Mario Lattanzi, coordinatore provinciale del Pdl risponde a Daniele Salvi (Pd):
Non è mio costume giudicare o difendere la moralità di chicchessia, neanche del Presidente del Consiglio. Dico solo che quando qualcuno pensa che la moralità e l’onestà debbano essere stabilite attraverso sentenze è sulla strada sbagliata. E soprattutto sbaglia quando dà alle indagini valore di sentenza. Ma questa è oramai una abitudine nel nostro paese e soprattutto è il modo per dare a qualcuno l’impressione di esistere ancora.
Non mi appassionano storie cosiddette da gossip ma non posso accettare che situazioni analoghe possano essere giudicate in maniera diversa a seconda della convenienza. D’altra parte se gli italiani continuano a votare da oltre tre lustri un personaggio politico considerato dalla sinistra il male assoluto, questo è un problema della stessa sinistra italiana. Vuol dire che gli italiani non vedono niente di meglio!
Valuto chi governa dall’attività politica e dalle azioni amministrative sulle quali posso o non essere d’accordo. Ma cerco di usare sempre lo stesso metro, anche nei confronti dei partiti di opposizione dai qual mi aspetterei una maggiore serietà, se non altro per mostrarsi migliori di chi ci governa.
Al nostro paese serve una svolta culturale? Sono d’accordo. Non sono eventualmente d’accordo sul tipo di svolta. Mi piacerebbe che una volta tanto l’Italia uscisse da un equivoco di fondo per cui la cultura può esprimerla solamente la sinistra e nessun altro. Una cultura, quella di sinistra, che non ammette alcun revisionismo ma che accetta che si può essere antifascisti fino a quando Fini non diventa comodo alleato. Questa non è cultura ma basso opportunismo dei nostri tempi. E Gramsci era altra cosa. E infatti fu lasciato dai suoi in carcere!
Se le alleanze politiche dovessero essere omogenee in base a scelte nazionali, come forse vorrebbe Salvi, la sinistra si troverebbe in difficoltà visto che le situazioni variano non solo a seconda dei luoghi ma forse anche in base alle persone.
E siccome la mia moralità e la mia etica politica, come quelle del partito di cui sono onorato di essere coordinatore provinciale, non possono essere pesate in base alla moralità ed all’etica altrui, fosse anche del Presidente del Consiglio, torno a dire che PDL ed UDC hanno valori in comune che possono essere posti alla base di un’alleanza così come già avvenuto nel 2009, e come sta avvenendo in diverse amministrazioni locali. Questo vogliono i nostri elettori e questo spero che avvenga con buona pace di chi la pensa diversamente.”
Il Coordinatore provinciale
Mario Lattanzi
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dal giornale Avvenire:
“IL CARDINALE BERTONE
“La Santa Sede segue con attenzione e in particolare con preoccupazione queste vicende italiane, alimentando la consapevolezza di una grande responsabilità soprattutto di fronte alle famiglie, alle nuove generazioni, di fronte alla domanda di esemplarità e ai problemi che pesano sulla società italiana”. Lo ha detto il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano, rispondendo a una domanda dei giornalisti sul caso Ruby. “La Chiesa spinge e invita tutti, soprattutto coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore amministrativo, politico e giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità”, ha proseguito Bertone. Le affermazioni del segretario di Stato si inseriscono nella linea già tracciata dagli interventi e dagli appelli più volte pronunciati dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana.”
Lei, Lattanzi non giudica la moralità altrui e non si appassiona di Gossip, poi dice che la sua moralità e la sua etica come quella del partito non possono essere pesate in base alla moralità ed all’etica altrui, fosse anche del Presidente del Consiglio.
Forse dimentica che Il Presidente del Consiglio è anche il capo del SUO partito ed è lui che detta la linea politica. Dimentica pure che non si parla di morale e di gossip ma di ipotesi di reati gravissimi, peraltro supportati da validi argomenti.
Al massimo, nella sua imbarazzata difesa, si appelli alla presunzione di innocenza che vale anche per i delinquenti.