di Beatrice Cammertoni
Nata nel 2003, l’associazione Fabulae Noctis riunisce gli appassionati maceratesi del gioco di ruolo: tra le sue attività principali c’è l’organizzazione di eventi live nel corso dei quali ogni giocatore, calandosi nei panni di un personaggio, vive la storia raccontata dal regista senza conoscerne gli sviluppi. Questi appuntamenti sono curati nel dettaglio, a partire dall’abbigliamento dei protagonisti fino ad arrivare agli arredi dell’ambientazione. E’ stato proprio uno degli ultimi live ad aver causato dei problemi tra il direttivo ed il Comune di Corridonia: a poche ore dall’arrivo dei partecipanti a Villa Fermani, location scelta per l’occasione, arriva una revoca che blocca l’evento. La causa, sembra, il fraintendimento di alcuni allestimenti che fanno pensare a dei riti satanici. Il sindaco nega di aver concesso i locali, Riccardo Agostini, vice-presidente di Fabulae Noctis così risponde.
C’è stata o no l’autorizzazione del Comune per l’ambientazione a Villa Fermani?
«Come ogni volta noi abbiamo presentato una domanda scritta per l’utilizzo dei locali. Non ci è arrivata risposta formale ma abbiamo ricevuto le chiavi, cosa che è recepibile come autorizzazione implicita e che è avvenuta altre volte. Siamo stati spesso a Corridonia e non abbiamo mai dato problemi, anzi, forse eravamo gli unici a lasciare la villa meglio di come la trovavamo. Sapendo che la nostra attività era un po’ particolare e poco conosciuta ci siamo sempre dimostrati collaborativi e irreprensibili. Abbiamo trovato locali sporchi, topi, barboni, cataste di legna lasciate da altri gruppi e ci siamo occupati di servizi che non ci spettavano. Oltre a questo, va detto che noi siamo soliti invitare assessori e sindaci delle città che ci ospitano per farli partecipare come spettatori al gioco e per renderne comprensibile il senso. L’ex assessore Massimiliano Bianchini per esempio, è venuto agli Antichi Forni nel corso di una Convention ed ha apprezzato molto, tant’è che si è creato un bel rapporto con il Comune di Macerata che ci accoglie volentieri e ci tiene informati sulla disponibilità dei locali. Lo stesso bel rapporto si è creato con il Sindaco e l’assessore di Montelupone. Fatta eccezione per l’ultima volta, invece, l’amministrazione di Corridonia non è mai intervenuta, neanche per i controlli.»
Come si sono svolti i fatti?
«Al momento di montare l’allestimento, aperto il portone con le chiavi che avevamo, abbiamo trovato le sale principali chiuse e per questo abbiamo richiamato il Comune per avere più spazio. In queste stanze erano stati predisposti una nuova cucina ed una sala da pranzo, credo per feste private, uso a cui prima non erano adibite. Una volta allestita la location per il nostro gioco sono arrivati dei controlli, cosa mai successa prima e di cui non conosciamo il motivo, ci chiediamo se collegato alle nuove strutture. Nessuno di noi era presente e non sappiamo chi sia venuto: è stato a quel punto che alcuni dettagli della nostra ambientazione sono stati fraintesi.»
Di cosa parliamo esattamente, in che cosa consisteva l’evento?
«In programma c’era un Murder Party, cioè una cena con delitto. Il gioco di ruolo può essere paragonato ad una sorta di teatro interattivo nel quale non ci sono spettatori ma tutti i partecipanti sono attori. Ognuno interpreta un personaggio, di cui conosce il background e approfondisce storia e comportamenti. Il regista, spesso anche attore, delinea in modo molto generale la storia senza informarne i giocatori che seguono gli eventi vivendoli come farebbe il protagonista della vicenda simulata. La trama di un Murder Party va immaginata come un romanzo di Agatha Christie: gli interpreti si calano nei panni di invitati ad una cena, senza conoscere l’identità degli altri e sapendo solo che ci sarà un delitto. Questa volta la storia prevedeva diversi professionisti che avendo ricevuto una proposta di lavoro da un ricco magnate russo appassionato di archeologia si ritrovavano attorno ad un tavolo. Credo siano stati fraintesi alcuni effetti scenici montati per ricreare l’ambientazione: alcune croci nel cortile dovevano simulare un piccolo cimitero di famiglia, così come alcune scritte composte di simboli dovevano essere un segnale di un rito su cui investigare. Infine, una frase goliardica doveva far capire a chiunque si fosse imbattuto nel set che si trattava di uno scherzo. Diciamo per stemperare la tensione. La revoca è arrivata a quattro ore dall’inizio: abbiamo avuto una perdita di 310 euro, che per un’associazione senza scopo di lucro è molto. Questa vicenda ci ha spinto a rivedere tutto il nostro sistema di autofinanziamento, anche perché non abbiamo più posti gratuiti in cui realizzare i nostri eventi.»
