di Roberto Scorcella
A Macerata campeggia la sua gigantografia con scritto “Per la vita di Sakineh”, a Tolentino privati cittadini hanno appeso striscioni fuori dalle finestre, a Civitanova lo stesso. Si raccolgono le firme dovunque. Gli appelli si sono moltiplicati. Anche nella nostra Provincia non c’è Comune o associazione che non si sia mobilitata a favore della donna iraniana condannata a morte. In giro, attaccati a finestre e balconi, si vedono anche striscioni inneggianti alla salvezza di Sakineh, una donna che sta avendo quantomeno la capacità di far trovare d’accordo chi invece sulle altre questioni naviga in acque sempre differenti. E, diciamocelo, gran parte del merito va ai figli di Sakineh. Questi figli di Sakineh che sono diventati un po’ dei prezzemolini. Anche se, come ci viene costantemente propinato dalla propaganda occidentalista, in Iran non ci sarebbe diritto di parola e espressione, questi due ragazzi riescono costantemente, non si sa come, a riempire colonne e colonne dei quotidiani occidentali.
Prima gli appelli per la mamma, poi la denuncia di presunte minacce che addirittura i servizi segreti iraniani avrebbero fatto loro. “Gli agenti dell’intelligence, quando avevano fatto irruzione nell’ufficio del nostro legale, ci hanno minacciati, dicendoci chiaramente che, anche se un giorno dovessimo riuscire a salvare la vita di nostra madre, non avremmo comunque mai pace. Loro ci renderanno la vita insopportabile. Gli agenti hanno poi detto che l’opinione pubblica mondiale adesso è attenta alla vita di nostra madre, ma che, una volta calata l’attenzione, non ci sarà più interesse per questa vicenda e allora la nostra vita sarà rovinata”: ora, ve li immaginate gli uomini dei servizi segreti iraniani, tra Israele e Stati Uniti, irrompere negli uffici del legale della famiglia Sakineh e mandare a dire ai figli che non avranno vita facile? Neanche nei peggiori film americani. Non è molto più probabile che una eventuale vendetta non passi attraverso avvertimenti “mandati a dire” tramite terze persone e arrivi quando meno se lo aspettino? Ieri sono tornati alla carica e, sempre da quel Paese dove non ci sarebbe libertà di espressione, dichiarano alle agenzie di stampa “Nel caso la situazione diventasse critica, chiederemo asilo politico all’Italia”. Non c’erano dubbi sulla nazione che avrebbero scelto per chiedere asilo politico… nel caso in cui la situazione diventasse critica, dichiarazione eloquente che dimostra come non abbiano corso e non corrano alcun tipo di pericolo in Iran.
Ma come? Solo qualche giorno fa non erano stati minacciati dai servizi segreti iraniani? Questo è solo uno dei tanti passaggi oscuri e controversi di questa vicenda che, mi si perdoni la crudezza, sta diventando quantomeno stucchevole. A questi cari ragazzi, ad esempio, non ho mai sentito rilasciare dichiarazioni o ricordi del padre assassinato (secondo un legittimo tribunale iraniano) in maniera tremenda dalla madre insieme all’amante. Ah, già… dimenticavo. La povera Sakineh è stata costretta a confessare, altrimenti… altrimenti cosa? Se con la confessione è stata condannata a morte, cosa poteva succederle se avesse difeso la sua innocenza? Tutto ciò al di là del fatto che noi (tutti) da qui non abbiamo alcun diritto e alcuna prova né sulla sua eventuale innocenza né sulla sua eventuale colpevolezza. Credo, però, sia legittimo fidarsi di un tribunale di un Paese sovrano sulle cui decisioni nessuno dovrebbe sindacare. A meno che… a meno che non siamo tutti come quel tale che da un Paese occidentale grida e strepita contro i giudici corrotti e manipolati.
E poi l’informazione. Anzi, la disinformazione. Sono settimane, mesi che si sta facendo passare il messaggio che Sakineh “è stata condannata alla lapidazione per adulterio”. Due enormi falsità nella stessa frase.
La prima. Sakineh Mohammadi Ashtani è stata condannata a morte per l’omicidio del marito, di cui è stata giudicata complice (e secondo la legge iraniana, il favoreggiamento o la complicità in un reato non si distinguono dal reato stesso e hanno la stessa pena); per di più un omicidio che uno dei giudici, intervistato dal Washington Post, ha definito “particolarmente brutale”.
