Ci risiamo con la storiella dell’isola felice. Macerata, dunque, non è più un’isola felice. Anzi, lo spaccio di droga e i furti con scasso nelle case e nei negozi la stanno facendo diventare infelicissima. E giù denunce, accuse, proteste. Ma che cosa alimenta quest’amara scoperta di aver perduto la felicità? Il confronto che l’associazione nazionale delle forze di polizia ha fatto fra l’anno scorso e l’anno precedente sui reati denunciati, un confronto dal quale risulta che in quanto a livelli di sicurezza le Marche stanno un po’ meglio di tante altre regioni e la provincia di Macerata sta un po’ peggio di quella di Pesaro ma un po’ meglio di quelle di Ancona, Ascoli e Fermo. Un po’, un po’ e un po’, per dire che l’andamento generale non è da applausi ma neanche tanto grave da farci cadere nella disperazione. E Macerata città? Privo di dati sulle singole realtà comunali, debbo limitarmi all’ambito provinciale. Tuttavia, venendo alla cronaca di questi ultimi tempi, è vero che i furti in esercizi commerciali e appartamenti sono stati più frequenti del solito in alcuni quartieri cittadini, ma è altrettanto vero che lo stesso fenomeno ha colpito pure Civitanova, Camerino, Treia, Recanati, Pollenza, Mogliano, Petriolo. Contenti? Nient’affatto. Ma quello dell’isola felice è un altro discorso e vale la pena di ragionarci sopra.
Che Macerata sia stata – e si rimpiange che non lo sia più – un’isola felice lo si va dicendo da un’eternità, vuoi fra la cosiddetta gente comune e specialmente nella fascia dei meno giovani, dov’è naturale che prevalga il rimpianto del passato, vuoi in sede politica, da una parte attribuendo ai poteri pubblici la colpa della felicità che non c’è più e dall’altra inducendo quei poteri a dimostrare, statistiche alla mano, che la felicità, tutto sommato, c’è ancora. Ma qual è la verità? E’ che in ogni epoca questa nostra città è stata – e non poteva essere altrimenti – lo specchio della società italiana in generale, certamente con gli ammortizzatori delle sue tradizioni, della sua cultura civile e del suo non galoppante assetto economico, ma senza alcun diritto o dovere di sentirsi una sorta di oasi privilegiata.
Ricordo che trent’anni fa un improvviso inasprirsi dei furti nelle case determinò un tale allarme che l’opinione pubblica si ribellò, con toni disperati, alla perdita della felicità ed io stesso corsi a dotarmi di una porta blindata. Poi i carabinieri misero le mani su una banda specializzata in questo genere di criminalità e, col ritorno della felicità, la psicosi cessò. E non dimentico quella sorta d’insurrezione popolare, dieci anni dopo, contro la presenza di qualche roulotte di zingari a Madonna del Monte, accusati d’ogni genere di nefandezze, scippi, borseggi, prostituzione. Poi se ne andarono e ci parve che avessimo ritrovato la felicità.
Era un’epoca, quella, in cui l’Occidente, l’Europa, l’Italia e, dunque, Macerata non erano ancora alle prese con gli attuali ed enormi problemi della crisi economica, delle nuove povertà, dell’immigrazione, dell’incognita del futuro. Un’epoca felice? Non esageriamo. Certo un tantino più serena. E, comunque, diversa. I furti nelle case e nei negozi? Forse, oggi come allora, sono opera di qualche banda specializzata, che, se scoperta, finirà in galera e smetterà di sfondare finestre e vetrine. O forse – perché negarlo? – sono l’inevitabile effetto di quei problemi, rispetto ai quali Macerata – la pur pacifica e tranquilla Macerata – non può pretendere di tenersi fuori. Si pensi ai ristoranti, che secondo Berlusconi (l’assertore di una felicità – la nostra o la sua? – che dovrebbe durare all’infinito) sono pieni. Ebbene, non può darsi che qualcuno, colpito da sopraggiunte e insopportabili ristrettezze finanziarie, decida di andarci, al ristorante, col piede di porco e a notte fonda, quando non lo vede nessuno? Chissà. E la droga? Questo grave fenomeno è recente, nel senso che per droga, trent’anni fa, s’intendeva, semmai, l’eccessivo abbandono alle tentazioni di Bacco. Ora la droga non ha confini e colpisce dovunque, specie nelle zone, diciamo il nostro litorale, in cui un tumultuoso sviluppo economico ha prodotto benessere materiale ma anche inquietudini, disorientamenti, delusioni. E Macerata? Forse un po’ meno, ma pure lei ne è contagiata.