Cosa è successo dopo?
«Le motivazioni della revoca, tra l’altro riferita ad un documento che non esiste visto che non c’è stata autorizzazione formale ma solo tacita con la consegna delle chiavi, non sono esaustive: è possibile che un sindaco approvi solo iniziative in linea con quelle del comune? Sarebbe una lesione dell’articolo 3 della Costituzione sulla libertà di espressione. Quando poi dopo un mese siamo riusciti a farci ricevere, la Calvigioni ha dimostrato chiusura nei nostri confronti e di non conoscere la nostra attività.»
Perché il gioco di ruolo viene visto come di “dubbio gusto” o comunque viene facilmente frainteso?
«Si tratta di un’attività poco conosciuta, molto particolare e di nicchia. Negli Stati Uniti si tratta di una passione molto diffusa, ma se l’Italia è un passo indietro rispetto agli americani per queste cose le Marche si trovano ancora più lontane considerato che sono una regione particolarmente bigotta. Il gioco di ruolo nasce addirittura nell’ambito della psicoterapia come terapia catartica, per poi evolvere in un senso più ludico. Quello cartaceo è semplicemente narrato e non recitato, mentre quello dal vivo è arricchito da effetti visivi reali (abbigliamento, arredi…) con un regista che fa sì che i personaggi si comportino con coerenza e contribuiscano l’atmosfera. Dietro ogni evento c’è una grande attività di ricerca e approfondimento: ogni giocatore, non conoscendo la trama, deve vivere gli eventi di fronte ai quali si trova calandosi perfettamente nei panni di chi interpreta e nel suo background. Non c’è violenza reale, nessuno si fa male: non si arriva al sangue perchè i combattimenti sono finti. »
Parliamo dell’associazione.
«Nasce nel 2003 e da quel momento ha avuto sempre una media di 30/35 tesserati. Sono molti di più invece i partecipanti alle nostre iniziative. Fabulae Noctis si riferisce alla provincia di Macerata, ma ha iscritti anche di altre città marchigiane: mentre nel resto d’Italia queste realtà hanno subito una contrazione, noi stiamo crescendo e puntiamo a coprire l’intera regione. Il nostro statuto recita all’articolo 1 che lo scopo prefisso è quello di promuovere e diffondere il gioco di ruolo e considerando il rilievo culturale di questa attività cerchiamo di proporlo come alternativa ai divertimenti ben più diffusi per quanto meno virtuosi del sabato sera. E’ per questo, rispondendo ad un vostro lettore, che non ci limitiamo a simulare nelle nostre case: tra l’altro sarebbe come rappresentare il Macbeth in cucina. C’è inoltre l’intento di promuovere il territorio, non solo portando a Macerata partecipanti da tutta Italia, ma anche intrecciando le trame dei live del gioco di ruolo con le vicende storiche e culturali locali. Insomma, una grande ricerca accompagna ogni trama: mettendo in evidenza le Marche ciò potrebbe promuoverle turisticamente. Quanto alla cadenza dei nostri appuntamenti, una volta al mese ci ritroviamo a Numana al residence Conero 2 per dei Murder Party simili a quello previsto a Villa Fermani, una volta ogni due mesi invece organizziamo dei LARP, cioè dei giochi di ruolo live, come per esempio quello ispirato ai Vampiri ed infine annualmente c’è la Convention. A questi ultimi eventi partecipano fino a cento persone: è proprio per questa occasione che siamo stati ospitati agli Antichi Forni.
