anni fa, l’allestimento della “Carmen” per la stagione dello Sferisterio. Non abbastanza? Se ci parlassi ancora, sarebbe inutile ricordargli certe piccole amarezze. Questo maceratese non dirà mai nulla contro la sua Macerata. Tempo fa mi occupai del potere della cultura, delle iniziative della Regione a sostegno della cultura. La cultura conta, sapeste quanto. E Dante Ferretti ne è la prova. Una prova che supera gli oceani, invade il mondo e ritorna da noi a farci riflettere sulle nostre pigrizie mentali.
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Tante volte, parlando vis-a-vis, Dante lamentava, sia pure sottovoce (come giustamente precisa l’amico Liuti), che la sua Macerata l’aveva come dimenticato, nonostante una carriera da brivido. Succedeva, questo, prima della nomina della Menghi (cui torna ancora oggi il mio plauso per averlo, in un certo senso, sdoganato, nonostante – ho la memoria purtroppo ottima e ricordo benissimo… – nonostante le critiche velenosissime della sinistra, che lo riteneva inadatto al ruolo, per la mancata stanzialità!!! Come se la stanzialità fosse garanzia di qualità…). Rispondevo a lui, come pure alla sua indimenticabile sorella Mariella, che non era un fatto per lui, ma proprio una piega infelice della caratterialità cittadina, valida un po’ per tutti. Specie per coloro, tra questi tutti, che hanno avuto ed hanno qualcosa di attendibile da dire e da dare.
Poi la Menghi cadde, ebbe il sopravvento il centrosinistra e di botto Ferretti divenne, finalmente, “adatto” per firmare qualcosa allo Sferisterio, oltre che per ricevere l’afflato dei concittadini all’arrivo dell’Oscar.
Sì, Macerata è da Oscar, con l’occhiale di Dante Ferretti. E con lui, nella sua lente immaginifica, vedo riapparire il comune amico, altrettanto indimenticato e indimenticabile Peschi, il Mario Buldorini alias “Ermete” e suo fratello Mimì che componeva spartiti di musica futurista: o, tra i viventi, un altro caro amico qual è Silvio Spaccesi, e tanti altri incontri che un destino fortunato mi ha riservato da molto, molto vicino.
Sì, caro Giancarlo Liuti, Macerata è ancora da Oscar, nonostante noi maceratesi. E anche, però, proprio grazie a noi che, pur senza abbandonarla, la viviamo e la respiriamo nella grazia di un nascondimento operoso.
Liuti non ha commentato Carancini e la maceratesità che si ricorda solo in queste circostanze, nella vicinanza degli oscar… Ferretti non solo è un maestro, è il migior scenografo al mondo.
Lo era da tempi non sospetti prima che collaborasse con Scorsese già lo era.
Il primo Oscar era un risarcimento a quelli mai dati (Aviator è forse una delle sue cose meno belle), poi Burton ed ancora Scorsese oggi.
Questo film mi ha commosso davvero. I bookmakers danno Ferretti in testa a tutti i pronostici. Ferretti ha vinto tutti i premi collaterali, quindi vincerà il suo terzo Oscar e nonostante quello per Sweeney Todd fosse già davvero meritatissimo, stavolta si è superato.
Ha avuto i complimenti di Cameron, l’inventore della tecnica 3D pandax al cinema per un film girato intelligentemente e con una storia che può piacere e commuovere a piu’ livelli.
Grazie al miglior maceratese e quello per cui andiamo più fieri!
Domani sera vedrò la notte degli oscar e farò il tifo per lui e anche se dovesse batterlo The artist il suo lavoro resterà comunque nella storia, invece the artist sarà dimenticato presto! Forza Dante!
Mi auguro che possa festeggiare compleanno e terzo Oscar nello stesso giorno!! Auguri, Maestro da tutti i maceratesi orgogliosi di essere maceratesi!
FORZA DANTE FERRETTI!!! Sei l’orgoglio di questa terra!
Giancarlo Liuti ha aggiornato la parte iniziale dopo la staordinaria vittoria di Dante Ferretti alla Notte degli Oscar.