Da Francesca d’Alessandro, consigliere comunale di Macerata è nel cuore,riceviamo:
«Che le famiglie si trovino oggi in un periodo difficile sotto molteplici punti di vista, è una verità inconfutabile. La crisi economica si fa sentire non solo da chi ha perso il lavoro o è in cassa integrazione, ma anche da chi percepisce uno stipendio medio o anche due, a causa del caro vita e la graduale perdita del valore di acquisto dei soldi. Tanto più questo è aggravato da un senso di smarrimento dei valori portanti della nostra società di matrice cattolica, come l’indissolubilità del matrimonio o la scelta di avere più figli. Se però le Istituzioni credono realmente nel valore della famiglia, come istituzione costituzionalmente votata alla vita e come cellula primaria di una società “sana”, possono fare tanto attraverso l’offerta di servizi che la promuovano e la sostengano. La crisi economica però incombe e si traduce concretamente in tagli dei fondi dal Governo, che a sua volta è costretto da una crisi globale del sistema economico, che si sta riequilibrando, non senza operazioni dolorose per i ceti meno abbienti. Ma in questo clima per nulla rassicurante, ognuno per la sua parte, deve cercare di rimboccarsi le maniche, cercando di fare ogni sforzo per affrontare questo difficile momento, senza scaricare sempre le colpe sugli altri, cercando invece di fare bene ciò che si può fare.
Considerando infatti la nostra realtà cittadina, molto si può fare per la famiglia! L’Amministrazione comunale ha tutte le ragioni di dire che la riduzione dei fondi statali le impedisce di realizzare un programma di politiche familiari. Ma il problema vero è che manca un serio programma di politiche familiari nell’Amministrazione Carancini, una progettazione organica che sorpassi la logica degli interventi tampone. Le ristrutturazioni urgenti sugli asili nido non sono state ancora effettuate, il fondo anticrisi, pensato e stanziato per le famiglie colpite dalla crisi economica, è stato erogato solo a metà per parametri di accesso troppo restrittivi, la family card, concepita per agevolare famiglie con almeno tre figli e spuntata miracolosamente fuori prima delle elezioni comunali, non solo è stata poco promossa e incentivata presso gli esercenti per offrire sconti, ma non è stata ancora rinnovata per il 2011. Quando si parla di supporto alle famiglie da parte delle Istituzioni, si parla di servizi come ad esempio gli spazi per i giovani (a Macerata non c’è una ludoteca, una biblioteca per bambini), la promozione di asili nido anche familiari, la assistenza domiciliare per anziani, le strutture sportive adeguate (piscine da anni promesse e mai realizzate) e molto altro.
Certo la crisi c’è e c’è per tutti, per le finanze del Governo, degli Enti locali, delle aziende, delle famiglie. Ma soprattutto nell’amministrazione della cosa pubblica il senso di responsabilità deve spingere ad operare scelte, individuare priorità, evitare gli sprechi. Eppure con tutte le case che si sono costruite a Macerata ci si sarebbe aspettati un’attenzione particolare per le politiche familiari, ma senza i servizi necessari chi penserà di metter su famiglia in questa città?»
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magari La Signora vuole farlo questo programma, piuttosto che cianciare e pretendere cose che non stanno né in cielo né in terra (non ci siamo dimenticati del delirio riguardante gli asili)
La cara Francesca ha commesso un solo errore formale: ha osato parlare di cattolicesimo. Ed ecco qui che le cose sacrosante e lapalissiane da lei citate divengono all’istante “cose che non stanno né in cielo né in terra”, ciance, pretese, deliri. Purtroppo, Joli Joli, quale che sia il punto di fuga dello sguardo (cattolico, laicista, veterocomunista, etc.), le cose reali sono sotto gli occhi di tutti: se adesso diventa un delirio pure il fatto che la nostra povera città è diventata da anni un cementificio edilizio, senza che vi siano 1. un numero paritetico di famiglie che cercano casa; 2. che quello stesso numero, eventualmente paritetico, si possa permettere i prezzi da sballo che il nostro mercato esige; se è un delirio pure questo, allora concludo che hanno fatto bene, i cementisti di professione, a ridurci in questo stato. Dovevano fare peggio, e tagliare ancora di più i fondi per i servizi sociali (di cui possono fruire anche i poveri che sono cattolici, non solo quelli senza nome, caro Joli Joli: si metta l’anima in pace). D’Alessandro, avanti tutta, avanti così!
La signora D’Alessandro ha ragione, soprattutto sulla necessità di una seria politica familiare. Cattolici o no, non si può negare che la crisi dell’istituzione familare porta con sè una serie di problemi sociali che vanno affrontati: la scarsa natalità, la mancanza di cura degli anziani, le difficoltà nell’educazione ecc.
Delle due l’una: o si sostiene seriamente la famiglia o si creano strutture che la sostituiscano nella cura dei figli e degli anziani. Personalmente preferisco la prima soluzione,ma di questi tempi…
parole,parole,parole,soltanto belle parole