La seconda. Il Telegraph, quotidiano inglese, dell’8 agosto 2008 riporta che le lapidazioni sono sospese ufficialmente in tutto l’Iran. In base ad alcune testimonianze dirette di cittadini iraniani, in realtà negli ultimi 20 anni oltre 600 condanne alla lapidazione sono state cancellate e sostituite da una multa e un breve soggiorno (3-4 mesi al massimo) in carcere; inoltre la moratoria era iniziata nel 2002 (http://www.amnesty.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1156). “Questo perchè agli imam iraniani” scrive Antonio Rispoli “non piace l’uso della lapidazione, sistema che consente alla popolazione di sfogare rabbia e risentimento contro estranei. Anzi, c’è di più. Questo articolo fu scritto quasi contemporaneamente al deposito di un progetto di legge, nel Parlamento iraniano, per cancellare la lapidazione dal codice penale”.
Vogliamo aggiungere che negli Emirati Arabi, in Arabia Saudita (14 lapidazioni nel 2008, dati di Amnesty International), in Iraq e in Pakistan, paesi notoriamente sotto influenza americana e dell’Onu, avvengono lapidazioni praticamente a giorni alterni? Oppure vogliamo aggiungere che nel mondo ogni anno la “pena di morte” ammazza circa 8000 persone, almeno 5000 delle quali in Cina? Qualcuno di voi ha avuto notizia di sommovimenti popolari, petizioni, proteste in queste settimane di rivolta pro Sakineh quando in Cina statisticamente sono state uccise circa 500 persone condannate a morte dallo Stato?L’impressione è che si stia (qualcuno inconsciamente, altri volontariamente) cadendo dentro la trappola di demonizzazione dell’Iran iniziata da tempo sul nucleare (l’Iran vuol usare il nucleare per scopi civili, autorizza le ispezioni de L’Aja e viene sanzionato. Israele ha la bomba atomica da tempo immemore e ne può fare ciò che vuole) e che porterà quasi inevitabilmente ad attaccare l’ennesimo Paese sovrano con la scusa di esportare democrazia e civiltà. Esporteremo civiltà in un Paese dove la legge (tanto per fare un esempio) prevede il divorzio richiesto indifferentemente dalla moglie o dal marito, già da diverse centinaia di anni prima che venisse approvato in Italia! Ma questi, si sa, sono i Barbari.
Se poi i civilissimi Stati Uniti d’America, la nazione che esporta democrazia in tutto il mondo che dieci giorni fa ha eseguito la condanna a morte di una donna di 41 anni legandola ben bene su un lettino in un ambiente asettico, dove un boia armato di siringa le ha iniettato alcune sostanze velenose, ammazzano una disabile mentale cala il silenzio mondiale. Per Teresa Lewis, questo è il nome della donna ammazzata dagli americani, nessuna “premier dame” si è mobilitata, nessun intellettuale si è sentito in dovere di stendere un proclama, nessun Sindaco ha pensato di affiggere manifesti su edifici pubblici. Lo chiedo ai nostri sindaci, quelli degli striscioni sui palazzi comunali: dove eravate mentre una disabile mentale veniva ammazzata in Virginia? Perchè non avete mosso un dito?
Distrazioni, amnesie: perchè quello che è barbaro e inaccettabile in Iran diventa un simbolo di legalità e sicurezza dall’altra parte del mondo? Povera Teresa… non avrebbe mai pensato prima di essere ammazzata che se invece di essere nata negli Stati Uniti fosse nata in Iran oggi sarebbe sicuramente ancora viva.
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sono dell’opinione ke ki ha sbagliato paghi,sia uomini ke donne,senza distinzioni di etnie o luoghi!!!
anche io francamente mi sono rotto di questa storia…..tradisce il marito e ne progetta l’uccisione insieme all’amante….la legge in Iran parla chiaro
bellissimo articolo.
il contrasto è talmente evidente che un po’ mi vergogno per il mancato manifesto a Macerata per Teresa Lewis.
Di Teresa Lewis non solo si è dimenticato il comune di Macerata ma gran parte dei media. Un omicidio di stato in America è normale ma se accade in un Paese non allineato, succede il finimondo.
La vita è sacra, in America, in Iran e in qualsiasi altro posto del mondo.
Complimenti Roberto, veramente un articolo bellissimo e finalmente qualcosa su cui bisogna riflettere che non è la solita lite politica.
Ritengo che chiunque commette atti illegali va SEMPRE, SEMPRE punito, chiaramente in maniera adeguata a ciò che ha commesso, ma MAI E POI MAI con la pena di morte.