Il sito dell’associazione:
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un episodio scandaloso, che fa capire la chiusura di certe teste. Rido per non piangere e esprimo solidarietà ai ragazzi di Fabulae.
negli anni ’89/90 si giocava e D&D ed anche lì la gente ignorante sparlava senza sapere…. ma che tristezza, neanche un gioco creativo dove la gente può interagire con fantasia ed estro và bene?
ragazzi divertitevi e fate capire che non c’è nulla di male nei GdR!
lettera aperta…
Caro Sindaco di Corridonia, per un Maceratase “emigrato” trent’anni fa a Milano per la grettezza (ahinoi…) della nostra gente e’ una fitta al cuore leggere notizie che volendo sorridere ci portano al medio evo o ancor…a nel “secolo scorso” quando in alcune diroccate fortezze dei nostri luoghi, “si diceva” che succedessero cose inenarrabili…per carita’ tutto e’ possibile, ma da formatore ritengo che la Sua ignoranza (nel senso che ignora…) sui giochi di ruolo non si giustifica nel “suo” ruolo. E’ ormai diffuso l’impiego di tali pratiche per formare manager e dirigenti (autodisciplina, ascolto attivo, empatia, cooperazione e team building) , potrebbero fare un gran bene anche a tutti gli impiegati delle organizzazioni pubbliche e private. L’utilizzo ludico ? perchè no…
La saluto cordialmente a La prego di documentarsi, altrimenti e’ il caso che al di la’ dei voti, vada a casa per “chiusura mentale” che certo non aiuta la “governance” dei Suoi concittadini. Con ossequio.
PS – forza gente andiamo avanti nell’allargare i confini della mente, oppure questa nostra “povera patria” non ha scampo.
http://www.youtube.com/watch?v=3UUS65a1c6Y
Ma il monopoli no?????
se devono solo vergognà, secondo sto criterio non dovrebbe anda nessuno spettacolo basato sul profano, ma se la prendono solo con la fabulae
Come membro dell’associazione vittima della vicenda credo che l’articolo chiarisca definitivamente le cose.
In quanto a sperare che riesca anche ad aprire qualche mente nell’attuale amministrazione comunale di Corridonia sono invece molto scettico.
….e la pubblica amministrazione dovrebbe farsi carico di un gruppetto che gioca?
@Giuseppe
Non mi sembra che abbiamo mai chiesto soldi alla pubblica amministrazione. Nè abbiamo mai chiesto servizi o qualsiasi altra cosa che comportasse un onere. Villa Fermani è sempre stata data a titolo gratuito a chiunque ne avesse fatto richiesta, considerato che Davide Fermani l’ha donata alla Cittadinanza (e non al comune che la gestisce, tra l’altro).
Infine, mi permetto di aggiungere che è perchè i comuni non patrocinano attività di associazioni culturali senza scopo di lucro (non dico la mia in particolare) che ci troviamo in una situazione in cui sembra che gli unici divertimenti possibili per i giovani d’oggi siano le discoteche e l’abuso di alcol. La invito a leggersi un po’ di statistiche a riguardo.
1) Ad essere pignoli i più bigotti potrebbero accusare anche il monopoli di traviare le giovani menti, vedendolo come un’ istigazione al “pescecanismo” (fenomeno di rapido arricchimento senza rischi e spesso senza merito, da parte di chi approfitta di un periodo di guerra o di altra situazione difficile)… o forse il “pescecanismo”, da queste sedicenti menti pure ed integerrime, è ritenuto un merito?
2) Il gioco di ruolo, a differenza di altri svaghi in cui la superficialità e la passività regnano sovrani, prevede una partecipazione attiva di chi vi prende parte, stimola la creatività, stimola il pensiero (dovendo risolvere quesiti si è costretti anche a far funzionare la materia grigia), infine aiuta a socializzare.
3)Il gioco di ruolo è un’attività ludica (e assicuro che chi vi partecipa ha cognizione del fatto che si tratti di mera finzione). Esso prevede che ogni partecipante, improvvisando, interpreti il personaggio di una storia, sotto la guida di un arbitro di gioco (detto narratore); in tal senso potrebbe essere paragonato ad una sorta di rappresentazione teatrale. A proposito di teatro: Aristotele non sosteneva per caso che l’angoscia e le emozioni finte, derivanti da situazioni non reali, possono portare alla catarsi, cioè alla purificazione dalle passioni?
4) Un gioco di ruolo, seppur con trame fantastiche, ma calate in un contesto storico filologicamente ben ricostruito, può addirittura avere finalità didattiche! Giocare è una esperienza naturale così come lo è l’apprendimento. Attraverso il gioco, non solo si apprendono “cose nuove”, ma anche modi di rapportarsi con gli altri.
Morale della favola:
Prima di demonizzare ciò che non si conosce, sarebbe opportuno informarsi sulla realtà dei fatti!
Mi sento profondamente offeso per tutti questi commenti negativi su Corridonia!
Dovendo occupare un suolo pubblico e non avendo avuto un permesso scritto è più che lecita la reazione!