Che intendo dire, in conclusione? Che a questo mondo tutto si lega, tutto è relativo. E che ben vengano i controlli, le videocamere, le pattuglie delle forze dell’ordine e, non ultima, una più puntuale accortezza da parte dei cittadini. Ma piantiamola, per favore, col mito illusorio dell’isola felice. Fatti i dovuti confronti e fatte le dovute riflessioni, Macerata non lo è mai stata. E sapete perché? Semplicemente perché non è mai stata un’isola, nel senso di separata da ciò che le sta intorno. E a maggior ragione, per i rapporti con l’esterno, sempre più numerosi e sempre più indispensabili, non può esserlo oggi. Ricordo un’altra cosa. Agli esami di maturità dovetti tradurre un testo greco intitolato “La felicità non esiste”. Saggi, quegli antichi ateniesi. Loro, duemilacinquecento anni fa, l’avevano già capito.
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Isola felice è solo uno dei tanti luoghi comuni ed è anche il titolo di un libro:
FRANCESCO FLAIANI, “Le Marche… isola felice?”, Edizioni F.lli Aniballi, Ancona, 1981.
… chiamarla isola che non c’ e’!!!!
L’isola Felice di Macerata è stata sempre sulla bocca di tutti. Ci si vantava di non essere una città industriale, (portava il comunismo) no alla grande viabilità, c’è ancora la corta e la lunga e le tantissime scorciatoie per andare alle frazioni, il simbolo del passaggio a livello in Italia è solo nostro. L’incompiute dei piani di ricostruzione Strada Nord, Ancona stesso cantiere ha terminato tutto, noi….. ?. La Banca d’Italia non c’è più, quale deputato maceratese si è mosso? Alcuni esempi per difendere “l’Isola Felice” Si Dott. Liuti, tutti si vantavano che a Macerata non sarebbe mai arrivata la Droga, era solo un pericolo per Civitanova Marche. Politicamente abbiamo sempre rifiutato il naturale progresso (Piccinato ci dava per settantamila abitanti) la plitica locale ha sistemato i lavoratori maceratesi a: Civitanova M. Corridonia, Treia, Racanati, Montecassiano. Da noi solo i servizi statali che oggi non ci sono più, avendo ora gli stessi problemi di una grande città indusatriale senza esserlo che è ancora peggio. Sono ottimista, non credo certo al declinio, le nuove generazioni sapranno cambiare rotta. Come ricorda dagli antichi testi greci:”la felicità non esiste” però la difesa della naturale normalità attraverso il rigore quello vero credo che sia stata sempre una necessità.
Determinati reati (furti, scippi e simli) spesso non vengono più denunciati poichè si perde solo tempo e ci sono pochissime probabilità di recuperare refurtiva o vedere arrestato lo scippatore e/o il ladro.
Quindi le analisi ch fanno le nostre Forze di Polizia sono, a mio avviso, falsate da dati non reali.
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Per quanto riguarda Macerata noi, per anni e anni, siamo stati un pò “scostati” da resto del Mondo.
Non proprio isolati, ma sicuramente fuori dai grossi giri… (per anni gli eventi criminali più importanti sono stati i furti delle autoradio).
Poche strade per arrivarci, poca criminalità, pochi drogati (c’erano vero i tossicodipendenti “storici”, ma erano sempre quelli e non aumentavano), facilità di rapporti interpersonali (di vista ci si conosceva un pò tutti).
Probabilmente non eravamo un isola felicissima ma credo che in tanti, da tante parti del Mondo, avrebbero fatto volentieri a cambio tra la nostra tranquillità e sicurezza e la loro NON tranquillità e NON sicurezza.
Perchè poi tutto è cambiato?
Non è noi maceratesi (ad ogni occasione e con chiunque ci capitasse a tiro) a forza di dire…
…che si stava benissimo
…. che non c’erano furti
…..che tutti erano civili
….che di delinquenza ce ne era poca
…che la città era tranquilla
… che quando rapinavano la banca del lavoro o le poste (successo tanti anni fa) scappvano a piedi
come nei film in bianco e nero degli anni ’50
….ce non succedeva nulla
….che tutti stavano bene
…. che si poteva girare tranquilli la notte
…..che un furto in appartamento era una grossa notizia
Non abbiamo finito per catturare l’interesse della delinquenza????
L’idea dell’isola felice, illusione e desiderio al tempo stesso, sopravvive in settori delle classi dirigenti e della società (da non confondersi però con l’esigenza e la richiesta, sacrosante, di un buon governo delle cose, sulla sicurezza e sul resto, rivolte allo Stato e agli enti locali). Si è persino teorizzato e praticato la utilità e la moralità di uno stare al di fuori dello sviluppo. E si continua a contrapporre economia e cultura. La crisi delle pianure industriali costiere e pedemontane non è la prova che facevamo bene a sederci su quel terziario che poi manco abbiamo difeso e valorizzato, ma uno stimolo in più verso nuove vie di crescita a partire certo da risorse e caratteri propri di Macerata. Sennò l’isola felice (o infelice che dir si voglia), nella forma della città-museo, sarà davvero l’unico modello possibile.