La cosa più assurda è, e in questo articolo si nota bene, che, mentre si è fatta tanta, troppa propaganda, per Sakineh, si è accennato appena a Teresa Lewis.
E’ forse per effetto dello Stato di residenza??
In Iran è ignoranza e cattiveria mentre negli Stati Uniti e cultura e dovere?
Assurdo!
Assolutamente assurdo!!!
Veramente in Comune non si è spesa nemmeno una (generica) parola contro la Pena di Morte quando la delegazione cinese è venuta in visita per Matteo Ricci.
Concordo totalmente con quanto detto da Umbertoro:
“La vita è sacra, in America, in Iran e in qualsiasi altro posto del mondo.”
Caro Scorcella, ottimo atricolo. Incontrovertibili le argomentazioni.
la pena di morte è una barbarie dovunque sia applicata. detto questo, paragonare la situazione politica americana a quella iraniana mi sembra un po’ forte, pur con tutto il male che si può dire degli usa. la storia di sakineh è diventata un po’ un caso, a torto o a ragione, per portare l’attenzione su un paese che non si può indicare come modello di democrazia, tanto che lì ancora si ritiene anche solo ipotizzabile una condanna per lapidazione, cioè per aggressione violenta da parte della folla. quanto alla cina, gli abusi che compie sono molteplici, ma qui in italia stiamo bene attenti anche a non ricevere il dalai lama in casa, per paura delle ritorsioni economiche.
Premesso che il senso dell’articolo era quello di dimostrare con i fatti (le vicende parallele di Sakineh e Teresa Lewis) come si possano manipolare i fatti grazie a un giornalismo compiacente e non quello di disquisire se gli States sono più democratici dell’Iran,partiamo da un presupposto: l’Iran non è esempio di democrazia. Ma cos’è la democrazia, quando parliamo di un Paese teocratico lontano anni luce dalla concezione occidentale di Stato e di rappresentatività? Qualcuno può spiegarmi come si può andare a parlare di democrazia in Afghanistan dove la popolazione vive raccolta in piccole tribù patriarcali? Buttando bombe su vecchi, donne e bambini? Se gli esempi di democrazia sono quelli degli Stati Uniti d’America, io sto una, cento mille volte con l’Iran, l’unico Paese che ancora tenta di arginare l’imperialismo e l’arroganza statunitense. La news che riporto sotto è fresca fresca: questi sono coloro che vogliono essere d’esempio al mondo? Secondo me no. Ad maiora.
WASHINGTON, 4 ottobre 2010 – Tornano i tempi del far west, dei pistoleri e dei saloon: in quattro stati americani – Tennessee, Arizona, Georgia e Virginia – da oggi infatti si può andare al bar con la propria pistola.
Non è una novità, del resto: già in 18 stati americani è permesso entrare armati nei locali in cui viene servito alcol. Queste nuove leggi seguono due importanti sentenze della Corte Suprema favorevoli a considerare come diritto individuale di ogni cittadino portare un’arma carica con sé per propria difesa personale.
Il New York Times spiega che secondo gli esperti Usa con i provvedimenti in vigore oggi si autorizza la più grande espansione delle armi nella vita quotidiana, cosi’ come chiesto da tempo dalla lobby dei costruttori di pistole e fucili.
ok, comunque sakineh è stata condannata a dieci anni per l’omicidio del marito, e alla lapidazione per adulterio (condanna avuta nel 2006). secondo la legge iraniana, l’adulterio va punito con la lapidazione. poi c’è da dire che per contrastare la testimonianza di uomo, ci vogliono almeno tre donne, sempre per la legge coranica… se (anche a torto) il mondo guarda un po’ a quello che succede in medioriente, male non ci fa.
Giustissimo. Infatti quello che stride non è la crudezza del codice penale iraniano ma l’assordante silenzio calato intorno all’esecuzione di Teresa Lewis e l’indifferenza sulle lapidazioni che vengono comminate in Paesi sotto l’influenza Usa… Perchè ci si è scandalizzati tanto e mobilitati solo per un fatto (uno dei tanti) che riguarda l’Iran? Comunque, mi si passi la provocazione, non appena il Capo del Governo concederà asilo politico ai figli di Sakineh avremo la possibilità di vederli in tutte le salse alla vita in diretta, unomattina, interviste a chi e visto e alla fine, visto mai… una capatina nella casa del grande fratello! W l’Occidente! 🙂